Ho riesumato i rudimenti di ceco che ho studiato un bel po' di anni fa per tradurre questa canzone. So che ci saranno diversi errori, ma proprio per questo ho deciso di pubblicarla così da poter ricevere correzioni o commenti da qualcuno più esperto di me." [Francesco]
Strana roulette russa (continuer)
22/11/2022 - 22:43
@ Francesco
Prima di tutto grazie da parte mia e di tutto il sito per avere inviato questa canzone e la tua traduzione. Una sola cosa: ti era come “rimasto nella tastiera” il suo titolo completo, che è Podivná ruleta (la canzone era comparsa con un misterioso “Podi”). Abbiamo ovviamente provveduto a ripristinarlo.
Per quanto riguarda la traduzione, accogliendo il tuo stesso invito introduttivo (che ho spostato nella sezione della traduzione), ho provveduto ad effettuare qualche intervento, mettendo anche qualche piccola nota chiarificatrice. In realtà, neppure il mio ceco è tutto quel granché; per una traduzione veramente “comme il faut” bisognerà aspettare Stanislava, la nostra specialista (che è di madrelingua ceca). I miei sono quindi interventi provvisori, che ho riportato in corsivo per individuarne meglio la posizione nel testo.
Esistono su Lyricstranslate due traduzioni di questo... (continuer)
“This is a poetic translation - deviations from the meaning of the original are present (extra words, extra or omitted information, substituted concepts).”
Grazie Riccardo per aver provveduto a correggere e arrichire la traduzione! sapere che esiste una comunità attiva che valorizza e rende disponibili testi tradotti altrimenti intorvabile mi riempie il cuore di gioia.
Innanzitutto grazie Francesco per esserti voluto occupare di una canzone di Karel Kryl e complimenti per la traduzione. So per propria esperienza che è un'impresa davvero ardua.
Contrariamente a quello che dice Riccardo, mi sembra di poter apportare ben poco alla vostra opera comune già di per sé magistrale, per di più essendo voi due madrelingua italiani siete riusciti a riprodurre benissimo il linguaggio di Kryl e dargli quella fluidità ed espressività che merita.
Naturalmente accolgo con immenso piacere l'invito di riguardare le parti in corsivo e dare la mia opinione. Ecco qui alcune riflessioni:
Slogan – per me azzeccatissimo, è proprio quello. Si riferisce agli slogan di propaganda creati ad hoc di cui erano riempiti tutti i discorsi pubblici.
Il verbo “si sedevano” l'avete usato all'imperfetto che, correggetemi se sbaglio, dà quell'idea di azione ripetuta... (continuer)
Accogliendo tutte le correzioni / integrazioni di Stanislava, ma al contempo volendo redigere una “nuova versione”, ecco qua il risultato (naturalmente, passibilissimo di ulteriori correzioni / integrazioni / migliorie da parte di chiunque). “Versione” significa che si tratta di un'interpretazione: come traduzione letterale può andare quella già presente tenendo conto delle osservazioni di Stanislava, mentre la versione le accoglie ma con una resa più organica alla lingua italiana. [RV]
Ah, Lucien l’âne mon ami, nous voilà de retour à Prague.
Oui, Marco Valdo M.I. mon ami, finalement avec tes chansons, on est devenus des enfants d’Herbert Georges Wells, de véritables voyageurs temporels.
Quoi, dit Marco Valdo M.I., mais nous n’avons pas de machine ?
Certes, dit Lucien l’âne, nous n’avons pas de machine, mais nous avons les mots. Nous ne voyageons pas en peau et en poils, mais en chanson. Souviens-toi, à Prague, on y était déjà venus bien sûr quand on parlait d’Ilse Weber, Karel Kryl et d’autres, mais aussi en pèlerins pèlerinants avec Matthias, Matěj, l’Arlequin amoureux dont tu contas les aventures entre Marengo (1800) et Austerlitz (1815), au travers des lettres du Lieutenant : La Lettre de Marengo et La Lettre d’Austerlitz. On y était revenus avec Le Parti que créa pour les élections de Prague... (continuer)
nationality: stateless, Ivan Král si divideva tra la sua Praga dove era tornato a fare il produttore e il musicista e gli Stati Uniti che alla fine gli avevano concesso la cittadinanza. È morto ieri a 71 anni.
I can't make sense of what you write about understanding the etymology of communism. The origin of the concept is clear and indisputable: it's the Latin word communis, referring to things in common, public or shared by all or many. Early human societies survived by sharing hunting and fishing grounds and, more importantly, food. In view of this, I also fail to understand your equation of communism being inhuman. Of course, state communism in the Soviet Union failed and it will keep on failing in existing communist countries, and, of course, there were atrocities such as gulags, executions and military interventions in Hungary and Czechoslovakia. But what's inhuman about sharing, giving everyone according to their needs, which is one of the key ideas of communism - and of humanity for that matter?
dall'album "Cançons de les revoltes del 68" del 2018
testo tratto dal volume "Vent'anni di Sessantotto" a cura di Sergio Secondiano Sacchi, Sergio Staino e Steven Forti
Intanto il comune di Verona dà il patrocinio o forse no o magari sì a un concerto nel cinquantenario del sacrificio di Jan Palach. Peccato che gli invitati siano tutti gruppi nazi rock... Povero Palach e povera Verona
16/1/2019 - 08:08
Come molti sanno, in Václavské náměstí c'è da anni e anni un Mc Donald's.
Se esiste qualcosa di simile a un aldilà, deve essere davvero esaltante pensare di avervi anticipato il proprio ingresso per consentire ai propri "compatrioti" di godere escatologicamente una libertà di polpette scadenti.
La versione, seppur bella e suggestiva, non è una traduzione letterale, e a mio avviso perde alcuni punti cruciali del testo originale – difficile da stabilire se per motivi di rivisitazione poetica o per un’insufficiente comprensione del testo ceco
Sul blog c'è anche un’introduzione inglese alla canzone:
“Said by Marta Kubišová herself to be her favourite among all her recordings,Tajga Blues ‘69 is also one of the greatest records of its era, and not only in the former Eastern bloc. Few Western singles of the day are as remarkable as this particular few minutes of dramatic balladry and highly political poetics underscored by heavily distorted guitar. Tajga is the arctic region of the northern hemisphere, and appearing so soon after the Soviet invasion of Czechoslovakia in 1968, it’s unlikely that the song’s allusion to Siberia as a region of exile would have been missed, however oblique... (continuer)