[1976]
Nederlandstalige tekst / Testo neerlandese / Dutch lyrics / Paroles néerlandaises / Hollanninkieliset sanat:
Peter Koelewijn, Hans Sanders
Album / Albumi: Voor God En Vaderland
Son ar chistr:
Bretonse tekst / Testo bretone / Breton lyrics / Paroles bretonnes / Bretoninkieliset sanat:
Jean-Bernard Prima, Jean-Marie Prima, 1929
"Nel 1976, il gruppo olandese Bots fa una versione della canzone Bretone Son Ar Chistr, che spopola in Olanda e Germania, con il titolo "Zeven dagen lang" (For Seven Days – in italiano "Per sette giorni"). La melodia è la stessa melodia del brano bretone, ma con un testo rimaneggiato che lo fa diventare un canto sociale e politico." [Dq82]
1. Alle origini: Son ar chistr
Nella (complessa) tradizione del canto bretone, esiste una differenza fondamentale tra la son (fr. sône) e la gwerz. La prima è un canto aneddotico, che riflette -in modo generalmente... (continuer)
“La canzone del Sidro” viene dalla Bretagna, ma non è un’antica aria bretone bensì una composizione popolare di Jean-Bernard e Jean-Marie Prima due giovanissimi agricoltori di Guiscriff (Morbihan), che nel 1929 una sera dell’estate, mentre si ultimava il lavoro di trebbiatura, con una tazza di sidro in mano, davano il via alla prima strofa «Yao jistr ‘ta Laou».
Il brano è successivamente pubblicato da Polig Monjarret nel 1951 con il titolo “Ev jistr’ta laou” finche negli anni 70 Alan Stivell lo registra con il titolo “Son ar chistr” e lo consegna alla popolarità sovranazionale.
A quanto mi sembra di capire leggendo l’articolo pubblicato in Musique bretonne (la rivista dell’associazione Dastum) -n 136 del 1995 pag 22 – i due sono compositori per le parole e la musica del brano in questione. A mio parere la melodia richiama il Branle d’Ecosse!
terreceltiche
Secondo me un riferimento nel titolo iniziale a "Son ar Chistr" (anche solo tra parentesi) è indispensabile.
I due giovani autori all’epoca erano soliti creare canzoni per rendere meno monotono il lavoro nei campi. Scritta in bretone Vannetais, fu raccolta in una versione parzialmente modificata da Jul Gwernig, padre di Youenn, allora sacrestano presso la parrocchia di Scaër. Divenne molto popolare tra il Pays Vannetais e la Cornouaille, poi col tempo le parole verranno un po’ modificate, aggiungendo distici, fu talvolta anche cambiato l’ordine, qualcuna di esse scomparità. Dopo la pubblicazione di Polig Monjarret nel 1951 come “Yao jistr ‘ta laou”, il titolo divenne “Ev jistr ‘ta laou” e in seguito perse l’apostrofo (“Yod jist ta Laou”), quindi “Ev chistr ‘ta Laou”, “Son ar jistr” fino al 1970 quando Alan Stivell la pubblicò finalmente come “Son ar Chistr” dapprima sul lato 2 del 45 giri FONTANA “Brocéliande”, quindi nell’LP “Reflets”.
Vorrei fare una precisazione a rigurado l'affermazione che il gwerz sia esclusivamente "un canto di stile giornalistico che riflette avvenimenti di interesse collettivo, locale, nazionale e, spesso, internazionale".
I gwerzioù sono cultura evolutiva che esprime saggezza popolare, talvolta anche a riguardo gli interrogativi o i movimenti che ritmano le stagioni e le epoche. Ciò poiché in quelle antiche società rurali dove naquero, gli individui non sempre erano in grado di svolgere da soli i compiti richiesti dalla vita agricola e vivere in società significava aiutarsi a vicenda per necessità vitali quotidiane. Ma ci sono gwerzioù che erano atti a compiere una specifica funzione in un dato momento, che avevano un senso preciso, anche riprovevole, come quello di far piangere una sposa. Alcuni gwerzioù danno voce a una espressione umana più intima, al terzo mondo dei Celti ("Ar bed arall"),... (continuer)
Caro Flavio, naturalmente ho in qualche modo integrato la tua osservazione sulla natura e funzione del gwerz nell'introduzione che sto scrivendo. Dico "sto scrivendo", perché la inserisco via via che è pronta; purtroppo, sono molto lento perché sto facendo veramente una fatica del diavolo a scrivere (e a fare qualsiasi cosa compreso cuocermi il classico uovo al tegamino, sperando con questo di non dare fuoco alla casa, ai libri e a me stesso, nel qual caso ti saluto in anticipo). Visto questo inserimento a pezzi e bocconi, ti raccomando di dare costantemente un occhio (espressione che, in questo momento, è decisamente ironica) al saggio introduttivo, in modo che tu possa fare tutte le osservazioni che ritieni opportune. Grazie da Richard Le Luneux.
