Ti scrivo amore mio
Con un pezzo di carbone
Salvato da questo fango
Di questa prigione.
Mi hanno portato via
Dopo la loro invasione
Colpevole di resistenza
Perché non voglio un padrone.
E i compagni stanno morendo
Abbandonati in questa grande terra
Dove si parla italiano e non capisco
Cosa abbia fatto di male
Grande come la mia paura
Quella di non rivedere un giorno i miei figli
O i tuoi capelli da accarezzare.
Lontano dalla mia Lubiana
Non sento le onde cantare
L'odore del mare Adriatico
E i pescatori chiamare.
I soldi che mi hai mandato
Nascosti nei gusci di noce
Incollati come il mio destino
Alla canna del mio carceriere.
E i compagni che stanno morendo
Lasciati in questa grande terra
Vicino al fiume lento che scorre giù a Roma
Lento come il passare del tempo
Di questo tempo che semina odio
Che nessun vento saprà mai spazzare
Non ci saranno giorni per continuare.
Ti scrivo amore mio
Non mi dimenticare
Se volerò nel vento
Potrò anche ritornare.
Con un pezzo di carbone
Salvato da questo fango
Di questa prigione.
Mi hanno portato via
Dopo la loro invasione
Colpevole di resistenza
Perché non voglio un padrone.
E i compagni stanno morendo
Abbandonati in questa grande terra
Dove si parla italiano e non capisco
Cosa abbia fatto di male
Grande come la mia paura
Quella di non rivedere un giorno i miei figli
O i tuoi capelli da accarezzare.
Lontano dalla mia Lubiana
Non sento le onde cantare
L'odore del mare Adriatico
E i pescatori chiamare.
I soldi che mi hai mandato
Nascosti nei gusci di noce
Incollati come il mio destino
Alla canna del mio carceriere.
E i compagni che stanno morendo
Lasciati in questa grande terra
Vicino al fiume lento che scorre giù a Roma
Lento come il passare del tempo
Di questo tempo che semina odio
Che nessun vento saprà mai spazzare
Non ci saranno giorni per continuare.
Ti scrivo amore mio
Non mi dimenticare
Se volerò nel vento
Potrò anche ritornare.
Langue: français
Version française – Lettre du camp de concentration de Renicci – Marco Valdo M.I. – 2008
Le camp de concentration de Renicci di Anghiari, dans le hameau de Motina dans la province d'Arezzo, fut officiellement constitué en octobre 1942 pour accueillir les prisonniers slaves, la plupart déportés de Slovénie et de Croatie, ramassés quelques mois après l'invasion de ces régions par les troupes italiennes. Il resta en fonction jusqu'en septembre 1943, quand l'annonce de l'armistice fit fuir les hommes de garde, et après eux, les prisonniers.
Le camp de concentration de Renicci di Anghiari, dans le hameau de Motina dans la province d'Arezzo, fut officiellement constitué en octobre 1942 pour accueillir les prisonniers slaves, la plupart déportés de Slovénie et de Croatie, ramassés quelques mois après l'invasion de ces régions par les troupes italiennes. Il resta en fonction jusqu'en septembre 1943, quand l'annonce de l'armistice fit fuir les hommes de garde, et après eux, les prisonniers.
LETTRE DU CAMP DE CONCENTRATION DE RENICCI
Je t'écris mon amour
avec un morceau de charbon
sauvé de la fange
de cette prison.
Ils m'ont emmené
Après leur invasion
Coupable de résistance
Car je ne voulais pas de maître.
Et mes camarades étaient mourants
Abandonnés sur cette grande terre
Où on parle l'italien et je ne comprends pas
Ce que j'ai fait de mal.
Ma peur est grande comme celle
De ne pas revoir un jour mes enfants
Ou tes cheveux si doux à caresser.
Loin de ma Lubiana
Je ne sens pas l'odeur de l'Adriatique
Je n'entends pas les vagues chanter
Ni les pêcheurs appeler.
Les sous que tu m'as envoyés
Cachés dans des coquilles de noix
Collés comme mon destin
Au tuyau de ma prison.
Et mes camarades qui sont en train de mourir
Abandonnés sur cette grande terre
près du fleuve lent qui coule vers Rome
Lent comme le passage du temps
de ce temps qui sème la haine
qu'aucun vent ne saura jamais chasser
Il n'y aura pas de jours pour continuer.
