Зеленые поля Франции (Ничья земля) — это песня Эрика Богла, написанная в 1976 году после посещения военного кладбища погибших во время Первой мировой войны солдат во Франции. В стихах также делаются отсылки на шотландскую военную песню "The Flowers of the Forest " (Лесные цветы) и британскую "The Last Post" (Последний куплет).
"Это песня была написана о военных кладбища во Фландрии и Северной Франции. В 1976 году я и моя жена посетили три или четыре таких кладбища, и мы обнаружили, что там в основном похоронены молодые ребята" — Эрик Богл.
Il mio contributo pubblicato in Terre Celtiche Blog con note sul testo in merito all'uso dei gas
The Green Fields of France | Terre Celtiche Blog "The Green Fields of France" (in origine No Man's land -in italiano Terra di Nessuno) è una canzone contro la guerra scritta nel 1976 dal cantautore
eroi caduti nel 1916: la battaglia a cui si riferisce Boyle è la battaglia della Somme una delle più allucinante grande battaglia della Prima Guerra Mondiale, che si trascinò dal 1 luglio fino al 18 novembre 1916 vicino al fiume Somme in Francia, trasformatasi ben presto in una sanguinosa battaglia di logoramento. Dopo una settimana di bombardamento della postazione tedesca- protetta però nei rifugi sotterranei- lo Stato Maggiore Britannico mandò le sue truppe di fanteria alla morte facendole avanzare come facile bersaglio verso le mitragliatrici tedesche. Tramontata l’idea dello sfondamento,... (continuer)
Davvero bella (e anche un po' piacevolmente inaspettata) la tua pagina su Terre Celtiche dedicata a questa canzone, che è una delle più antiche di questo sito. Però ormai mi conosci, sai quanto sono "pignuolo" dal punto di vista linguistico e ti pregherei di fare una correzione sulla tua pagina, laddove hai riportato il video della versione in lingua gallese di Myrddin ap Dafydd (colgo l'occasione tra parentesi: in gallese, [dd] deve leggersi come il < th > inglese sonoro in that, e [f] come < v >, mentre [y] ha perlopiù il suono indistinto [ǝ], quindi: ['mǝrðin ap 'davǝð]). Hai scritto: "versione in gaelico gallese", ma il gallese non è una lingua "gaelica". E' sì una lingua celtica, ma appartiene casomai al ramo cosiddetto "britonico" (assieme al bretone e al cornico, o cornovagliese). I due rami delle lingue celtiche, il ramo gaelico (o "goidelico": irlandese,... (continuer)
@Riccardo Venturi
Grazie Riccardo per la precisazione! Spero di non aver disseminato impropriamente il termine gaelico gallese in altre pagine del Blog, ma per buona misura metterò la tua avvertenza nella
Vedo che, nella pagina di cui sopra, Roberto Pagani aveva già parlato di queste cose, e con parecchia competenza debbo dire! E vedo anche che parli del termine "Welsh" e di "Wales": è una parola che, dalla sua antica origine protogermanica (*waliskaZ) ha fatto il giro di tutta Europa con una storia incredibile. In pratica, sin dagli albori, è stata utilizzata da ogni popolo europeo per indicare (spregiativamente) il popolo o i popoli vicini che parlavano una lingua diversa dalla propria. Così i gallesi sono "Welsh" per gli anglosassoni perché parlano una lingua (molto) differente, i popoli latini (e gli italiani in particolare) sono "Welsch" per i tedeschi -con l'appendice del "Rotwelsch", il gergo furfantesco della malavita infarcito di parole yiddish e slave, gli italiani sono "Włosi" per i polacchi (e l'Italia "Włochy", prob. attraverso il tedesco), sempre gli italiani... (continuer)
@Riccardo Venturi
Prometto che mi rifaccio viva su Antiwarsongs e spero che anche tu voglia intervenire in Terre Celtiche Blog (per tirarmi le orecchie o altro). Ricambio l'abbraccio e stammi bene
Gennaio 2015: Dal casale di Joe McBride, nella contea di Armagh, si vedono dolci colline sotto cieli plumbei. Qui Joe conserva lettere e documenti della Grande Guerra legati a suo zio Willie McBride, il giovane soldato che forse ispirò la canzone di Eric Bogle, No Man’s Land (nota come The Green Fields of France).
