In a building of gold, with riches untold,
lived the families on which the country was founded.
And the merchants of style, with their red velvet smiles,
were there, for they also were hounded.
And the soft middle class crowded in to the last,
for the building was fully surrounded.
And the noise outside was the ringing of revolution.
Sadly they stared and sank in their chairs
and searched for a comforting notion.
And the rich silver walls looked ready to fall
As they shook in doubtful devotion.
The ice cubes would clink as they freshened their drinks,
wet their minds in bitter emotion.
And they talked about the ringing of revolution.
We were hardly aware of the hardships they beared,
for our time was taken with treasure.
Oh, life was a game, and work was a shame,
And pain was prevented by pleasure.
The world, cold and grey, was so far away
In the distance only money could measure.
But their thoughts were broken by the ringing of revolution.
The clouds filled the room in darkening doom
as the crooked smoke rings were rising.
How long will it take, how can we escape
Someone asks, but no one's advising.
And the quivering floor responds to the roar,
In a shake no longer surprising.
As closer and closer comes the ringing of revolution.
Softly they moan, please leave us alone
As back and forth they are pacing.
And they cover their ears and try not to hear
With pillows of silk they're embracing.
And the crackling crowd is laughing out loud,
peeking in at the target they're chasing.
Now trembling inside the ringing of revolution.
With compromise sway we give in half way
When we saw that rebellion was growing.
Now everything's lost as they kneel by the cross
Where the blood of christ is still flowing.
Too late for their sorrow they've reached their tomorrow
and reaped the seed they were sowing.
Now harvested by the ringing of revolution.
In tattered tuxedos they faced the new heroes
and crawled about in confusion.
And they sheepishly grinned for their memories were dim
of the decades of dark execution.
Hollow hands were raised; they stood there amazed
in the shattering of their illusions.
As the windows were smashed by the ringing of revolution.
Down on our knees we're begging you please,
We're sorry for the way you were driven.
There's no need to taunt just take what you want,
and we'll make amends, if we're living.
But away from the grounds the flames told the town
that only the dead are forgiven.
As they crumbled inside the ringing of revolution.
lived the families on which the country was founded.
And the merchants of style, with their red velvet smiles,
were there, for they also were hounded.
And the soft middle class crowded in to the last,
for the building was fully surrounded.
And the noise outside was the ringing of revolution.
Sadly they stared and sank in their chairs
and searched for a comforting notion.
And the rich silver walls looked ready to fall
As they shook in doubtful devotion.
The ice cubes would clink as they freshened their drinks,
wet their minds in bitter emotion.
And they talked about the ringing of revolution.
We were hardly aware of the hardships they beared,
for our time was taken with treasure.
Oh, life was a game, and work was a shame,
And pain was prevented by pleasure.
The world, cold and grey, was so far away
In the distance only money could measure.
But their thoughts were broken by the ringing of revolution.
The clouds filled the room in darkening doom
as the crooked smoke rings were rising.
How long will it take, how can we escape
Someone asks, but no one's advising.
And the quivering floor responds to the roar,
In a shake no longer surprising.
As closer and closer comes the ringing of revolution.
Softly they moan, please leave us alone
As back and forth they are pacing.
And they cover their ears and try not to hear
With pillows of silk they're embracing.
And the crackling crowd is laughing out loud,
peeking in at the target they're chasing.
Now trembling inside the ringing of revolution.
With compromise sway we give in half way
When we saw that rebellion was growing.
Now everything's lost as they kneel by the cross
Where the blood of christ is still flowing.
Too late for their sorrow they've reached their tomorrow
and reaped the seed they were sowing.
Now harvested by the ringing of revolution.
In tattered tuxedos they faced the new heroes
and crawled about in confusion.
And they sheepishly grinned for their memories were dim
of the decades of dark execution.
Hollow hands were raised; they stood there amazed
in the shattering of their illusions.
As the windows were smashed by the ringing of revolution.
Down on our knees we're begging you please,
We're sorry for the way you were driven.
There's no need to taunt just take what you want,
and we'll make amends, if we're living.
But away from the grounds the flames told the town
that only the dead are forgiven.
As they crumbled inside the ringing of revolution.
Contributed by Alessandro - 2008/10/14 - 15:53
Language: Italian
Versione italiana di Riccardo Venturi
20/24 ottobre 2008
20/24 ottobre 2008
Una traduzione che è stato impossibile condurre, com'erano le intenzioni iniziali, cercando di riprodurre il ritmo allitterante dell'originale, che è un metro classico della poesia in lingua inglese. Oltretutto, il linguaggio assai sostenuto e "barocco" rende ancora più difficile tale compito. Mi sono quindi dovuto limitare ad una versione che, comunque, non è e non può essere "letterale", bensì interpretativa. [RV]
IL SUONO DELLA RIVOLUZIONE
In un palazzo d'oro, con ricchezze indicibili
Stavan le famiglie su cui il Paese fu fondato.
