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Η λιόστρα

Vicky Moscholiou / Βίκυ Μοσχολιού
Langue: grec moderne


Vicky Moscholiou / Βίκυ Μοσχολιού

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I lióstra
[1974]
Στίχοι: Νίκος Γκάτσος
Μουσική: Σταύρος Ξαρχάκος
Πρώτη εκτέλεση: Βίκυ Μοσχολιού
Από: Νῦν καὶ ἀεί
Testo di Nikos Gatsos
Musica di Stavros Xarchakos
Prima interprete: Vicky Moscholiou
Da: Νῦν καὶ ἀεί ("Nunc et semper")


nynkai


Una canzone, questa su versi di Gatsos e musica di Xarchakos, dal titolo notevolmente "misterioso"; Gatsos, al pari del cretese Kazantzakis, è noto per essere un titanico creatore di vocaboli, cosa che peraltro la lingua greca permette con grande facilità (uno studio del "greco idiolettico" occuperebbe volumi interi). In breve: che cosa significa λιόστρα? Il termine è sconosciuto agli stessi greci, e pare che nessuno si sia premurato di chiedere a Nikos Gatsos, finché era in vita, che cosa significasse. E' comunque "non di fuori" che la parola abbia a che fare con un'aferesi di ήλιος "sole", abbastanza comune, munita di un suffisso strumentale. Ma si rimanda ai commenti per la discussione relativa. Nella traduzione è stata comunque accolta questa ipotesi dopo un primo momento in cui [gpt] aveva optato per un "crogiolo". (RV)
Η πέτρα πίνει το νερό
και το νερό την πέτρα
μα εσύ στο δύσκολο καιρό
το ριζικό σου μέτρα

Κι αν δεις σε γη και σ' ουρανό
να πνίγεται το δίκιο
πάμε κριτή παντοτεινό
το χέρι σου τ'αντρίκιο

Τότε θα βγούν στον Άδη σου
λουλούδια του Παράδεισου

Ο ήλιος πίνει τη φωτιά
και η φωτιά τον ήλιο
μα εσύ με αητίσια τη ματιά
κάμε τη γη βασίλειο

Κι αν δεις στου κόσμου την βουή
να τραγουδάει το αίμα
πάρε για λιόστρα τη ζωή
και σαν θεριό πολέμα

Τότε θα βγούν στον Άδη σου
λουλούδια του Παράδεισου

envoyé par Gian Piero Testa & CCG/AWS Staff - 11/5/2009 - 21:21




Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa

A lungo è stata "Il crogiolo", con un'ipotesi di cui è stato dato conto anche nei commenti greci al video YouTube; i medesimi commenti, però, forniscono altre chiavi di lettura che abbiamo ritenuto più convincenti. Ad una di esse ci siamo adattati. [CCG/AWS Staff]
CREATRICE DI SPLENDORE

La pietra beve l'acqua
e l'acqua la pietra
ma tu in questo tempo difficile
fa' i conti con la tua sorte

E se vedi in terra e in cielo
soffocato il buon diritto
rendi giudice perenne
il tuo nobile braccio

Spunteranno allora nel tuo Ade
fiori del Paradiso

Il sole beve il fuoco
e il fuoco il sole
ma tu con occhio di falco
fa' della terra un regno

E se vedi il mondo col suo frastuono
alzare inni al sangue
fa' che la vita crei splendore
e combatti come una belva

Spunteranno allora nel tuo Ade
fiori del Paradiso.

envoyé par Gian Piero Testa - 22/11/2009 - 22:57




Langue: français

Version française – CRÉATRICE DE SPLENDEUR – Marco Valdo M.I. – 2011
d'après la version italienne de Gian Piero Testa – IL CROGIOLO – 2011
Chanson grecque – H λιόστρα – Vicky Moscholiou / Βίκυ Μοσχολιού – 1974
Texte de Nikos Gatsos
Musique de Stavros Xarchakos
CRÉATRICE DE SPLENDEUR

La pierre boit l'eau
Et l'eau la pierre
Mais toi dans ces temps difficiles
Fais face à ton destin

Et si tu vois au ciel ou sur terre
Suffoquer le bon droit
Fais un juge permanent
De ton noble bras

Alors pousseront sur ton Hadès
Les fleurs du Paradis

Le soleil boit le feu
Et le feu le soleil
Mais toi, de ton oeil de faucon
Fais de la terre ton royaume

Et si tu entends le monde de son chahut
Élever des hymnes au sang
Fais que la vie crée splendeur
Et bats-toi comme une bête.

