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Déserteur

Renaud
Langue: français


Renaud

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Una parodia (parodia?) de "Le déserteur" fatta da quello splendido ragazzaccio di Renaud nell'oramai lontano 1983, al tempo di quell'altrettanto splendido album chiamato "Morgane de toi" [RV].

morgane de toi

Renaud Deserteur


Ancora una menzione per Déserteur, mezzo omaggio, mezza parodia della famosissima canzone-capolavoro di Boris Vian; strutturata, come quella, in forma di risposta epistolare alla fatidica cartolina di chiamata, il testo è a più livelli demistificante: per il protagonista che, decisamente meno eroico del suo nobile predecessore, si è ritirato, per evitare il servizio militare, in una fattoria in Ardèche, e vive fabbricando collanine e coltivando erba con un gruppo di "alternativi", e quando "...i russi o gli americani/faranno saltare il pianeta/io avrò la mia aria furba /sulla bicicletta...", ma non per questo vien meno l’avversione, diremmo quasi fisica, ai militari ("...sono stupidi/sono brutti/e sopratutto sono cattivi/perciò non vorrò mai/ essere uno come loro..."), demistificante, poi, anche la conclusione: un invito a cena al presidente per fumarsi una canna e parlare con tranquillità della questione; quest’offerta distensiva non è solo una trovata comica. Il presidente della repubblica francese è, in quel momento, François Mitterrand, uomo nel quale, come vedremo, Renaud, pur restando su posizioni ben più radicali, ripone una grande stima.

Alessio Lega, da Renaud: pacifista (non pacificato)
Monsieur le président
Je vous fais une bafouille
Que vous lirez sûrement
Si vous avez des couilles

Je viens de recevoir
Un coup d'fil de mes vieux
Pour m'prévenir qu'les gemdarmes
S'étaient pointés chez eux

J'ose pas imaginer
C'que leur a dit mon père
Lui, les flics, les curés
Et pis les militaires

Les a vraiment dans l'nez
P't-être encore plus que moi...
Dès qu'il peut en bouffer
L'vieil anar' y s'gêne pas,
L'vieil anar' y s'gêne pas.

Alors y parait qu'on m'cherche
Qu'la France a besoin d'moi
C'est con, j'suis en Ardèche
Y fait beau, tu crois pas

J'suis là avec des potes
Des écolos marrants
On a une vieille bicoque
On la r'tape tranquillement.

On fait pousser des chèvres
On fabrique des bijoux
On peut pas dire qu'on s'crève
L'travail, c'est pas pour nous.

On a des plantations
Pas énormes, trois hectares
D'une herbe qui rend moins cons
Non, c'est pas du ricard
Non, c'est pas du ricard.

Monsieur le président
Je suis un déserteur
De ton armée de glands
De ton troupeau d'branleurs

Y z'auront pas ma peau
Touch'ront pas à mes cheveux
J'saluerai pas l'drapeau
J'marcherai pas comme les boeufs

J'irai pas en Allemagne
Faire le con pendant douze mois
Dans une caserne infame
Avec des plus cons qu'moi.

J'aime pas recevoir des ordres
J'aime pas me lever tôt
J'aime pas étrangler l' borgne
Plus souvent qu'il ne faut
Plus souvent qu'il ne faut.

Pi surtout c'qui m'déplaît
C'est que j'aime pas la guerre
Et qui c'est qui la fait
Ben c'est les militaires.

Y sont nuls, y sont moches
Et pi ils sont teigneux
Maintenant j'vais t'dire pourquoi
J'veux jamais être comme eux

Quand les Russes, les Ricains
Feront péter la planète
Moi, j'aurais l'air malin
Avec ma bicyclette

Mon pantalon trop court
Mon fusil, mon calot
Ma ration d'topinambour
Et ma ligne Maginot
Et ma ligne Maginot

Alors, me gonfle pas
Ni moi, ni tous mes potes
Je s'rai jamais soldat
J'aime pas les bruits de bottes.

T'as plus qu'a pas t'en faire
Et construire tranquillos
Tes centrales nucléaires
Tes sous-marins craignos.

