my father he came in, was nine years old.
And he stood so tall above me,
his blue eyes they were shining
and his voice was very cold.
He said, "I've had a vision
and you know I'm strong and holy,
I must do what I've been told."
So he started up the mountain,
I was running, he was walking,
and his axe was made of gold.
Well, the trees they got much smaller,
the lake a lady's mirror,
we stopped to drink some wine.
Then he threw the bottle over.
Broke a minute later
and he put his hand on mine.
Thought I saw an eagle
but it might have been a vulture,
I never could decide.
Then my father built an altar,
he looked once behind his shoulder,
he knew I would not hide.
You who build these altars now
to sacrifice these children,
you must not do it anymore.
A scheme is not a vision
and you never have been tempted
by a demon or a god.
You who stand above them now,
your hatchets blunt and bloody,
you were not there before,
when I lay upon a mountain
and my father's hand was trembling
with the beauty of the word.
And if you call me brother now,
forgive me if I inquire,
"Just according to whose plan?"
When it all comes down to dust
I will kill you if I must,
I will help you if I can.
When it all comes down to dust
I will help you if I must,
I will kill you if I can.
And mercy on our uniform,
man of peace or man of war,
the peacock spreads his fan.
Contributed by daniela -k.d.- - 2009/4/16 - 20:42
La porta si aprì lentamente
Mio padre entrò, avevo nove anni
Ed era così alto sopra di me
I suoi occhi azzurri luccicavano
E la sua voce era molto fredda
Disse: "Ho avuto una visione
E sai che sono forte e santo
Devo fare quel che mi è stato detto"
Così ci avviammo su per la montagna,
Io correvo, lui camminava
E la sua scure era fatta d'oro
Bene, gli alberi erano diventati molto più piccoli
Il lago come lo specchietto di una signora
ci fermammo per bere un po' di vino
Poi lui gettò via la bottiglia
Si infranse un minuto dopo
E mise la sua mano sulla mia
Credetti di vedere un'aquila
Ma avrebbe potuto essere un avvoltoio
Non riuscivo mai a decidere
Poi mio padre costruì un altare
Guardò una volta dietro di sé
Ma sapeva che non mi sarei nascosto
Voi che costruite questi altari ora
Per sacrificare questi bambini
Non dovete farlo mai più
Uno schema non è una visione
E voi non siete mai stati tentati
Da un demone o da un Dio
Voi che adesso state sopra di loro
Le vostre accette spuntate e insanguinate
Non eravate qui prima
Quando giacevo su una montagna
E la mano di mio padre tremava
Assieme alla bellezza della parola
E se adesso mi chiamate fratello
Perdonatemi se chiedo:
"Ma secondo il piano di chi?"
Quando tutto sarà ridotto in polvere
Vi ucciderò se devo farlo
Vi aiuterò se posso farlo
Quando tutto sarà ridotto in polvere
Vi aiuterò se devo farlo
Vi ucciderò se posso farlo
E abbi pietà della nostra uniforme
Uomo di pace o uomo di guerra
Il pavone fa la sua ruota
Contributed by daniela -k.d.- - 2009/4/16 - 20:43
Dal profilo facebook di Rocco Rosignoli: "Oggi mi sono alzato tardi. Perché ieri sera ho fatto le ore piccole: mi ero imposto di chiudere un libro su cui sto lavorando da più di un anno. E ce l’ho fatta: ho chiuso la revisione della prima stesura, e ho già chiesto ad amici fidati di dargli un’occhiata e farmi osservazioni, suggerirmi cambiamenti. È un saggio che ho voluto dedicare a Leonard Cohen, il cantautore che più di tutti mi ha flashato. Ho voluto esplorare l’apporto che la sua cultura ebraica ha dato alla sua produzione, che è di carattere universale. È stato un lavoro lungo, svolto con amore, e col maggior rigore di cui ero capace. E mentre scrivevo, il contatto continuo con le sue canzoni mi ha fatto venire voglia di tradurle. Alcune le avete già sentite, senza sapere che erano frutto di un progetto più ampio. Qui vi do in pasto la mia versione di “Story of Isaac”, dedicandola a chi ancora oggi viene sacrificato sugli altari di qualche ideologia spacciata per verità indiscutibile."
La porta s'aprì lenta,
mio padre s'affacciò,
alto su di me.
Avevo nove anni,
e lui con gli occhi in fiamme
disse, quasi fra sé e sé:
"Ho avuto una visione,
tu sai che d-o mi parla,
obbedire spetta a me."