Alors pousseront sur ton Hadès
Les fleurs du Paradis.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 2/12/2011 - 16:00


Ti sei accorto Gian Piero che la tua traduzione e la tua interpretazione di λιόστρα sono riportate sul video YouTube greco? :-)

Riccardo Venturi - 29/11/2011 - 01:19


Ne sono contento: significa che questo sito ha anche visitatori greci. Significa anche che la parola λιόστρα non ha fatto ammattire solamente me, ma è misteriosa anche per gli indigeni. Io non so di quali lessici si servisse Nikos Gatsos. So, grazie a una nota all'edizione delle sue canzoni curata da Agathì Dimitrouka, che Gatsos rispettava l'ortografia monotonica della ΝΓΔ (Neoellinikì Grammatikì tis Dimotikìs, ed. 1941), ma che si riservava personali eccezioni in base a proprie considerazioni sulle etimologie, oltre che alle inevitabili licenze poetiche: posso dedurne che la stessa libertà si sia talora consentito anche in rapporto al lessico.
E' un po' che non mando niente al sito, ma sto per "licenziare" un contributo interessante. Forse già domani qualcuno degli admin (chi?) avrà da "lavorare".

Gian Piero Testa - 29/11/2011 - 09:29


C'è una cosa che mi ha colpito ultimamente e non so come non considerarla.

Nei commenti al video YouTube, qualcuno afferma che l'espressione η λιόστρα avrebbe a che fare con ήλιος, e che indicherebbe quindi lo "splendere del sole" o lo "splendore".

Poi ho trovato questa cosa in un dizionario malgascio online; il malgascio è la lingua del Madagascar.

In tale lingua, "lucentezza", "splendore", si dice liostra.

Gian Piero, sai mica se Gatsos è mai stato in Madagascar...?

Riccardo Venturi - 1/8/2012 - 01:18


Non mi sembra che Gatsos abbia fatto viaggi tanto esotici, come Seferis che durante la guerra arrivò fino nel Transvaal; ma senza scomodare il malgascio, mi sembra molto e molto interessante l'ipotesi di una aferesi di ἠλιος, che nel greco si incontra con una certa frequenza, specie in poesia. Ad es. Ritsos usa λιόγερμα in un testo che è in AWS, mi pare in Riomiossini, e λιόβολη (ημέρα) in una delle 18 canzoni della patria amara. Λιο- può essere anche aferesi di ελαιά, olivo, ma per questa via non si va lontani.
Se λιόστρα avesse a che fare con il sole, il senso se ne gioverebbe, combaciando con la consueta gnomica del poeta, il quale abitualmente indica il negativo, ma sempre associato a una speranza, a un futuro migliore, a una salvezza, eccetera :
prendi la vita come... 'na jurnata 'e sole
e combatti come una belva.

Io l'adotterei, questa soluzione. Ma lascio fare a te. Un abbraccio.

Gian Piero Testa - 1/8/2012 - 07:43


Insomma, malgascio o non malgascio, anche tu sposeresti l'ipotesi dello "splendore", della "lucentezza". Accettandola, stavo pensando a un paio di cose:

1) Se c'è un'aferesi di ήλιος, rimane quello -στρα che, se non erro, è un suffisso che indica uno strumento; sembrerebbe quasi qualcosa per fabbricare il sole, una "facitrice di sole" o qualcosa del genere.

2) Se ti può interessare, in Rete si trovano parecchie giumente di razza che si chiamano "Liostra": provare per credere. Non c'entra nulla, ma chissà!

Infine: ma possibile che, in sua vita, nessuno abbia mai chiesto a Gatsos che diavolo voleva dire...?

Riccardo Venturi - 1/8/2012 - 12:29


La pagina è stata un po' "riformata" (con adattamento delle traduzioni) con la nuova ipotesi della λιόστρα come "creatrice di splendore"; direi anch'io che ci stia meglio di un "crogiolo". Da rendere comunque conto che, sempre nei commenti greci al video YouTube, si parla anche di qualcosa che ha a che fare con l'ελαιοτριβείο (frantoio), ove il λιο- iniziale sarebbe un'aferesi di ελιά "olivo" o dell'antica radice dell' "olio" (έλαιο). Nel qual caso la λιόστρα potrebbe essere qualcosa tipo una "macina" o un "crivello" per separare la sansa; ma, come diceva perfettamente [gpt], si va da poche parti (a meno di un recondito senso figurato che poteva sapere solo l'autore). Possibile anche che λιόστρα sia un termine dialettale usato dall'àrcada Gatsos. Il mistero non è fugato, ma sembra comunque un po' meno fitto.

