[secondo dopoguerra]
Scritta da Aurelio Casadei, detto Secondo (1906-1971), fondatore della famosa orchestra che fu poi del nipote Raoul, sulla base di una diffusa canzone popolare sulle gesta del bandito romagnolo Stefano Pelloni, detto il Passatore (1824-1851).
Come gran parte dei briganti e dei banditi che abbondano su queste pagine (maledetti anarchici che non siete altro!), anche il Passatore non fu per nulla “cortese” come vuole la tradizione, ma un audace e feroce rapinatore, tagliagole e stupratore che in pochi anni di attività ne combinò di tutti i colori, compreso il “sacco di Forlimpopoli” del 25 gennaio1851– una delle sue ultime imprese - di cui si racconta nella canzone: mentre tutti i ricchi e borghesi erano convenuti al teatro locale per una rappresentazione, il Passatore e i suoi s’intrufolarono nell’edificio, irruppero sul palco e, ad armi spianate, fecero l’appello convocando... (continuer)
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni (continuer)
[1860-70]
Canto dei briganti del Cilento (Lucania occidentale, provincia di Salerno, Campania) raccolto – ignoro in che data – da tal avv. Giovanni Bianco a Mercato Cilento, frazione del Comune di Perdifumo.
Testo e traduzione italiana trovati sul sito Eleaml
Il brigantaggio nel regno borbonico era un fenomeno ben conosciuto fin dalla seconda metà del 700. Nel 1816 Ferdinando I aveva addirittura ritenuto di emanare un decreto per la persecuzione e l’eliminazione delle bande di briganti, dando carta bianca all’esercito. Proprio in quegli anni nel Cilento operò la banda dei fratelli Capozzoli che nel 1828 si unì alla società segreta dei Filadelfi partecipando ai cosiddetti “Moti del Cilento”, duramente repressi dal ministro della polizia nel Regno delle Due Sicilie, Francesco Saverio Del Carretto (per la cronaca, Donato, Domenico e Patrizio Capozzoli furono catturati nel 1829 e giustiziati... (continuer)
[fine 800]
Testo tradizionale in corso gallurese (Gadduresu) risalente alla fine dell’Ottocento, famoso canto sui banditi, adattamento di Maria Carta (che in un 45 giri del 1971 la intitola “Antoneddu, Antoneddu”).
Canto della Gallura, diffuso ampiamente nel Logudoro, denominato Corsicana perché ritenuto originario della Corsica.
Presente anche nel repertorio di Elena Ledda.
Interpretato da voce maschile e chitarra nel disco “Musica Sarda Vol.1” realizzato nel 1964 a cura di Diego Carpitella, Pietro Sassu e Leonardo Sole.
Testo trovato sul sito della Fondazione Maria Carta
Un canto che è una schermaglia a tre, tra il bandito e le sue donne, moglie e madre.
Ma nelle due ultime strofe (che Maria Carta non canta e di cui l’ultima, in particolare, è comune anche ad altre canzoni) sono sintetizzati i motivi che hanno fatto dell’uomo un fuorilegge (le comodità sono solo per i ricchi, per... (continuer)
ringrazio Luigi Bocchino per i suoi commenti che dimostrano due cose
1) L'argomento principale del sito, che riguardava la mia dignità artistica minacciata dall'accusa di aver dichiarato come mio un canto che mio non sarebbe stato è definitivamente superato e io sono soddisfatto di essere chiamato in causa come autore, mentre prima da alcuni ero ritenuto mistificatore
2) La questione (molto più civile e ragionevole) riguarda ora il mio verso "nun ce ne fotte d'o rre Burbone", per il quale io sono accusato, a scelta, di opportunismo politico, di superficialità o di non conoscenza della storia.
Per questo, mentre all'accusa volgare e ignorante di appropriazione indebita non ho mai risposto, ora al gentile invito di Luigi non posso sottrarmi.
E per questo vorrei raccontare a Luigi il clima in cui un canto, un testo o una musica prende vita.