Poi salendo lungo il monte
dietro i passi di mio padre
l'ascia d'oro m'abbagliò.
E salendo lungo il monte
dopo il lago, tra i cespugli,
ci fermammo a ber del vino.
Gettò via la bottiglia,
il vetro andò in frantumi,
poi lui mi sfiorò il viso.
Passava in cielo un falco,
o forse un avvoltoio,
non ho distinto mai.
Poi mio padre accese il fuoco
sopra al piano dell'altare,
e disse "so che non fuggirai."
E voi che sugli altari d'oggi
date i vostri figli in pasto
a nessun dio,
sappiate che uno schema
non vale una visione,
non è una profezia.
E le asce arrugginite
che alzate su di loro
non san nulla del tremore
ch'ebbe lui che alzava il braccio
obbedendo al patto eterno,
stringendo in mano il suo terrore.
Chiamatemi fratello,
non è per scortesia
se non risponderò.
Alla fine dei tempi
se il patto lo richiede
la mia mano porgerò.
Alla fine dei tempi
se il patto lo richiede
la tua vita prenderò.
E pietà delle divise
che indossiamo in pace e in guerra,
come piume di pavone.
Contributed by Sophionki - 2020/3/23 - 14:22
cantata da Maciej Zembaty.
La canzone fa parte del box "35 X Leonard Cohen".
Venne anche eseguita nello spettacolo televisivo del 1978 "Pieśni miłości i nienawiści" ("Songs of love and hate") nella regia di Tomasz Zygadło con la scenaggiatura di Maciej Zembaty e Maciej Karpiński che tradussero le canzoni.
Le poesie di Leonard Cohen sono recitate da Roman Wilhelmi.
Hanno partecipato:
Elżbieta Adamiak
Teresa Haremza
Jacek Bednarek
Waldemar Chyliński
Jan Kanty Pawluśkiewicz
Andrzej Poniedzielski
Maciej Zembaty
Gruppo Maanam cioè:
Kora Jackowska
Marek Jackowski
John Porter
e gli amici
https://www.youtube.com/watch?v=TFRm11NDQgg
https://www.youtube.com/watch?v=LpdWbwSH7aI
visto che precedente filmato della versione originale non è più reperibile propongo uno nuovo
https://www.youtube.com/watch?v=LpdWbwSH7aI
Drzwi wolno się otwarły,
mój ojciec stanął w drzwiach,
miałem wtedy dziewięć lat.
Stał nade mną, był wysoki,
lśniły błękitne oczy;
zimno zabrzmiał jego głos.
Gdy powiedział - "Miałem wizję,
Jestem silny, jestem święty,
muszę spełnić, co rzekł Pan".
Wyruszyliśmy więc w góry,
ojciec kroczył, a ja biegłem,
złoty topór ojciec niósł.
Drzewa malały w oczach,
staw zmienił się w lusterko,
ojciec wypił wina łyk.
I odrzucił pustą butlę,
gdy rozprysła się w kawałki,
mocno ujął moją dłoń.
Zobaczyłem orła,
a może to sęp kołował;
nie wiem tego po dziś dzień.
Ojciec zaczął stawiać ołtarz,
raz obejrzał się przez ramię,
nie pilnował wcale mnie.
Wy, co stawiacie ołtarze dziś,
żeby poświęcić dzieci swe,
nie czyńcie więcej tak!
Bo schemat nie jest wizją
i nikogo z was nie kusił
żaden szatan żaden Bóg.
Wy, co stoicie nad nimi dziś
i wznosicie tępe ostrza,
was nie było wtedy tam,
gdy leżałem sam na górze,
gdy zadrżała ręka ojca
porażona pięknem słów.
Więc gdy mnie zowiesz bratem swym,
wybacz, jeśli zapytam cię,
jaki masz braterstwa wzór?
Gdy wszystko się rozpada w pył,
pod przymusem zabiję cię,
lecz pomogę, gdy będę mógł.
Gdy wszystko się rozpada w pył,
pod przymusem pomogę ci
lecz zabiję, gdy będę mógł.
Z żalu nad naszym uniformem
ludzi pokoju, ludzi wojny -
paw rozpostarł ogon swój!
