Così il pugliese Matteo Salvatore:
"Nelle campagne eravamo sfruttati dai guardiani del padrone, che erano i cani da guardia del padrone. All'età di 14 anni è morta mia sorella perché mio padre non riusciva a procurarci da mangiare. Allora imparai a suonare la chitarra da un cieco del paese, Vincenzo Pizzicoli, e per quindici anni lo accompagnai imparando a cantare le canzoni della mia zona.. Oggi tutti vanno a scuola.. la mia unica cultura sono queste canzoni che non so scrivere perché sono ignorante, ma sono impresse nella mia mente più che in una registrazione, perché sono storie vere raccontate da contadini e mi vengono in mente solo nelle piazze a diretto contatto col pubblico…”
Così il nero americano Josh White, come immaginato da Bartleby a partire dalla biografia dei suoi anni giovanili:
“Sono nato a Greenville, nel South Carolina, nel 1914. Allora lì la legge la facevano i bianchi... (continuer)
"Nelle campagne eravamo sfruttati dai guardiani del padrone, che erano i cani da guardia del padrone. All'età di 14 anni è morta mia sorella perché mio padre non riusciva a procurarci da mangiare. Allora imparai a suonare la chitarra da un cieco del paese, Vincenzo Pizzicoli, e per quindici anni lo accompagnai imparando a cantare le canzoni della mia zona.. Oggi tutti vanno a scuola.. la mia unica cultura sono queste canzoni che non so scrivere perché sono ignorante, ma sono impresse nella mia mente più che in una registrazione, perché sono storie vere raccontate da contadini e mi vengono in mente solo nelle piazze a diretto contatto col pubblico…”
Così il nero americano Josh White, come immaginato da Bartleby a partire dalla biografia dei suoi anni giovanili:
“Sono nato a Greenville, nel South Carolina, nel 1914. Allora lì la legge la facevano i bianchi... (continuer)
Bartleby 19/7/2011 - 08:34
Correzione titolo: "Francisco a lu pajése" è un'altra canzone di Matteo Salvatore, o, meglio, una canzone popolare da lui ripresa, che racconta come il protagonista, dopo il matrimonio, cede ubriaco e non è in grado di adempiere al suo principale dovere coniugale, al quale provvede subito il compare, dando luogo anche a una gravidanza. In sostanza, più che una canzone di pace, è una canzone di corna...
Il titolo di quella di cui è riportato il testo nella pagina invece (tenendo sempre conto che, trattandosi di canti popolari, non hanno mai un titolo "ufficiale", neanche quando sono creazioni originali di Matteo, infatti in diversi dischi si trova la stessa canzone titolata in modo diverso) è "Lu polverone".
Il titolo di quella di cui è riportato il testo nella pagina invece (tenendo sempre conto che, trattandosi di canti popolari, non hanno mai un titolo "ufficiale", neanche quando sono creazioni originali di Matteo, infatti in diversi dischi si trova la stessa canzone titolata in modo diverso) è "Lu polverone".
Giovanni 11/4/2012 - 10:29
Hai proprio ragione, Giovanni. Ho appena ascoltato il vero "Francisco a lu pajése" (traccia 11 dello stesso album; "Lu polverone".è la 13). Mi hanno indotto in errore sia il pdf che contiene questi testi, sia il file audio Groveshark.. Prego gli admins di correggere il titolo anche nella sezione audio, Grazie.
giorgio 11/4/2012 - 20:35
La canzone è tratta dal cofanetto quadruplo "Le quattro stagioni del Gargano" uscito originariamente a cura della Amico nel 1972 (purtroppo mai ristampato) e di cui il CD "Lamenti di mendicanti" è un estratto. Doveroso segnalare la grave imprecisione nel titolare in questo modo, al plurale, un disco da parte della Harmonia Mundi, dando ad intendere così che si tratti di una raccolta di brani con questo tema. L'edizione francese per la collana "Musique d'abord" nel 1988 titola infatti: "Italie-Chants de mendiants-Italian beggars' songs-Italienische bettler lieder" e quella italiana "Lamenti di mendicanti" nel 2005. La canzone originaria si intitola "Il lamento del mendicante". L'LP a cura dei "Dischi del sole" del 1966 invece recava il titolo "Il lamento dei mendicanti", che ha mantenuto anche nella ristampa in CD a cura della Bravo Records nel 1996.
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri
IL POLVERONE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Flavio Poltronieri 5/4/2014 - 16:40
Vorrei ringraziare tutti Voi per la pubblicazione della canzone, la traduzione, i commenti e gli aneddoti.
Sergio Corridori 11/2/2019 - 21:59
C'è anche un'altra strofa, in una versione dal vivo, sullo stesso cantato di "E la terra...":
"Chest' è lu destine nuost
nun fa nient...a ccussì a dda ji'
Chest' è lu destine nuost
nun fa nient...a ccussì a dda ji'"
"Chest' è lu destine nuost
nun fa nient...a ccussì a dda ji'
Chest' è lu destine nuost
nun fa nient...a ccussì a dda ji'"
Andrea Bitonto 21/12/2023 - 13:01
Questa quartina la si può ascoltare nella registrazione RAI della collana "via Asiago 10" n°17, pubblicata in cd nel 2007 e contenente dimenticato materiale d'archivio riscoperto su antiche bobine (il brano in questione risale precisamente al 26-7-1981 durante la trasmissione "Tra la gente").
A riguardo il contributo precedente di Alberto Scotti segnalo la non corrispondenza tra il testo di Matteo e l'ascolto audio di Rosanna Fratello che interpreta un brano completamente differente dal titolo "Bella Fijola Viestete Li Panne". Il brano corretto è questo:
Nel disco della cantante è presente altro materiale di Salvatore.
Flavio Poltronieri
A riguardo il contributo precedente di Alberto Scotti segnalo la non corrispondenza tra il testo di Matteo e l'ascolto audio di Rosanna Fratello che interpreta un brano completamente differente dal titolo "Bella Fijola Viestete Li Panne". Il brano corretto è questo:
Nel disco della cantante è presente altro materiale di Salvatore.
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri 24/12/2023 - 13:59
La Ballata del bracciante
[1956]
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: Le Quattro Stagioni del Gargano [1972]
Lavoro duro come una ineluttabile dannazione infernale, senza posa e senza alcuna possibilità di scampo, col sorvegliante sadico che continua a ripetere:
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: Le Quattro Stagioni del Gargano [1972]
Lavoro duro come una ineluttabile dannazione infernale, senza posa e senza alcuna possibilità di scampo, col sorvegliante sadico che continua a ripetere:
La nebbia de prima matino
(continuer)
(continuer)
envoyé par giorgio 12/6/2022 - 09:01
Lu furastiero
[1967]
La canzone è tratta da un album del 1967 intitolato “Il lamento dei mendicanti”, stampato anche in Francia dove Matteo Salvatore è stato più apprezzato che non nel paese suo..
“[…] Se le prime canzoni che registrerà conterranno stucchevoli ritornelli di becera comicità, ben presto avviene in lui una sorta di purificazione: Matteo Salvatore diventa il medium del dolore secolare di un popolo, la sua opera assume carattere di grande affresco. Non vi è riflessione, le canzoni non “parlano di”, nemmeno, per intenderci, attraverso l’umanissimo filtro dell’immedesimazione deandreiana; sono proprio i personaggi che, senza presentarsi, si esprimono per voce di Matteo, di modo che l’esperienza della miseria faccia da sfondo a un discorso che ha le parole della vita di tutti i giorni.
Nella canzone ‘Lu furastiero’ non viene raccontata in modo esplicito la tragedia degli stagionali: uomini... (continuer)
La canzone è tratta da un album del 1967 intitolato “Il lamento dei mendicanti”, stampato anche in Francia dove Matteo Salvatore è stato più apprezzato che non nel paese suo..
“[…] Se le prime canzoni che registrerà conterranno stucchevoli ritornelli di becera comicità, ben presto avviene in lui una sorta di purificazione: Matteo Salvatore diventa il medium del dolore secolare di un popolo, la sua opera assume carattere di grande affresco. Non vi è riflessione, le canzoni non “parlano di”, nemmeno, per intenderci, attraverso l’umanissimo filtro dell’immedesimazione deandreiana; sono proprio i personaggi che, senza presentarsi, si esprimono per voce di Matteo, di modo che l’esperienza della miseria faccia da sfondo a un discorso che ha le parole della vita di tutti i giorni.