Innanzitutto la committenza, che nel caso... (continuer)
eugenio bennato 3/1/2012 - 16:30
Vorrei gentilmente chiedere a Eugenio Bennato se possiamo inserire una parte di questo suo ultimo commento (esattamente quella che descrive la genesi del testo, a partire da "Innanzitutto la committenza") in un riquadro nell'introduzione principale. Mi sembrerebbe quantomeno doveroso, oltre che esauriente. Saluti e grazie.
E io vorrei dire grazie a Eugenio Bennato e ai suoi compagni dei Musicanova per questo loro bellissimo disco che comprai in vinile molti anni fa, usato, in uno degli ultimi veri negozi di dischi di Torino, Verovinile del mitico Claudio Besia (oggi forse è rimasto solo Backdoor in via Pinelli a San Donato). E' uno dei pochi dischi italiani della mia piccola collezione e ce l'avevamo tutti, anche quelli votati alla psichedelia o all'hard-core punk.
Detto questo, caro Bennato, ardisco una critica o meglio, un'osservazione, al suo ultimo intervento sul "nun ce ne fotte d'o rre Burbone": leggendolo, ho avuto la sensazione che volesse in qualche modo rassicurare Luigi Bocchino di Benevento e coloro che, come lui, manifestano la loro fede neoborbonica. Dal canto mio, da piemontese ma tutt'altro che savoiardo (anche perchè originario delle valli valdesi... e niente abbiamo detto!), e per quel poco... (continuer)
e grazie anche al sig.Bartleby perchè stimolare un confronto di opinioni è sempre un passo avanti verso la libertà. Lei mi definisce neoborbonico, per me non è un'offesa ma un punto di partenza obbligato visto che la storia della mia patria li è stata interrotta. Non era l'età dell'oro, per altro non lo era da nessuna parte, ma eravamo i primi della fila ( e questo è oramai storicamente, e inconfutabilmente, accertato) ed il nostro futuro avrebbe potuto essere certamente più fulgido di come invece è stato. Ci è stato tolta la possibilità di autodeterminarci e di conquistare da soli il nostro futuro.Il nostro fu un risorgimento senza popolo (Benedetto Croce) e chi avrebbe dovuto beneficiarne ne fu invece la maggiore vittima. Per dirla con Napoleone III " gli sfasci che hanno fatto i savoia nel meridione d'italia in un anno, i Borboni non lo hanno fatto in 100". Un'ultima considerazione... (continuer)
4 gennaio 2011
Ελληνική μετάφραση του Ρικάρντου Βεντούρη
4 Ιανουάριου 2011
Si tratta di una versione assolutamente letterale e altro non vuole essere. Una nota linguistica: poiché in greco non esiste il "si impersonale" con i verbi intransitivi (come il nostro "si muore") è necessario riportare tutto a forme personali. In greco è quindi "briganti moriamo".
Col procedere della discussione mi sono accorto che la pagina era stata un po' trascurata nella sua componente testuale; ho provveduto quindi a ristrutturarla un po', aggiungendo anche una versione in lingua greca.
Caro Luigi Bocchino, ho profondo rispetto per le sue ultime considerazioni ma tacciarmi di settarismo mi pare proprio fuori luogo. In fondo divergiamo solo su di un punto: la valutazione circa la bontà o meno del regime borbonico.
E per dimostrarle quanto poco io sia settario, la invito ad andarsi a leggere alcuni miei altri contributi (allora mi firmavo come Alessandro o The Lone Ranger o Bartolomeo Pestalozzi, gli admins possono confermarglielo), per esempio qui e qui, proprio sui fatti di Bronte da lei giustamente ricordati.
Quanto alle generalizzazioni storiche, credo che sia molto più facile incapparvi se la Storia la si legge in una prospettiva ideologizzata e, questa sì, settaria.
In ogni caso, tornando a “Brigante se more”, ho voluto semplicemente esprimere ad Eugenio Bennato – oltre alla mia ammirazione e gratitudine – che il verso famoso "nun ce ne fotte d'o rre... (continuer)
Per Gian Piero.