Contributed by Krzysiek Wrona - 2013/7/26 - 20:14
Subiectivo kzryś
krzyś - 2014/9/18 - 02:40
Del sacrificio di Isacco ha parlato anche il filosofo (o scrittore fuori ruolo, come lui stesso si definiva) danese Soren Kierkergaard in "Timore e Tremore" pubblicato nel 1843 sotto lo pseudonimo di Johannes de Silentio, offrendo ipotesi senza dubbio originali: suggerisce infatti l'idea che Isacco in verità fu ucciso e che Dio, rendendosi poi conto del proprio errore nel chiedere questo ad Abramo, gliene avesse dato un altro, un altro Isacco che sarebbe rimasto per l'eternità perchè non era lo stesso nato da Sara. La storia di Isacco è l'occasione di discussione sulla natura stessa di Dio e della fede smisurata di Abramo ("... non dubitò, non si mise a sbirciare a destra e a sinistra con angoscia, non importunò il cielo con le sue preghiere. Sapeva che era Dio Onnipotente che lo metteva alla prova, sapeva che si poteva esigere da lui il sacrificio più duro ma sapeva anche che nessun sacrificio è troppo duro quando è Dio che lo vuole, e cavò fuori il coltello....") e l'autore pone tra l'altro la domanda se questa obbedienza non trasformi eticamente Abramo solamente in un assassino.
Si può affermare che, secondo la canzone di Cohen, Dio e Abramo facendo questo ad Isacco abbiano creato in realtà il primo soldato israeliano.
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri - 2014/9/18 - 17:37
La canzone di Leonard Cohen parte dall’episodio biblico di Abramo che si dispone a sacrificare suo figlio Isacco (Gen 22, 1-12), per poi passare a un’attualizzazione del tema, con riferimento alla guerra in Vietnam, in cui i figli sacrificati dai padri sono i soldati mandati a morire. Presentando il brano, all’epoca ancora non inciso, alla BBC (BBC2 TV, Leonard Cohen sings Leonard Cohen, trasmissione dell’8 settembre 1968), l’autore dice che quando Abramo stava per sacrificare Isacco un angelo fermò il suo braccio, mentre «today the children are being sacrificed and no-one raises a hand to end the sacrifice». Nell’album ufficiale “Live Songs” (1973) il pezzo (proveniente da un concerto berlinese del 1972) è introdotto così: «it’s about those who would sacrifice one generation on behalf of another».
La canzone di Francesco De Gregori parla invece di una più prosaica vicenda di contrabbando di diamanti. Ma entrambe le canzoni hanno per protagonisti un padre e un figlio, e il punto di vista è quello del bambino, che racconta la storia.
L’ombra di mio padre due volte la mia,
lui camminava e io correvo,
sopra il sentiero di aghi di pino,
la montagna era verde.
Oltre quel monte il confine
oltre il confine chissà,
oltre quel monte la casa di Hilde.
Io mi ricordo che avevo paura,
quando bussammo alla porta,
ma lei sorrise e ci disse di entrare,
era vestita di bianco.
E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto,
Hilde nel buio suonava la cetra.
E nella notte mio padre dormiva,
ma io guardavo la luna,
dalla finestra potevo toccarla,
non era più alta di me.
E il cielo sembrava più grande
ed io mi sentivo già uomo.
Quando la neve scese a coprire la casa di Hilde.
Il doganiere aveva un fucile
quando ci venne a svegliare,
disse a mio padre di alzare le mani
e gli frugò nelle tasche.
Ma non trovò proprio niente,
solo una foto ricordo.
Hilde nel buio suonava la cetra.
Il doganiere ci strinse la mano
e se ne andò desolato,
e allora Hilde aprì la sua cetra
e tirò fuori i diamanti.
E insieme bevemmo del vino
ma io solo mezzo bicchiere.
Quando fu l’alba lasciammo la casa di Hilde.
Oltre il confine, con molto dolore,
non trovai fiori diversi,
ma sulla strada incontrammo una capra
che era curiosa di noi.
Mio padre le andò più vicino
e lei si lasciò catturare,
così la legammo alla corda e venne con noi.
Isaac ha nove anni, mentre del protagonista di La casa di Hilde non si conosce con precisione l’età, ma che si tratti ancora di un bambino lo si capisce grazie ai primi due versi («L’ombra di mio padre due volte la mia, / lui camminava e io correvo»), il secondo dei quali corrisponde esattamente a un verso della Story of Isaac («I was running, he was walking») mentre il primo esprime in forma diversa un concetto già presente nella canzone di Leonard Cohen: «And he stood so tall above me».
In entrambe le canzoni la scena si svolge in montagna, durante la salita, con il paesaggio sottostante che si rimpicciolisce in Leonard Cohen:
[...]
