a farti massacrare per il bene delle multinazionali
Perché non ci vai tu e alzi il culo dalla scranna
e guardi in faccia quel terrore che allattasti tu da brava mamma
Perché non ci vai tu, ma non ti muoverai
Sarà di altri l'alto sacrificio
e questo tu lo sai
Perché non ci vai tu a dire "mani in alto"
è facile parlare di valore se a morire è qualcun altro
Perché non ci vai tu, a issare la bandiera
a metterti nei panni di un bersaglio e non in abito da sera
Perché non ci vai tu, ma non ti muoverai
sei solo un assassino a sangue freddo
e questo tu lo sai
Sarai tu a parlare con mio figlio
a guardarlo dentro gli occhi e poi
digli che per la tua sete di potere
suo padre non potrà riaverlo mai
Perché non ci vai tu a lavare il sangue dei fratelli dilaniati
da questa sporca guerra che hai voluto per mondare i tuoi peccati
Perché non ci vai tu...
envoyé par Riccardo Venturi
Je pense, dit Lucien en souriant de son piano dentaire, que c'est une bonne réponse à la question. D'ailleurs, les capitaines vraiment courageux s'en vont à la boucherie les premiers, devant leurs soldats. Il y en a eus, mais c'est pas la règle.
Oui, oui, Lucien, mais là, ces histoires de capitaines courageux, à part de rares exceptions, je crois bien que c'est une légende... On dit que Bonaparte au Pont d'Arcole... et encore, c'est un autre qui s'est pris les balles... De plus, cela se saurait... Moi, je vois bien les armées partir au combat avec en premier rang le Président ou le Roi, ou l'Empereur, ou le Conducator, ou le Guide suprême, ou le Duce, ou le Führer, le grand Rex, ou le Grand Timonier ou à défaut, le Premier Ministre, surtout quand il se prend pour un caïd, avec son Ego, suivi de tout son gouvernement, et de ses généraux, puis des autres affidés en ordre décroissant d'importance dans le Bottin mondain ou dans les listes du protocole. Et en queue, tout à la fin, à l'endroit où ne meurt pas, on trouverait les soldats, les paysans, les ouvriers, les femmes, les enfants, les vieillards, les petits, les sans grade.... Ils viendraient constater le résultat final, feraient une petite fête, rentreraient chez eux et si quelqu'un tient encore à faire la guerre, ils l'éliraient séance tenante et par acclamations Premier Ministre, à charge pour lui d'aller de faire assassiner par un de ses homologues dans les meilleurs délais... et la fête recommencerait, et ainsi de suite jusqu'à l'épuisement définitif de tous les candidats au pouvoir.
C'est la logique rationnelle et héroïque elle-même. C'est aussi elle qui l'impose. Et puis, une certaine cohérence entre les idées et les actes. Mais pour bien marquer pareille disposition courageuse, hyperhéroïque, il serait bien que ces immenses personnages se présentent dans leurs meilleurs atours, comme les chefs indiens d'Amérique : nus et peinturlurés et surmontés de plumes multicolores.
Quelle prestance, ils auraient... Autre chose que le costard-cravate..., dit Marco Valdo M.I. en rigolant. Ils pourraient montrer leurs pectoraux, leur hochet et tout et tout. Ce serait assez drôle, en effet. Et c'est ainsi que finirait ce vieux monde guerrier, puant et cacochyme.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
Vazy t'mème ti, aux nobles idéaux,
Te faire massacrer pour le bien des multinationales ?
Vazy t'mème ti et lève ton cul de ta chaise
Et regarde en face cette terreur que tu répands en bon père de famille.
Vazy t'mème ti , mais tu ne te bouges même pas
Le sacrifice suprême, c'est pour d'autres
Et cela tu le sais.
Vazy t'mème ti dire « Haut les mains »
C'est facile de parler de valeur quand c'est quelqu'un d'autre qui meurt.
Vazy t'mème ti hisser le drapeau
Te mettre l'uniforme des chasseurs et jette ton habit de soirée.
Vazy t'mème ti , mais tu ne bougeras jamais
Tu es seulement un assassin à sang froid
Et cela tu le sais.
C'est à toi de parler à mon fils
De le regarder au fond des yeux et puis
Lui dire que pour ta soif de pouvoir
Il ne reverra jamais son père.
Vazy t'mème ti laver le sang de nos frères déchiquetés
Par cette sale guerre que tu as voulue pour purifier tes péchés
Vazy t'mème.....
envoyé par Fanny et la Compagnie des Anes - 19/9/2009 - 19:11
Da Repubblica:
Strage di italiani a Kabul
sei i nostri militari morti
uccisi anche 10 civili afgani
Attentato kamikaze nella capitale, coinvolti due blindati del nostro contingente. Le vittime erano tutti parà della Folgore. Ci sono anche quattro nostri connazionali feriti, e 55 civili afgani. Salgono così a 21 i militari italiani morti nel paese asiatico, a partire dal 2004. La Camera sospende i lavori in segno di lutto. Berlusconi: "Cordoglio e solidarietà, sono caduti per la libertà". La Russa in Senato: "Infami e vigliacchi, non ci fermeranno"
daniela -k.d.- - 17/9/2009 - 12:52
*Chant de l'Armée du Rhin (CGG/AWS Staff)
Gian Piero Testa - 17/9/2009 - 23:13
ένας καημός γεννιέται
όταν φουντώνει ο πόλεμος
το αίμα δε μετριέται
Quando nasce l'uomo
è un dolore che nasce
quando divampa la guerra
il sangue non si misura
Νικος Γκατσος (tr. Gian Piero Testa) - 18/9/2009 - 12:30
Quei sei guerrieri e tutti i loro commilitoni hanno scelto la loro vita e accettato l'eventualità di questa loro fine. Erano uomini d'armi, di violenza e di guerra, e questa loro scelta oggi ricade sulle loro famiglie, sui loro affetti.
Rispetto il dolore di tutti loro.
Quel che non rispetto è tutta questa retorica patriottarda vomitata dalle fauci di chi quei sei guerrieri ha mandato al macello tradendo loro, la Costituzione e noi tutti.
Ciò che ancora meno rispetto e, anzi, mi suscita un'incontenibile rabbia, sono i mezzi di disinformazione ufficiale, i vari tg e gr (giornali non ne leggo da mo'), che di quella retorica fanno da cassa di risonanza (e pure malamente e stucchevolmente) senza che una sola voce si stacchi dal coro gridando: "Li avete ingannati! Li avete ammazzati! State ammazzando questo paese!"
E ancor più rabbia provo se penso alle centinaia di veri guerrieri, di veri eroi che ogni anno muoiono nelle fabbriche e nei cantieri, per un tozzo di pane e non per un sostanzioso ingaggio... per questi valorosi - più di un migliaio ogni anno - giusto una comunicazione sul tg regionale e un trafiletto sul giornale parrocchiale, nessun alzabandiera, nessun inno di mameli, nessun funerale di Stato...
E a La Russa e ai suoi complici non dico "Andateci voi!", dico "Andate a fare in culo, assassini!"
Alessandro - 20/9/2009 - 10:16
Giovanna Esposito - 20/9/2009 - 10:42
Andrea Arcese - 22/9/2009 - 01:15
Dietro ogni guerra c'è stata sempre gente come voi !
Tornate nelle fogne!
Saverio Vaglica - 22/9/2009 - 09:15
Vorrei specificare chiaramente a tutti i frequentatori un principio fondamentale: sebbene per ogni canzone chiunque possa "dire la sua", le pagine di questo sito non sono un forum pubblico, un newsgroup o qualcosa del genere dove mettersi a "battagliare" a chi insulta più pesantemente l' "avversario". Quindi tutti quanti si diano una regolata. Volete intavolare una discussione sullo specifico? Benissimo. Lo specifico, in questo caso, è la partecipazione italiana alle guerricciole "contro il terrorismo" e per l' "esportazione della democrazia" del signor Bush, e che il signor Obama ancora non ha avuto il coraggio e la forza di interrompere. Non si tratta, qui, di "Jan Palach" né dell'invasione dell'Ungheria. Su Jan Palach esistono canzoni specifiche, e sull'Ungheria esiste addirittura un percorso apposito, peraltro formato in gran parte da canzoni provenienti dall'area di destra. Grazie a tutti, anche a Andrea Arcese sebbene i suoi commenti siano stati da me cassati.
Al suddetto Andrea Arcese chiederei casomai, visto che potrebbe essere una cosa assai interessante, di parlare del punto di vista di un "vero fascista" (come egli stesso si definisce) sul caso specifico, vale a dire della partecipazione italiana alla guerra afghana ("L'Italia ripudia la guerra" ecc.ecc.). Questo significa discutere, qui dentro: portare punti di vista e confrontarli. Anche perché la partecipazione alla guerra afghana è stata, lo ricordo, votata persino da "Rifondazione Comunista", e per ogni La Russa esiste pure un D'Alema (colui che, da presidente del consiglio, diede il suo assenso ai bombardamenti sulla Serbia). Per ogni altra cosa c'è Master Card, pardon, Facebook. Per le diatribe "muscolari" a base della solita inconsistente esibizione di bicipiti in salsa italiana, spostatevi lì. [RV]
CCG/AWS Staff - 22/9/2009 - 20:58
Un urtrà d'a' Làzzio per il quale "Gabriele Sandri" è una band musicale.