Di recente, lo storico Trevor Geary ha confermato che Willie è davvero il soldato della canzone, anche se è morto a 21 anni e non a 19. Joe ha scoperto solo da poco questa connessione, ma ha sempre visto Willie come rappresentante di tutti i giovani caduti.
«Io della guerra ne ho parlato molto. Ne ho parlato attraverso La guerra di Piero e La ballata dell'eroe; soprattutto nella Guerra di Piero attraverso i racconti che mi faceva mio zio, fratello di mia mamma, che si fece tutta la campagna d'Albania. Ho parlato della guerra anche in episodi apparentemente marginali come in Fiume Sand Creek, uno dei tanti massacri perpetrati ad opera di un gruppo di alcolizzati americani guidati da un certo colonnello Chivington. Ho parlato di un anziano palestinese che piangeva il suo ragazzo macinato dai cingoli di un carro armato israeliano durante l'invasione a Sidone. Ho parlato di tutto questo e mi sono reso conto che può anche darsi che io sia riuscito a scuotere lievemente la coscienza di qualcuno, ma non è servito assolutamente a niente.»
Fabrizio De André intervistato durante la prima Guerra del Golfo (1991)
Quel monte scuro al centro dell'immagine è il monte S. Michele, che durante la Grande Guerra ha visto il sacrificio di decine di migliaia di ragazzi di entrambi gli schieramenti. È quanto vedo io al mattino quando apro le finestre. In questo periodo di Primavera, il mio pensiero va alla "Guerra di Piero" .... ma sono mille papaveri rossi.
Dalla traduzione cimbra di Remigius Geiser della Canzone per Mario di Sergio Bonato (dedicata a Mario Rigoni Stern) viene scorporata la seguente strofa, tratta direttamente dalla "Guerra di Piero": è la strofa "E mentre marciavi con l'anima in spalle" ecc. Si tratta probabilmente dell'unico frammento di De André mai tradotto in lingua cimbra, ma mi piacerebbe essere smentito. [RV]
Ritengo un vero peccato mortale che si citi la lingua cimbra unicamente perchè traduce una strofa di una canzone di De André. Venite qui in Lessinia, ci sono tesori inestimabili da salvare dall'oblìo culturale. Testi che tradotti suonano più o meno così: "Quando si saranno spenti i miei occhi, mi scioglierò nel nulla e tornerò a quel buio, chiedo a chi ho conosciuto di non mettere pietre sulla tomba, di non mettere recinti, di non portare fiori, solamente un requiem e vorrei che su di me crescesse un abete, un larice o un pino che si innalzi fin lassù, solo un albero che potrà ospitare tanti nidi in mezzo ai suoi rami. E lasciate che le pigne coprano la tomba, così farò sogni tranquilli in braccio a quelle radici. E poi non sta bene che un morto si senta importante, così come un vivo si vanti del suo sangue blu...così non versate lacrime vere o false mentre io con angeli o diavoli danzo..."
Ma, forse, per te che abiti più o meno da quelle parti sarà più facile procurarti dei testi in cimbro che possano far parte di questo sito e che vi abbiano attinenza. Lungi da me commettere un peccato mortale (tanto all'inferno ci finirò comunque...)...
Che finirai all'inferno è certo. Peccati ne hai commessi in gran quantità. Però troverai una serie incredibile di persone che credevano di andare in paradiso accanto a te. Superbi d'ogni sorte. Poi però sarai il primo che san pietro verrà a recuperare perchè c'è sempre bisogno di un traduttore, anche in paradiso. E tu non temi confronti: sei il migliore.