Nella canzone ‘Lu furastiero’ non viene raccontata in modo esplicito la tragedia degli stagionali: uomini... (continuer)
Lu furastiero dorme stanotte sull'aia,
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 13/7/2011 - 14:34
N.B. la "sacchettola" è il sacco che viene messo al collo del cavallo per dargli da mangiare.
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri 5/4/2014 - 16:44
Si scusi la mia curiosità ma in base a quali considerazioni viene affermato all'inizio di questa pagina che Matteo Salvatore è stato più apprezzato in Francia che in Italia?
Flavio Poltronieri 25/9/2015 - 20:17
Cioa Flavio,
mah, che dire... mi ero fatta 'sta idea da alcune cose lette qua e là, forse a proposito del documentario su Matteo Salvatore girato dalla francese Anne Alix nel 1992 e restato inedito in Italia fino al 2014. Proprio a proposito di quel film pare che la Giovanna Marini raccontasse “arrivò una giovane francese giornalista di Antenne Deux che restò colpita da Matteo Salvatore, dal suo cantare la propria vita, e ne fece un ritratto che io vidi una sera in Francia: un magnifico film che guardavo piangendo e chiedendomi perché mai un grande come Matteo Salvatore nel nostro Paese non potesse essere capito”.
Sempre nel 1992 Matteo Salvatore, che era scivolato nel dimenticatoio dopo la sua nota vicenda giudiziaria, veniva riscoperto proprio in Francia con una riedizione de "Il lamento dei mendicanti" ("Chants de Mendiants En Italie", Harmonia Mundi)...
Ci sono altre opinioni simili... (continuer)
mah, che dire... mi ero fatta 'sta idea da alcune cose lette qua e là, forse a proposito del documentario su Matteo Salvatore girato dalla francese Anne Alix nel 1992 e restato inedito in Italia fino al 2014. Proprio a proposito di quel film pare che la Giovanna Marini raccontasse “arrivò una giovane francese giornalista di Antenne Deux che restò colpita da Matteo Salvatore, dal suo cantare la propria vita, e ne fece un ritratto che io vidi una sera in Francia: un magnifico film che guardavo piangendo e chiedendomi perché mai un grande come Matteo Salvatore nel nostro Paese non potesse essere capito”.
Sempre nel 1992 Matteo Salvatore, che era scivolato nel dimenticatoio dopo la sua nota vicenda giudiziaria, veniva riscoperto proprio in Francia con una riedizione de "Il lamento dei mendicanti" ("Chants de Mendiants En Italie", Harmonia Mundi)...
Ci sono altre opinioni simili... (continuer)
Bernart Bartleby 27/9/2015 - 20:39
Caro Bernart, era (e purtroppo è)certo condivisibile il pensiero di Giovanna M che uno come Matteo nel nostro paese non sia apprezzato da molti e la sua opera non sia considerata patrimonio nazionale, ma di certo in Francia la situazione non è diversa, l'arte bretone (solo per restare in ambiti di mia competenza)è folklore regionale nè più nè meno che quella pugliese. Conosco bene il documentario di Anne Alix "Nella Carne del Cantastorie", l'ho avuto direttamente ad Apricena alla metà degli anni novanta,è stato girato nel 1992: è molto emozionante vedere Matteo che passeggia e decantando la purezza del suo paesaggio dice: "io mi sento più ricco di Rocco Fallò (sottotitoli in francese), qualcuno mi dirà: Matteo ma tu chi sei? io? nessuno! vado cercando il silenzio e lo spazio..."
Sembra Atahualpa! E'l'Atahualpa della Puglia!)
Io sono stato critico nei confronti del titolo dell'edizione francese... (continuer)
Sembra Atahualpa! E'l'Atahualpa della Puglia!)
Io sono stato critico nei confronti del titolo dell'edizione francese... (continuer)
Flavio Poltronieri 28/9/2015 - 19:09
Prima, seconda, terza qualità (Pasta nera)
[1972?]
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nell’album intitolato “Le quattro stagioni del Gargano – Inverno (Carnuele pecché sì morto)”, con Adriana Doriani (corista ed amante di Matteo Salvatore, il quale fu accusato della sua morte, avvenuta nel 1973, e scagionato solo 4 anni più tardi)
Testo trovato su YouTube
“Canta Matteo Salvatore accompagnandosi alla chitarra. Matteo nel testo racconta della pasta nera (biada e crusca di grano) che i poveri mangiavano nel dopoguerra. Era l’ultima di tre qualità di pasta, dalla migliore alla peggiore. Un bracciante si lamenta del fatto che lui non riesce a mangiare nemmeno quella.” (dall’Archivio Sonoro della Puglia)
“[Quella di Matteo Salvatore] fu dunque un’infanzia duramente provata dalla miseria, dalla fame e dalla necessità di darsi da fare già da giovanissimo per procurarsi un po’ di cibo.
A tal fine accetta qualsiasi lavoro: facchino,... (continuer)
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nell’album intitolato “Le quattro stagioni del Gargano – Inverno (Carnuele pecché sì morto)”, con Adriana Doriani (corista ed amante di Matteo Salvatore, il quale fu accusato della sua morte, avvenuta nel 1973, e scagionato solo 4 anni più tardi)
Testo trovato su YouTube
“Canta Matteo Salvatore accompagnandosi alla chitarra. Matteo nel testo racconta della pasta nera (biada e crusca di grano) che i poveri mangiavano nel dopoguerra. Era l’ultima di tre qualità di pasta, dalla migliore alla peggiore. Un bracciante si lamenta del fatto che lui non riesce a mangiare nemmeno quella.” (dall’Archivio Sonoro della Puglia)
“[Quella di Matteo Salvatore] fu dunque un’infanzia duramente provata dalla miseria, dalla fame e dalla necessità di darsi da fare già da giovanissimo per procurarsi un po’ di cibo.
A tal fine accetta qualsiasi lavoro: facchino,... (continuer)
Prima, seconda, terza qualità
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 28/9/2015 - 13:31
La seconda parte di quanto citato in premessa è tratta dall’articolo Matteo Salvatore: la voce dei vinti, di Tino Saffioti (2005)
Bernart Bartleby 28/9/2015 - 13:36
Pasta nera, un film di Alessandro Piva, Cinecittà Luce, 2011
Tra il 1945 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud più svantaggiato furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord. Quei bambini presero in quegli anni il primo treno della loro vita, per lasciarsi alle spalle la povertà e le macerie del dopoguerra e vivere un’esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. Pasta Nera riporta alla luce uno dei migliori esempi di solidarietà e spirito unitario nella storia del nostro Paese.
Tra il 1945 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud più svantaggiato furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord. Quei bambini presero in quegli anni il primo treno della loro vita, per lasciarsi alle spalle la povertà e le macerie del dopoguerra e vivere un’esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. Pasta Nera riporta alla luce uno dei migliori esempi di solidarietà e spirito unitario nella storia del nostro Paese.
Bernart Bartleby 28/9/2015 - 21:57
Matteo non era un intellettuale, anzi era un semi analfabeta e da certi suoi versi appaiono talvolta delle conoscenze abbastanza inspiegabili.....mi piacerebbe fosse inserito fra i precursori della moderna canzone d'autore, comunque tutto quello che ha cantato l'ha vissuto in prima persona:una sua sorellina è davvero morta di denutrizione in casa quando lui era ancora bambino....a questo proposito lascia senza parole il racconto che ne fa quando si sofferma sulla scena di un sacchetto di confetti portati dai paesani per essere messi fra le mani della piccola e che lui si tolse letteralmente dalla bocca solo perchè lo sguardo della madre lo fulminò
Flavio Poltronieri 29/9/2015 - 17:25
Grazie Flavio, credo che anche su queste pagine ci sia molto da dire, da scrivere ancora su Matteo Salvatore. Davvero, come hai detto bene, è stato il nostro Atahualpa Yupanqui. E infatti l'ascolto di questa e di altre sue canzoni mi fa venire i brividi come per Coplas del payador perseguido, o Preguntitas sobre Dios, o El poeta (Te dicen poeta), o El primer verso (o Nada más).
Senz'altro, per storia e cultura, sono stati diversi, ma molto simili per ternura y furor...
Un abbraccio
Senz'altro, per storia e cultura, sono stati diversi, ma molto simili per ternura y furor...