Sarebbe costruttivo che dall'alto della sua esperienza tricolore -lo stato che occupa la penisola italiana ha copiato da altri perfino la propria bandiera, per tacere della stomachevole musichina che adotta come inno "nazionale"- Andrea Arcese ci parlasse estesamente di questioni che per i veri fascisti erano ordinaria amministrazione, viste le loro esperienze di vita: l'odore di una ferita ai visceri, come si fa a reggere a quindici giorni di veglia sotto il fuoco dei cannoni avversari, in quali punti è possibile sgraffignare qualche razione in più dalle casse di cottura, eccetera.
Il timore -fondatissimo- è che simili estimatori del pallonaio non siano più capaci neppure di fare i fascisti. L'Ugo Tognazzi di "Vogliamo i colonnelli" non si scomoderebbe davvero a fare un film su irrilevanti individui di questo tipo, capaci solo di sprofondare nei debiti e di frequentare prostitute.
Io non sto con Oriana - 22/9/2009 - 22:04
Riccardo Venturi - 22/9/2009 - 22:27
dialettica che Io non sto con Oriana ha riconfermato che si basa sull' insulto di chi non la pensa come noi e poi sulla sua denigrazione. Lo dico rispettando la tua correttezza. L' insulto piu' grande è stato quello di essere paragonato ad un essere viscido e ipocrita che si chiama Ignazio la Russa. Definire fascista un individuo del genere è insultare il Fascismo stesso. Non avendo mai creduto alla democrazia non ci credo neanche quando è esportata.... La storia come insegna Pareto è un cimitero d' élite e anche le ultime due guerre sono state volute dalla stessa élite che ha prima finanziato il fondamentalismo islamico quando gli faceva comodo per abbatterlo ora che apparentemente non gli serve piu'. Allo Zio Sam è sempre servito un nemico da abbattere : dai nativi indiani fino ad oggi con afgani ed iracheni.
@ Io non sto con Oriana : Di sucuro alla buon'anima di Tognazzi non sarebbe dispiaciuto rappresentare film a base di "vizzietti" di squallidi soggetti che si eccitano al ricordo di una morta e che con il suo nome vanno a fare come si dice in linguaggio informatico i troll on line per sfogare i loro risentimenti e le loro frustrazioni !
(Andrea Arcese)
Mi trovo tra l'altro d'accordo con te quando dici che "le ultime due guerre sono state volute dalla stessa élite che ha prima finanziato il fondamentalismo islamico quando gli faceva comodo per abbatterlo ora che non serve più". A parte il fatto che il fondamentalismo islamico mi sembra tutt'altro che abbattuto, quel che hai detto è la purissima verità, e specialmente in Afghanistan. Sono ben noti i finanziamenti USA a quelli che, durante l'invasione sovietica, venivano definiti "eroici combattenti per la libertà", e che ora invece sono gli sporchi talebani terroristi eccetera. Si dà però anche il caso che Io Non Sto Con Oriana, a mio parere, faccia benissimo a non stare con quella squallida personaggia, la stessa che nella sua Rabbia ed orgoglio, lo ricordo, giustificava ed approvava i sovietici, e la loro invasione. "Stare" con un personaggio del genere non è assolutamente possibile, neppure per un "vero fascista", a meno di non cadere in tremende contraddizioni. Saluti! [RV]
Andrea Arcese - 23/9/2009 - 03:14
Ad ogni modo, vorrei anche ricordarti che la Fallaci non fu "sostenitrice delle rivolte studentesche messicane", ma che semplicemente si trovava a Città del Messico il 2 ottobre 1968 in occasione del massacro di Tlatelolco: è persino ricordata in un "corrido" di Judith Reyes, in quanto vi rimase ferita (estendendo poi, con il suo tipico razzismo, quell'episodio a tutti i messicani, che dichiarava di disprezzare e odiare "anche più degli arabi"). Naturalmente voglio ben sperare che tu, pur essendo un "vero fascista", non approvi la polizia di un regime che spara su degli studenti inermi ammazzandone a centinaia. Credo che per altre cose sia necessario confutare e dare addosso alla Fallaci.
Ad ogni modo, io non la apostrofo come "fascista", è un errore in cui non cado. La apostrofo come prodotto. Come personaggio sulla cui immensa boria e pienezza di sé è stata innestata un'operazione mediatica oltremodo vomitevole, e nel quale molti sono caduti. Il suo "attacco all'Islam" non è condivisibile neppure in una virgola, in quanto promanante da un'operazione a tavolino fatta da tale sig. De Bortoli per vendere più copie sfruttando l'umore generale dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. E qui rimarco una tua contraddizione, che poi è contraddizione di molti tra i tuoi: come mai tutto questo anti-islamismo? O non era sua eccellenza Mussolini cav. Benito, dvce del fascismo, che si faceva fotografare su un cavallo, autoproclamatosi "difensore dell'Islam" e con in mano, appunto, la "spada dell'Islam"? Ti esorto a tale riguardo a leggere con attenzione questo scritto di Claudio Mutti proveniente da Azione Tradizionale.
E il gran Muftì di Gerusalemme che ricercò, ovviamente in funzione antiebraica, l'alleanza con la Germania hitleriana? Insomma, come dire, un "vero fascista" -a mio parere- dovrebbe obbedire più a quelle che sono le sue radici, e non considerare "considerabile nella sua pienezza" una serie di idiozie scritte da una pennaiola ammalata di egocentrismo e forse anche un po' di demenza senile, oltre che del suo famoso cancro che la ha finalmente portata alla tomba dopo trent'anni in cui se ne era regolarmente servita per zittire chi osava contraddirla ("Zitto tu! Io ho il cancro!").
Ma, del resto, del fatto che tutto ciò sia stato "strumentale alla guerra yankee" te ne sei accorto da solo, anche perché è una cosa del tutto palese, elementare. Ti inviterei quindi, sia pure dalla tua parte e serbando le tue visioni, a considerare l'"attacco" della Fallaci come il suo stesso personaggio: fuffa. In questo Io Non Sto Con Oriana ha pienamente ragione: fai il fascista, anzi il vero fascista, e non confonderti con gli imbrogli mediatici.
Ovviamente condivisibili sono le tue osservazioni sul regime di Saddam Hussein; il quale, peraltro, non guidava uno stato "islamico". Tutt'altro. Il regime di Saddam promanava dal "Partito Ba'ath Arabo Socialista". Saluti!
P.S. Ad ogni modo, con tutte queste "fallaciaggini" ci stiamo allontanando un po' dal tema centrale di questa pagina: secondo te i soldati italiani se ne devono andare dall'Afghanistan? E se sì, per quale motivo/opinione? È questo che maggiormente interessa in una pagina come questa.
Riccardo Venturi - 23/9/2009 - 04:06
Io necrofilo? E chi ancora incensa el crapùn che finì appeso per i piedi senza neanche essersi reso bene conto di come potesse aver fatto a finire in un simile casino, come dovremmo considerarlo?
Adesso stacco: dieci ore di seccature informatiche mi aspettano. Tu CHE LAVORO FAI, Andrea?
Io non sto con Oriana - 23/9/2009 - 07:51
Ma, francamente preferisco l' Iran, il Marocco o uno stato islamico dove i locali "valori tradizionali" non hanno subito nessuna corruzione liberale, progressista e tanto meno comunista a questa repubblichetta delle banane fondata sul sacri dogmi della resistenza e dell' antifascismo
@ Riccardo Venturi : Il cavalier eccellenza Benito Andrea Amilcare Mussolini ha fatto anche una cosa che si definisce giuridicamente "Concordato" stabilendo come religione di stato quella cattolica romana. Non mi risulta che era un cattolico zelante visto che da giovane scriveva romanzi anticlericali e faceva comizi in pubblico un po' blasfemi.
Se lo dobbiamo esaltare per il concordato fatto tramite la cosiddetta "spada dell' islam" con i maomettani perche non farlo pure per quello con Santa Romana Chiesa ? Due pesi e due misure... per quanto mi riguarda i nostri soldati devono subito andarsene via da li. Stanno rischiando la loro vita per una guerra che è insensata e che non ci sarebbe mai dovuta essere stata. Rimango di questo parere pienamente condiviso nella mia area politica :
"Alla luce dei tragici fatti che hanno visto uccisi 6 soldati italiani in Afghanistan, Lotta Studentesca, movimento degli studenti medi vicino a Forza Nuova, dichiara: “Proclamiamo per la giornata di sabato 19 settembre uno sciopero nazionale di tutti gli studenti per chiedere l’immediato ritiro di tutti i contingenti italiani impegnati in Afghanistan e in Iraq. Esortiamo gli studenti a non entrare a scuola al fine di lanciare un messaggio forte, trasversale e condiviso alle istituzioni, colpevoli di aver votato a favore di folli guerre dettate dall’imperialismo americano. Guerre denominate missioni di pace, ma che si rivelano puntualmente vere e proprie missioni di morte. La responsabilità non è di chi combatte per difendere la propria terra da un occupante straniero, ma di chi manda a morire i nostri giovani e poi si riempie la bocca con messaggi di circostanza colmi di ipocrisia.”