Well, the trees they got much smaller, the lake a lady’s mirror,
mentre in De Gregori «la montagna era verde», e se manca un verbo a indicare la salita, si capisce tuttavia che i due personaggi stanno salendo, perché la loro destinazione, la casa di Hilde, è oltre il monte:
oltre il confine chissà,
oltre quel monte la casa di Hilde.
Qui non si vede il paesaggio sottostante rimpicciolirsi ma, al contrario, avvicinarsi e ingrandirsi quello soprastante:
dalla finestra potevo toccarla, non era più alta di me.
E il cielo sembrava più grande.
Per rinfrancarsi della salita, nella Story of Isaac i protagonisti si fermano per bere del vino: «we stopped to drink some wine». Il vino viene bevuto anche in La casa di Hilde, – «e insieme bevemmo del vino» –, con l’aggiunta di impronta realistica «ma io solo mezzo bicchiere» essendo il protagonista un bambino all’epoca dell’episodio.
Un altro elemento che unisce le due canzoni, il tema del sacrificio, non è riconoscibile a prima vista. Nella canzone di Francesco De Gregori troviamo una capra la cui presenza parrebbe poco funzionale nel contesto:
Mio padre le andò più vicino
e lei si lasciò catturare.
Soltanto attraverso il confronto con la “Story of Isaac” si può capire che la capra è il capro espiatorio da sacrificare sull’altare costruito dal padre, e come Isacco non oppone alcuna resistenza. Nell’episodio biblico, dopo l’intervento dell’angelo, Abramo sacrifica appunto un ariete.
Un riferimento alla guerra e all’opposizione tra noi e loro, i ‘diversi’ della retorica ufficiale, a cui segue lo stupore/delusione del singolo nel non riscontrare nell’esperienza diretta la presunta diversità del nemico affermata dalla propaganda, compare subito prima dell’incontro con la vittima sacrificale:
concetto che sembra richiamare l’«uomo in fondo alla valle / che aveva il tuo stesso identico umore / ma la divisa di un altro colore» ne La guerra di Piero, oppure le donne francesi corteggiate dai soldati (italiani? tedeschi?) di 1940 che «non è vero che siano diverse», o ancora «l’esercito degli uomini diversi» che si troverà nella posteriore Finestre del dolore dello stesso De Gregori.
Bernart Bartleby - 2015/11/2 - 15:56
Flavio Poltronieri - 2015/11/2 - 18:55
Richard Thompson - Story of Isaac (Leonard Cohen cover) - YouTube
Flavio Poltronieri - 2017/5/7 - 09:56
Grazie Flavio
Asta...
krzyś - 2017/5/7 - 13:13
Caro Krzys, sappi che è la canzone stessa che ti ha già risposto: il pavone che dona l'immagine finale spalancando la ruota in segno di vittoria in molte culture e anche in natura è un simbolo di lotta e di ripristino della giustizia.
P.S.
Avrei un piacere da chiederti: da parecchi anni stò cercando un mini-cd polacco omaggio a Cohen dal titolo: ROMA TEATR MUZYCZNY - COHEN senza risulatato. L'ultima volta che sono stato a Varsavia mi sono recato a cercarlo in quel teatro che si trova in ul. Nowogrodzka 49, ma invano. Puoi aiutarmi tu a trovarne una copia? Grazie mille.
Flavio Poltronieri - 2017/5/16 - 22:13
Mi informerò.
Volevo chiederti se conosci il gruppo polacco Projekt Volodia.
Leader del gruppo – Janusz Kasprowicz – ha fatto uscire ultimamente un disco "Ostatni etap", in cui, duettando con un polistrumentista Stanisław Marinczenko eseguono "błatnyje piesni", cioè, le traduzioni polacche delle canzoni carcerarie russe raccolte a sua volta da Dina Vierny. Ci sono anche due canzoni di Vysocky. Ti potrebbe interessare?
Li ho ascoltati dal vivo l'ultimo sabato in un programma di canzoni di Vysocky, Cohen e Waits a "Piesniarze".