Riccardo Venturi - 1/8/2012 - 18:14


Συμφωνώ.

Gian Piero Testa - 2/8/2012 - 01:06


Così per fare, oggi m'è venuto di tornare alla "liostra" lasciata al suo misterioso destino il 2 agosto del 2012 con un laconico "συμφωνώ" ("sono d'accordo") di Gian Piero Testa. Purtroppo non gli posso più comunicare la possibile soluzione del mistero che ho trovato in questa pagina. Nella pagina in questione, che poi è il blog Ο Δύτης των Νιπτήρων (che significa qualcosa come "Sommozzatore/Palombaro nei Lavandini"), tra i commenti si discute un po' anche della λιόστρα e di che accidente voglia dire; da notare che i commentatori del blog devono avere fatto un salto anche su questa pagina, dato che parlano di "alcuni italiani che ne discutono" (e dove altro ne avranno discusso, degli italiani...?) e uno ne era pure "rimasto impressionato" (είχα εντυπωσιαστεί). Il titolare del blog, il "Palombaro dei Lavandini" insomma, dichiara di aver cercato in qualche opera di Nikos Sarandakos, e di aver trovato la seguente interpretazione: secondo il Sarandakos il termine deriverebbe da τζόστρα, o τζουστρία, che è l'italiano "giostra" nel senso di "torneo cavalleresco". Resta naturalmente da vedere se Gatsos abbia ripreso un termine esistente e usato da qualcuno, o se lo abbia creato lui; però, in questo significato, il testo avrebbe un senso ben preciso e assai plausibile:

Κι αν δεις στου κόσμου την βουή
να τραγουδάει το αίμα
πάρε για λιόστρα τη ζωή
και σαν θεριό πολέμα


"E se vedi il mondo col suo frastuono
alzare inni al sangue
prendi la vita come un torneo/come una giostra
e combatti come una belva"


I commentatori del blog greco si chiedono, naturalmente, come da τζόστρα si possa essere arrivati a λιόστρα, senza andare troppo per il sottile; ma avanzerei un'ipotesi. Qualora la parola fosse effettivamente esistente anche a livello locale, o arcaico, o storico, il λ- iniziale potrebbe tranquillamente essere l'articolo italiano "la": la giostra. Le "fusioni dell'articolo" sono abbastanza frequenti a livello popolare nel passaggio in altre lingue (lo spagnolo, ad esempio, è infarcito di termini arabi ripresi direttamente con l'articolo "al-", tipo alcázar, alguacil). Ipotizzare un *la(g)iostra, o direttamente *l'iostra non è affatto di fuori.

Farei riferimento anche al blog Materialismo sacro di Roberto Collasso, poeta e apologeta, che in un suo post del 9 gennaio 2016 si occupa proprio della "Liostra" basandosi molto su quanto qua scritto e riportando anche la traduzione di Gian Piero Testa presente su questa pagina, ma con leggere modifiche. In particolare, il blogger ha tenuto a mantenere inalterato il termine "liostra", facendo qualche considerazione sul fatto che le ipotesi, per quanto affascinanti, "lasciano il tempo che trovano". Rispettando naturalmente il suo punto di vista, non direi che cercare di interpretare un termine "lasci il tempo che trovi": si tratta di dare un senso ad una parola-chiave di un testo, e non è cosa da poco.

Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 22/6/2016 - 11:05


Carissimo, mi sono permesso di rispondere solo per chiarire l'equivoco sulle cose "che lasciano il tempo che trovano" (La vita è una giostra). Ti ringrazio per aver preso in considerazione il mio contributo, un saluto.