Saluti e buona giornata !
Andrea Arcese - 23/9/2009 - 11:14
E perdi tempo a far torto alla tua intelligenza ed alle tue competenze sciorinando le ciance che sciorini? Incredibile: ai miei tempi alle competenze si appaiava anche un certo grado di ponderatezza e di serietà. Nonché di capacità di argomentare. Si vede che le cose son proprio cambiate... in peggio, va da sé.
Nella Repubblica Islamica dell'Iran sono andato tre volte, in Marocco una. Temo che visitandoli con la tua forma mentis ne rimarresti quantomeno deluso.
Io non sto con Oriana - 23/9/2009 - 12:25
Io non sto con Oriana - 23/9/2009 - 12:27
Andrea Arcese - 23/9/2009 - 14:12
Andrea Arcese - 23/9/2009 - 14:15
Andrea, non posso che rimandarti amichevolmente al tuo primo intervento in questo thread. Vàttelo a rileggere e poi spiegami a quali riguardi pretenderesti di avere diritto.
Di lavori ne ho avuti anche due insieme -se non tre: la prima indicazione sul mio libretto di lavoro risale a quando avevo diciannove anni ed ero reduce da un repellente annetto di studi in legge... metabolizzai passando un paio di mesi come BAC: Bracciante Agricolo Comune. E' la qualifica di cui sono più orgoglioso.
Dopo un quinquennio di studi tra Firenze e Bologna mi sono laureato in psicologia col massimo dei voti e la lode; ho fatto un anno di tirocinio e superato l'esame di stato.
Poi ho attaccato tutto al chiodo e sono andato a fare il garzone di bottega in due ditte: un negozio di informatica ed una ditta di servizi dello stesso genere. Due anni ad imparare il mestiere e poi, dal 2002 o giù di lì, amministratore di rete in un gruppo industriale con una settantina di dipendenti. Da pendolare, ovviamente: pappa scodellata niet!
Ultimo stipendio netto, euro millequattrocentotrenta.
Il tempo libero lo passo a leggere, studiare, bere con gli amici e ridicolizzare cialtroni.
Ci sono altre domande?
Io non sto con Oriana - 23/9/2009 - 14:32
Alessandro il Gutnico - 23/9/2009 - 14:50
Mi sentivo in dover di fare questa precisazione, anche perchè so che Riccardo ci tiene...
Alessandro il Gutnico - 23/9/2009 - 15:20
vedere qui
Oltretutto il recente caso della ragazza marocchina uccisa dal padre perchè vestiva troppo all' occidentale la dice lunga su chi dovrebbe darci lezioni di "diritti e civilta"
Se vedi i paesi islamici cosi idilliaci e meravigliosi perche non ci vai a vivere e lasci noi occidentali e cristiani alle nostre Chiese e campanili ? Sai, non siamo tanto disposti a vivere sotto moschee e muezzin e ne abbiamo validi motivi ! Sul ritiro dei soldati dalla guerra concordo con voi e con Andrea Arcese. Saluti !
Don Curzio Nitoglia - 23/9/2009 - 15:13
Io non sto con Oriana - 23/9/2009 - 15:26
da Kelebek
Sanaa Dafani, Roberto Sardi, Giuseppe Mandanici (anche se non ve li ricordate)
Qualcuno mi ha chiesto cosa penso del caso di Sanaa Dafani, la giovane barista di Pordenone uccisa da un padre ossesso alcuni giorni fa.
In realtà, avevo già scritto qualcosa a suo tempo a proposito di un caso curiosamente analogo, quello di Hina Salima, anche lei impiegata in un bar, anche se qui il caso sembra molto più individuale e il Pakistan non è certamente il Marocco.
Lascio la parola invece a Dafne Eleutheria, che ho già avuto l'onore di citare su questo blog.
Dafne Eleuteria è uno spirito libero di notevole buon senso e ha seguito con attenzione alcuni casi che la cattiva coscienza italiana ha fatto presto a dimenticare.
Riprendo integralmente il post di Dafne (l'originale è sul suo blog) però vi invito a leggere soprattutto la seconda parte, che è certamente quella più interessante.
Leggo la vicenda sfortunata di questa giovane ragazza sul sito de "La Repubblica":
Il signor El Ketawi Dafani ha ucciso la figlia diciottenne Sanaa. L’ha sorpresa in auto con il fidanzato, l'ha inseguita e l'ha finita con una coltellata alla gola. Prima di ucciderla ha ferito il suo fidanzato Massimo De Biasio che aveva cercato disperatamente di difenderla. La motivazione: non sopportava che frequentasse quell'uomo di tredici anni più grande di lei. In Marocco, dove Sanaa Dafani era nata, la tradizione non permette di convivere con un uomo senza sposarsi. E invece Sanaa, da tre mesi, era andata a vivere a Montereale Valcellina con il suo fidanzato.
Ovviamente a nulla sono valse le parole dei vari imam che hanno condannato senza condizioni il gesto mortifero affermando che nel Corano non è scritto da nessuna parte che un padre è legittimato ad uccidere la propria figlia perché ha deciso di vivere in maniera “troppo occidentale”, ma si sa, in questo paese si ascoltano solo determinate dichiarazioni degli imam, quelle che fanno “più comodo”. Una tragedia familiare, dunque, la cui gravità rimane ovviamente immutata; sul fatto che il signor El Ketawi debba marcire nel posto che si merita nessuno lo mette in dubbio, tuttavia lo schifoso sillogismo: il signor El Ketawi è un musulmano, il signor El Ketawi ha assassinato sua figlia perché la sua religione glielo chiede, tutti i musulmani assassinano la propria figlia quando la loro religione lo richiede, sta facendo rivoltare nella tomba il buon Aristotele e contribuisce a gettare benzina sul fuoco nel paese in cui vivo. La ministra Carfagna giunge addirittura a volersi costituire “parte civile”, così come leggo in questo sito de “La Repubblica”:
"Un delitto orribile, disumano, inconcepibile, frutto di una assurda guerra di religione che e' arrivata fin dentro le nostre case. Per questa ragione chiederò all’Avvocatura dello Stato di potermi costituire parte civile nel processo, non appena sarà iniziato”. Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta l’uccisione di Sanaa, la ragazza marocchina di Pordenone di diciotto anni che voleva vivere con un ragazzo di religione cristiana. “Casi terribili come questi ci inducono a proseguire la strada del ‘modello italiano’ nell’integrazione degli immigrati: ciascuno, in Italia, deve avere il diritto di professare la propria fede come crede, ma il Paese può accettarlo soltanto se questa è rispettosa dei diritti umani, compreso quelli delle donne, e delle leggi dello Stato”.
Una guerra di religione? Ma qui che cos’è che confligge, l’interpretazione personale della propria religione con la cultura laica del paese in cui si vive oppure la religione musulmana con quella cristiana? Perché nell’articolo c’è scritto: “la ragazza marocchina di Pordenone di diciotto anni che voleva vivere con un ragazzo di religione cristiana”? Perché questa volontà di voler citare a tutti i costi la religione cristiana? Se Sanaa si fosse innamorata di un ateo suo padre non avrebbe detto nulla? Se si fosse innamorata di un induista a suo padre non sarebbe importato nulla? Non è forse il desiderio di vivere laicamente, e non cristianamente, il vero, autentico problema?
Quello del signor El Ketawi è un problema presente in tutte le culture e in tutte le religioni. E’ il problema che nasce nel momento in cui i nostri figli decidono di vivere la loro vita seguendo strade che noi non condividiamo. Per noi l’efferatezza di cui il signor El Ketawi si è reso responsabile è qualcosa di inconcepibile, e su questo nessuno ha nulla da ridire, ma ciò non toglie che anche nelle famiglie cristiane, laiche o atee possano sorgere problemi, incomprensioni, gesti odiosi che non portano all’omicidio, ma che restano, comunque, odiosi e senza giustificazione alcuna.
Ho un’amica che rimase incinta e che fu costretta dai suoi genitori ad abortire. Contro il suo parere, dal momento che voleva tenere il proprio figlio, eppure fu costretta ad abortire perché troppo giovane per poter affrontare, da sola, una vita con il nascituro. E’ evidente che se questa mia amica avesse portato a termine la gravidanza non sarebbe stata ammazzata dal padre, ma si sarebbe comunque ritrovata in mezzo a una strada. Non un omicidio, ma pur sempre un atto estremo.
Ricordo che a Rocca, un paesino vicino alla mia città, c’era un signore che aveva deciso che suo figlio avrebbe fatto il prete. Questo ragazzino era obbligato dal padre ad andare in chiesa tutti i giorni a servire il prete. Un giorno decise di andare a giocare a pallone con i suoi amici, il prete, non vedendolo arrivare, informò il padre e questi, non appena il figlio tornò a casa, lo pestò, sicché da quel giorno ritornò a frequentare la chiesa tutti i giorni. Ha qualcosa a che fare la religione cristiana con questa testa di cazzo che aveva già deciso per suo figlio? Certo che no, eppure se la stessa cosa la facesse un musulmano assisteremmo ad un “tutti i musulmani che vogliono che il proprio figlio diventi un imam lo pestano a sangue nel caso si rifiuti, e tutto questo a causa della LORO religione”.
