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Lady In Black

Uriah Heep
Language: English


Uriah Heep

List of versions


Related Songs

Fires of Hell (Your Only Son) (or the Futility of War)
(Uriah Heep)
Wake Up (Set Your Sights)
(Uriah Heep)
Le biciclette bianche
(Caterina Caselli)


[1971]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Ken Hensley (1945-2020)
Album / Albumi: Salisbury
Single: Lady in Black / Simon the Bullit Freak, March 1971

salisbury


Lady in BlackUna coinvolgente ballata, così deliziosa così malinconica, così epica, così due accordi e via...
Sì perché tutto il pezzo è costruito su due accordi.
Chiunque segue gli Heep, veri precursori dell’Epic Metal con l’album Salisbury del 1971 da cui è tratta questa canzone, da tempo sa benissimo che da oltre venticinque anni questo pezzo chiude tutti i loro concerti, ma forse i novizi non sanno che la fortuna per questo brano arrivò solo nel 1977 quando vinse il Golden Lion (il Grammy Europeo nda) dopo un ritardato successo in Germania ove veniva utilizzata nelle scuole per insegnare ai bambini la lingua inglese.

Una canzone contro la guerra in Vietnam, un mio video contro tutte le guerre che insanguinano il mondo di oggi:

1. Iraq 80 mila morti dal 2003
2. Israele-Palestina 5 mila morti dal 2000
3. Libano 1.200 dal 2006
4. Turchia-Kurdistan 40 mila morti dal 1984
5. Afghanistan 25 mila morti dal 2001
6. Pakistan-Waziristan 3 mila dal 2004
7. Pakistan-Balucistan 450 morti dal 2005
8. India-Kashmir 90 mila morti dal 1989
9. India-Nordest 50 mila morti dal 1979
10. India-Naxaliti 6 mila morti dal 1967
11. Sri Lanka-Tamil 68 mila morti dal 1983
12. Birmania-Karen 30 mila morti dal 1988
13. Thailandia-Sud 2 mila morti dal 2004
14. Filippine-Mindanao 150 mila morti dal 1971
15. Filippine-Npa 40 mila morti dal 1969
16. Russia-Cecenia 250 mila morti dal 1994
17. Georgia-Abkhazia 28 mila morti dal 1992
18. Georgia-Ossezia 2.800 morti dal 1991
19. Algeria 150 mila morti dal 1991
20. Costa d’Avorio 5 mila morti dal 2002
21. Nigeria 11 mila morti dal 1999
22. Ciad 50 mila morti dal 1996
23. Sudan-Darfur 250 mila morti dal 2003
24. Rep.Centrafricana 2 mila morti dal 2003
25. Somalia 500 mila morti dal 1991
26. Uganda 20 mila morti dal 1986
27. Congo R.D. 4 milioni di morti dal 1998
28. Colombia 300 mila morti dal 1964
29. Haiti 1.500 morti dal 2004

(SEIMILIONITRENTAQUATTROMILANOVECENTOCINQUANTA - morti ), la maggior parte dei quali bambini, donne, anziani.

Dal blog Danzan0len0te
She came to me one morning
One lonely sunday morning
Her long hair flowing
In the midwinter wind
I know not how she found me
For in darkness I was walking
And destruction lay around me
From a fight I could not win
Ah ah ah ...

She asked me name my foe then
I said the need within some men
To fight and kill their brothers
Without thought of love or God
And I begged her give me horses
To trample down my enemies
So eager was my passion
To devour this waste of life
Ah ah ah ...

But she wouldnt think of battle that
Reduces men to animals
So easy to begin
And yet impossible to end
For she, the mother of our men
Who counselled me so wisely, then
I feared to walk alone again
And asked if she would stay
Ah ah ah ...

Oh lady, lend your hand outright
And let me rest here at your side
Have faith and trust
In peace, she said
And filled my heart with life
There is no strength in numbers
Have no such misconception
But when you need me
Be assured I wont be far away
Ah ah ah ...

Thus having spoke, she turned away
And though I found no words to say
I stood and watched until I saw
Her black coat disappear
My labour is no easier
But now I know I’m not alone
I find new heart each time
I think upon that windy day
And if one day she comes to you
Drink deeply from her words so wise
Take courage from her
As your prize
And say hello from me
Ah ah ah ...