Beh, sarei felice anch’io se, dopo oltre 300 anni di persecuzioni, uno dei miei carnefici mi dicesse: “Vebbè, se ora la smetti di rompere i coglioni, ti lascio in pace”. In fondo è solo questo che fece – storcendo per giunta il naso – Carlo Alberto: “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana, è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi.”, recita l’art.1 dello Statuto Albertino, non senza poi aggiungere però che “le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del vescovo.”
Capirai! Gli è calata l’ernia a Carlo Alberto!
La tolleranza fu una bella cosa, ma non può essere certo considerato un risarcimento per tutto il sangue che i suoi predecessori, Vittorio Amedeo II in testa, fecero scorrere nelle mie valli!
Detto questo, non sono... (continuer)
Sig. Bartleby
Non è mia intenzione operare una azione di convincimento circa le mie tesi, ma rispetto le sue nella misura in cui sono rispettate le mie. Noto, dal livore con cui si accanisce, una tendenza leghista e sopraffattiva come componente dei suoi giudizi. Comunque non soffro della sindrome di Stoccolma, vale a dire che non sono succube di chi ci ha costretti in questo stato, e non appartengo a quella classe di piagnoni che, in virtù dei quali, chiedono elargizioni, dai nuovi padroni, come compenso di quello che è stato. La invito a leggere l'ultimo libro di Pino Aprile " Giù al Sud" così potrà avere una dimensione reale del vero meridione, tale proprio in virtù di un ritrovato orgoglio dell'appartenenza, a cui ciò non avrebbe potuto realizzarsi se avessimo banalizzato la storia secondo la sua teorizzazione "che tutto era una feccia". Ritengo, invece,che un'azione programmatica debba... (continuer)
Chiedo per cortesia agli amministratori di questo sito di verificare se nei miei interventi diretti al sig. Luigi Bocchino io mi sai effettivamente "accanito con livore" dimostrando una "tendenza leghista e sopraffattive" perchè, se fosse vero, tali interventi andrebbero moderati ed espunti da queste pagine.
Grazie.
A Bartleby,
ricordando la buona memoria del re Carlalberto non volevo dare la stura anche a un dibattito sui valdesi e i savoia, perché vedo che di sture te ne sei già procurate alquante, oltre a quella di Demonte che ti bagna, e stai già per essere preso per un leghista mangiaterroni. Valdese e Leghista: dovresti fare un salto a Guardia Piemontese, che lì ti sistemano.
Pensa(te) che mi sto rileggendo, dopo cinquant'anni, la Storia del Regno di Napoli di Benedetto Croce. Uno che sapeva la storia e - questa la dico al sig. Bocchino - anche l'italiano.
Francamente non scorgiamo alcun livore né tanto meno leghismo nelle parole di Bartleby. Invitiamo tutti i partecipanti alla discussione a continuare lo scambio anche con passione ma senza tirare fuori accuse immotivate e gratuite. Grazie.
Già, caro Gian Piero, forse me la sono proprio cercata...
Devo però confessarti che effettivamente sono leghista almeno quanto sono valdese: i miei antenati, sotto la minaccia della spada, abiurarono il credo valdese alla fine del 600 ed io sono cresciuto in una famiglia cattolica ed oggi, grazie a Dio, sono felicemente ateo, miscredente, apostata e irretito dalla censura!
Comunque, prima di provare a sostenere ancora una discussione su questo tema, farò bene anch'io a leggermi un po' del Croce e magari anche qualcosa di Pino Aprile... Spero così che il Sig. Bocchino potrà riconciliarsi un po' con il sottoscritto, visto che - prima di perdere il controllo, tra un insulto ed un incazzo - li ha citati entrambi.
A proposito del testo riportato sul brigantaggio " libertà,non e' cambiare padrone...". Vorrei specificare che quelle parole sono state tratte dal monologo di Carmine Crocco del cinespettacolo "La storia bandita". E l'autore,per tanto....non e' assolutamente Carmine Crocco! Per l'amor di Dio,correggete questo orribile falso storico.