Et va pas t'imaginer
Monsieur le Président
Que j'suis manipulé
Par les rouges ou les blancs

Je n'suis qu'un militant
Du parti des oiseaux
Des baleines, des enfants
De la terre et de l'eau
De la terre et de l'eau.

Monsieur le Président
Pour finir ma bafouille
J'voulais t'dire simplement
Qu' ce soir on fait des nouilles.

A la ferme c'est l'panard
Si tu veux, viens bouffer
On fumera un pétard
Et on pourra causer
On fumera un pétard
Et on pourra causer.



Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
dalle CCG primitive
DISERTORE

Signor Presidente,
Vi faccio uno sproloquio
Che certo leggerete
Se ci avete i coglion.

Appena poco fa
I miei m'hanno chiamato
Per dirmi che i caramba
Sono appostati là.

Non oso immaginar
Che gli ha detto mio padre,
Ché gli sbirri ed i preti
E pure i militar

Gli stan proprio sul cul
Forse anche più che a me,
Di mangiarseli vivi
Non spiacerebbe punto
A quel vecchio anarchico...

Beh, sembra che mi cerchino,
La Patria ha bisogno di me
Che stronzata, io sto nell'Ardèche
E fa bel tempo, va' !

Sto lì con degli amici,
Ecologisti ganzi,
Ci s'ha una catapecchia
La si rimette su.

Si allevano le capre,
Si fanno dei gingilli
Non è che ci si ammazza,
Per noi non fa il lavor

Ci s'ha una piantagion,
Tre ettari, beh, non grande,
Di un'erba che rende meno stronzi
No, non e' del ricard,
No, non e' del ricard.

Signor Presidente,
Io sono un disertore
Del tuo esercito di cazzoni,
Del tuo gregge di pipparoli

Non avranno la mia pelle,
Non mi toccheranno i capelli
Non saluterò la bandiera
Non marcerò come una pecora

E non andrò in Germania
A far lo scemo dodici mesi
In una caserma infame
Con qualcuno più stronzo di me

Non mi piace ricevere ordini,
Non mi piace alzarmi presto
Non mi piace svegliarmi di botto
Più spesso del dovuto,
Più spesso del dovuto.

E quel che meno mi piace,
È che odio la guerra
E quelli che la fan,
Beh, sono i militar

Son fessi, sono brutti,
Ci hanno la tigna addosso
E il perché te lo spiego
Che non voglio esser come lor.

Quando gli yankee e i russi
Faranno esplodere il pianeta
Io avrò una furba arietta
Con la mia bicicletta

Coi pantaloni troppo corti,
Col fucile e il berretto
La mia razione di topinambur
E la mia linea Maginot,
La mia linea Maginot.

Allora non scassarmi,
Né me, né i miei compagni
Non sarò mai soldato
Detesto il rumore degli stivali

Non avertela a male
E costruisci tranquillo
Le tue centrali nucleari
E i tuoi supersommergibili

E non andare a pensare,
O signor Presidente,
Che son manipolato
Dai bianchi o dai rossi

Non son che un militante
Del partito degli uccelli,
Delle balene, dei bambini,
Della terra e dell'acqua,
Della terra e dell'acqua.

Signor Presidente,
Per finire 'sto sproloquio
Volevo solo dirti
Che stasera ci son le tagliatelle

In fattoria c'è un gran bordello,
Se vuoi, vieni a mangiare
Ché ci si fa una canna
E si sta a chiacchierar
Ché ci si fa una canna
E si sta a chiacchierar



Langue: italien

Ulteriore versione italiana di Samuele Montisci, da questa pagina
DISERTORE

Signor presidente
Le scrivo una lettera
Che certamente leggerà
Se ha le palle

Ho appena ricevuto
Un colpo di telefono dai miei
Per avvertirmi che i gendarmi
Erano andati da loro

Non oso immaginare
Ciò che mio padre avrà detto loro
Lui gli sbirri i preti
E i militari

Li detesta veramente
Forse anche più di me
Appena si può scontrare
Il vecchio anarchico non fa complimenti
Il vecchio anarchico non fa complimenti

Allora sembrerebbe che mi cerchino
Che la Francia abbia bisogno di me
E' stupido io sono in Ardèche
Fa bel tempo tu non ci credi