Je t'écris mon amour
Ne pas oublier
Si je volais dans le vent
Je pourrais même revenir.
Je t'écris mon amour
avec un morceau de charbon
sauvé de la fange
de cette prison.
Ils m'ont emmené
Après leur invasion
Coupable de résistance
Car je ne voulais pas de maître.
Et mes camarades étaient mourants
Abandonnés sur cette grande terre
Où on parle l'italien et je ne comprends pas
Ce que j'ai fait de mal.
Ma peur est grande comme celle
De ne pas revoir un jour mes enfants
Ou tes cheveux si doux à caresser.
Loin de ma Lubiana
Je ne sens pas l'odeur de l'Adriatique
Je n'entends pas les vagues chanter
Ni les pêcheurs appeler.
Les sous que tu m'as envoyés
Cachés dans des coquilles de noix
Collés comme mon destin
Au tuyau de ma prison.
Et mes camarades qui sont en train de mourir
Abandonnés sur cette grande terre
près du fleuve lent qui coule vers Rome
Lent comme le passage du temps
de ce temps qui sème la haine
qu'aucun vent ne saura jamais chasser
Il n'y aura pas de jours pour continuer.
Je t'écris mon amour
Ne pas oublier
Si je volais dans le vent
Je pourrais même revenir.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 7/7/2008 - 21:39
Contrariamente a quanto avevamo scritto - basandoci su informazioni allora presenti sul sito dell'ANPI di Roma - il campo di Renicci è oggi un luogo di memoria.
Nel sito di Daniele Cavallotti si trova una galleria della performance dello scorso anno del Teatro di Anghiari, per la giornata della Memoria.
Ci scrive Andrea del Teatro di Anghiari:
Nel sito di Daniele Cavallotti si trova una galleria della performance dello scorso anno del Teatro di Anghiari, per la giornata della Memoria.
Ci scrive Andrea del Teatro di Anghiari:
In quell'occasione abbiamo ripercorso il tragitto dei deportati dalla stazione del treno al campo (4km e 400mt) per poi far mangiare a tutti il pasto della domenica dell'internato, secondo le direttive del Ministero della Guerra. Quest'anno ripeteremo, ma con molte altre storie da raccontare, in particolare quelle degli anarchici tenuti reclusi anche dopo la caduta del Fascismo.
CCG Staff - 15/1/2014 - 14:04
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Sessant'anni di Resistenza è un album del 2004 della Casa del vento.
Bella Ciao - L'assassinio di Pio Borri - I partigiani Santi e Salvatore - Alberi, rami e foglie - Renzino - Il comandante Licio - Il Minatore - Il giorno delle foglie rosse - I cinque fiori della speranza - Settanta rose - Lettera dal campo di concentramento di Renicci - Notte di San Severo - Storia di Modesta Rossi - Festa d'aprile - Fuochi sulla montagna
Il campo di concentramento di Renicci di Anghiari, nella frazione di Motina in provincia di Arezzo fu ufficialmente costituito nell’ottobre 1942 per ospitare internati slavi, per lo più deportati dalla Slovenia e dalla Croazia, raccolti qualche mese dopo l’invasione di tali regioni da parte delle truppe italiane. Esso restò in funzione fino al settembre 1943, quando la notizia dell’armistizio fece fuggire gli uomini di guardia, e dopo di essi, i prigionieri.
Contrariamente a quanto riportato da alcune fonti (stranamente fino a qualche anno fa anche sul sito dell'ANPI di Roma) non è vero che il campo oggi sia un luogo senza memoria. Al contrario da oltre 12 anni il Teatro di Anghiari si occupa di tenerne viva la memoria, con performance e testi teatrali. Sull'argomento è stato scritto uno spettacolo teatrale nel 2002 (Mucchi di rena, prefazione di Gianfranco Capitta, giornalista e critico del Manifesto), fatto un convegno internazionale nel 2003 e sono state organizzate numerose altre iniziative. Da sette anni c’è un Giardino della Memoria, ben tenuto e ben curato, con un bel monumento.
Grazie ad Andrea Merendelli del Teatro di Anghiari per le informazioni sul campo di Renicci e per averci inviato le foto pubblicate in questa pagina