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Mi ha rovinato il 68

Squallor
Langue: italien


Squallor

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[1988]
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cieloduro


Gli Squallor.
Gli Squallor.
Sì, era meglio quando c'erano gli Squallor
di Riccardo Venturi

Era meglio quando c'erano gli Squallor: così si chiama il più completo sito dedicato al gruppo “demenziale” italiano degli anni '70 e '80, due componenti dei quali sono scomparsi (Daniele Pace e Totò Savio), ma che non si è mai ufficialmente sciolto. Alcuni “vecchi marpioni” della musica italiana, musicisti e parolieri, che si riunivano per cantare e incidere canzoni nonsense (famosissima 38 luglio), volgari, goliardiche, sciamannate e tutto quello che si vuole; ma, grattata la patina, nei testi si riconosceva qualcosa di terribilmente molto più serio. Era la costante presa per il culo dell'Italia della cosiddetta “Prima Repubblica”. Senza mai avere fatto promozione diretta dei loro album e senza mai essersi esibiti in pubblico, costantemente censurati dalle radio (a parte poche emittenti locali), sono stati i primi a prendere in giro Silvio Berlusconi in una canzone; la religione viene sbeffeggiata più volte e ciò causa parecchi problemi al gruppo, i cui dischi vengono sottoposti a sequestro su tutto il territorio nazionale. Dopo uno sconclusionato discorso papale (Piazza Sanretro ispirato niente meno che a Giovanni XXIII), le ire dei canonici si appuntarono soprattutto sul brano Unisex nel quale vi erano espliciti riferimenti all'omosessualità di un alto prelato; ma anche il papato viene preso di mira in Gennarino primo, discorso di un papa napoletano alquanto sui generis appena eletto. La narrazione evangelica viene presa di mira in Al Traditore, che propone un esilarante incontro tra Gesù e Giuda, quest'ultimo proprietario di un ristorante ed in cerca di nuove ricette. Ma non va dimenticato il Pret-a-porter, dove si allude a una sfilata di moda per preti su una base che fa la parodia al successo di quell'anno, Gioca Jouer di Claudio Cecchetto. Poche parole, insomma, per dire che era davvero meglio quando c'erano, quando alcuni autori, per passatempo, si divertivano a mettere alla berlina, con un linguaggio da bassifondi, tutto questo paese ora annegato nelle mefitiche paludi del “nuovo millennio”. Rivogliamo quello vecchio, di millennio. E anche gli Squallor.
Domani compio quarant'anni
e la cambiale dei ricordi mi riporta al '68
quando ero amico di Capanna
e avevo dato quattro esami con la media del 18.
Il mio paese era lontano in un pezzetto di provincia
e non me lo ricordo mica
la nostra meta era Milano
spinti da una fame antica
di notti luci e un po' di fica.
Era l'autunno del '68
quasi vent'anni a cazzo dritto.

Quante illusioni occupazioni e cortei
e lacrimogeni e botte per star con lei
finché una notte al fuoco dei falò
sorrise e con un altro se andò.
Del '68 siamo stati gli eroi
ed era tutto più grande, più grande di noi
quanti bulloni in testa mi beccai
perché, per chi non so e non lo saprò mai.

Quanti ingegneri ed architetti,
parrucchieri e cantautori
ha partorito il '68
alcuni santi e qualche dio
stilisti, uomini d'affari
l'unico stronzo sono io
e non mi pento del mio passato
ma il '68 mi ha rovinato.

E ora mio figlio mi fa il culo perché
a scuola gli altri hanno tutti le timberland
ed io ripenso con tenerezza ormai
al sacco a pelo dove la chiavai.
Il '68 lo passammo in trincea
gridando forte giù le mani dal Vietnam
era la storia che apriva strade nuove
e finalmente fu il '69.
e non mi pento del mio passato
ma il '68 mi ha rovinato.

Generazione maledetta la mia
noi siamo ancora l'Italia che scia
verso il domani, verso il non si sa
perché fa rima con la libertà.

Quante illusioni occupazioni e cortei
e lacrimogeni e botte per star con lei
finché una notte al fuoco dei falò
mi disse scusa... e un altro si chiavò
del '68 siamo stati gli eroi
ed era tutto più grande, più grande di noi
quanti bulloni in testa mi beccai
perché, per chi non so e non lo saprò mai
e ora mio figlio mi fa il culo perché
a scuola gli altri hanno tutti le timberland
ed io ripenso con tenerezza ormai
al sacco a pelo dove la chiavai.
Il '68 lo passammo in trincea
gridando forte giù le mani dal Vietnam
era la storia che apriva strade nuove
e finalmente fu il '69.

envoyé par Riccardo Venturi - 25/10/2008 - 23:58




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