Sono lì con amici
Ecologisti divertenti
Abbiamo una vecchia casupola
La ripariamo tranquillamente

Alleviamo delle capre
Fabbrichiamo dei bijou
Non si può dire che ci facciamo il mazzo
Il lavoro non fa per noi

Abbiamo delle piantagioni
Non enormi, tre ettari
Di un'erba che ci fa meno coglioni
No, non è Ricardi
No, non è Ricardi

Signor Presidente
Sono un disertore
Della tua armata di idioti
Del tuo branco di segaioli

Non avranno il mio scalpo
Non mi picchieranno
Non saluterò la bandiera
Non marcerò come le bestie

Non andrò in Germania
A fare il coglione per dodici mesi
In una caserma infame
Con altri più coglioni di me

Non mi piace ricevere ordini
Non mi piace alzarmi presto
Non mi piace strozzare la biscia
Il più spesso possibile
Il più spesso possibile

Poi soprattutto ciò che mi disturba
E' che io non amo la guerra
E quelli che la fanno
Beh sono proprio i militari

Sono scarsi sono brutti
E poi sono malvagi
Adesso ti dico perché
Non voglio mai essere come loro

Quando i Russi gli Americani
Faranno esplodere il mondo
Io avrò l'aria furba
Con la mia bicicletta

I miei pantaloni troppo corti
Il fucile la bustina
La razione di zuppa
E la mia linea Maginot
E la mia linea Maginot

Allora non mi rompere
Né a me né a tutti i miei amici
Non sarò mai un soldato
Non mi piace il rumore degli anfibi

Non puoi fare altro che arrabbiarti
E costruire tranquillo
Le tue centrali nucleari
E i tuoi schifosi sottomarini

E non pensare
Signor Presidente
Che io sia manipolato
Dai rossi o dai bianchi

Sono solo un militante
Del partito degli uccelli
Delle balene degli elefanti
Della terra e dell'acqua
Della terra e dell'acqua

Signor Presidente
Per finire la mia lettera
Volevo solo dirti
Che stasera si fa una spaghettata

Alla fattoria c'è festa
Se vuoi vieni a mangiare
Fumeremo una canna
E potremo discutere
Fumeremo una canna
E potremo discutere

envoyé par Riccardo Venturi - 14/5/2005 - 03:11




Langue: allemand

Versione tedesca di Tobias Scheer, da questa pagina
Deutsche Fassung von Tobias Scheer aus dieser Seite
DESERTEUR

Herr Präsident,
Ich schreib' Ihnen einen Brief,
Den Sie gewiß lesen werden,
Wenn Sie kein Schlappschwanz sind.

Ich hab' grade einen Anruf
Von meinen Alten bekommen,
Die mich warnen wollten,
Daß die Bullen bei ihnen rumgeschnüffelt haben.

Ich wage nicht mir vorzustellen,
Was mein Vater denen wohl erzählt hat.
Der hat sie wirklich
Total gefressen,

Die Bullen, Pfaffen und Militärköppe,
Vielleicht sogar noch mehr als ich:
Sobald er welchen das Licht ausknipsen kann,
Tut er sich keinen Zwang an, der alte Anarchist,
Tut er sich keinen Zwang an, der alte Anarchist.

Anscheinend sucht man mich,
Frankreich braucht mich also;
Wie doof, denn ich bin hier in der Ardèche,
Die Sonne scheint, unglaublich.

Ich bin hier mit'n paar Kumpels,
Mit lustigen Ökos,
Wir sind grade dabei, in Ruhe einen alten Schuppen
Zu renovieren.

Wir halten Schafe,
Machen Schmuck,
Man kann nicht sagen, daß wir uns totschaffen,
So richtig arbeiten ist nämlich nichts für uns.

Wir haben auch'n paar Felder,
Nicht viel, drei Hektar
Mit einem Kraut, das einen weniger alt aussehen läßt,
Nein, Ricard ist es nicht,
Nein, Ricard ist es nicht.

Herr Präsident,
Ich desertiere
Von Deiner Wichsertruppe,
Deiner Nichtstuer-Armee.