Un abbraccio
Bernart Bartleby 29/9/2015 - 22:07
Pasta nera è anche il titolo di una canzone dei Modena City Ramblers e parla appunto dei "viaggi della speranza" dei bambini del Sud verso il Nord, di cui tratta il documentario di Alessandro Piva
dq82 30/9/2015 - 00:33
Anche per integrare il mio precedente intervento su Lu Furastiero segnalo un ulteriore notevole tributo a Matteo: lo spettacolo teatrale "Il bene mio" nella ripresa delle serate del 13 settembre 2011 a Manfredonia in Piazza Giovanni XXIII e del 10 febbraio 2012 al Teatro Petruzzelli di Bari da cui trae origine "Prapatapumpapumpapà" di Cosimo Damiano Damato con Moni Ovadia, Renzo Arbore, Teresa De Sio, Lucio Dalla (una delle sue ultime apparizzioni), Marco Alemanno, H.E.R.e tanti altri
Flavio Poltronieri 30/9/2015 - 16:16
Si tratta di un EP con quattro brani tutti attribuiti a Matteo Salvatore. Oltre a questa il gruppo interpreta Pettotonna, Brutta Cafona e Lu Soprastante.
Flavio Poltronieri 1/4/2022 - 20:54
La ballata di Teresina
[1970]
Da “Le Puglie di Matteo Salvatore”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Una contadina affamata viene sorpresa a raccogliere nel campo del padrone.
Questi ordina al guardiano di impiccarla e poi darla in pasto ai cani.
Nemmeno il duro sorvegliante regge l’assurda ferocia del padrone: dopo aver ucciso la Teresina si dà la morte lui stesso.
Storia di ordinaria sopraffazione nella “guerra dei 1000 anni che i ricchi fanno contro i poveri”.
Da “Le Puglie di Matteo Salvatore”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Una contadina affamata viene sorpresa a raccogliere nel campo del padrone.
Questi ordina al guardiano di impiccarla e poi darla in pasto ai cani.
Nemmeno il duro sorvegliante regge l’assurda ferocia del padrone: dopo aver ucciso la Teresina si dà la morte lui stesso.
Storia di ordinaria sopraffazione nella “guerra dei 1000 anni che i ricchi fanno contro i poveri”.
Ngappa la Taresina appínnela all’albero e vattene via
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 15:15
Sempre poveri
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: Canti e storie rurali e popolari
Album: Canti e storie rurali e popolari
"Stato status dominus subissus ammenus, dicevano i nostri padri
(continuer)
(continuer)
envoyé par giorgio 16/7/2011 - 20:45
Non trovo il brano in nessuno dei tre volumi di “Canti e storie rurali e popolari”.
Si trova invece nella raccolta (libro+CD) “La luna aggira il mondo e voi dormite”, Stampa Alternativa, 2002.
Da “… Finì con i campi alle ortiche” (Terra del rimorso), blog curato dal prof. Angelo Michele Lombardi
Traduzione letterale degli ultimi versi:
Traduzione alla luce del linguaggio simbolico e metaforico tipico del poeta
Si trova invece nella raccolta (libro+CD) “La luna aggira il mondo e voi dormite”, Stampa Alternativa, 2002.
Da “… Finì con i campi alle ortiche” (Terra del rimorso), blog curato dal prof. Angelo Michele Lombardi
Traduzione letterale degli ultimi versi:
C’è un detto, un detto antico
mangi la scorza del pane e conservi la mollica
La mollica te la mangerai stasera
e alla luce della candela andrai a dormire.
mangi la scorza del pane e conservi la mollica
La mollica te la mangerai stasera
e alla luce della candela andrai a dormire.
Traduzione alla luce del linguaggio simbolico e metaforico tipico del poeta
C’è un detto, un detto antico
Quando hai denti buoni mangi la scorza del pane duro
e conservi la mollica per la tua vecchiaia senza denti
a due passi dalle candele della notte eterna.
Quando hai denti buoni mangi la scorza del pane duro
e conservi la mollica per la tua vecchiaia senza denti
a due passi dalle candele della notte eterna.
Bernart Bartleby 26/10/2015 - 11:04
"Stato status dominus subissus ammenus, dicevano i nostri padri
Lo Stato è da sempre incagliato nelle secche di Ebole
Lo Stato è un lupo di pietra
non morde perché non ha denti
ma rimane il lupo
e le povere pecorelle meridionali senza cibo e senza pastore ne hanno paura
Le stelle della Legge non possono proteggere le stalle"
Questa era l'introduzione parlata di Matteo che precedeva la canzone.
I tre volumi dal titolo " Canti e storie rurali e popolari-Puglia" sono raccolte assemblate traendo materiale da dischi precedenti, la canzone in questione è effettivamente rintracciabile solo nel cd citato da Bernart, che tuttavia non è una raccolta bensì un prodotto di grande valore, un prezioso documento inedito di nuove incisioni effettuate da Matteo con la voce che gli era rimasta in vecchiaia e che dobbiamo ad Angelo Cavallo, suo unico impresario, amico e consigliere degli ultimi anni... (continuer)
Lo Stato è da sempre incagliato nelle secche di Ebole
Lo Stato è un lupo di pietra
non morde perché non ha denti
ma rimane il lupo
e le povere pecorelle meridionali senza cibo e senza pastore ne hanno paura
Le stelle della Legge non possono proteggere le stalle"
Questa era l'introduzione parlata di Matteo che precedeva la canzone.
I tre volumi dal titolo " Canti e storie rurali e popolari-Puglia" sono raccolte assemblate traendo materiale da dischi precedenti, la canzone in questione è effettivamente rintracciabile solo nel cd citato da Bernart, che tuttavia non è una raccolta bensì un prodotto di grande valore, un prezioso documento inedito di nuove incisioni effettuate da Matteo con la voce che gli era rimasta in vecchiaia e che dobbiamo ad Angelo Cavallo, suo unico impresario, amico e consigliere degli ultimi anni... (continuer)
Flavio Poltronieri 26/10/2015 - 19:46
Ciao Flavio, grazie come al solito per le tue sempre preziose precisazioni, che si percepiscono sempre dettate da vera e profonda conoscenza e amore e non solo - come nel mio caso - da qualche frettolosa, anche se fruttuosa, ricerca in quel guazzabuglio che è la Rete.
I testi di Matteo Salvatore che ho inserito negli ultimi giorni sono:
Lu core tosto, nella trascrizione trovata nell'articolo di Nicola Contegreco citato;
I due fannulloni, trascritta all'ascolto dal "piemontuso" sottoscritto;
La siccità, la cui trascrizione - da me faticosamente ricostruita da pdf, e per ben due volte, che l'avevo già contribuita anni fa a commento di Italia minore di Eugenio Bennato - è quella di Maria Luisa Scippa nel suo breve studio citato su Matteo Salvatore.
Un abbraccio
I testi di Matteo Salvatore che ho inserito negli ultimi giorni sono:
Lu core tosto, nella trascrizione trovata nell'articolo di Nicola Contegreco citato;
I due fannulloni, trascritta all'ascolto dal "piemontuso" sottoscritto;
La siccità, la cui trascrizione - da me faticosamente ricostruita da pdf, e per ben due volte, che l'avevo già contribuita anni fa a commento di Italia minore di Eugenio Bennato - è quella di Maria Luisa Scippa nel suo breve studio citato su Matteo Salvatore.
Un abbraccio
Bernart Bartleby 26/10/2015 - 21:37
Caro Bernart, quando vedo che qualcuno si interessa a Matteo, cerco di dare anch'io il mio contributo, ad esempio volevo informarti che la Ballata di Teresina è da co-attribuire anche a Otello Profazio. Poi il titolo Lu core tosto non mi risulta appartenere a nessuna canzone di Matteo, in realtà la ballata sopracitata inizia proprio con i versi "lu core nu ce po cambià...se lo vonne magnà" per cui in realtà non sono due canzoni distinte ma una sola che comunque ha dei versi in più rispetto al testo inviato da Bartleby e tradotto da Maria Luisa Scippa.