Uanz gril singat untar grass, cri, cri cri, pa ,pel hoé, hoé, unaz gril singat untar grass: de gasinga ist aljaz dà!
A proposito di s.pietro, avevo giusto pronto un bel "Dizionario delle bestemmie in 15 lingue" da me coscienziosamente redatto in decenni di esperienza...che dici, potrà risultare utile nell'aldilà...? Se tu mi dessi una mano col veneto, sarebbe mica male. Il Veneto è terra di elezione della bestemmia, accanto alla Toscana, alla Grecia e all'Ungheria...
Lascia perdere il dizionario, ti ho già spiegato che non devi fare più niente, il tuo posto è assicurato, non hai altro da dimostrare, stai a cuccia e fai le nanne: uanz, tzoa, drai, slafat mai haije, uanz, tzoa, drai trominje stearn, nine nane, nine nane, mai liape kjaine haije, in hunt hàukat, in kétar màukat, in ram krakat, de henje kjòukat...e se per dormire non basta la poesiuola e non bastano le pecore, leggi il mio racconto:
Come aveva fatto con Generale di De Gregori, Anastasio riscrive un classico della canzone contro la guerra italiana, in questo caso dando voce all'uomo in fondo alla valle con la divisa di un altro colore. La abbiamo quindi intitolata "La guerra di Martin".
Parece que siempre es el eterno retorno y voltamos a la guerra. No aprende piu il huommo ... Ahora es Rusia Ucrania
Está canción es bellísima. Gracias desde Buenos Aires
[1976/77]
Testo e musica: Manu Lann Huel
Paroles et musique: Manu Lann Huel
Album: Passant par les champs le long de la rivière
- Manu Lannhuel - Textes et Musiques
- Henry 'Sam' Chevreton - Guitare acoustique, Banjo
- Philippe 'Phyl' Paugam - Guitare, Basse
- Francois 'Saik' Daniel - Batterie, Percusions, Piano, Vocaux
- Andre 'DéDé' Grall - Guitare electrique, Guitare acoustique, Vocaux, Percussions
- Pierre Daniel - Guitare acoustique (A5)
- Laurent 'Basile' Krzewina - Sax-tenor (B6)
- Marie-Ange Aud'Hui - Vocaux (A5)
Per una di quelle strane alchimie della sorte, Flavio Poltronieri parla di questa canzone proprio nel momento della morte di Pierluigi Ontanetti, un uomo di pace, un attivista, un operaio, un ostinato anarchico cristiano (come lo ha giustamente definito Io Non Sto Con Oriana ) e, per me, anche un vecchio amico. Vorrei quindi dedicare questa canzone alla memoria... (continuer)
M'en descendant un soir d'été (continuer)
envoyé par Richard Gwenndour & Flav Kadorvrec'her 19/2/2017 - 20:50
Caro, ecco il testo riveduto, corretto e ritradotto come richiesto. Manu ha una voce come oramai forse solo Servat in Bretagna. Gli altri grandi purtroppo non ci sono più. Lui è del 1949, i suoi dischi sono rari come lo è il suo talento. Il suono di questo primo registrato allo studio Iris di Milizac, nel Finistère nell'estate del 1976, rappresenta una eccezione nella sua carriera, conierei l'espressione breton-gotic-rock per l'occasione, semplicemente ammaliante, unico, in anticipo e senza seguito. Un folk progressivo con arrangiamenti sperimentali per l'epoca, come per esempio le campane da chiesa nell'intro di questo pezzo che abbiamo trattato. Mai più ristampato nè tantomeno in cd. Questo ne ha fatto anche un oggetto di culto e una rarità da collezione. Ma per l'arte di Manu il bello sarebbe venuto dopo.....una curiosità che probabilmente nessuno conosce, per finire: il relativo 45 giri... (continuer)
Caro Flavio, trugarez per l'ennesima volta. Ero naturalmente certo che da qualche parte avevi il testo...a questo punto mi prende il ragionevole dubbio che, in realtà, il Barzhaz Breizh lo abbia scritto tu, altro che il Villemarché! E magari anche che dietro quel ragazzino che promette tanto bene, come si chiama...ah, sì, Alan Stivell, ci sia la tua mano...