Krzysiek - 2017/5/17 - 00:04
conosco il gruppo e possiedo sia Piosenki W. Wysockiego che To Meski Swiat (dove di Cohen interpretano solo Memories nella traduzione di Zembaty e di Tom Waits e Volodia un paio di brani ciascuno). Delle canzoni di quest'ultimo in polacco devo dirti che preferisco le interpretazioni di altri: Pawet Orkisz, Artur Vanyan o Andrzej Kolakowski per esempio, comunque sono sempre interessato e curioso di ascoltarne di nuove, nel mio archivio ho una quindicina di cd polacchi interamente dedicati a VYsocki, oltre naturalmente al triplo cofanetto 55 x, tienimi informato su nuove uscite, grazie di cuore da una terra dove al contrario gliene sono stai dedicati ....due!!! e "per miracolo"!! (non ti dico le difficoltà)
VIVA I POLACCHI
Flavio Poltronieri - 2017/5/17 - 18:27
Storia Di Isacco” (“The Story Of Isaac”) può essere interpretata come una delle numerose denunce contro l’allora guerra nel Vietnam ma l’universalità delle immagini evocate dal racconto riuscirebbe a coprire qualsiasi conflitto. Le parole di Cohen oltrepassano l’idea di una localizzazione precisa, allargano i confini, in effetti proprio in quel momento il conflitto si stava estendendo alla Cambogia.
Cohen a fine canzone prende le distanze e dichiara apertamente di non voler essere apparentato con assassini guerrafondai. La “misericordia” che chiede per le uniformi ricorrerà sovente nei suoi testi, è un termine, “hesed” traducibile dal lessico biblico come “amore benevolo”. Una parola che possiede una valenza molto elevata nella religione ebraica, poiché non è frutto solamente di una alleanza tra Dio e l’uomo ma è origine dell’alleanza stessa. Leonard non ha mai composto canzoni cosiddette “pacifiste” e anche questa non termina con una dichiarazione di riconciliazione tra generazioni ma con una profonda affermazione di onestà: “Quando tutto sarà ridotto in polvere vi ucciderò se devo, vi aiuterò se posso, quando tutto sarà ridotto in polvere vi aiuterò se devo, vi ucciderò se posso”. Il pavone che dona l'immagine finale alla canzone, spalancando la ruota in segno di vittoria, in natura è un simbolo di lotta e di ripristino della giustizia e in religione di spiegamento cosmico dello spirito. Leonard rimescola le carte scegliendo che l’io narrante sia Isacco, il figlio che miracolosamente Sara partorirà in vecchiaia quando anche Abramo, a cento anni aveva perso speranze di avere una discendenza che portasse il suo nome. Questo divenne possibile poiché la sterilità di Sara non era fisica ma “teologica” e aveva lo scopo di dimostrare che il figlio che sarebbe arrivato era “dono” di Dio. Non frutto di semplici meccanismi generativi biologici umani ma offerto ad Abramo come desiderio esaudito. Leonard, alla vittima predestinata, fa dire di avere nove anni e di dover correre per star dietro al passo del padre. Ma la realtà biblica è ben differente: quando il padre lo condusse sul Monte Moriah, Isacco di anni ne aveva ben trentasette e difficilmente avrebbe potuto correre con il peso della legna che gli era stata caricata sulle spalle e che sarebbe servita al sacrificio. Questo silenzioso viaggio dello sconforto da parte del vecchio patriarca Abramo, non è geografico, ma disegnato nella geografia della fede.
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Storia di Isacco
Dq82 - 2022/11/19 - 11:40
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Lyrics and music by Leonard Cohen
Testo e musica di Leonard Cohen
Album: "Songs From A Room"
Quando Daniela k.d. ha proposto l'inserimento di questa canzone, le perplessità sono state tante e, infatti, è rimasta a lungo nel "limbo" delle canzoni da approvare. D'altro canto, Daniela si è premurata di reperire diversi commenti alla canzone, quelli riportati qui sotto, dai quali il carattere contro la guerra di "Story of Isaac" sembrerebbe emergere inequivocabilmente (addirittura con un preciso riferimento alla guerra nel Vietnam). Ma è destino per tutti i difficili testi di Cohen. [CCG/AWS Staff]
"As to the songs - well, a lot of them are Cohen standards: 'Bird On The Wire' needs no introduction; 'Story of Isaac' is a subtle Vietnam commentary (though it applies equally well to any armed conflict)." Richard Ely "Richard"
"If Songs of Leonard Cohen wasn't enough to send you running to your therapist, his second album boasted simpler arrangements and a frightening intimacy that defined Cohen's sound. Check out the frequently covered Bird on a Wire, the anti-war song The Story of Isaac (You who build these altars now/ to sacrifice these children,/ you must not do it anymore.") and You Know Who I Am. - Express Night Out