L'ultima volta che ho sentito cantare Matteo Salvatore, a fine giugno del 2002 in un piccolo paese delle Marche, alla Chiusa del Convento di Torre S. Marco di Fratte Rosa in provincia di Pesaro e Urbino, era una notte da tregenda, c'erano due musicisti da Mattinata, Foggia: Leonardo Mansueto alla chitarra e Chiara Armiento alla voce e poi lui,... (continuer)
L'ultima volta che ho sentito cantare Matteo Salvatore, a fine giugno del 2002 in un piccolo paese delle Marche, alla Chiusa del Convento di Torre S. Marco di Fratte Rosa in provincia di Pesaro e Urbino, era una notte da tregenda, c'erano due musicisti da Mattinata, Foggia: Leonardo Mansueto alla chitarra e Chiara Armiento alla voce e poi lui,... (continuer)
Flavio Poltronieri 26/10/2015 - 23:05
questa è una interpretazione recente, per ascoltare l'originale di Matteo bisogna digitare così: 1,2,3,4, mo ve la pappa - YouTube
Flavio Poltronieri 27/10/2015 - 20:10
Aha, ecco... probabilmente quel che vediamo o non vediamo su Tuo Tubo dipende dal paese di origine dell'utente. Pazienza e un saluto caloroso.
krzyś 27/10/2015 - 21:02
Perfetto. Basta andare a minuti 33.50. Questo è uno di quei dischi locali che si vendevano sulle bancarelle di mercato pugliesi, assieme alla verdura. C'erano anche qui nel Veneto una volta, si vendevano le musicassette dei cantanti famosi e i ballabili tipo Casadei. Ad ogni modo tornando alla canzone: con tutti quei bambini, la madre chiedeva l'elemosina nei paesi vicini e lo straziante e continuo ritornello che accompagnava quei tempi dell'infanzia era sempre l'assillo del cibo. In innumerevoli canzoni di Matteo questa tematica ritornerà ossessivamente, questa è una nenia che la povera donna cantava al figlio.
Flavio Poltronieri 27/10/2015 - 22:10
Non sono sicuro che fosse la versione raccomandata da Flavio ma ringrazio tanto il Webmastero che si è riuscito staccare per un momento dai suoi muoni : )
Grazie assai
Grazie assai
krzyś 27/10/2015 - 22:16
mi son permesso di riscrivere il testo della canzone in quanto io le canzoni di Matteo le canto da sempre e provengo da San Paolo di Civitate che dista circa 10 Km dal paese di Matteo, Apricena.
Semp pov'r nuj simm stète
Dint a 'sta lot amm semp abtèt
Questa lot jè 'nu brutt cavute
pe nu puv'rett la vita jè fenut
Chi sta bbon nun cred a l'ammalèt
Chi sta sazio nun cred a l'affamèt
[x2]
Scanc'llàtc dalla società
pe nu' puv'rett pietà nun ce ne sta
C' sta 'nu detto tanto antico:
"Magn'te la scorcia, sparagna la mullica"
La mullica te la magne staséra
a lùm de candela
e pò t' và a cucà'.
[x2]
Semp pov'r nuj simm stète
Dint a 'sta lot amm semp abtèt
Questa lot jè 'nu brutt cavute
pe nu puv'rett la vita jè fenut
Chi sta bbon nun cred a l'ammalèt
Chi sta sazio nun cred a l'affamèt
[x2]
Scanc'llàtc dalla società
pe nu' puv'rett pietà nun ce ne sta
C' sta 'nu detto tanto antico:
"Magn'te la scorcia, sparagna la mullica"
La mullica te la magne staséra
a lùm de candela
e pò t' và a cucà'.
[x2]
SEMPRE POVERI
(continuer)
(continuer)
envoyé par Natale Tataj Minchillo 28/9/2016 - 12:09
Hey Tataj, che sorpresa...ma ci conosciamo...tu sei quel bell'uomo con baffi e pizzetto che andò in giro anni fa a cantare le canzoni di Matteo con il collettivo Jurnatèr...ci siamo incontrati a inizio 2009 ad Avesa(Verona), io ero in contatto con Federico Caroli che nel gruppo suonava la chitarra. Matteo purtroppo non è culturalmente considerato come meriterebbe in questa nazione di ingrati: forse nessuno ha saputo cantare la condizione degli ultimi come lui qui in Italia, in cambio quasi nessuno lo conosce...perfino i Russi hanno dedicato una statua a Vladimir Vysotskij.....
Flavio Poltronieri 29/9/2016 - 14:24
Ciao Flavio certo che mi ricordo, alla fontana di Avesa. Io continuo ancora a cantare Matteo Salvatore con Jurnatér. Ciao
Tataj
Tataj
Natale Tataj Minchillo 1/10/2016 - 16:22
Bene, allora tienici informati in questa sede cosicchè qualcuno di noi interessati abbia la possibilità di assistere, un abbraccio e grazie
Flavio Poltronieri 2/10/2016 - 10:52
Flavio Poltronieri 17/5/2018 - 17:02
Salve a tutti,
Vorrei chiedere se c'è qualcuno che mi può dire cosa significa il testo in latino e poi se mi può dire qualcosa sulle "secche di Ebole".
Spero in qualche anima buona,
Grazie
Sergio.
Vorrei chiedere se c'è qualcuno che mi può dire cosa significa il testo in latino e poi se mi può dire qualcosa sulle "secche di Ebole".
Spero in qualche anima buona,
Grazie
Sergio.
Sergio Corridori 30/11/2018 - 07:52
Buona sera Sergio, provo a risponderti, senza pretesa di completezza ed esattezza.
La frase iniziale nel prologo alla canzone non è in latino ma in "latinorum", lo storpiamento di qualche forma rituale della messa latina tridentina, in vigore fino al Concilio Vaticano II (1969), dove l'uso del latino, non compreso il più delle volte dai fedeli, portava appunto a degli inevitabili "adattamenti". Mia madre mi raccontava del salmo che recita "Domine ad adiuvandum me festina!" ("Signore, vieni presto in mio aiuto!") che nelle preghiere delle bigotte diventava "Domine adiuvandum mea testina!", portandosi la mano al capo...
Quanto alle "secche di Ebole", credo proprio che Matteo Salvatore si riferisse a "Cristo si è fermato ad Eboli", il famoso romanzo storico autobiografico che Carlo Levi scrisse durante la seconda guerra mondiale. Eboli diventa Ebole, perchè in dialetto campano il nome del paese è Jevule.
Saluti.
La frase iniziale nel prologo alla canzone non è in latino ma in "latinorum", lo storpiamento di qualche forma rituale della messa latina tridentina, in vigore fino al Concilio Vaticano II (1969), dove l'uso del latino, non compreso il più delle volte dai fedeli, portava appunto a degli inevitabili "adattamenti". Mia madre mi raccontava del salmo che recita "Domine ad adiuvandum me festina!" ("Signore, vieni presto in mio aiuto!") che nelle preghiere delle bigotte diventava "Domine adiuvandum mea testina!", portandosi la mano al capo...
Quanto alle "secche di Ebole", credo proprio che Matteo Salvatore si riferisse a "Cristo si è fermato ad Eboli", il famoso romanzo storico autobiografico che Carlo Levi scrisse durante la seconda guerra mondiale. Eboli diventa Ebole, perchè in dialetto campano il nome del paese è Jevule.
Saluti.
Bernart Bartleby 30/11/2018 - 14:44
Grazie molto Bernart,
Sono passato a vedere se c'era qualcuno che mi aveva risposto, senza però avere grandi speranze e invece con grande sorpresa ...
Credo che non sarei mai riuscito ad avere delle informazioni così esaustive, neanche se fossi stato un'intera settimana su internet !
Devo aggiungere che non ho letto il romanzo di Levi che hai citato, anche se ne ho sentito più volte parlare. Chissà che un giorno o l'altro non abbia l'occasione di leggerlo.
Grazie ancora Bernart.
Sergio.
Sono passato a vedere se c'era qualcuno che mi aveva risposto, senza però avere grandi speranze e invece con grande sorpresa ...
Credo che non sarei mai riuscito ad avere delle informazioni così esaustive, neanche se fossi stato un'intera settimana su internet !
Devo aggiungere che non ho letto il romanzo di Levi che hai citato, anche se ne ho sentito più volte parlare. Chissà che un giorno o l'altro non abbia l'occasione di leggerlo.
Grazie ancora Bernart.
Sergio.
Sergio Corridori 13/12/2018 - 21:37
Chanson italienne (Pugliese Foggiano) – Sempre poveri – Matteo Salvatore – 1970 (?)
Dialogue Maïeutique
Comme à l’ordinaire, commence Marco Valdo M.I., je te convie à un dialogue à propos de cette chanson et ce dialogue, cette conversation a comme objet la « maïeutique », c’est-à-dire l’aide à la mise au jour du sens, de la signification ; une mise au jour particulièrement utile quand il s’agit de saisir le flux de pensées, d’idées, etc. que véhicule la chanson. Cette clarification, cette élucidation est nécessitée par le fait que la chanson est porteuse de poésie.
De fait, dit Lucien l’âne, les mots de la chanson ne s’entendent pas comme ceux d’un manuel scolaire, d’une notice d’utilisation, d’un traité scientifique, d’un énoncé mathématique, et ainsi de suite. La chanson parle autrement, elle use d’une autre langue, radicalement.