E veniamo al caso estremo: uccidere il proprio figlio, il sangue del proprio sangue.
Nell’Estate del 1993 a Cerignola, in provincia di Foggia, Roberto Sardi fu ucciso dal padre Raffaele a colpi di pistola. La motivazione fu: «Non potevo più sopportare la sua diversità e tutto quello che comportava per me e per la mia famiglia, uno scandalo». Ovviamente si sarà capito che Roberto era gay. Colpa dell’educazione cristiana? Ovviamente nessuno – giustamente – lo affermerebbe.
Nell’Estate del 1995 Vincenzo Mandanici assoldò due sicari, Massimiliano Calcedonio Maniscalco e Francesco Floramo per uccidere il figlio Giuseppe perché non sopportava il disonore che gli aveva causato il figlio “femminello”. Giuseppe Mandanici fu ferito la sera del 13 Agosto 1993 mentre si prostituiva a Furnari, in provincia di Messina, vestito da donna. Sottoposto ad un delicato intervento chirurgico le sue condizioni si aggravarono per una improvvisa infezione e morì. L’ipotesi dell’accusa, suffragata da una sentenza di condanna di primo grado, fu completamente ribaltata e il padre padrone fu assolto con formula piena. La difesa riuscì a convincere che Floramo e Maniscalco volevano “solo” dare una lezione al gay e che questi era morto in ospedale perché, con il suo comportamento irrequieto, si era esposto all’infezione. I soliti salti mortali del nostro bel paese (e vengono in mente altri salti, come quello di Pinelli per cui fu coniata addirittura la formula del “malore attivo” per accontentare tutti). In primo grado la Corte d' assise inflisse dodici anni a Vincenzo Mandanici, dieci anni a Maniscalco ed otto anni e otto mesi a Francesco Floramo, condannandoli tutti per omicidio preterintenzionale. Dopo il “ribaltone” i giudici d' Appello assolsero gli imputati dall' accusa di omicidio volontario. Conclusione: assoluzione piena per Vincenzo Mandanici, e per i rei confessi? Tre anni e quattro mesi per “omicidio colposo” a Massimiliano Calcedonio Maniscalco che ammise di avere sparato all' omosessuale, e due anni per “detenzione di armi” a Francesco Floramo, che la sera dell’agguato al gay aveva guidato l’auto del killer. Proprio un bel paesino questa nostra Italietta, non c’è che dire.
C’è qualcuno che si permetterebbe mai di imputare alla religione cristiana il fatto che ogni tanto qualche genitore indignato decide di mettere fine alla vita del proprio figlio frocio? Certo che no, i genitori che compiono questi atti estremi sono persone che combattono contro fantasmi tutti personali (e non solo purtroppo) che niente hanno a che vedere con la religione in cui credono. E allora, perché nel caso in cui è una ragazza musulmana ad essere uccisa s’invoca sempre la colpevolezza del Corano? Inoltre, nei casi testé citati c’è forse qualcuno che si sia mai costituito come parte civile? Che demente che sono, la Carfagna ha addirittura dato disposizioni affinché venisse tolta dal sito del suo inutile ministero la pagina Web in cui si parla della lotta all’omofobia. Di fronte alla semplice domanda: “Perché?” la risposta – dal ministero – è stata altrettanto semplice: “Non è stata ritenuta prioritaria”. E infatti, stando alle ultime vicende di cronaca, bisogna ammettere che queste persone hanno proprio capito tutto…
Riccardo Venturi - 23/9/2009 - 16:46
da Femminismo a Sud
Ho letto le dichiarazioni della madre di Sanaa. Molte donne siciliane fino a pochi anni fa e forse ancora adesso sono state e sono proprio così.
E' una faccenda certamente dolorosa e a tutte le vicende di questo tipo si dovrebbe dedicare tanto spazio. Sorprende invece che i media siano così "attenti" solo quando si tratta di figlie di altra cultura. Sorprende l'impegno di un sindaco che si dichiara subito pronto a cacciare la moglie dell'assassino, vittima tra le vittime, e a sottrarle le altre figlie. Non ci sembra sia mai avvenuta la stessa cosa quando la madre di uno stupratore italiano lo ha giustificato in ogni modo possibile. Non ci sembra di aver notato tanta "partecipazione" istituzionale quando si è trattato di delitti italiani. Eppure quasi ogni giorno una donna italiana muore per mano di un maschio italiano. Sono figlie, mogli, madri, sorelle, amiche, fidanzate, conoscenti.
Diventa comodo però addebitare tutta la questione agli stranieri. Questa d'altronde è stata la linea portata avanti dalla carfagna & company durante il g8 sulla violenza alle donne. Il male risiederebbe tra i musulmani, quelli di cultura islamica, gli stranieri. I cattolici invece considererebbero le donne con tale rispetto che quando le ammazzano non lasciano vive neppure le presenze collaterali, le madri, le amiche, gli amanti, i figli.
Poi ci sono le madri degli assassini che hanno sempre una parola buona per il figlio - italiano - che viene descritto come depresso, malato, vittima di un rapporto sbagliato con una donna che quasi meritava quello che le è accaduto. Ci sono le mogli che hanno il gran problema di non riuscire a tirare avanti senza l'uomo che porta il pane a casa. Ed eccolo spiegato il perdono della mamma di Sanaa. Come il perdono di tante donne che ho conosciuto, quelle che se chiedevi perchè non se ne andavano via dicevano che non erano in grado di campare. Quelle che se la figlia le rimproverava perchè erano costrette a subire situazioni intollerabili loro rispondevano che l'alternativa era restare in mezzo alla strada.
La mamma di Sanaa ha perso una figlia ma ne ha altre due da crescere così si spiega il perchè quella donna concede un perdono al marito indicando la figlia come causa della sua cattiva reazione.
Me lo diceva sempre anche mia madre: se non fai questo o non fai quello, se non rispondi con quel tono, se non dici niente lui non reagisce così e noi staremmo tutte tranquille. Sei tu che sbagli. Tu sei responsabile della disarmonia di questa famiglia.
Succede nelle situazioni di prigionia. Le prigioniere provano a mantenere uno status quo e temono che qualunque imprevisto possa condizionarlo, frantumarlo. Avete presente quelle scene in cui una delle prigioniere reagisce e le altre se la prendono con lei perchè tutte subiranno le conseguenze di quella ribellione? Avviene più o meno così.
Poi c'è appunto la questione economica. Una donna straniera (ma anche italiana), con figlie da crescere, può rinunciare ad un uomo in casa? Lo Stato le offre qualche alternativa? Un reddito? Un lavoro? Qualcosa di più invece delle vuote parole? Ovviamente no. Lo stato non tutela nessuno, soprattutto le donne straniere anche se vittime di violenza.
Le donne cambiano se ne hanno la possibilità. Di generazione in generazione la ribellione è una cosa che coinvolge tutte noi. Ciascuna di noi ha subito una punizione. Ciascuna di noi viene ricacciata nel proprio ruolo proprio quando proviamo ad essere libere di vivere le nostre esistenze in modo diverso.
Io sono italiana eppure ho pagato e ancora pago ogni singola scelta di libertà compiuta. Ho pagato e ancora pago e sono una sopravvissuta come tante.
Le forme di coercizione sono diverse di volta in volta, ma ditemi: quanti padri italiani conoscete che non abbiano punito la propria figlia per una scelta non condivisa? Quanti uomini lasciano libere le donne senza finire per ammazzarle? Dov'è dunque la differenza culturale tra gli italiani e quegli imprecisati altri?
Non c'è. Di fatto non c'è. A noi capita di essere uccise fisicamente o socialmente ogni giorno. Se non è un uomo a compiere l'omicidio ci pensa lo stato con leggi che limitano la nostra autonomia, la nostra libertà di scelta. Imbrigliate in regole che non ci permettono di decidere del nostro corpo, siamo costrette a tollerare regolamenti fascisti per il decoro e ci facciamo umiliare ogni giorno come corpi in svendita al miglior offerente.
Siamo quelle che per risolvere la precarietà dovrebbero sposare un uomo ricco - così disse il premier - e siamo anche quelle che devono fare più figli e che saranno "obbligate" a conciliare la vita fuori e dentro casa da una ministra che è contraria all'interruzione di gravidanza, all'uso di pillole del giorno dopo e di contraccettivi (siamo curiose di sapere come fa lei a non avere figli dato che immaginiamo abbia perso la verginità da un bel pezzo). Siamo quelle che devono pensare alla famiglia e che devono obbedire a dio, al padre, al presidente, e non necessariamente in questo ordine.
Perchè dunque sono tutti così scandalizzati del fatto che un uomo abbia ucciso sua figlia non condividendo la sua scelta sentimentale? Un tipico padre italiano un po' più evoluto cosa avrebbe fatto esattamente? Un embargo economico?
Ci crediamo davvero poco. Se gli uomini continuano a concepire le donne come proprietà continueranno a disporre delle nostre vite come se niente fosse.