Roberto Collasso - 23/6/2016 - 19:11


Carissimo Roberto, ho letto la tua risposta che, debbo dirlo, mi ha fatto parecchio ma parecchio piacere anche perché mi sembra di intuire che te la cavicchi piuttosto bene col neogreco; la cosa avrebbe senz'altro fatto molto piacere anche a Gian Piero Testa, l'autore della traduzione della Liòstra, che purtroppo è scomparso il 28 novembre del 2014. Nell'attesa del tutto legittima della tua crescita (anche se, il sottoscritto, va detto, è da sempre fautore della decrescita), ti garantisco che, quando lo riterrai opportuno, una tua collaborazione qua dentro sarà oltremodo benvenuta. A proposito del tuo bell'intervento "La vita è una giostra", debbo onestamente dichiarare il mio punto di vista (del tutto particolare, ma promanante -com'è ovvio che sia- dalla mia esperienza e dalla mia formazione): per me il cosiddetto nonsense non esiste, tout court. L'assidua frequentazione del nonsense più classico mi ha, anzi, convinto che esso ha sempre un significato ben preciso, e assai spesso più "sensato" di tante altre cose. Il caso che cito sempre sono le "Fànfole" di Fosco Maraini, che quand'ero giovincello (tanti anni fa) mi spinsero addirittura a...incrementarle per conto mio. Il fatto è che il "nonsense" è basato comunque sulle strutture (fonetiche e morfosintattiche) di un dato linguaggio, e che la spinta alla creazione lessicale obbedisce comunque a meccanismi semantici sia pure personali. Il componimento di Gatsos non è comunque una "Fànfola" e nemmeno un limerick o qualcosa di Edward Lear; l'eventuale creazione linguistica si limita a una parola, e la cosa, in fondo, sta tutta qui. Sta, possibilmente, in un gioco che siamo chiamati a accettare o non accettare; accettandolo, si può giocare come uno vuole. Te lo dice uno come il sottoscritto, che da ragazzino ha inventato e tuttora coltiva una lingua sua personale (a proposito, le prime notizie sulle "Fànfole" le reperii sul famoso quanto scomparso libro "Le lingue inventate" di Alessandro Bausani, a sua volta inventore di una lingua infantile che lo ha accompagnato fino alla morte con tutta una sua evoluzione). Tutto, come vedi e come giustamente dici anche tu, va comunque verso il senso; il "nonsense", secondo me, è anzi una forma altissima di senso. Saluti cari e a risentirci spero presto!

(PS ripeto questo intervento anche come commento sul tuo blog)

Riccardo Venturi - 24/6/2016 - 00:52


Ti ringrazio molto, purtroppo il tuo commento sul mio blog non è arrivato (ogni tanto capita), perciò ti rispondo qui cercando di non divagare troppo.
Fa piacere anche a me ricordare il grande Gian Piero Testa e colgo l'occasione per dedicargli proprio una sua traduzione, Αθανασία dell'amato Gatsos.
Le tue idee sul nonsense sono condivisibili, non l'avevo mai pensato in quest'ottica: in effetti il famoso "markusko" di Bausani può essere buon esempio, dato che da quel che ricordo molte parole del suo idioma artificiale nacquero proprio attraverso deformazioni morfologiche e semantiche (come "olleb", il contrario di "bello", che poi diventa "lev"). E per quel che riguarda il nostro caso, "liostra" suona davvero come una parola greca (epperò pure malgascia*!).
Come ho detto, potrebbe essere utile a risolvere il mistero l'individuazione di qualche parola che si sia evoluta attraverso lo stesso processo di crasi (magari nell'opera stessa del Gatsos).
Sono sempre disponibile a collaborare col sito, ne riparleremo presto, a risentirci!

[* A proposito dell'"ipotesi malgascia", "liostra" è chiaramente arrivato in Madagascar dal francese "lustre" (a sua volta derivato dall'italiano). Anche questo potrebbe essere rivelatore.]

Roberto Collasso - 24/6/2016 - 09:19


Purtroppo, è abbastanza noto che con il mezzo informatico io ci devo avere leticato da piccolo; quindi è oltremodo probabile che la mancata ripetizione del commento sul tuo blog sia dovuta a un qualche mio errore. Fosse per me io ristabilirei un'arcaica corrispondenza a mano, o un carteggio come si diceva una volta. Ti rispondo quindi di nuovo qui, manifestando (me lo permetterai) il mio autentico entusiasmo, quasi simile all'esultanza del famoso telecronista calcistico islandese, per essermi imbattuto nella prima persona in quarant'anni che conosce "Le lingue inventate" di Bausani e il suo markuska. La parola "orgasmica" per il giovanissimo Bausani, come ricorderai senz'altro, fu il rovesciamento di "brutto": ottenne "otturb", che poi trasformò in turp, singolarmente simile all'italiano "turpe". Non posso a questo punto che dedicarti la famosa poesiola in markuska (o markusko, "simile ai tanka giapponesi", come scrisse il Bausani):

kulkuvni kul odikko
likni vo leţţil
enpakkenţska ñagour
ometr vo cipil


Alla finestra s'è spenta la luce
in cielo una piccola stella.
Un pianto che non capisce.
È morto un bambino.


Saluti e a presto!

Riccardo Venturi - 24/6/2016 - 18:51


Nikos Sarantakos - 30/6/2016 - 09:33




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