Tu ne penses pas si bien dire, Lucien l’âne mon ami.... (continuer)
Dialogue Maïeutique
Comme à l’ordinaire, commence Marco Valdo M.I., je te convie à un dialogue à propos de cette chanson et ce dialogue, cette conversation a comme objet la « maïeutique », c’est-à-dire l’aide à la mise au jour du sens, de la signification ; une mise au jour particulièrement utile quand il s’agit de saisir le flux de pensées, d’idées, etc. que véhicule la chanson. Cette clarification, cette élucidation est nécessitée par le fait que la chanson est porteuse de poésie.
De fait, dit Lucien l’âne, les mots de la chanson ne s’entendent pas comme ceux d’un manuel scolaire, d’une notice d’utilisation, d’un traité scientifique, d’un énoncé mathématique, et ainsi de suite. La chanson parle autrement, elle use d’une autre langue, radicalement.
Tu ne penses pas si bien dire, Lucien l’âne mon ami.... (continuer)
PAUVRES TOUJOURS
(continuer)
(continuer)
envoyé par Marco Valdo M.I. 17/12/2018 - 17:26
U sol'o fatte russ'
anonyme
[Inizio 900]
Registrazioni di Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero e Alberto Vasciaveo, raccolte nel territorio della Puglia Settentrionale (Capitanata e Minervino Murge in particolare) dal 1976 al 1979 e selezionate dai nastri magnetici originali da Giovanni Rinaldi.
Dall’Archivio Sonoro della Puglia
Poi in “La memoria che resta. Vita quotidiana mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia”, degli stessi Rinaldi e Sobrero, 1981 (ripubblicato nel 2004)
La registrazione è inclusa nel disco “Il sole si è fatto rosso. Giuseppe Di Vittorio”, a cura di M. L. Betri e F. Coggiola, pubblicato nel 1978 da I Dischi del Sole.
Per molti anni negli studi di etnomusicologia italiani si è ritenuto che il Mezzogiorno fosse rimasto impermeabile alla diffusione di canti sociali e politici di estrazione colta (nei testi e nelle melodie). Si è ritenuto, a torto, che nelle regioni settentrionali fosse... (continuer)
Registrazioni di Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero e Alberto Vasciaveo, raccolte nel territorio della Puglia Settentrionale (Capitanata e Minervino Murge in particolare) dal 1976 al 1979 e selezionate dai nastri magnetici originali da Giovanni Rinaldi.
Dall’Archivio Sonoro della Puglia
Poi in “La memoria che resta. Vita quotidiana mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia”, degli stessi Rinaldi e Sobrero, 1981 (ripubblicato nel 2004)
La registrazione è inclusa nel disco “Il sole si è fatto rosso. Giuseppe Di Vittorio”, a cura di M. L. Betri e F. Coggiola, pubblicato nel 1978 da I Dischi del Sole.
Per molti anni negli studi di etnomusicologia italiani si è ritenuto che il Mezzogiorno fosse rimasto impermeabile alla diffusione di canti sociali e politici di estrazione colta (nei testi e nelle melodie). Si è ritenuto, a torto, che nelle regioni settentrionali fosse... (continuer)
U sol'o fatte russ'
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 19/10/2017 - 15:01
Il lamento dei mendicanti
[1966]
Album “Il lamento dei mendicanti”, I Dischi del Sole
Interpretata anche da Vinicio Capossela ed Enzo Avitabile.
Album “Il lamento dei mendicanti”, I Dischi del Sole
Interpretata anche da Vinicio Capossela ed Enzo Avitabile.
Facite l'alamosena a 'sti pezzente
(continuer)
(continuer)
envoyé par Dead End 19/3/2013 - 11:36
La versione di Vinicio Capossela da “Le canzoni della Cupa”.
IL LAMENTO DEI MENDICANTI
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 29/3/2017 - 09:43
Inno della Repubblica
[1967]
Album :“Il lamento dei mendicanti”
Non so esattamente quando Matteo Salvatore abbia composto questa canzone, probabilmente negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra. Ma si riferirebbe agli anni 10 o 20 quando suo padre e Di Vittorio si conobbero nel carcere di Lucera frequentato dal primo per miseria e dal secondo perché sindacalista rivoluzionario e socialista…
In ogni caso, propongo senz’altro questo inno al posto dell’orrido “Fratelli d’Italia”…
“Risale alla giovinezza di Matteo questa canzone. Una giovinezza difficile, il padre facchino, la madre chiede l’elemosina nei paesi vicini. A casa ‘Zicozico’ (così venivano soprannominati i Salvatore ad Apricena), si muore persino di malnutrizione (triste destino capitato a una sorella di Matteo).
E in questi anni il padre va in galera. Viene messo in cella con Giuseppe Di Vittorio [che era di Cerignola], poi divenuto... (continuer)
Album :“Il lamento dei mendicanti”
Non so esattamente quando Matteo Salvatore abbia composto questa canzone, probabilmente negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra. Ma si riferirebbe agli anni 10 o 20 quando suo padre e Di Vittorio si conobbero nel carcere di Lucera frequentato dal primo per miseria e dal secondo perché sindacalista rivoluzionario e socialista…
In ogni caso, propongo senz’altro questo inno al posto dell’orrido “Fratelli d’Italia”…
“Risale alla giovinezza di Matteo questa canzone. Una giovinezza difficile, il padre facchino, la madre chiede l’elemosina nei paesi vicini. A casa ‘Zicozico’ (così venivano soprannominati i Salvatore ad Apricena), si muore persino di malnutrizione (triste destino capitato a una sorella di Matteo).
E in questi anni il padre va in galera. Viene messo in cella con Giuseppe Di Vittorio [che era di Cerignola], poi divenuto... (continuer)
Fratelli tutti uniti, facciamo l’Italia nuova
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 13/7/2011 - 15:17
Parcours:
Hymnes et contre-hymnes
Caro Bartleby, a integrazione del tuo intervento, vorrei dirti che la canzone in questione (il cui titolo originale è "Evviva la Repubblica")non è stata composta da Matteo bensì da suo padre nelle circostanze da te sopra illustrate. Matteo ha riferito che il genitore fu arrestato dagli alleati per avere forzato il lucchetto della casa del popolo di Apricena assieme ad altri compagni, loro l'avevano sovvenzionata con un soldo ciascuno e si sentirono in diritto di compiere quell'azione ritenuta illegale. Dato che come Matteo, a maggior ragione il padre era analfabeta, il testo fu dettato ad un altro detenuto che sapeva scrivere.
Flavio Poltronieri 15/11/2015 - 20:39
La siccità
[1970?]
Parole e musica di Matteo Salvatore.
In almeno tre dischi del poeta, a cominciare da “Le Puglie di Matteo Salvatore” del 1970
Testo trovato su Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese, di Maria Luisa Scippa, in Archivio storico pugliese dell’emeroteca provinciale di Brindisi (1991)
Un bracciante scambia un anno di lavoro per ottenere cinque ettari di terra. Ottenuta la terra arriva la siccità. La sua fidanzata muore. Con il caldo nemmeno una lacrima bagna la terra. La siccità è più amara della guerra.
(Introduzione ad un concerto di Matteo Salvatore con Otello Profazio, 1975. Registrazione contenuta nell’Archivio Sonoro della Puglia)
Parole e musica di Matteo Salvatore.
In almeno tre dischi del poeta, a cominciare da “Le Puglie di Matteo Salvatore” del 1970
Testo trovato su Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese, di Maria Luisa Scippa, in Archivio storico pugliese dell’emeroteca provinciale di Brindisi (1991)
Un bracciante scambia un anno di lavoro per ottenere cinque ettari di terra. Ottenuta la terra arriva la siccità. La sua fidanzata muore. Con il caldo nemmeno una lacrima bagna la terra. La siccità è più amara della guerra.
(Introduzione ad un concerto di Matteo Salvatore con Otello Profazio, 1975. Registrazione contenuta nell’Archivio Sonoro della Puglia)
Tutte la fatijā miā ji l’ē pperdute
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 26/10/2015 - 11:55
D'après la traduction italienne de Maria Luisa Scippa.
d'une chanson pugliese (italienne) – La siccità – Matteo Salvatore – 1970
Je l'avais déjà traduite une fois Italia minore, mais cette version-ci est bien meilleure.
Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
d'une chanson pugliese (italienne) – La siccità – Matteo Salvatore – 1970
Je l'avais déjà traduite une fois Italia minore, mais cette version-ci est bien meilleure.
Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
LA SÉCHERESSE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Marco Valdo M.I. 26/10/2015 - 17:59
Ma pensa te, Marco Valdo, l'avevo già contribuita - e quindi l'avevo già trascritta, mannaggia a me la fatica che ho fatta! - e tu l'avevi già tradotta, ma non aveva mai acquistato dignità di CCG autonoma... Meglio così.