Caro Le Luneux
non bruciare niente poiché sono sicuro che tutto quello che ti circonda a casa è senz'altro preziosissimo e non credo di essere l'unico a pensarla così, piuttosto cibati solo di cose crude o fredde o inforca intanto fin che aspetti l'operazione, anche due fondi di bottiglia, che tanto quelle non ti mancheranno di sicuro...
Per venire ai gwerzioù utilizza pure se vuoi anche questo estratto da un mio articolo precedente su Terre Celtiche:
Denez Prigent: Il Faro Bretone
Il gwerz in antichità veniva chiamato dai cantastorie “lais” che vuol dire “poemetto”, a differenza dei canti religiosi o di leggenda, oppure dei canti di festa e d’amore che sono i “kentel” (anche “son” o “zon”). Il gwerz non è un racconto lineare, piuttosto un succedersi di quadri, divisi in atti proprio come le opere teatrali. Ascoltare un gwerz significa accettare di viverlo in prima persona, ovvero entrare... (continuer)
Richard Gwenndour ar Hanter Dall,
l'articolo a cui fa riferimento Dq82 in precedenza, contiene anche le note a riguardo la genesi della canzone, frutto di mie ricerche che, se ti servissero, nel dettaglio erano queste:
I due giovani autori all’epoca erano soliti creare canzoni per rendere meno monotono il lavoro nei campi. Scritta in bretone Vannetais, fu raccolta in una versione parzialmente modificata da Jul Gwernig, padre di Youenn, allora sacrestano presso la parrocchia di Scaër. Divenne molto popolare tra il Pays Vannetais e la Cornouaille, poi col tempo le parole verranno un po’ modificate, aggiungendo distici, fu talvolta anche cambiato l’ordine, qualcuna di esse scomparità. Dopo la pubblicazione di Polig Monjarret nel 1951 come “Yao jistr ‘ta laou”, il titolo divenne “Ev jistr ‘ta laou” e in seguito perse l’apostrofo (“Yod jist ta Laou”), quindi “Ev chistr ‘ta Laou”, “Son ar jistr”... (continuer)
Ecco, sicuramente utilizzerò tutto nel "saggio introduttivo". Oggi mi sono dilettato con tonno, fagioli e cipolle, tutto rigorosamente freddo, e con un pizzico della mia "famosa" salsina piccante che, per fortuna, avevo già preparato quando ancora non ero mezzo cecàto. Tra parentesi, un po' di sidro bretone non mi farebbe dispiacere; ma non saprei dove trovarlo nei dintorni, visto che se intendessi recarmi ora in Bretagna sbaglierei direzione e mi ritroverei in un luogo imprecisato tra Decimomannu e Perdas de Fogu. Proseguo, integro ha mersi !
Ruth Mundy is a New Zealand based singer songwriter who writes about social and political issues which impact the world, including climate change.
She collaborated with Moz ( Mostafa Azimitabar), a Kurdish political prisoner who has been stuck in the limbo of offshore detention in PNG for five years due to Australian government policyon this track. My hope is to thank her in person for her beautiful vocals one day.
@Reinhard: You sent a comment about a different song, "The Bird," and you did not include the lyrics of this song.
Since we could not find the correct lyrics anywhere, we are for the moment including the automatic transcription from YouTube, which we will check later.
Thank you so much. AWS is such a wonderful site.
Reinhard
The Birds
I don't know how I am
Or how I came to be
Or how you appeared
On this planet here with me
Out of reach but very close
Like a moon your light arose
Why your music reached my ears
How your sadness brings my tears
Why your music reached my ears
How your sadness brings my tears
I don't know how I am
But I know how love arrives
Quietly out of nowhere
To settle on our lives
"How are you?" We always ask
To answer that - no simple task
Why your music reached my ears
How your sadness brings my tears
Why your music reached my ears
How your sadness brings my tears
I heard a shower
At a midnight hour
Secret rain
Will it come again?
These birds sing 'yes'
And I do confess
That is MY hope.
These birds cope
But Can I?
I look for news
That shifts the blues
To give me hope
A rescue rope
Some safety send
To... (continuer)
[29 maggio 2024]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Anonimo Toscano del XXI Secolo
Musica / Music / Musique / Sävel: Dan Berglund De mördades fria republik, 1973
La canzone è ispirata chiaramente alla famosa De mördades fria republik di Dan Berglund (1973), della quale è praticamente una riscrittura in italiano. Come punto di partenza, è stata adattata alla strage di lavoratori di Via Mariti del 16 febbraio 2024, a Firenze; ma, naturalmente, vale per ogni quotidiana strage di lavoratori che avviene in questo paese e in tutti i paesi del mondo. Sull’aria e sulla melodia della canzone originale svedese può essere cantata; ripeto qua sotto un suo video per ascoltarla con maggiore comodità. [AT-XXI]
Usciron la mattina, le borse ed i panini, (continuer)
Pylos: un anno dal naufragio - Amnesty International Italia
Aggiungo la video notizia data da Tv2000