Contributed by daniela -k.d.- - 2009/1/5 - 14:14




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Danzan0len0te (leggermente modificata)

Ken Hensley (1945-2020)
Ken Hensley (1945-2020)
LA SIGNORA IN NERO

Lei venne da me una mattina
Una solitaria mattina di domenica
I suoi lunghi capelli fluenti
Nel vento di metà inverno
Non so come lei mi trovò
Ché nell’oscurità stavo camminando
E la distruzione era attorno a me
Da una battaglia che non potevo vincere
Ah ah ah ...

Mi domandò il nome del mio avversario poi
Io le raccontai del bisogno di alcuni uomini
Di combattere ed uccidere i loro fratelli
Senza pensieri di amore o verso Dio
E io la pregai di darmi i cavalli
Per calpestare i miei nemici
Era così entusiasta la mia passione
Da divorare questo spreco della vita
Ah ah ah

Ma lei non volle credere ad una battaglia che
Riduca gli uomini in animali
Così facile da iniziare
E ora impossibile da finire
Per lei, la madre dei nostri uomini
Che mi consigliava così saggiamente, poi
Ebbi paura di camminare da solo di nuovo
E le chiesi se sarebbe restata
Ah ah ah ...

O signora, dammi la mano totalmente
E lasciami restare qui al tuo fianco
Abbi fede e fiducia
Nella pace, lei disse
E riempi il mio cuore con la vita
Non c’é nessuna forza nei numeri
Non credere a questi malintesi
Ma quando tu hai bisogno di me
Sii sicuro che non sarò lontana
Ah ah ah

Avendo così parlato, lei si allontanò
E nonostante non trovassi le parole per parlare
Restai fermo e guardai finché vidi
Il suo mantello nero sparire
Il mio lavoro non è più facile
Ma adesso so che non sono solo
Trovo un nuovo cuore ogni volta
Che penso a questa giornata ventosa
E se un giorno lei venisse da te
Bevi profondamente le sue parole così sagge
Prendi il coraggio da lei
Come tuo premio
E dille buongiorno da parte mia
Ah ah ah ...

Contributed by daniela -k.d.- - 2009/1/5 - 14:16




Language: Italian

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Caterina Caselli
Album / Albumi: “Caterina Caselli”, 1972



A conferma del fatto che questo sito è (da tempo) completamente “fuori controllo” da parte anche di chi lo redige e gestisce, un piccolo episodio. Oggi pomeriggio, in macchina, io e la Daniela -k.d.- stavamo ascoltando una trasmissione di Radio Popolare, “Bollicine”. Parentesi: da un mesetto circa, per motivi facilmente immaginabili, Radio Popolare brulica di canzoni contro la guerra; e abbiamo come l'impressione che i redattori e i bravi conduttori della storica radio milanese diano spesso delle occhiate a questo sito, anche se -privi come siamo, e come intendiamo restare, di collegamenti “social” e quant'altro, non possiamo averne la certezza. Fatto sta che “Bollicine” di oggi era dedicata alle cover italiane degli anni '70, e quando è stata mandata in onda quest' “Uomo del Paradiso” di Caterina Caselli, i conduttori hanno mandato in onda immediatamente anche l'originale, vale a dire proprio questa Lady in Black degli Uriah Heep (che in Italia, all'epoca, erano generalmente gli Uriaìpp e non gli Uràia come si dovrebbe dire. Gran pezzo, e ascoltandolo mi dicevo pensoso che avremmo dovuto metterlo nel sito. Cosa con la quale si dichiarava d'accordo anche la Daniela -k.d.-; senonché, tadàn, dopo un rapido controllo smartofònico, è stato verificato con sguardi indicativi che il brano sul sito c'era già, eccòme, fin dal 5 gennaio 2009 e con tanto di traduzione e, nell'introduzione, elenco delle guerre aggiornato al 2004. Il tutto, si badi bene, inviato esattamente da Daniela -k.d.-. Vabbè, fine dell'episodio, e quel che si può fare oggi è mettere la cover della Caselli, del 1972 e dall'album eponimo. Però, è da dire, che la Caselli avesse coverato addirittura degli Uriah Heep non era certo sfuggito a Alberto Truffi, sebbene con uno scarnissimo commento. Quel che possiamo commentare noialtri, è che la cover della Caselli si iscrive appieno nel filone delle famose -o famigerate- cover italiane degli anni '60 e '70: vale a dire, il testo italiano non c'entra assolutamente un accidente di niente col testo originale, e che prima era stato passato nel tritatutto dell'ammòre che ha ammorbato e continua a ammorbare la canzone italiana. Per dovere di completezza, ma anche felici della casuale trovaglia radiopopolaresca, lo inseriamo smemorandi. [RV e Daniela -k.d.-]
L'uomo del paradiso