Grazie
Un abbraccio
Grazie
Un abbraccio
Bernart Bartleby 26/10/2015 - 20:28
I due fannulloni
[1966]
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nel disco “Il lamento dei mendicanti” pubblicato da I Dischi del Sole nel 1966
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nel disco “Il lamento dei mendicanti” pubblicato da I Dischi del Sole nel 1966
Hitler i Mussolini
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 24/10/2015 - 22:47
Lu core tosto
[1978]
Parole e musica di Matteo Salvatore
“[Nei concerti] La ballata di Teresina era spesso preceduta, come se fungesse da glossa introduttiva, da un altro brano, Lu core tosto, [...] [Matteo Salvatore introduceva il pezzo con un’invettiva/riflessione], accompagnandosi sull’arpeggio degli accordi che compongono il giro sul quale poi eseguiva il testo vero e proprio.
La voce viene modulata a diversi livelli: Matteo Salvatore si adira, si indigna, mette fuori il suo livore anche col turpiloquio, poi passa all’irrisione e allo sberleffo del latino maccheronico di formule liturgiche; infine diventa pacato e lirico nello scolpire duramente lo stato delle cose. I poveri e la Legge sono ancora due mondi che non riescono a toccarsi, problema atavico la cui soluzione sembra essere inaccessibile. L’ultima parte di questo discorso, quella meno estemporanea, la ritroviamo anche sul testo autobiografico... (continuer)
Parole e musica di Matteo Salvatore
“[Nei concerti] La ballata di Teresina era spesso preceduta, come se fungesse da glossa introduttiva, da un altro brano, Lu core tosto, [...] [Matteo Salvatore introduceva il pezzo con un’invettiva/riflessione], accompagnandosi sull’arpeggio degli accordi che compongono il giro sul quale poi eseguiva il testo vero e proprio.
La voce viene modulata a diversi livelli: Matteo Salvatore si adira, si indigna, mette fuori il suo livore anche col turpiloquio, poi passa all’irrisione e allo sberleffo del latino maccheronico di formule liturgiche; infine diventa pacato e lirico nello scolpire duramente lo stato delle cose. I poveri e la Legge sono ancora due mondi che non riescono a toccarsi, problema atavico la cui soluzione sembra essere inaccessibile. L’ultima parte di questo discorso, quella meno estemporanea, la ritroviamo anche sul testo autobiografico... (continuer)
Lu core tosto, il cuore duro, lu core tosto, quando il cuore è duro è terribile, non si può cambiare, non si può fare il trapianto, niente, nemmeno Bernac, Bernacchia, Bernabé, quillu cazzo di professore americano come cazzo si chiama? Ji nu sacce chiamà… nemmeno lui lo può cambiare perché è troppo tosto. Se lo butti davanti alla porta nemmeno i cani te lo vogliono mangiare.
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 24/10/2015 - 21:54
Padroni e bestie ('O Ciuccio)
Per chi non lo sapesse, i versi "Chi more, more / chi campa, campa / e nu piatto de maccaruni co la carne" sono una citazione/omaggio al maestro Matteo Salvatore.
Bernart Bartleby 5/10/2015 - 23:29
Matteo Salvatore: Le chiacchiere d’lu paese (Rapatatumpa)
[196?]
Parole e musica di Matteo Salvatore, da massime della tradizione popolare pugliese
In un 45 giri degli anni 60
Credo che la migliore e la più fedele trascrizione di questo brano sia reperibile su questo sito… brasiliano, e con relativa traduzione in portoghese! Grazie al professore Jorge Stolfi dell’Università di Campinas, São Paulo.
Stimolato da un recente intervento di Flavio Poltronieri, mi permetto di contribuire questo splendido brano come Extra, benchè per alcune strofe penso meriterebbe un inserimento come CCG a tutti gli effetti.
Una versione contenente non tutte ma la maggior parte delle strofe riportate è quella che Matteo Salvatore cantò nella sua – credo - ultima esibizione in pubblico nel 2004 al Teatro Ariston di Foggia, accompagnato da Vinicio Capossela e Teresa De Sio.
Parole e musica di Matteo Salvatore, da massime della tradizione popolare pugliese
In un 45 giri degli anni 60
Credo che la migliore e la più fedele trascrizione di questo brano sia reperibile su questo sito… brasiliano, e con relativa traduzione in portoghese! Grazie al professore Jorge Stolfi dell’Università di Campinas, São Paulo.
Stimolato da un recente intervento di Flavio Poltronieri, mi permetto di contribuire questo splendido brano come Extra, benchè per alcune strofe penso meriterebbe un inserimento come CCG a tutti gli effetti.
Una versione contenente non tutte ma la maggior parte delle strofe riportate è quella che Matteo Salvatore cantò nella sua – credo - ultima esibizione in pubblico nel 2004 al Teatro Ariston di Foggia, accompagnato da Vinicio Capossela e Teresa De Sio.
Rapatatumpa, tumpa, tumpa
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 5/10/2015 - 14:08
Traduzione portoghese di Jorge Stolfi, professore d’informatica all’Università di Campinas, São Paulo, Brasile.
AS CONVERSAS DO VILAREJO
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 5/10/2015 - 14:36
Caro Bernart a integrazione del tuo prezioso contributo vorrei aggiungere che Matteo solitamente titolava questo brano "Proverbi paesani" e che esso è attribuito anche a Otello Profazio.
".......mamma, mamma son lunghe le ore, la disoccupazione, il sole cocente, la fame, la sedia sfondata, mamma, mamma son lunghe le ore....."(dal vivo a Il Concertone 27 dicembre 1978)
".......mamma, mamma son lunghe le ore, la disoccupazione, il sole cocente, la fame, la sedia sfondata, mamma, mamma son lunghe le ore....."(dal vivo a Il Concertone 27 dicembre 1978)
Flavio Poltronieri 5/10/2015 - 19:49
Padrone mio
[1954]
Parole e musica di Matteo Salvatore
(Da una canzone popolare siciliana)
Interpretata, tra gli altri, da Auli Kokko in "Senza filtro" di Daniele Sepe
La canzone più famosa e celebrata di Matteo "Zicozico" Salvatore ha delle origini popolari: un canto probabilmente di provenienza siciliana (ma diffuso in tutto il sud). Ciononostante è stato Matteo Salvatore che lo ha reso famoso, e non ci sentiamo certamente di separarlo da lui pur rendendo brevemente conto della sua storia (la quale andrà comunque approfondita).
Fatta questa necessaria premessa, possiamo dire –quale che sia la sua origine- che Padrone mio è la canzone più attuale di questo orripilante "nuovo millennio". Nato in una terribile società contadina, dove un poverissimo bracciante è costretto a dire al padrone che preferisce essere picchiato a morte piuttosto che essere cacciato, dato che ha tre figli che vogliono mangiare... (continuer)
Parole e musica di Matteo Salvatore
(Da una canzone popolare siciliana)
Interpretata, tra gli altri, da Auli Kokko in "Senza filtro" di Daniele Sepe
La canzone più famosa e celebrata di Matteo "Zicozico" Salvatore ha delle origini popolari: un canto probabilmente di provenienza siciliana (ma diffuso in tutto il sud). Ciononostante è stato Matteo Salvatore che lo ha reso famoso, e non ci sentiamo certamente di separarlo da lui pur rendendo brevemente conto della sua storia (la quale andrà comunque approfondita).
Fatta questa necessaria premessa, possiamo dire –quale che sia la sua origine- che Padrone mio è la canzone più attuale di questo orripilante "nuovo millennio". Nato in una terribile società contadina, dove un poverissimo bracciante è costretto a dire al padrone che preferisce essere picchiato a morte piuttosto che essere cacciato, dato che ha tre figli che vogliono mangiare... (continuer)
Padronə miə, ti vogliə arrecchire,
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 8/12/2007 - 03:24
Il canto popolare "Padrone mio ti voglio arrecchire" nel testo così come riportato da Wikisource. E' categorizzato come "Canti popolari dalla Campania", ma il dialetto in cui scritto è, almeno nella seconda strofa, sicuramente siciliano.
Padrone mio te voglio arrecchire
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 8/12/2007 - 03:35
8 décembre 2007
MON MAÎTRE JE VEUX T'ENRICHIR
(continuer)
(continuer)
Poi in “La memoria che resta. Vita quotidiana mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia”, degli stessi Rinaldi e Sobrero, 1981 (ripubblicato nel 2004)
Testo trovato sull’Archivio sonoro della Puglia
Testo trovato sull’Archivio sonoro della Puglia
PADRONE MIJ TE VOGLIE ARRICCHÌ
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 30/9/2015 - 11:35
Versione campana raccolta da Franco Coggiola a Vercelli nel 1969 dalle voci di alcune mondine provenienti dal salernitano.