(Adeline)
La correzione è stata effettuata mediante una nota con rimando. Ringraziamo Adeline per averci fatto evitare questo orribile falso storico, peraltro non dovuto a noi ma a Aldo De Jaco. [CCG/AWS Staff]
Non credo che la falsa citazione sia da imputare a Aldo De Jaco (a cui appartiene invece il testo riportato nell'introduzione, tratto da un libro del 1969 quindi sicuramente anteriore allo spettacolo "La storia Bandita").
In effetti la citazione è riportata su diversi altri siti senza specificare che si tratta di un monologo teatrale. Certo è che qualcuno si è divertito a spacciare per originale un'opera moderna, un po' come è successo alla canzone di Bennato...
Salve,
Innanzitutto complimenti per il sito.
Ho letto tutto sulla disquisizione inerente alla canzone Briganti se more. Da lucana doc vorrei poter fornire notizie certe sulla veridicità di quanto affermato dal Signor Bennato. Purtroppo ho solo un ricordo molto lontano di una canzone simile cantata da mio nonno (nato nel 1889), ricordo labile perché ero solo una bambina.
Al Signor ENZO MATARAZZO però vorrei fare un appunto e forse sarebbe il caso che approfondisse la geografia: la frazione di Frusci non ha cambiato, nel corso della storia, la regione di appartenenza, si trova sempre in Basilicata o Lucania,(nome che personalmente preferisco al primo) e precisamente fa parte del comune di Avigliano in provincia di Potenza(PZ)e non della provincia di Pistoia (PT)che è in Toscana.
Vogliatemi perdonare la bacchettata ma, chi fa cultura in ogni senso, che sia musica, letteratura, storia o arte... (continuer)
Fonte: Moscati Dodi, LP La miseria l'è un gran malanno, Cetra Folk LPP 265, 1974
Canto ispirato dalla figura di Domenico Tiburzi, il più celebre brigante della Tuscia e della Maremma, che nacque a Cellere (VT) il 28 maggio 1836 e morì, ucciso in un conflitto a fuoco con i Carabinieri, il 23 ottobre 1896. Rimase latitante per ben 26 anni.(Francesca Prato)
ildeposito.org
Il testo della canzone è stato tratto da "Briganti Toscani", ristampa, Libreria editrice fiorentina.
Tiburzi nacque a Cellere, ai confini Tosco-Laziali, nel 1834 e morì verso la fine dell´800. Operava principalmente in Maremma, protetto dalla gente del luogo che gli portava cibo e tabacco e lo avvertiva quando la polizia era sulle sue tracce. Fu latitante infatti per 26 anni. Difficilmente le donne rimanevano indifferenti al fascino di Tiburzi, brigante, e più d´una lo seguì alla macchia. La "lettera" testimonia del tipo... (continuer)
i bastardi detentori dei diritti hanno fatto chiudere l'account audio di youtube per violazione del copyright...spero davvero che qualcuno più bravo di me riesca a trovare gli accordi da qualche parte o a rimettere on line un qualsiasi file audio, anche se è difficile da trovare...viva i menestrelli e affanculo i copyright!!!
Forse - anzi, senz'altro, a mio avviso - " Tutti mi dicon Maremma" avrebbe dignità di canzone autonoma su queste pagine, visto che mi pare si tratti di un antico e triste canto di lavoro, quello dei pastori del centro Italia che si recavano a svernare nella Maremma paludosa, malsana e infestata della malaria (così Giuseppe Vettori in “Canzoni italiane di protesta 1794 – 1974”, citato su Il Deposito)…
Visto però che si trova già qui nel ritornello, ho pensato di aggregare anche il testo così come cantato in modo così bello e toccante dalla grande Caterina Bueno in molti suoi dischi, a cominciare da “Canti del lavoro 3” del 1964
TUTTI MI DICON MAREMMA
Tutti mi dicon Maremma, Maremma
e a me mi pare una Maremma amara.