Moriranno altre donne, come ne muoiono ogni giorno, tutte per mano di un maschio e la responsabilità sarà anche di chi oggi insiste nel definire un femminicidio dal punto di vista razziale. Il femminicidio culturale parte da lì.
Riccardo Venturi - 23/9/2009 - 16:52
Di Riccardo Venturi, amministratore del sito "Canzoni Contro la Guerra"
Mi sembrava di aver parlato civilmente chiaro in un mio intervento precedente: per esibizioni di muscoli e diatribe varie esistono sociali retelavori varî che sono fatti apposta. Questo sito, che lo vogliate o no, non è uno di questi retelavori, e disgraziatamente per chi lo piglia come uno di quei "cosi", qui ci sono degli admins che se ne occupano più o meno 24 ore su 24.
Quindi, visto che nessuno sembra avere capito questo principio fondamentale, i commenti su questa pagina, da questo momento, sono rigorosamente bloccati. E lo resteranno finché tutti quanti non avrete capito che qui dentro ci si comporta da persone civili e non da bambini di 4 anni che si azzuffano. E' una cosa che vale per tutti e spero che non me ne vorrete; se poi me ne vorrete, mi venite tutti quanti a trovare a Firenze, in via dell'Argingrosso 65/C -quartiere Isolotto- e se ne ragiona a quattr'occhi.
Quindi vi prego vivamente di tornare tutti a ragionare con calma. Abbiamo stabilito che, più o meno, siamo tutti d'accordo sul ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan. Mi sembra un'affermazione non da poco. Così come mi sembra non da poco il fatto che su questo sito è bandito qualsiasi "scontro di civiltà". Chi ne è adepto ha tutto il diritto di esserlo, ma non qua dentro: questo è un sito che è orientato da tutt'altra parte, e Don Curzio dovrebbe saperlo oltremodo bene.
Statemi tutti bene e con rispetto, che da queste parti non è una parola vuota.
Riccardo Venturi - 23/9/2009 - 17:04
Secondo me (esordio da bimbo delle elementari) la guerra è brutta perché uccide la gente e gli italiani devono andare via dall'est perché si fanno e fanno la bua.
Non è meglio invece portare il mangiare, i costruttori per le case, i dottori per la salute (quelli che non fanno le siringhe sul popò) e le maestre che insegnano a leggere e a scrivere alla povera gente e ai poveri bambini? Però forse se ci penso è meglio che ci mettiamo anche i poliziotti, ma non quelli brutti vestiti di nero, quelli un po' colorati di blu (ma solo quelli bravi, quelli brutti è meglio che non li mandiamo senò nell'est ci fanno le barzellette), così aiutano chi sta lì veramente per la pace (le maestrine, i dottori e i costruttori).
No! Così non ci dobbiamo stare lì! Italiani brutta gente se fanno la guerra!
P.S. (Poscia scrittura significa): non ho capito perché siamo lì e non a casa nostra. Che ci hanno fatto quelli?... Ah, stiamo portando democrazia, ho capito... Ma non ne stiamo portando un po' troppa, di democrazia? Se ne portiamo troppa, a noi quanta democrazia rimane? (ebbene sì, per chi non lo sapeva la democrazia non è infinita ma bisogna conservarsela come la cioccolata, quella fondente che piace a me e che mi fa sentire grande).
[ΔR-PLU] - 30/9/2009 - 09:38
Εἶπεν οὖν ὁ ᾿Ιησοῦς τῷ Πέτρῳ· βάλε τὴν μάχαιραν εἰς τὴν θήκην (Ἐκ τοῦ κατὰ Ἰωάννην, Κεφ. 18: 1-28)
Gian Piero Testa - 3/10/2009 - 09:06
Τότε λέγει … ὁ ᾿Ιησοῦς· ἀπόστρεψόν σου τὴν μάχαιραν εἰς τὸν τόπον αὐτῆς· πάντες γὰρ οἱ λαβόντες μάχαιραν ἐν μαχαίρᾳ ἀποθανοῦνται. Κατά Ματθαίον, Κεφ. 26, 52
Si continua ?
Gian Piero Testa - 3/10/2009 - 09:37
l'antisilvio - 5/10/2009 - 01:36
Gian Piero Testa - 27/3/2010 - 09:56
Diliberto: "Non dare conto nel Tg1 delle 20 del cittadino che ha gridato "pace subito" e dei numerosi cittadini che all'uscita di Berlusconi hanno gridato "ritirateli" è una vergogna.
http://www.repubblica.it/2009/09/sezio...
Gigi - 18/5/2010 - 06:47
Roberto Ferreri - 18/5/2010 - 10:33
En somme, dit Lucien l'âne, si j'ai bien compris, ces gens-là étaient partis de leur plein gré, comme militaires, dans un pays qui n'est pas le leur, imposer la démocratie par les armes... imposer par les armes la liberté de se soumettre à la vision du monde de l'Empire... Et ces militaires, engagés dans cette guerre, sont morts... Mais enfin, c'étaient des soldats, c'étaient des militaires et n'est-ce pas le destin du militaire (surtout volontaire, surtout de carrière, surtout quand il en fait profession...) d'être tué à la guerre ? Ce n'est quand même pas le choix du civil … Ce n'est pas là un choix pacifique, quand même...
En effet, Lucien l'âne mon ami, quand on joue à la guerre, on finit toujours par gagner... Certains feraient bien d'y songer avant de se lancer dans de telles aventures... C'est dangereux la guerre, on risque d'y être tué... Et dès lors, en acceptant d'être militaire, en acceptant d'être en armes, on accepte en même temps d'être tué... Ce sont les risques normaux du métier d'être tué par balle, par obus, par bombe, par canon, par gaz, par devant ou par derrière...
Ainsi, dit Lucien l'âne, la seule bonne façon d'y échapper, c'est de ne pas faire pareil métier... C'est de ne jamais collaborer à la guerre.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. - 18/5/2010 - 16:25
Gian Piero Testa - 18/5/2010 - 23:12
da Femminismo a Sud
Di sicuro avete saputo che in Afghanistan c'è una guerra e che la combattono anche gli italiani e le italiane. Dicono ne siano morti tre e in questi casi ogni critica sul perché siamo in guerra, a spendere soldi a presidiare un territorio che non ci compete invece che a spendere i soldi per aiutare le persone che in Italia sono in grave difficoltà, viene oscurata dalla retorica della propaganda di guerra.
Tipico di ogni propaganda di guerra è quello di sfruttare le donne come elemento di marketing per estendere al di là dei generi il patriottismo di cui sappiamo è tanto dotato il ministro la russa.
A noi dispiace che uomini e donne muoiano per niente, o meglio che per uno stipendio decidano di andare a fare la guerra in un territorio dove muoiono centinaia di civili, donne, uomini, anziani, bambini. Ci dispiace veramente anche se sappiamo che nessuno li ha costretti. Ci dispiace perché consideriamo questi morti come tanti altri caduti sul lavoro (gli unici "lavoratori" pagati per uccidere) e se vediamo le cifre dei caduti sul lavoro e quelle delle cadute sul lavoro in Italia ci sarebbe da fare celebrazioni e da pronunciare frasi patriottiche ogni giorno.
Il punto è che ho ogni volta che in Afghanistan muore qualcuno per via di quella guerra che continua ad essere rifinanziata dal nostro parlamento si cerca di spostare l'attenzione su qualcos'altro.
Di questo lasciamo dire a kzm che nella nostra mailing list ha giustamente condiviso questa riflessione:
Ho visto troppa televisione nei giorni scorsi.
Soldati morti e feriti in Afganistan: tra di loro una donna.
Un'occasione per ricordarsi che stiamo in guerra, una guerra di pura e semplice aggressione. Un'occasione per farsi delle domande, far nascere dei dubbi, far salire la rabbia...
Come la gestisce il tg1? Confonde le acque, cerca l'elemento di distrazione, lo trova costruendo un servizio "specchietto per le allodole", vagamente attraversato da venature erotiche.
Tra i feriti c'è una donna, una ragazza, una soldatessa. Si va allora a sondare questa stuzzicante novità delle donne nell'esercito. Si parte con filmati storici delle crocerossine, passando per il mito erotico del "soldato Jane", fino all'intervista ad una soldatessa che mostra tutto il suo orgoglio patriottico nel portare l'uniforme, etc. etc.
L'operazione di distrazione è riuscita.
CCG/AWS Staff - 19/5/2010 - 14:05
Silvia - 20/5/2010 - 20:35
J'aimerais éviter toute polémique – s'agissant d'un site contre la guerre – mais voilà, il me paraît impossible d'éluder la réflexion de fond en ce qui concerne les militaires et leurs interventions « humanitaires » en terres lointaines. Certains avancent l'argument que c'est là un métier, qu'il faut bien gagner sa vie, nourrir sa famille, que le besoin y conduit... Que, somme toute, il faut comprendre... qu'ils n'y vont que pour la solde...
Très bien, l'argument est assez répandu.
Voyons voir du côté des victimes des excellents services de nos militaires. Que dire à la mère, aux mères dont les enfants sont tués, que dire aux villageois dont les maisons sont ravagées, que dire à celui qui y laisse ses jambes, ses bras, ses yeux, ses fils... ?