Testo trovato sull’Archivio sonoro della Puglia
PADRONE MIO TE VOGLIO ARRECCHIRE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 30/9/2015 - 11:40
Nostalgie di un emigrante
[1973]
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nel disco “Le quattro stagioni del Gargano: Autunno (Pe’ nu cacchio d’uva)”, con Adriana Doriani (corista ed amante di Matteo Salvatore, il quale fu accusato della sua morte, avvenuta nel 1973, e scagionato solo 4 anni più tardi)
Testo trovato su Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese, di Maria Luisa Scippa, in Archivio storico pugliese dell’emeroteca provinciale di Brindisi (1991)
Parole e musica di Matteo Salvatore
Nel disco “Le quattro stagioni del Gargano: Autunno (Pe’ nu cacchio d’uva)”, con Adriana Doriani (corista ed amante di Matteo Salvatore, il quale fu accusato della sua morte, avvenuta nel 1973, e scagionato solo 4 anni più tardi)
Testo trovato su Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese, di Maria Luisa Scippa, in Archivio storico pugliese dell’emeroteca provinciale di Brindisi (1991)
Guagljṓ guagljṓ statte bbṓne statte bbṓne,
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 29/9/2015 - 13:06
Tuppe tuppe a llu pòrtóna
[1963]
Album “Storie e melodie d’amore del sud”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
“Una giovinetta, spinta dalla miseria, bussa timidamente alla porta del ricco signore per offrirgli i suoi servigi; dopo alcuni giorni, il padrone, adocchiata la fresca bellezza dell'adolescente, tenta di approfittarne….”
Storia di ordinaria sopraffazione nella “guerra dei 1000 anni che i ricchi fanno contro i poveri”.
Album “Storie e melodie d’amore del sud”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
“Una giovinetta, spinta dalla miseria, bussa timidamente alla porta del ricco signore per offrirgli i suoi servigi; dopo alcuni giorni, il padrone, adocchiata la fresca bellezza dell'adolescente, tenta di approfittarne….”
Storia di ordinaria sopraffazione nella “guerra dei 1000 anni che i ricchi fanno contro i poveri”.
Tuppe tuppe a llu pòrtóna
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 15:00
Chanson pugliaise (Foggiane) – Tuppe tuppe a llu pòrtóna – Matteo Salvatore – 1963
d'après la version italienne de Maria Luisa Scippa.
« Une jeune fille, poussée par la misère, frappe timidement à la porte d'un riche personnage pour lui offrir ses services ; après quelques jours, le patron, reluque la fraîche beauté de l'adolescente et tente d'en profiter... Mais... »
Histoire ordinaire de l'abus dans la Guerre de Cent Mille Ans que les riches font aux pauvres...
Pour accroître leurs richesses, étendre leur domination, assouvir leurs caprices...
En somme, pour le pauvre, le destin est : « Marche ou crève ! », dit Lucien l'âne. Cela dit, il me semble que tu as traduit différemment deux vers exactement semblables dans le texte italien, quand tu dis :
« Avant que ne me mange le prédateur
Mieux vaut que je meure.
Avant que ne me mange le prédateur
Mieux vaut qu'il meure. »
Oh, oh, Lucien... (continuer)
d'après la version italienne de Maria Luisa Scippa.
« Une jeune fille, poussée par la misère, frappe timidement à la porte d'un riche personnage pour lui offrir ses services ; après quelques jours, le patron, reluque la fraîche beauté de l'adolescente et tente d'en profiter... Mais... »
Histoire ordinaire de l'abus dans la Guerre de Cent Mille Ans que les riches font aux pauvres...
Pour accroître leurs richesses, étendre leur domination, assouvir leurs caprices...
En somme, pour le pauvre, le destin est : « Marche ou crève ! », dit Lucien l'âne. Cela dit, il me semble que tu as traduit différemment deux vers exactement semblables dans le texte italien, quand tu dis :
« Avant que ne me mange le prédateur
Mieux vaut que je meure.
Avant que ne me mange le prédateur
Mieux vaut qu'il meure. »
Oh, oh, Lucien... (continuer)
TOC TOC À LA PORTE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Marco Valdo M.I. 22/7/2011 - 10:54
Mórte a llu pajèse
[1972]
Da “Autunno. Pe’ nu cacchio d’uva”, terzo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Questa canzone racconta dell’atroce fine di una donna che nel periodo fascista fu accusata di aver ucciso il proprio padrone, un ricco proprietario. La stessa, per ordine del podestà, verrà crudelmente crocifissa ad un albero.
Un fatto di cronaca che è anche una terribile denuncia della ferocia dei padroni e dei fascisti ma anche della necessaria quanto costosa ribellione degli sfruttati…
Da “Autunno. Pe’ nu cacchio d’uva”, terzo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Questa canzone racconta dell’atroce fine di una donna che nel periodo fascista fu accusata di aver ucciso il proprio padrone, un ricco proprietario. La stessa, per ordine del podestà, verrà crudelmente crocifissa ad un albero.
Un fatto di cronaca che è anche una terribile denuncia della ferocia dei padroni e dei fascisti ma anche della necessaria quanto costosa ribellione degli sfruttati…
Nè fatte néntë ji ne ll’è ccise à lu patróne
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 14:07
Chanson pugliaise (Foggiane) -Mòrte a llu pajèse – Matteo Salvatore – 1972
d'après la version italienne de Maria Luisa Scippa.
Cette chanson raconte la fin atroce d'une femme qui durant la période fasciste, fut accusée d'avoir tué son patron, un riche propriétaire. Elle fut, par ordre du podestat [le maire fasciste, généralement chef local du parti fasciste], crucifiée sur un arbre.
Un fait-divers qui est une terrible dénonciation de la férocité des patrons et des fascistes, mais aussi de la nécessaire bien que souvent coûteuse rébellion des opprimés...
Juste deux ou trois questions que je me pose, dit Lucien l'âne. Quel est donc le village qui a vécu cette barbarie, qui était cette femme, pourquoi l'a-t-on tuée, pour protéger qui ? Et qui était ce maire, ce podestat – est-il resté maire après la guerre et quels étaient les exécuteurs de cette femme ? Quel fut leur destin ? Les a-t-on... (continuer)
d'après la version italienne de Maria Luisa Scippa.
Cette chanson raconte la fin atroce d'une femme qui durant la période fasciste, fut accusée d'avoir tué son patron, un riche propriétaire. Elle fut, par ordre du podestat [le maire fasciste, généralement chef local du parti fasciste], crucifiée sur un arbre.
Un fait-divers qui est une terrible dénonciation de la férocité des patrons et des fascistes, mais aussi de la nécessaire bien que souvent coûteuse rébellion des opprimés...
Juste deux ou trois questions que je me pose, dit Lucien l'âne. Quel est donc le village qui a vécu cette barbarie, qui était cette femme, pourquoi l'a-t-on tuée, pour protéger qui ? Et qui était ce maire, ce podestat – est-il resté maire après la guerre et quels étaient les exécuteurs de cette femme ? Quel fut leur destin ? Les a-t-on... (continuer)
MORT AU VILLAGE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Marco Valdo M.I. 21/7/2011 - 15:46
W la guerra
[1956]
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: La Passione Secondo Matteo [2007]
Una canzone ironicissima che non inneggia certo alla guerra, tutt'altro.. Una antiwar song dell'ultimo dopoguerra, forse dimenticata, recuperata nell'ultima compilation di Matteo Salvatore (pubblicata postuma) "La Passione Secondo Matteo"..
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: La Passione Secondo Matteo [2007]
Una canzone ironicissima che non inneggia certo alla guerra, tutt'altro.. Una antiwar song dell'ultimo dopoguerra, forse dimenticata, recuperata nell'ultima compilation di Matteo Salvatore (pubblicata postuma) "La Passione Secondo Matteo"..
"Viva la guerra! Viva la guerra, che è sempre bbona !"