L'uccello che ci va perde la penna,
io c'ho perduto una persona cara.
Sia maledetta Maremma Maremma,
sia maledetta Maremma e chi l'ama.
Sempre mi trema il cor quando ci vai
perchè ho paura che non torni mai.
Dead End 10/10/2012 - 12:02
Caterina Bueno, da “"Toscana -- L'ora che volge al desio”, documentario di Frédéric Rossif del 1981.
ciao :)
qualcuno mi sa dire di che anno è questa canzone e su quale album (e quale etichetta) è uscita?
grazie
Maria 6/1/2013 - 03:41
per Maria da parte di Enzo MATARAZZO:
solo adesso leggo il tuo messasggio. tinna e' inserita dal vivo (nel contesto di un concerto tenuto dal gruppo viento in francia in occasione di un festival internazionale di musica etnica)nel cd da titolo: saunitaj (sanniti in lingua greca). purtroppo non ci sono piu' copie originali disponibili.
se vuoi posso inviarti una masterizzione.
il mio numero tf e': 333 26 88 949 oppure 328 455 98 90.
se mi contatti e mi dai il tuo indirizzo te lo spedisco volentieri.
saluti Enzo
P.S.: saluti a tutti gli amici del sito
il presidente della repubblica ha dichiarato Pontelandolfo città martire ma i giornali hanno ignorato la notizia.
21/1/2013 - 23:03
il popolo alla fine è sempre la vittima,da qualsiasi parte sia schierato;i piemontesi o i borbonici avrebbero sempre sacrificato il popolo in nome di qualcosa di" interesse supremo" .alla fine perdiamo comunque.
No davvero, le altre versioni in italiano sono sbagliate, lasciate solo quella di Carmen:
per' = piede, non petto;
'nguacchiare = sporcare (lett. pasticciare), non scagazzare (altrimenti si perde la finezza xD).
palomma = colomba, non gabbiano, i gabbiani stanno sulle coste, i briganti nell'entroterra, forse nessun brigante ha mai visto un gabbiano in vita sua;
tamorra = tamorra (un tipo di tamburo, in italiano si può lasciare tamorra), NON TARANTOLA per carità!
Il titolo corretto è "Tre fratelli contadini di Venosa"
Scritta da “P. e F. Fabbri”, dove il secondo sta per il mitico Franco ma “P.” non so chi sia (uno dei fondatori degli Stormy Six si chiamava pure lui Fabbri, ma Giovanni...)
Nel disco intitolato “L’Unità”, pubblicato nel 1972, concept album sulla cosiddetta (e sempre presunta) “Unità” d’Italia che la RAI censurò integralmente alla sua prima uscita.
Niente di nuovo sul fronte occidentale è un doppio album studio dei Modena City Ramblers, il tredicesimo della loro carriera. Sono diciotto le canzoni contenute nell'album: scritte, arrangiate e prodotte dai Modena City Ramblers.