E i mercanti agghindati, coi sorrisi rossovellutati
Eran là, ché si dava la caccia pure a loro.
E poi i borghesi rammolliti, ammucchiati fino all'ultimo,
Ché il palazzo era tutto circondato,
E il rumore là fuori era il suono della rivoluzione.
Sbadigliavano tristi, affondati sulle sedie
E cercando qualcosa che li potesse confortare.
E le ricche pareti d'argento sembravan pronte a crollare
Mentre si affannavano a pregare senza convinzione.
Il ghiaccio tintinnava mentre facevano raffreddare i drinks,
bagnandosi i pensieri in un'amara emozione,
E il rumore là fuori era il suono della rivoluzione.
Ci rendevamo appena conto delle difficoltà che sopportavano
Ché il nostro tempo lo passavamo a ammassar tesori.
Oh, la vita era un gioco e il lavoro una vergogna,
E il dolore lo impediva il piacere.
Il mondo, freddo e grigio, era così distante,
Lontano quanto solo il denaro poteva misurare.
Ma i loro pensieri furono spezzati dal suono della rivoluzione.
Le nubi riempiron la stanza nella catastrofe che tutto oscurava
Mentre intrecciandosi salivano spire di fumo.
Quanto ci vorrà, come possiamo sfuggire,
Chiede qualcuno, ma nessuno sa dire niente.
E il pavimento tremolante risponde al boato
In una scossa che non sorprende più nessuno,
E sempre più vicino arriva il suono della rivoluzione.
Sospirano piano, Per favore, lasciateci soli
Mentre camminano avanti e indietro.
Coprendosi gli orecchi e cercando di non sentire
Si abbracciano a cuscini di seta.
E la folla accalcata sta ridendo forte
Sbirciando il bersaglio cui dà la caccia,
E ora trema dentro il suono della rivoluzione.
A forza di compromessi c'è il rischio di cedere
Quando abbiam visto che la ribellione stava crescendo.
Ora tutto è perduto mentre si inginocchiano davanti alla croce
Dove Cristo sta ancora sanguinando.
Troppo tardi per il dolore. Sono arrivati al loro domani
E hanno raccolto quel che hanno seminato,
E che ora viene mietuto dal suono della rivoluzione.
Con gli smoking stracciati si son ritrovati davanti i nuovi eroi
Strisciando qua e là nella confusione.
Sogghignavano come pecore ché avevan fiochi ricordi
Dei decenni di oscuri massacri.
Si levaron mani scavate; ristettero meravigliati
Quando le loro illusioni andarono in frantumi,
E le finestre furono fracassate dal suono della rivoluzione.
Giù inginocchiati imploravamo perdono,
Ci dispiace per il modo in cui siete stati spinti.
Non dovete deriderci, prendete quel che volete
E sapremo riparare, se saremo ancora vivi.
Ma fuori, dai campi, le fiamme dissero alla città
Che soltanto i morti sono perdonati,
Mentre si sbriciolavano nel suono della rivoluzione.
In un palazzo d'oro, con ricchezze indicibili
Stavan le famiglie su cui il Paese fu fondato.
E i mercanti agghindati, coi sorrisi rossovellutati
Eran là, ché si dava la caccia pure a loro.
E poi i borghesi rammolliti, ammucchiati fino all'ultimo,
Ché il palazzo era tutto circondato,
E il rumore là fuori era il suono della rivoluzione.
Sbadigliavano tristi, affondati sulle sedie
E cercando qualcosa che li potesse confortare.
E le ricche pareti d'argento sembravan pronte a crollare
Mentre si affannavano a pregare senza convinzione.
Il ghiaccio tintinnava mentre facevano raffreddare i drinks,
bagnandosi i pensieri in un'amara emozione,
E il rumore là fuori era il suono della rivoluzione.
Ci rendevamo appena conto delle difficoltà che sopportavano
Ché il nostro tempo lo passavamo a ammassar tesori.
Oh, la vita era un gioco e il lavoro una vergogna,
E il dolore lo impediva il piacere.
Il mondo, freddo e grigio, era così distante,
Lontano quanto solo il denaro poteva misurare.
Ma i loro pensieri furono spezzati dal suono della rivoluzione.
Le nubi riempiron la stanza nella catastrofe che tutto oscurava
Mentre intrecciandosi salivano spire di fumo.
Quanto ci vorrà, come possiamo sfuggire,
Chiede qualcuno, ma nessuno sa dire niente.
E il pavimento tremolante risponde al boato
In una scossa che non sorprende più nessuno,
E sempre più vicino arriva il suono della rivoluzione.