Lui venne un mattino
Di un mattino chiaro
Negli occhi lui aveva il sole che cercavo in me

Gli chiesi il suo nome e lui
Mi disse non importa, no
Tu chiamami amore ed io ti risponderò

Lui prese la mia mano
Io gli dissi dove andiamo?
Andiamo dove il cielo fa un ricamo e un pizzo blu

Via dalla solitudine
Dagli occhi color ruggine
Non ti voltare indietro il passato non c'è più

Noi balleremo insieme
Poi cammineremo insieme
E poi come un violino piano il tempo ci accompagnerà

Il giorno sarà la notte
La notte sarà giorno
Non ci sarà ritorno, gli occhi miei saranno i tuoi

Oh uomo caro uomo
Tu sei fatto con la sabbia
Ma quando parli d'amore sembri un pio venuto qua

Se in paradiso arriverò
Legatemi ad un albero
Non voglio più tornare e soffrire, questo no

Lui venne un mattino
Di un mattino chiaro
Negli occhi lui aveva il sole che cercavo in me

Il giorno sarà la notte
La notte sarà giorno
Non ci sarà ritorno, gli occhi miei saranno i tuoi

Oh uomo caro uomo
Tu sei fatto con la sabbia
Ma quando parli d'amore sembri un pio venuto qua

Contributed by Riccardo Venturi e Daniela -k.d.- - 2022/3/27 - 19:08




Language: Finnish

Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Suomenkielinen versio: Vexi Salmi (1942-2020)


Performed by Lemon on their 1972 single Nainen tummissa / Pallo jalkaan
NAINEN TUMMISSA

Hän saapui keskiyöllä,
näin viikatteenkin vyöllä,
tuo nuori nainen
ikuisuuden harso silmillään.
Hän kertoi kylmin huulin,
kuin kaukaa äänen kuulin:
»Oon sieltä, mistä
takaisin ei tulla elämään.«

Mä katsettansa turhaan hain,
näin pohjattomat silmät vain.
Kun katsoin niihin, tunsin,
että häntä rakastin.
»Voi, poikaparka, kuolemaa
ei yksikään voi rakastaa.
Vain hengen sulta veisin
kylmin jäisin suudelmin.«

»Sun täytyy olla vanki maan,
ei sielus pääse kahleistaan,
on yksinäisyys kohtalosi,
auttaa voi mä en.
Sä vaikka kaiken oikein teet,
sua seuraa aina kyyneleet.
Ei murheistansa irti pääse
koskaan ihminen.«

Mä pyysin: Suukko muuta ei.
Hän viikatteensa naulaan vei
ja tunsin hänen syleilynsä
kylmän, jäätävän.
Hän lähti, otti viikatteen,
jäin yksin yöhön hiljaiseen.
En enää pelkää kuolemaa,
nyt kaiken ymmärrän.

Hän saapu vielä, tiedän sen,
kun aika vierii täyttyen,
niin silloin suostuu varmaankin
hän yhteen suudelmaan.
Tuon suudelman kun hältä saan,
voin vihdoin jättää kylmän maan,
ja silloin pääsee myöskin sielu
irti kahleistaan.

En itselleni rauhaa saa,
kun rakastan vain kuolemaa.
Mä ootan että saapuisi
tuo nainen mustissaan.

Contributed by Juha Rämö - 2022/4/5 - 12:29


INDIA: “CACCIATORI DI TAGLIE” CONTRO ADIVASI E NAXALITI

Gianni Sartori

Sarebbero almeno 26 (quelli accertati almeno, ma si presume siano di più) i naxaliti caduti negli scontri del 13 novembre, durati alcune ore, con la polizia dello Stato indiano del Maharashtra.
Tra i maoisti uccisi, sei donne e il dirigente politico Milind Teltumbde, membro del comitato centrale del PCI (Maoista) e responsabile della zona Maharashtra-Madhya Pradesh-Chhattisgarh. Sulla sua testa era stata posta una taglia di cinque milioni di rupie.