Voce nelle parti in piemontese: Guido Talu Costamagna (storico fonico dei MCR)
Finalmente (2/5/2020) viene trovato il testo completo con le parti in piemontese, il testo completamente in italiano viene inserito come nuova versione
Era un giorno come gli altri alla fiera del paese, (continuer)
Nel caso in cui qualcuno sapesse il dialetto modenese e avesse voglia di riscrivere anche solo le parti in dialetto gliene sarei molto grata :) Anche delle altre canzoni del cd magari! Grazie mille! =)
[2011]
Testo di Eugenio Bennato
Musica di Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale
Lyrics by Eugenio Bennato
Music by Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale
“Ho intitolato così questa raccolta di brani nuovi prendendo a prestito la famosa espressione coniata al parlamento di Torino appena avvenuta l’Unità d'Italia. I miei maestri sono gente anonima di un profondo sud, i personaggi che racconto sono i briganti di una storia negata, le voci e gli strumenti sono espressione di un sud ancora più profondo che viene dal Mediterraneo e dall’Africa, madre di tutte le leggende, e giunge oggi in Italia con i nuovi flussi migratori della storia”. (Eugenio Bennato)
Come molti sanno, questo sito include una pagina assai cospicua su quella che è probabilmente la canzone più famosa di Eugenio Bennato: Brigante se more. Una pagina sulla quale, tra le altre cose, lo stesso Eugenio Bennato è... (continuer)
Mille garofani strappati dai giardini, (continuer)
Chanson napolitaine italienne – Mille – Eugenio Bennato – 2011
Texte d'Eugenio Bennato
Musique de Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale
« J'ai intitulé ainsi ce recueil de nouveaux morceaux en empruntant la célèbre expression apparue au Parlement de Turin, à peine réalisée l'unité de l'Italie. Mes maîtres sont gens anonymes d'un sud profond, les personnages qui racontent sont les brigands d'une histoire niée, les voix et les instruments sont l'expression d'un sud encore plus profond qui vient de la Méditerranée et de l'Afrique, mère de toutes les légendes, et arrive aujourd'hui en Italie avec les nouveaux flux migratoires de l'histoire. » (Eugenio Bennato)
Comme beaucoup le savent, ce site accueille une page fort importante sur ce qui est probablement la chanson la plus célèbre d'Eugenio Bennato : Brigante se more. Une page dans laquelle, entre autres choses, le même Eugenio Bennato... (continuer)
ROMA - D'ora in poi sarà più difficile notare sportivi che rimangono in silenzio o persone che inseriscono parole a caso mentre suona l'inno di Mameli: impararlo a scuola è obbligatorio. Il Senato, infatti, tra le accese proteste della Lega, ha dato il via libera definitivo al ddl che prevede l'insegnamento dell'inno tra i banchi. La norma, che è passata con 208 voti a favore, 14 contrari e 2 astenuti, istituisce inoltre il 17 marzo giornata nazionale dell'Unità d'Italia, della Costituzione, dell'inno nazionale e della bandiera.
In base al testo approvato oggi, a partire dal prossimo anno scolastico, nelle scuole di ogni ordine e grado saranno organizzati "percorsi didattici, iniziative e incontri celebrativi finalizzati ad informare e a suscitare riflessione sugli eventi e sul significato del risorgimento nonché sulle... (continuer)
Michelina, un'altro eroe del nostro Grande Sud come definisco dopo 150 anni il "Regno delle Due Sicilie, è Caduta con onore sul campo di battaglia contro le truppe degli invasori piemuntìsi e dei loro manutengoli e gattopardi meridionali. Bene ha fatto Eugenio Bennato a dedicarle una canzine in ricordo, come ha fatto anche oper un altro combattente: Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco, di Avigliano (Potenza). Anche se sono repubblicano e mi sento cittadino europeo, non posso identificarmi in una dinastia straniera quale quella dei Savoja, che aborrisco. Il mio unico tricolore è quello uscito dalla Resistenza ai nazi-fascisti, senza lo stemma dell'infausta dinastia savojarda. In questa mia convinzione, è per me un grande onore avere esposto il 17 marzo 2011, la Bandiera duo-siciliana al mio balcone per ricordare che i nostri legittimi sovrani sono stati i Borboni e come segno della mia... (continuer)
Leopoldo Apa 19/7/2012 - 02:24
Però, caro Leopoldo, pur comprendendo tutto il suo slancio identitario e ancor di più l'avversione per l'infausta casa Savoia, non capisco -tanto più che si definisce repubblicano e cittadino europeo- il suo inneggiare ad una casa regnante. Io credo che l'identità meridionale potrebbe anche essere espressa senza ricorrere ai Borboni e senza esporre bandiere. Con tutto il rispetto, naturalmente; ma io, assieme a Shakespeare, sono convinto che siamo nati per marciare sulla testa dei re, e non soltanto dei Savoia. Anche dei Borboni, dei "presidenti" repubblicani, dei generali... Saluti cari.