(continuer)
(continuer)
envoyé par giorgio 14/7/2011 - 08:25
Chanson italienne (Pugliese Foggiano) – W la guerra – Matteo Salvatore – 1956
«Tu connais, mon ami Lucien l'âne, de ces gens qui disent à tout bout de champ ou à tout bout de chant : « Rien de tel qu'une bonne guerre ! »... Ceux-là ne font pas toujours dans le second degré, ils en seraient pour la plupart restés à la Deuxième Guerre, mondiale. Et donc, pour ceux-là, je te dirai que cette chanson, teintée d'ironie, est bien une chanson contre la guerre. Il m'est arrivé souvent de dire moi aussi : « Ah, monsieur ! Rien de tel qu'une bonne guerre ! », allant ainsi – sans pour autant mettre des points d'ironie, ni même des points d'exclamation – dans le sens des propos bellicistes de mon interlocuteur et en y rajoutant une couche; il m'arrive parfois d'en mettre plusieurs. « Les jeunes de maintenant, on devrait les envoyer là-bas... Je ne sais pas où, en Irak, en Afghanistan, au Congo, en Somalie,... (continuer)
«Tu connais, mon ami Lucien l'âne, de ces gens qui disent à tout bout de champ ou à tout bout de chant : « Rien de tel qu'une bonne guerre ! »... Ceux-là ne font pas toujours dans le second degré, ils en seraient pour la plupart restés à la Deuxième Guerre, mondiale. Et donc, pour ceux-là, je te dirai que cette chanson, teintée d'ironie, est bien une chanson contre la guerre. Il m'est arrivé souvent de dire moi aussi : « Ah, monsieur ! Rien de tel qu'une bonne guerre ! », allant ainsi – sans pour autant mettre des points d'ironie, ni même des points d'exclamation – dans le sens des propos bellicistes de mon interlocuteur et en y rajoutant une couche; il m'arrive parfois d'en mettre plusieurs. « Les jeunes de maintenant, on devrait les envoyer là-bas... Je ne sais pas où, en Irak, en Afghanistan, au Congo, en Somalie,... (continuer)
VIVE LA GUERRE
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envoyé par Marco Valdo M.I. 19/7/2011 - 21:02
Miseria, miseria, disoccupazione
Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Ancora il problema del bisogno primario non ancora risolto (anzi, oggi ritornato prepotentemente "di moda"): .."Comu l'a'm''a cumbina' ?!.."
Ancora il problema del bisogno primario non ancora risolto (anzi, oggi ritornato prepotentemente "di moda"): .."Comu l'a'm''a cumbina' ?!.."
Miseria, miseria, disoccupazione
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envoyé par giorgio 16/7/2011 - 20:34
Il bando del Comune
[1972]
Da “Autunno. Pe’ nu cacchio d’uva”, terzo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Geniale presa per il culo di tutto lo stuolo delle autorità che affliggono il popolo (ed il riferimento è ancora una volta al periodo fascista), dal podestà fino al capo-spazzino passando per i gendarmi, il cui capo è definito con un voluto sagace lapsus prima “assessore” e poi “assassino”.
Da “Autunno. Pe’ nu cacchio d’uva”, terzo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Geniale presa per il culo di tutto lo stuolo delle autorità che affliggono il popolo (ed il riferimento è ancora una volta al periodo fascista), dal podestà fino al capo-spazzino passando per i gendarmi, il cui capo è definito con un voluto sagace lapsus prima “assessore” e poi “assassino”.
Popolo dë lu pajésë
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envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 15:47
Il bando della carne
[1972]
Da “Primavera: lu gregge, lu pastore e la campagna”, primo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Da “Primavera: lu gregge, lu pastore e la campagna”, primo disco della quadrilogia “Le quattro stagioni del Gargano”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Popolo dë lu pajésë sentite, sentite, sentite.
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envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 15:29
Mezza vèrzúre de févë
[1970]
Da “Le Puglie di Matteo Salvatore”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Che buono il padrone che ci lascia raccogliere le fave!
Le fave, la carne dei poveri…
Le fave, anticamente legate al culto dei morti….
Le fave, il cibo dei morti di fame.
Da “Le Puglie di Matteo Salvatore”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Che buono il padrone che ci lascia raccogliere le fave!
Le fave, la carne dei poveri…
Le fave, anticamente legate al culto dei morti….
Le fave, il cibo dei morti di fame.
Scjuppémë mezza vèrzúre de févë
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envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 14:33
Lu soprastante
[1971]
Dall’album “Le mie Puglie”, con Adriana Doriani.
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Adriana Doriani fu la sua compagna e nel 1973 Matteo Salvatore fu accusato di averla uccisa. Innocente, fu comunque condannato e si fece alcuni anni di carcere prima che, grazie all’interessamento di Renzo Arbore, Mariangela Melato ed altri artisti che gli pagarono un avvocato capace, il processo venisse riaperto e revisionato.
Dall’album “Le mie Puglie”, con Adriana Doriani.
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Adriana Doriani fu la sua compagna e nel 1973 Matteo Salvatore fu accusato di averla uccisa. Innocente, fu comunque condannato e si fece alcuni anni di carcere prima che, grazie all’interessamento di Renzo Arbore, Mariangela Melato ed altri artisti che gli pagarono un avvocato capace, il processo venisse riaperto e revisionato.
Gente, io ci sono stato nei campi di grano a mietere sotto lo sguardo vigile del sorvegliante, sotto il sole cocente, curvo dall’alba al tramonto e lì a due passi la fiasca dell’acqua fresca sotto i covoni e non potermi dissetare. No, qui non si può bere, non si può parlare, si deve solo lavorare, lavorare, lavorare, chi non lo farà verrà licenziato, credetemi io ci sono stato.
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envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 13:39
Le trè frustétë de lu patróne
[1967]
Dall’album “Il lamento dei mendicanti”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Dall’album “Il lamento dei mendicanti”
Testo trovato e trascritto da ”Canto tradizionale e cantautori popolari. Un esempio pugliese”, di Maria Luisa Scippa, Archivio Storico Pugliese, Provincia di Brindisi, 1991.
Quanno lu sólë jè fatte ròscje
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envoyé par Bartleby 14/7/2011 - 13:08
Italia minore
[2007]
Album “Sponda sud”
Canzone dedicata a Matteo Salvatore (1925-2005), foggiano, compositore e cantante di musica popolare, quello di cui Italo Calvino ebbe a dire: “Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare”.
"Questione meridionale", "terroni": da sempre veniamo chiamati in causa con queste due paroline. Periodicamente alcuni soloni del mondo politico o della classe intellettuale (ovviamente settentrionale) si affannano a proporre le loro geniali trovate per risolvere questo "problema", come se gliene importasse davvero. Sono anni che parole come federalismo fiscale o cassa-banca (casciabancu sarebbe più appropriato) del Mezzogiorno sono sulla bocca di politici di qualsiasi colore e fazione. Il tutto viene poi infarcito da una dilagante ignoranza: ignoranza del fatto che la "questione meridionale" è nata proprio con l'unità d'Italia, circa 150 anni fa.
Ora,... (continuer)
Album “Sponda sud”
Canzone dedicata a Matteo Salvatore (1925-2005), foggiano, compositore e cantante di musica popolare, quello di cui Italo Calvino ebbe a dire: “Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare”.
"Questione meridionale", "terroni": da sempre veniamo chiamati in causa con queste due paroline. Periodicamente alcuni soloni del mondo politico o della classe intellettuale (ovviamente settentrionale) si affannano a proporre le loro geniali trovate per risolvere questo "problema", come se gliene importasse davvero. Sono anni che parole come federalismo fiscale o cassa-banca (casciabancu sarebbe più appropriato) del Mezzogiorno sono sulla bocca di politici di qualsiasi colore e fazione. Il tutto viene poi infarcito da una dilagante ignoranza: ignoranza del fatto che la "questione meridionale" è nata proprio con l'unità d'Italia, circa 150 anni fa.
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Spiavo ‘n cielo chissà chiuvesse
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envoyé par Bartleby 13/7/2011 - 14:10
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Scritta e cantata da Matteo Salvatore
Album: Lamenti di mendicanti
"Mio padre era zappatore, la nostra era una delle più povere famiglie del paese... si moriva di fame. A otto anni ho fatto il garzone di cantina, poi il banditore del Comune, il facchino, vendevo anche pane.. Solo nel periodo della vendemmia, della mietitura e della raccolta delle olive si guadagnava qualche soldo. Tutto il resto dell'anno si moriva di fame..
Impossibile che situazioni tanto critiche non provocassero la denuncia del trattamento disumano da parte dei padroni, e della sofferenza e durezza del lavoro:
"Nelle campagne eravamo sfruttati dai guardiani del padrone, che erano i cani da guardia del padrone. All'età di 14 anni è morta mia sorella perché mio padre non riusciva a procurarci da mangiare. Allora imparai a suonare la chitarra da un cieco del paese, Vincenzo Pizzicoli, e per quindici anni lo... (continuer)