Que c'était nécessaire, qu'il fallait gagner sa vie, qu'on a tué pour un salaire, pour une vie « stable ».... ? Qu'on n'a pas de vision globale ? Qu'on n'a pas compris ? Etc.
On a déjà entendu çà, à Nuremberg, par exemple. C'est exactement le raisonnement du gardien de Dachau... ou celui d'Eichmann et de tous les tueurs à gages. Moi, je fais mon travail, je gagne ma vie, j'ai des enfants, j'ai une famille, j'exécute les ordres (et accessoirement, les gens), on me dit de tuer et je tue, qu'y puis-je ?
J'ai beau être un âne, dit Lucien l'âne, je ne peux pas comprendre ce genre d'argument et surtout, je ne peux pas l'accepter.
En fait, moi non plus, dit Marco Valdo M.I. et je crois bien que ni Boris Vian, ni Eugène Pottier n'auraient accepté pareille justification de ces métiers de bourreaux et d'assassins.
Je me souviens, en effet, dit Lucien l'âne, de cette strophe de Pottier :
Paix entre nous, guerre aux tyrans
Appliquons la grève aux armées
Crosse en l'air, et rompons les rangs
S'ils s'obstinent, ces cannibales
A faire de nous des héros
Ils sauront bientôt que nos balles
Sont pour nos propres généraux.
Et Boris Vian aurait dit d'une part au peuple (italien, français, russe ou étazunien ou tout autre) et d'autre part au président – dans ce cas-ci, Napolitano (mais ce pourrait aussi bien être Sarkozy, Medvedev, Obama ou tout autre) :
Et je dirai aux gens:
Refusez d'obéir
Refusez de la faire
N'allez pas à la guerre
Refusez de partir
S'il faut donner son sang
Allez donner le vôtre
Vous êtes bon apôtre
Monsieur le Président
VAZY T'MÈME... en quelque sorte... Ce qui serait en effet une tout autre chose que de présider les cérémonies funèbres des malheureux qui avaient eu l'idée saugrenue de croire à leurs discours et d'aller servir de marionnettes humaines à une politique décidée en « hauts lieux ».
Ainsi parlaient Marco Valdo M.I et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. - 21/5/2010 - 19:26
Gian Piero Testa - 25/5/2010 - 09:39
Lievemente ferita anche una soldatessa, il capitano Federica Luciani. Sale a 29 il numero dei soldati italiani morti..
Berlusca: «Ci si chiede se ne valga la pena... Quanto avviene rafforza la convinzione che ne vale la pena perché è minacciata l'intera nostra civiltà»
La Russa: «Gli impegni internazionali vanno mantenuti, ci sono rischi che sappiamo di correre, ma vogliamo che il loro sacrificio non sia vano e che la lotta contro il terrorismo possa essere combattuta a partire dal 2013 dalle forze afghane in modo che i nostri possano tornare a casa».
Da:www.newnotizie.it
RC - 29/7/2010 - 07:27
Rosi, Marco, Silvia, Gianfranco e Agnese - 29/7/2010 - 12:21
da Il Messaggero
RC - 29/7/2010 - 17:13
4 alpini morti, uno ferito gravemente
Mina fa saltare Lince della Brigata Julia di scorta a convoglio. Un sesto militare ferito leggermente. Petraeus: italiani coraggiosi e altruisti. Il cordoglio di Napolitano e Berlusconi. Di Pietro: è nostro Vietnam. La Russa: sciacallaggio
ROMA (9 ottobre) - Quattro militari italiani sono stati uccisi oggi in Afghanistan, mentre uno è rimasto gravemente ferito, dall'esplosione di un potentissimo Ied, un ordigno esplosivo rudimentale, che intorno alle 9.45 (ora locale) ha investito in pieno un blindato Lince nel distretto di Gulistan. Il blindato, questa volta - a differenza di molte altre - non ha retto all'urto ed è andato distrutto.
Dopo l'esplosione c'è stato uno scontro a fuoco durante il quale i militari italiani hanno messo in fuga gli aggressori, secondo quanto ha riferito il comando del contingente italiano ad Herat.
I quattro militari italiani uccisi e quello ferito (tutti alpini) si trovavano «a bordo di un veicolo blindato Lince che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili - specifica il comando del contingente italiano - I camion rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice».
Erano tutti in forza al 7° reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia, i 5 militari coinvolti nell'esplosione. Nello scoppio hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero il 24 settembre 1978); il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa il 27 marzo 1984); il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, provincia di Siracusa, il 17 settembre 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, il 14 aprile 1987).
Il militare rimasto ferito è il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, in provincia dell'Aquila, il 18 marzo 1972), il quale «è cosciente, ha riportato ferite a un piede e traumi da esplosione ma non è in pericolo di vita». L'alpino ha telefonato alla moglie per rassicurarla sulle sue condizioni di salute.
Anche un sesto alpino è rimasto coinvolto nell'imboscata. E' Michele Miccoli, 28 anni, nato ad Aradeo e residente a Belluno. La notizia è stata confermata ai giornalisti dai genitori del militare, rassicurati per telefono dal proprio congiunto. Miccoli ha riferito, in una breve conversazione, di stare bene e che si trovava a bordo di un automezzo che seguiva quello saltato in aria.
La Procura di Roma ha aperto una inchiesta contro ignoti.
Il militare italiano ferito è stato «immediatamente evacuato con elicotteri di Isaf», la missIone della Nato. È quanto spiegano al comando del contingente, sottolineando che il soldato «è grave». È cosciente ed è ricoverato in ospedale a Delaram il militare italiano rimasto gravemente ferito nell'attacco. Lo ha riferito il generale Massimo Fogari, capo ufficio stampa dello Stato Maggiore della Difesa a Sky Tg24. «È un tipico attacco condotto da guerriglieri - ha spiegato ancora il generale Fogari - fanno esplodere un ordigno, poi aprono il fuoco e quindi si danno alla fuga». «Non è in pericolo di vita», afferma il maggiore Mario Renna, portavoce del comando del contingente italiano ad Herat Il militare, che presenta ferite agli arti inferiori.
Il generale Petraeus: italiani coraggiosi e altruisti. «Condoglianze» del generale David H. Petraeus, comandante della missione Isaf in Afghanistan, per l'uccisione dei quattro alpini in Afghanistan: «Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo. Questi soldati - dice Petraeus - hanno servito come parte del coraggioso contingente italiano che guida i nostri sforzi nel Comando regionale ovest. Il loro operato coraggioso e altruistico non sarà dimenticato, in un
momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i terroristi. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono per le famiglie di questi soldati caduti. Condividiamo il loro dolore per questa perdita straziante».
L'attentato è avvenuto nel distretto di Gulistan, a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand. Si tratta di uno dei tre distretti di cui solo di recente è stata affidata la responsabilità ai militari italiani.
I talebani hanno rivendicato oggi due attentati realizzati ieri sera contro militari americani e afghani nella provincia di Farah, uno dei quali nel distretto di Gulistan, lo stesso in cui sono stati uccisi oggi quattro alpini italiani. Il primo attacco, indicano gli insorti nel loro sito Internet, ha riguardato un carro armato ed un fuoristrada contro cui sono stati sparati razzi Rpg nell'area di Baij Pasti Tangi del Gulistan.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con profonda commozione la notizia del gravissimo attentato in cui hanno perso la vita quattro militari italiani impegnati nella missione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan - rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese - esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti. Lo rende noto un comunicato del Quirinale. In segno di cordoglio il preannunciato concerto bandistico in piazza in occasione del cambio della Guardia d'Onore al Palazzo del Quirinale di domenica 10 ottobre, è stato annullato.
Berlusconi: vicini alle famiglie. «Ho appreso con dolore la notizia del tragico agguato ai nostri ragazzi impegnati a riportare la pace in Afghanistan. Siamo vicini alle loro famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani. Attendo con trepidazione notizie sull'altro nostro militare ferito. Siamo grati a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo». Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Bersani: ripensare strategie. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani esprime «cordoglio alle vittime e solidarietà alle loro famiglie» commentando la morte dei quattro soldati italiani in Afghanistan, e chiede che il governo italiano avvii insieme agli alleati una «riflessione» sulle prospettive e la strategia da tenere sul campo. «È una cosa drammatica - ha detto Bersani poco prima dell'inizio dei lavori dell'Assemblea nazionale del Pd - ed è ora che l'Italia puntualizzi la strategia, così come si era detto, per vedere le prospettive reali». «La situazione sul campo è difficile - ha osservato - le prospettive incerte. Essendo chiaro che non si agisce fuori dal contesto delle nostre alleanze, dobbiamo riflettere insieme su cosa vuol dire realmente questa famosa nuova fase».
La Russa: convoglio era stato già attaccato ieri, profondo cordoglio. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha espresso «profondo cordoglio e dolore per i 4 militari deceduti, grande solidarietà al soldato ferito e sentimenti di particolare vicinanza ai familiari delle vittime. E' sciacallaggio chiedere il nostro ritiro». Il convoglio «era già stato attaccato con armi leggere nella giornata di ieri» quando era stato colpito un mezzo però statunitense.