Mi scusi Riccardo Venturi se le rispondo in ritardo. Solo oggi ho letto il suo commento. Capisco le sue perplessità, ma debbo osservare che Lei non comprende la mia posizione. Innanzitutto le dico che provengo dal P.C.I. di Togliatti e di Enrico Berlinguer che reputo "Il Migliore" segretario del Partito in cui ho militato. La mia formazione politica è repubblicana e sono anche un europeista convinto tanto da aver auspicato sempre una Federazione tipo Usa con una propria Banca Centrale. Non una , chiamiamola "confederazione" come è ora. Mi riconosco nella Repubblica nata dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e nel tricolore senza l'indegna di quella dinastia straniera dei Savoja che hanno portato al disastro la nostra Penisola. Essere neo-borbonici, significa solo essere Meridionali. Io sono nato a Milano nel 1935 da famiglia napoletana, in una caserma ubicata in via Mascheroni,... (continuer)
Anche questa poesia è di Basilio Santòcrile,
Ve la trasmetto con relativa traduzione.
(son sicuro che se contatterete l’autore sarà felice di fornirvi diverso materiale storico sul Cilento.)
Basilio Santocrile
(STORMELLI: – dal volume delle canzoni cilentane – (Anche le zanzare pungono) Proprietà letteraria riservata di Basilio Santocrile, viene consentita la riproduzione dei racconti poesie detti ecc.. per intero a mezzo stampa radio TV ed internet, citando l’ autori e il titolo del libro. – . – basilio.santocrile@libero.it. Fax 06/99331572 -
Nel trascrivere la poesia di Basilio Santòcrile avete inserito degli errori che fanno perdere alla stessa ogni significato.
Vi trasmetto l’originale con relativa traduzione.
(STORMELLI: – dal Volume delle canzoni cilentane – (Anche le zanzare pungono) Proprietà letteraria riservata di Basilio Santocrile, viene consentita la riproduzione dei racconti poesie detti ecc.. per intero a mezzo stampa radio TV ed internet, citando l’ autori e il titolo del libro. – . – basilio.santocrile@libero.it. Fax 06/99331572 –
[1830]
Versione italiana della romanza tratta dall'opera lirica "Fra Diavolo, ou L'hôtellerie de Terracine" del compositore francese Daniel François Esprit Auber.
Libretto di Augustin Eugène Scribe.
Beh, trascurando i botta e risposta - troppo spesso ormai sopra le righe – tra “leghisti” o “giacobini”, da una parte, e “terroni” e “neoborbonici”, dall’altra, a proposito della storia del Regno di Napoli, mi è venuto in mente che tra tutte le canzoni sull’Italia pre e post unitaria, molte delle quali dedicate a figure di briganti/partigiani/combattenti, non ce n’era ancora una su Michele Arcangelo Pezza, detto Fra Diavolo.
Curioso che a scrivere questa, che ora contribuisco e che è l’unica che mi sia riuscito di trovare in rete (a parte la strofa popolare isolata che fa: “E' venuto Fra Diavolo, ha portato i cannoncini, pe' ammazzà li Giacobini, Ferdinando è il nostro Re!”),... (continuer)
Scritta da Aurelio Casadei, detto Secondo (1906-1971), fondatore della famosa orchestra che fu poi del nipote Raoul, sulla base di una diffusa canzone popolare sulle gesta del bandito romagnolo Stefano Pelloni, detto il Passatore (1824-1851).
Come gran parte dei briganti e dei banditi che abbondano su queste pagine (maledetti anarchici che non siete altro!), anche il Passatore non fu per nulla “cortese” come vuole la tradizione, ma un audace e feroce rapinatore, tagliagole e stupratore che in pochi anni di attività ne combinò di tutti i colori, compreso il “sacco di Forlimpopoli” del 25 gennaio1851– una delle sue ultime imprese - di cui si racconta nella canzone: mentre tutti i ricchi e borghesi erano convenuti al teatro locale per una rappresentazione, il Passatore e i suoi s’intrufolarono nell’edificio, irruppero sul palco e, ad armi spianate, fecero l’appello convocando... (continuer)