Naturalmente, il testo esatto di questa canzone e la traduzione riveduta (con tutti gli opportuni crediti) sono stati trasferiti negli appositi spazi e tolti di qui, lasciando solo il tuo commento. Ho pensato di inserire l'immagine del 45 giri, che avevo incrociato ieri in rete e che è presente. Spero che la cosa ti sarà gradita.
Nota: La traduzione italiana è stata ulteriormente ricorretta a partire dall'infinito "les enlever" ("aspettando che venisse il mattino... / a portarli via ai loro cari / balleranno...")
Concludo però con un altro ragionevole quesito:
Ma com'è che non avevi pensato prima di inserire autonomamente nel sito un brano del genere...?!?
Caro R, è bizzarro che proprio tu mi chieda una cosa del genere...immagino infatti che tu immagina bene quanti testi avrei da inserire in un sito come questo......................................................................................................................
e poi io per mia natura,sono pigro, tendo a stare nell'ombra e aspetto, preferisco contribuire....ad ogni modo attualmente sono in un ospedale e se faccio errorucci o omissioni come quelle di cui sono accusato, confido nel fatto che mi "corriggerai" tu.
Vicomte Hersart me lo diceva sempre che prima o poi l'inganno sarebbe stato scoperto, ma certo non poteva immaginare che sarebbe stato un prode toscano libertario! E adesso chi glielo dice.......
Prima di tutto perdonami per gli "appunti" che ti ho fatto prima, sebbene fossero più che altro divertenti e divertiti; non potevo immaginare che stavi in ospedale, e ti faccio tutti i miei più sperticati auguri.
Ad ogni modo, poiché oramai ti ho smascherato come reale autore del BB (non il Bernart Bartleby...il Barzhaz Breizh, dico!), quantomeno bisognerà che tu ci racconti tutto su come è davvero andata con il povero Gwenc'hlan...!
non ricordo molto bene gli accadimenti, ero giovane allora, però sono sicuro che fu anche per accontentare George Sand che ogni giorno continuava a ripetere ossessivamente che era un delitto privare il popolo di questi "diamanti"..........
Gasp...capisco, senz'altro, ma c'è qui una vocina che mi dice che dovrei tradurre tale "Kan bale Kadorvrec'her"...sebbene non sia propriamente una "canzone contro la guerra"...
Hey Flavio,
rimettiti presto. Ti voglio spedire 'sto disco di Renata Przemyk che canta Leonard Cohen ma mi occorre il tuo indirizzo. Chiedi a Richard il mio email e ci contatteremo direttamente.
In gamba.
Grazie K, ma è meglio lasciar perdere per stavolta perchè sono immobilizzato pesantemente e la cosa andrà ancora per le lunghe. Dipendo da altri e non sono libero. Comunque per il futuro saprò di poter contare anche su di te per le mie "esigenze polacche". E coraggio: "ci son parole, tempi e ritmi anche dentro un ospedale" come dicono i due poeti bolognesi
Purtroppo ne so qualcosa di essere immobilizzati dentro un ospedale, anche se la cosa fortunatamente non andò troppo per le lunghe. Nel rifarti ancora tutti gli auguri possibili e immaginabili, ti chiedo ancora scusa per quelle osservazioni dell'altra sera; anzi, che tu pensi a questo sito mentre sei nella tua situazione attuale, è straordinario...forza e coraggio Flav Kadorvrec'her...