Di Pietro: missione non ha più senso. «Non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni. E' il nostro Vietnam. A nome mio e dell'Italia dei Valori esprimo profondo cordoglio alle famiglie dei quattro militari che hanno perso la vita nel tragico attentato a Farah, in Afghanistan». Lo afferma il presidente dell'IdV, Antonio Di Pietro. «Il governo si assuma le sue responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente. La missione che avrebbe dovuto essere di pace ha cambiato i suoi connotati, trasformandosi in missione di guerra».
Zaia: riportiamo a casa i nostri ragazzi. «In ogni vicenda c'è un inizio, ma deve esserci anche una fine. Ciò vale anche per la missione di pace in Afghanistan che si sta trasformando per il nostro Paese in un nuovo, tragico Vietnam». Lo dichiara il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. «Il cordoglio per il lutto, lo strazio delle famiglie, la cappa di dolore che stringe l'Italia e la nostra Regione, sede del 7/o Reggimento Alpini - prosegue Zaia - non possono non indurre a riflessioni da cui discendano scelte operative. «Credo - aggiunge Zaia - che sia venuto il tempo in cui il Parlamento ed il Governo, assieme e senza divisioni di parte o nominalistiche, tornino a ragionare sulla necessità di riportare a casa i nostri ragazzi». «Potrebbe essere - conclude il presidente del Veneto - un percorso analogo a quella exit strategy proposta da Obama per l'Iraq».
perché proprio queste morti devono ricordarci come di quella guerra, perché guerra é, non se ne fotte più nessun italiano!
siamo li solo perché ce l'hanno chiesto, ma di certo non l'ha chiesto il popolo italiano, sovrano.
dobbiamo ricordarlo proprio in questo momento perché si sta consumando l'ennesimo atto di presunzione facendo minuti di raccoglimento e cazzate simili per delle persone morte sul loro lavoro pienamente coscienti e volontari dei loro pericoli.
mentre i millecinquanta morti no.
e quelli, non se li caga nessuno.
I militari non sono "pienamente coscienti e volontari dei loro pericoli", e in tanti non ci vanno volontari, ma ci vanno perchè quasi obbligati.
poi possiamo discutere sulla inutilità di questa guerra che poi tanto inutile non sarà visto che i politici avranno i loro interessi. ma ci mandassero i loro figli al fronte !!
Andrea - 10/10/2010 - 06:17
Gaetano e Rosi - 11/10/2010 - 07:44
Alberto - 11/10/2010 - 20:13
Don Zauker
Ipotesi.
Facciamo conto che nel nostro Paese, un giorno del prossimo futuro, si scoprano ricchissimi giacimenti di una materia X utile per il fabbisogno energetico della maggior parte dei Paesi occidentali, o per la tecnologia in generale.
Facciamo conto che una coalizione dei suddetti paesi occidentali invada e bombardi il nostro Paese per prendere il controllo di questi giacimenti.
Facciamo conto che lo facciano con la scusa che la nostra non è una vera democrazia (e con questa scusa dovrebbero averci già bombardato) e che siamo ostaggio anche di un anacronistico potere religioso che nega alcuni diritti fondamentali, che discrimina in base al genere e all’orientamento sessuale, che influenza le scelte politiche, che controlla un impero finanziario immenso e le cui regole vengono inculcate nelle menti dei cittadini direttamente dalle scuole e dalle televisioni di Stato.
(Alt! Questo è solo un paradosso, non vogliamo paragonare la Chiesa Cattolica con l’Islam. Per cui zitti e tornate seduti, eroici difensori della fede e soprattutto del luogo comune.)
Ecco, se davvero si verificassero gli eventi di cui sopra, i cittadini italiani che rispondessero all’attacco dei militari delle forze di occupazione sarebbero terroristi o eroi della Patria?
E i militari delle forze di occupazione sarebbero eroi di pace o un esercito invasore?
Di solito si usa distinguere i terroristi dagli eserciti regolari perché i primi tendono a colpire le popolazioni civili per scatenare, appunto, il terrore.
Ma in un Paese occupato da forze militari straniere (che sempre più spesso, e qualche volta anche volentieri mietono vittime tra i civili) gl’individui che combattono contro gli eserciti invasori sono da considerare terroristi?
Uscendo dalla metafora, e dalla propaganda criminale: noi siamo in Afghanistan ed in Iraq per scongiurare atti terroristici a casa nostra, oppure rischiamo atti terroristici a casa nostra proprio perché abbiamo invaso questi Paesi?
E a chi sostiene che non possiamo tornare a casa perché le popolazioni del posto ci chiedono di rimanere (facciamo finta di crederci), rispondiamo che della volontà delle popolazioni del posto ce ne siamo allegramente sbattuti i coglioni quando ci chiedevano di non essere bombardate.
Così, a tutti quelli stronzoli che ribaltano la situazione, sfruttando il dolore provocato (e amplificato dai media) dalla morte di alcuni giovani militari italiani, sostenendo che con il nostro ragionamento noi non portiamo rispetto per tutti quei militari che rischiano la vita ogni giorno e per le loro famiglie, rispondiamo che al contrario, il rispetto non lo mostrano loro, che sono i veri responsabili di quelle morti e dei lutti delle famiglie, sfruttati per poter poi fare un bel funerale di Stato con tanto di “salme avvolte nelle bandiere, legate strette perché sembrassero intere”.
Se fosse per noi, e – horribile dictu! – per la Costituzione Italiana, quei militari (e migliaia di altri, afghani e iracheni compresi) sarebbero ancora vivi.
Come diceva Gaber, l'America (con noi e l'occidente appresso) fa le guerre "solo" per esportare libertà e democrazia, "MAI" per i suoi interessi..
(Beato chi ci crede :) Forse Emilio Fede..)
Gianfranco - 12/10/2010 - 05:22
di Enrico Piovesana da Peace Reporter
Sfruttando cinicamente il lutto nazionale per i quattro soldati italiani caduti in Afghanistan, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, propone di armare con bombe i nostri caccia impegnati in missione per fornire maggior protezione alle truppe a terra.
Una decisione che, obiettano le opposizioni, trasformerebbe la natura della missione militare italiana, da missione di pace a missione di guerra incostituzionale. Come se sganciare bombe dagli aerei fosse un atto di guerra, mentre lanciare razzi dagli elicotteri Mangusta o usare i loro micidiali cannoni rotanti, bombardare con mortai da 120 millimetri o sparare cannonate con i carri cingolati Dardo - tutte cose che le forze italiane in Afghanistan fanno regolarmente - fossero invece azioni pacifiche.
Ciononostante, c'è chi continua ipocritamente a difendere il carattere 'pacifista' della missione militare. ''E' sbagliato parlare di guerra - ha dichiarato domenica il responsabile Esteri del Pd, Piero Fassino - perché c'è una differenza sostanziale tra chi fa la guerra e una missione di pace: nel primo caso si spara per primi, nel secondo si spara solo se attaccati e per tutelare la popolazione. Dei 34 soldati morti in Afghanistan nessuno è caduto in un'azione bellica offensiva. Noi non siamo là per fare la guerra a nessuno''.
L'onorevole Fassino non sa, o finge di non sapere, che finora le forze italiane in Afghanistan non si sono limitate a rispondere al fuoco quando attaccate. Da anni i nostri militari - non solo le forze speciali della Task Force 45 - 'sparano per primi' partecipando attivamente alle prolungate offensive congiunte pianificate dai comandi Nato. Come quella del novembre 2007 nel distretto del Gulistan, o quelle ripetute (agosto 2008, maggio 2009 e giugno 2010) nella zona di Bala Murghab: offensive durate anche settimane, con bombardamenti aerei e d'artiglieria e con decine e a volte centinaia di 'nemici' uccisi.
Sgomberato il campo dall'ipocrisia della missione di pace, rimane l'interrogativo sul motivo che spinge la Difesa a voler armare di bombe i nostri aerei. Scartata la spiegazione ufficiale della maggior protezione per le truppe a terra - un bombardamento aereo non fornisce di certo uno scudo alle imboscate, servono semmai blindati più resistenti - rimangono una ragione politica e una economica.
La prima riguarda i rapporti con i nostri alleati della Nato, Stati Uniti in testa, che da anni chiedono all'Italia di impegnarsi senza restrizioni in questa guerra. Dopo il ritiro dei Tornado tedeschi, anch'essi vincolati dal 'caveat' che impedisce l'uso di bombe aeree, gli Amx italiani rimangono gli unici caccia senza bombe della missione Isaf. Un'eccezione politicamente imbarazzante per i rappresentanti del nostro governo, e anche per quelli dell'opposizione (che nel 1999, per non sfigurare, mandarono i nostri Tornado a bombardare Belgrado).
L'altra ragione, quella economica, tocca invece gli interessi dell'industria bellica italiana.
A fine gennaio la Oto Melara, azienda del gruppo Finmeccanica, ha acquistato dall'americana Boeing i componenti per assemblare nelle officine Breda di Brescia cinquecento bombe aeree 'bunker-buster' Gbu-39 da 130 chili l'una (le stesse usate dagli israeliani nell'operazione 'Piombo Fuso' a Gaza) che ora giacciono in magazzino pronte all'uso.