Niemals werden die meinen Arsch kriegen,
Und meine Haare rühren sie nicht an.
Ich werde niemals vor der Fahne strammstehen,
Und nie wie Vieh marschieren.

Ich werde nicht nach Deutschland gehen,
Um mit noch größeren Schwachköpfen
In einer niederträchtigen Kaserne
Zwölf Monate den Deppen zu spielen.

Ich mag keine Befehle bekommen,
Ich mag überhaupt nicht früh aufstehen
Und nicht öfter als nötig
Bis zum umfallen schuften,
Bis zum umfallen schuften.

Was mir aber vor allem mißfällt,
Ist der Krieg, den ich nicht abkannn,
Und wer ist's, der ihn veranstaltet?
Na, das sind eben die Komißbrüder.

Sie sind beknackt, sie sind mies
Und außerdem abgefuckt,
Und jetzt will ich Dir auch sagen,
Warum ich nie wie sie werden will:

Wenn die Russen oder die Amis
Diesen Planeten zerfetzen,
Würde ich dumm aus der Wäsche gucken
Mit meinem Fahrrad,

Meiner Hochwasserhose,
Meinem Gewehr, meinem Schiffchen,
Meinem Komißbrot
Und meiner Maginot-Linie,
Und meiner Maginot-Linie.

Also nerv' mich nicht,
Weder mich noch meine Freunde,
Ich werde niemals Soldat,
Ich kann das Geräusch marschierender Stiefel nicht ab.

Du kannst Dir das alleine besorgen,
Wie Du ja auch ganz alleine
Deine Kernkraftwerke und Deine
Scheiß U-Boote bauen kannst.

Und glaub' jetzt bloß nicht,
Herr Präsident,
Daß ich von den Roten oder den Weißen
Ferngelenkt bin.

Ich bin nur ein Streiter
Der Partei der Vögel,
Der Wale, der Kinder,
Der Erde und des Wassers,
Der Erde und des Wassers.

Herr Präsident,
Um meinen Brief zu beschließen,
Möcht' ich Dir einfach sagen,
Daß es bei uns heut' abend Nudeln gibt,

Auf unserm Bauernhof geht's gut ab,
Wenn Du willst, komm' doch vorbei und iß mit,
Dann können wir'n Joint ziehen
Und alles in Ruhe bereden,
Dann können wir'n Joint ziehen
Und alles in Ruhe bereden.

envoyé par Riccardo Venturi - 14/5/2005 - 03:08




Langue: néerlandais

La versione neerlandese (olandese/fiamminga) (di Anton) da Nedtlyrics
DESERTEUR

Meneer de President
Ik schrijf u een brief
Die u zeker leest
Als u ballen aan u lijf hebt
Ik heb net een telefoontje
Gekregen van mijn oudjes
Om me te waarschuwen dat de rijkswacht
Zich had opgesteld bij hen
Ik durf me niet inbeelden
Wat hij hen gezegd heeft mijn vader
Hij die de flikken, de geestelijke
En tot slot de militairen
Echt haat
Misschien zelf nog meer als ik
Zoals hij erop vloeken kan
De oude anarchist schaamt zich er niet om
De oude anarchist schaamt zich er niet om

Het ging erover dat men mij zoekt
Dat frankrijk mij nodig heeft
Het is idioot, ik zit in de Ardèche
Het is hier mooi weer, dat geloof je niet
Ik ben hier met kameraden
Maffe écologisten
We hebben een oud huisje
We knappen het rustig op
We laten de geiten groeien
We fabriceren juwelen
Je kan niet zeggen dat we ons kapot werken
Het werk, dat is niets voor ons
We hebben aanplantingen
Niet zo groot, drie hectaren
Van een kruid dat minder idioot maakt
Neen, het is geen Ricard (alcoholische drank)
Neen, het is geen Ricard

Meneer de president
Ik ben een verader
Van je eikelleger
Van je bende rukkers
Ze zullen men huid niet krijgen
Men haren niet aanraken
Ik zal de vlag niet groeten
Ik marcheer niet zoals de boeven
Ik ga niet naar Duitsland
De idioot uithangen gedurende twaalf maand
In een triestige kazerne
Met nog stommere dan ikzelf
Ik hou niet van bevelen te krijgen
Ik hou niet van vroeg opstaan
Ik hou er niet van te masturberen
Vaker dan nodig is
Vaker dan nodig is