Una vera e propria battaglia si era svolta a conclusione di un rastrellamento nella giungla di Mardintola, lungo la frontiera tra il Maharashtra e il Chhattisgarh, nel distretto di Gadchiroli.
Stando alle dichiarazioni ufficiali, tre membri delle forze speciali sarebbero rimasti gravemente feriti e immediatamente aviotrasportati nell’ospedale di Nagpur.
Nella zona, sempre da comunicazioni ufficiali, proseguirebbero sia i rastrellamenti per scovare altri guerriglieri (anche se nei giorni successivi si sono registrati solamente sporadici scambi di colpi), sia la ricerca dei corpi di quelli abbattuti. Per cui, si presume, il numero definitivo delle vittime potrebbe superare la trentina.
Come è noto, il movimento naxalita è sorto, a seguito delle rivolte contadine dell’epoca, ancora negli anni sessanta e prende il nome da un villaggio del Bengala occidentale.
Dall’arrivo al potere di Narendra Modi il conflitto si è ulteriormente accentuato, esasperato. Decine di migliaia di soldati sono stati inviati nelle aree tribali per stroncarvi sia la resistenza di adivasi e contadini, sia la guerriglia maoista (in molti casi convergenti).
Pochi giorni prima, nel distretto di Seraikela, un altro dirigente maoista, il settantenne Prashant Bose, era stato arrestato dalla polizia dello Stato del Jharkhand. Su di lui, accusato di essere uno dei responsabili dei maggiori attacchi degli ultimi 40 anni, era stata posta una taglia di dieci milioni di rupie.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2021/11/17 - 13:36


”Delhi Chalo” 
Gianni Sartori

Risalgono a tre anni fa le grandi proteste dei contadini indiani contro le liberalizzazioni dei mercati (volute dal governo di Narendra Modi, ufficialmente per “modernizzare” il Paese) e per ottenere prezzi minimi garantiti (almeno per alcuni prodotto agricoli).

Ora forse ci risiamo. Sentendosi traditi dal governo, a decine di migliaia da tutta l’India (ma soprattutto dagli Stati del Nord) sono di nuovo in marcia verso la capitale. Chiedendo anche il condono dei prestiti, per molte piccole aziende una questione di vita o di morte.

La marcia dei contadini, denominata “Delhi Chalo” (Andiamo a Delhi) ha preso il via il 13 febbraio. Oltre che da trattori, il lungo convoglio è formato da camion e carri riempiti di provviste e di materiale per bivaccare (evidente l’intenzione di far durare la protesta a lungo). 

Caduti nel vuoto i tentativi di negoziati, intorno alla città meta dei dimostranti sono scattate severe misure di sicurezza governative. Con centinaia di poliziotti in tenuta anti-sommossa, blocchi in cemento e filo spinato per impedire il transito nelle strade.
Al momento il convoglio dei contadini sarebbe stato fermato a circa 200 chilometri da Delhi (nei pressi della frontiera di Shambhu, tra il Punjab e l’Haryana).

Da parte dei contadini, nel tentativo di abbattere i posti di blocco, numerosi lanci di pietre. Mentre le forze di sicurezza, oltre a lacrimogeni e cannoni ad acqua, hanno utilizzato anche  i droni per far cadere sul corteo le granate lacrimogene. Nel tentativo di impedirlo, i contadini hanno fatto alzare in volo un gran numero di aquiloni.

Per protesta contro la repressione, i sindacati agricoli hanno minacciato di bloccare il traffico ferroviario.

A Modi viene rinfacciato di essersi rimangiato le promesse fatte tre anni fa. In particolare di non aver garantito i prezzi sui raccolti e il mancato condono dei prestiti.

Negli ultimi anni si è registrato un calo significativo delle esportazioni agricole. Responsabilità attribuita all’incapacità dell’ADEPA, l’ente pubblico che avrebbe il compito di promuovere alcuni prodotti sui mercati internazionali.

Particolare non irrilevante, tra poche settimane sono previste le elezioni.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/2/16 - 21:03




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