...a proposito di Yann-Ber Piriou: oltre ai testi riportati nel sito con l'interpretazione di Servat ("Trugarekadenn") e Stivell ("Ne bado ket atao" e "Planedenn")anche Gweltaz ne ha proposti altri due ("Diaspora" e "Piw 'zo mestr?")nel disco "Bonedoù ruz!"...
Merci pour ce texte qui complète un manque!!!!!
33trs acheté vers 1977 (Sauvons la mer.... sans doute)
Utilisé avec Minilyrics adjoint à Quintessential player.
d’après la version italienne – FIORI DI SANGUE – Flavio Poltronieri – 2018
d’une chanson turque – Kan çiçekleri – Zülfü Livaneli – 1987
Paroles et musique de Zülfü Livaneli
Dialogue maïeutique
Voici, Lucien l’âne mon ami, une chanson qui parle de fleurs et de sang. C’est une chanson de Zülfü Livaneli – dont on a déjà fait la version française de Güldünya, Duvarlar (LES MURS) et Asya-Afrika (ASIE-AFRIQUE). Elle aurait été inspirée par un tableau d’Abidin Dino, peintre surréaliste, cinéaste, journaliste, écrivain, exilé à Paris, proche notamment du poète turc Nazim Hikmet. Voilà pour situer l’image, pour signifier la figuration poétique.
Quant à la couleur rouge sang de ces fleurs poétiques, elle renvoie aux murs maculés des villes prises dans la guerre ou écrasées par la répression. Ce qui est un paysage commun de l’histoire turque. Comme c’est le cas actuellement au-delà des frontières... (continuer)
Kakač’ner
Scritto prima del 1915.
Pubblicato postumo nel 1921. Dopo essere stato ritrovato tra i beni sequestrati agli armeni.
Canto del pane (Հացին երգը)
Dalla collaborazione dell’uomo con la terra e con gli animali Dio fa nascere la vita: il grano. Non contento di ciò, Egli fa crescere in mezzo ai campi del pane di domani l’amore di oggi – il papavero scarlatto – in cui si rispecchia e si arricchisce il nostro rapportocon il pane stesso: “nelle loro coppe purpuree / berremo il mistero delle spighe”. “E dalla sua bontà abbiamo tutti ricevuto, grazia su grazia”, dice San Paolo.
Questa poesia quasi sembra una profezia del poeta circa la sua morte... Portava il canto del pane in tasca e fu ritrovato solo anni dopo tra i beni sequestrati agli armeni, grazie all'investimento di ingenti somme di denaro e l'azione di una spia. La canzone è messa in musica dal gruppo occitano (in occitano) Blu L'Azard.
Nella traduzione di Antonia Arslan, la poesia viene tradotta con Papaveri, ma potrebbe anche essere Tulipani
Քո՛ւյր իմ, ցանքին մեջ կակաչներ կան, քաղե՛.[1] (continuer)
Da la collaboracion de l’ome embe la tèrra e embe las bèstias Diu fai nàisser la vita: lo blat. Ren content d’aquò, fai crèisser al metz di champs dal pan de deman l’amor d’encuei – lo pavòt escarlat – ente se miralha e s’enrichís nòstre rapòrt embe lo pan mesme: “Dins lors copas porporaas / bèurem lo mistèri des espigas”. “E da sa bontat avem tuchi recebut, gràcia sus gràcia”, ditz Sant Paul.
“In memory of all those from all nations who fought in the First World War”
Il video di All Your Friends è stato montato con spezzoni di filmati girati proprio all'epoca della Grande Guerra, che quest'anno ricorda il centenario dello scoppio del conflitto: l'11 Novembre sarà anche il Remembrance Day, conosciuto come Poppy Day (il giorno dei papaveri), giornata dedicata al ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale che terminò proprio l'11 Novembre 1918. La commemorazione si tiene nei paesi del Commonwealth, in Francia e in Belgio e la tradizione vuole che si rimembri questo evento attraverso i papaveri rossi. soundblog.it