Vervolgens hetgeen me het meest verveelt
Is dat ik niet van oorlog hou
En dat is wat het het hem doet
Het zijn de militairen
Het zijn nietsnutten, het zijn watjes
En vervolgens, ze zijn agressief
Nu ga ik je zeggen waarom
Ik nooit zijn wil zoals zij
Wanneer de Russen, de Ricanen
De wereld om zeep helpen
Zal ik de slimmerd lijken
Met mijn fiets
Mijn te korte broek
Mijn geweer, men onderbroek
Mijn rang van topinambour
En mijn ligne Maginot
En mijn ligne Maginot
Dus, ik maak me niet dik
Ik niet, noch al mijn kameraden
Ik zal nooit een soldaat zijn
Ik hou niet van het geluid van wouden
Je hebt er meer aan van het niet te doen
En het rustig verderbouwen
Van je nucléaire centrales
Je afschrikwekkende duikboten
Maar ga je niet inbeelden
Meneer de president
Dat ik gemanipuleerd ben
Door de rode of de witten
Ik ben niets dan een militant
Een deel van de vogels
De walvissen, de kinderen
Van de aarde en het water
Van de aarde en het water

Meneer de president
Om mijn brief te eindigen
Zou ik je simpelweg willen zeggen
Vanavond, maken we noedels
Op de boerderij, er is een feestje
Als je wilt, kom eten
Dan roken we een jointje
En kunnen we babbelen
Dan roken we een jointje
En kunnen we babbelen

envoyé par Riccardo Venturi - 4/12/2007 - 00:44




Langue: français

Altra versione di Renaud, questa scritta nel 1991, all'epoca della prima guerra del Golfo.
DÉSERTEUR

Monsieur le Président
Je vous fait une lettre
Pour vous dire simplement
J’irai pas au Koweit !

Ta logique de guerre
Ce n’est pas ma logique
La mienne est pacifique
Envers toute la terre.

Et si je prends demain
Un flingue une grenade
Sur une barricade
Ce ne sera, certain,

Que pour sauver ma peau
Celle de ceux que j’aime
De mes enfants et même
Des enfants du voisin.

Tomber pour Santiago
Ou mourir à Madrid
Se faire crever le bide
Pour chasser les bourreaux

Passe encore, mais jamais
J’n’irai donner ma peau
Ni pour un casino
Ni pour un pétrolier

Mourir pour un drapeau
Quelle idiotie suprême
Quand il est à l’emblème
De Shell ou Texaco.

Si tu veux, Président
Marquer vraiment l’histoire
Et mériter la gloire
Pour au moins deux mille ans

Envoie tes régiments
Libérer la Palestine
Là-bas on assassine
Chaque jour des enfants

Envoie tes bombardiers
Raser la Maison Blanche
Ce sera la revanche
De tous les opprimés

Ainsi finit ma lettre
J’hésite, je me tâte
Dois-je en rajouter quatre
Pour un dernier mot peut-être ?

envoyé par Bartleby - 5/1/2011 - 10:42


Sarebbe interessante citare anche l'episodio in cui Renaud, esibendosi a Mosca in un concerto per la giovanile del Partito Comunista sovietico, vede 3000 persone alzarsi contemporaneamente e lasciare gli spalti quando comincia a cantare "quando i russi e gli americani faranno saltare in aria il pianeta". Ovviamente Renaud non crede ai suoi occhi e, finita la canzone, abbandona il palco in preda all'ira. La televisione francese riprende tutto il dietro le quinte, in cui lui si sfoga dicendo di essersi sempre impegnato per la classe operaia francese e di non poter credere ai propri occhi. Racconta poi di essere stato nei giorni precedenti (già abbondantemente seccato dal trattamento da sorvegliato speciale al quale le forze dell'ordine e il governo l'avevano costretto) seduto su una panchina, davanti alla statua di Lenin. Lì aveva notato i pioppi nei pressi della statua e aveva cominciato a scrivere quella che poi sarebbe stata Fatigué.

Valerio - 25/6/2013 - 02:24




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