"Perché comperare da Boeing, per 34 milioni di dollari, cinquecento bombe - scriveva lo scorso 20 settembre su Panorama l'esperto militare Gaiandrea Gaiani - se poi non le imbarchiamo sui nostri jet in Afghanistan? Che senso ha spendere centinaia di milioni di euro per aggiornare i cacciabombardieri Amx e Tornado se poi non li si impiega per bombardare il nemico?".
di Piergiorgio Odifreddi
Premetto che, fosse stato per me, non si sarebbe ammazzato nemmeno Saddam Hussein. Per compassione umana, certo. Ma anche perchè, qualunque crimine avesse commesso, si era in fondo riscattato, vestendo romanticamente i panni di Davide contro Golia, e resistendo inutilmente all’invasione e alla conquista del proprio paese da parte del Grande Satana e dei suoi alleati.
Non sono dunque affatto contrario alla sospensione della pena di morte per Tareq Aziz, annunciata oggi. Ma mi permetto di stupirmi della levata di appelli al riguardo da parte dell’Unione Europea in generale, e dell’Italia in particolare. Cioè, di coloro che ieri hanno partecipato alla coalizione per lo stupro dell’Iraq, e oggi pretendono di insegnare ai sopravvissuti come ci si comporta eticamente.
Il tutto, pochi giorni dopo che Wikileaks ha pubblicato una serie di circa 400.000 documenti segreti, dai quali emerge che dal 1 gennaio 2004 (a guerra ufficialmente finita) al 31 dicembre 2009 i soli soldati degli Stati Uniti hanno ammazzato in Iraq 109.032 persone, di cui 66.081 civili: cioè, una media di 31 civili al giorno, ogni benedetto giorno di quei maledetti sei anni.
Di fronte a questo scempio di vite umane perpetrato da un alleato, come mai l’Unione Europea si preoccupa della condanna a morte di Tereq Aziz, e si appella al governo iraqeno affinchè la sospenda? Perchè si presume che i 109.032 morti ammazzati dagli statunitensi siano musulmani, mentre si sa che Aziz è cristiano. Anzi, cattolico: dunque, se ne preoccupa anche il Papa.
D’altronde, che i morti della guerra in Iraq non siano tutti uguali, ce n’eravamo accorti da un pezzo. Sprecando, ad esempio, titoli di apertura e di prima pagina nei telegiornali e sui giornali per annunciare le poche morti dei soldati invasori, e relegando in trafiletti o nel silenzio le molte morti dei civili che pagavano con la vita il prezzo dell’invasione.
Naturalmente, poichè addurre il vero motivo per chiedere la grazia di Aziz sarebbe un po’ sfrontato, ciascuno sceglie di mascherarlo dietro al paravento che preferisce. La Comunità di Sant’Egidio, ad esempio, definisce la sua condanna «una punizione postuma», forse ritenendo che le punizioni preventive siano più accettabili. Il custode del Sacro Convento di Assisi, invece, si appella al fatto che Aziz si inginocchiò a suo tempo davanti alla tomba di San Francesco, dimenticando che già nel 1219 il «poverello» aveva inneggiato alla «guerra giusta», di fronte al Sultano in Egitto.
All’appello per Aziz si è ovviamente unito il nostro ministro degli Esteri, il quale giusto lo scorso 22 ottobre si preoccupava, sull’Osservatore Romano, che «aumentano gli episodi di violenza contro le minoranze cristiane», arrivando a parlare di «cristianofobia» di molti paesi arabi, «nonostante le comunità cristiane siano presenti sul territorio da molto prima dell’arrivo dell’Islam».
Il passaggio più interessante del suo articolo era però il seguente: «I cristiani dovranno essere consapevoli anche di ricercare con i musulmani un’intesa su come contrastare quegli aspetti che, al pari dell’estremismo, minacciano la società. Mi riferisco all’ateismo, al materialismo e al relativismo. Cristiani, musulmani ed ebrei possono lavorare per raggiungere questo comune obiettivo. Credo che occorra un nuovo umanesimo per contrastare questi fenomeni perversi».
Sentir parlare dell’ateismo e del relativismo, cioè della negazione del fanatismo religioso e dell’estremismo filosofico, come di minacce per la società e di perversioni, potrebbe far piangere. Ma fa invece ridere, non appena ci si ricorda che si tratta della stessa pensata che Ahmadinejad ha fatto nella sua lettera al Papa di qualche tempo fa. Dimmi come pensi, e ti dirò con chi vai …
Saranno destinati a insegnare alle forze di polizia e ai militari locali le tecniche di difesa e combattimento.
Gianfranco - 13/1/2011 - 11:00
Il presidente Napolitano ha espresso i "sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari del bersagliere..
http://247.libero.it/focus/21408291/1/...
Knowlt Hoheimer
I was the first fruits of the battle of Missionary Ridge.
When I felt the buller enter my heart
I wished I had staid at home and gone to jail
For stealing the hogs of Curl Trenary,
Instead of running away and joining the army.
Rather a thousand times the county jail
Than to lie under this marble figure with wings,
And his granite pedestal
Bearing the words, "Pro Patria".
What do they mean, anyway?
(Trad. di Antonio Porta:
Fui il primo frutto della battaglia di Missionary Ridge.
Quando ho sentito la pallottola entrarmi nel cuore
ho desiderato di essere rimasto a casa e di andare
in prigione per il furto dei maiali a Curl Trenary,
invece di involarmi e arruolarmi.
Mille volte meglio la prigione della contea
che essere sepolto sotto una statua di marmo con le ali,
sotto un piedistallo di granito
con sopra scritte le parole «Pro Patria».
A proposito, che vogliono dire ? )
Gian Piero Testa - 28/3/2012 - 16:16
Lucien Lane
KNOWLT HOHEIMER
J'étais le premier fruit de la bataille de Missionary Ridge.
Quand j'ai senti la balle entrer dans mon ceour
J'ai souhaité être resté chez nous et mis en prison
Pour le vol des porcs de Curl Trenary,
Au lieu de partir et joindre l'armée,
Plutôt mille fois la prison comtale
Que de gésir sous la statue de marbre avec ses ailes
Et son piédestal de granit
Portant les mots : « Pro patria ».
Au fait, qu'est-ce qu'ils signifient ?
Lucien Lane - 29/3/2012 - 08:55
HARRY WILMANS
I was just turned twenty-one,
And Henry Phipps, the Sunday school superintendent,
Made a speech in Bindle's Opera House.
"The honor of the flag must be upheld" he said,
"Wheter it be assailed by a barbarous tribe of Tagalogs
Or the greatest power in Europe".
And we cheered and cheered the speech and the flag he waved
As he spoke.
And I went to the war in spite of my father,
And followed the flag till I saw it raised
By our camp in a rice field near Manila,
And all of us cheered and cheered it.
But there were flies and poisonous things;
And there was the deadly water,
And the cruel heat,
And the smell of the trench just back of the tents
Where the soldiers went to empty themselves;
And there were the whores who followed us, full of syphilis;
And beastly acts between ourseleves or alone,
With bullying, hatred, degradation among us,
And days of loathing and nights of fear
To the hour of the charge through the steaming swamp,
Following the flag,
Till I fell with a scream, shot trough the guts.
Now there's a flag over me in Spoon River!
A flag! A flag!
HARRY WILMANS
Avevo appena compiuto ventun anni
quando Henry Phipps, sovraintendente delle Sunday-school,
tenne un discorso alla Bindle's Opera House.
«L'onore della bandiera deve essere tenuto alto, » disse
«sia che l'assalto arrivi da una barbara tribù di Tagalog
o dalla più grande potenza d'Europa. »
E noi applaudimmo e applaudimmo il discorso
e la bandiera che lui sventolava parlando.
E io partii per la guerra a dispetto di mio padre,
e seguii la bandiera finché la vidi
innalzata sul nostro accampamento
in una risaia presso Manila,
e noi tutti applaudimmo e applaudimmo.
Ma c'erano mosche e cose velenose;
e c'era l'acqua mortifera,
e il caldo crudele,
e il nauseante, putrido cibo;
e il fetore della trincea proprio dietro le tende
dove i soldati andavano a svuotarsi;
e le puttane ci seguivano piene di sifilide;
e atti bestiali tra noi e da soli,
e strafottenza, odiosità, degradazione in mezzo a noi,
e giorni di disgusto e notti di paura
fino all'ora dell'assalto nei miasmi della palude,
seguendo la bandiera,
fino a quando caddi sparato nelle budella.
Ora c'è una bandiera sopra me a Spoon River!
Una bandiera! Una bandiera!
(Trad. Antonio Porta)
Gian Piero Testa - 2/4/2012 - 14:45
Gian Piero Testa - 2/4/2012 - 17:17
Lorenzo - 2/4/2012 - 20:36
Ma perché non ci vai tu?? e non solo per un giorno....
CCG Staff - 1/6/2015 - 15:47
Gino Strada, 7 ottobre 2015
Testo e musica di Luca Mirti.
Da notare che, sulla copertina dell'album, c'è un'immagine di via dei Georgofili, a Firenze, la strada colpita dal sanguinoso attentato mafioso del 27 maggio 1993.