Sospirano piano, Per favore, lasciateci soli
Mentre camminano avanti e indietro.
Coprendosi gli orecchi e cercando di non sentire
Si abbracciano a cuscini di seta.
E la folla accalcata sta ridendo forte
Sbirciando il bersaglio cui dà la caccia,
E ora trema dentro il suono della rivoluzione.
A forza di compromessi c'è il rischio di cedere
Quando abbiam visto che la ribellione stava crescendo.
Ora tutto è perduto mentre si inginocchiano davanti alla croce
Dove Cristo sta ancora sanguinando.
Troppo tardi per il dolore. Sono arrivati al loro domani
E hanno raccolto quel che hanno seminato,
E che ora viene mietuto dal suono della rivoluzione.
Con gli smoking stracciati si son ritrovati davanti i nuovi eroi
Strisciando qua e là nella confusione.
Sogghignavano come pecore ché avevan fiochi ricordi
Dei decenni di oscuri massacri.
Si levaron mani scavate; ristettero meravigliati
Quando le loro illusioni andarono in frantumi,
E le finestre furono fracassate dal suono della rivoluzione.
Giù inginocchiati imploravamo perdono,
Ci dispiace per il modo in cui siete stati spinti.
Non dovete deriderci, prendete quel che volete
E sapremo riparare, se saremo ancora vivi.
Ma fuori, dai campi, le fiamme dissero alla città
Che soltanto i morti sono perdonati,
Mentre si sbriciolavano nel suono della rivoluzione.
Bellissima traduzione, Riccardo... bellissima la canzone, certamente, ma non avrei potuto apprezzarla senza il tuo intervento... grazie!
"Ringing of Revolution" è quasi la versione tragica di "Love Me, I'm a Liberal"...
"Ringing of Revolution" è quasi la versione tragica di "Love Me, I'm a Liberal"...
Alessandro - 2008/10/24 - 19:50
Purtroppo non sono riuscito a farla come l'avevo iniziata, con le allitterazioni in rima. Impossibile, è al di là delle mie possibilità. Spero comunque d'avere dato un'idea abbastanza esatta di quel che Phil Ochs voleva dire, il che non è per nulla semplice con quel tipo di linguaggio. E' uno schema metrico che proviene diretto dai virtuosismi di Edgar Allan Poe, e non per niente Ochs mise in musica anche "The Bells" del grande poeta e scrittore americano. Ad ogni modo mi fa piacere che tu l'abbia comunque apprezzata, anche perché mi ci sono voluti 4 giorni :-)
Riccardo Venturi - 2008/10/24 - 21:01
Caro Riccardo e cari Philochsiani (o Filo-Ochsiani?) che frequentano questo bel sito... ecco a voi l'indirizzo per scaricare (quasi) tutti (e tutt'insieme) gli studio albums & live recordings del nostro caro amico e compagno Phil... mancano solo "Phil Ochs in Concert (Elektra, 1966)" e "Gunfight at Carnegie Hall (A&M Canada, 1975)"...
E, come dicono al Carrefour quando sono pronti i polli allo spiedo, "Approfittatene!"
Phil Ochs (quasi) opera omnia
E, come dicono al Carrefour quando sono pronti i polli allo spiedo, "Approfittatene!"
Phil Ochs (quasi) opera omnia
Alessandro - 2008/10/27 - 08:08
... mi correggo: ci sono tutti gli album registrati in studio e mancano proprio le due esibizioni dal vivo...
Alessandro - 2008/10/27 - 08:15
Bello riscoprire dopo più di due anni questa canzone e questo contributo a quattro e più mani...
Sento un po' la mancanza del Venturi da queste parti ma tant'è, sarà che sei impegnato in impegni che non so... In ogni caso un caro saluto a te.
Bartleby
Sento un po' la mancanza del Venturi da queste parti ma tant'è, sarà che sei impegnato in impegni che non so... In ogni caso un caro saluto a te.
Bartleby
Bartleby - 2011/8/23 - 22:00
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
[1966]
Lyrics and Music by Phil Ochs
Testo e musica di Phil Ochs
Album: "Phil Ochs in Concert"
La rivoluzione non è un pranzo di gala, è un atto violento. E' quel che ribadiva Phil Ochs in questa cupa canzone, scritta nel più classico metro allitterante e dal linguaggio poetico e ricercatissimo. Atmosfere che sembrano riportare alla Guerra dei Trent'anni della Germania cinquecentesca, alle rivolte dei contadini e dei poveri, coi ricchi ed i borghesi asserragliati nei palazzi dati alle fiamme. Inoltre, Ochs sfrutta il continuo "salto" tra l'esposizione dei fatti e l'intervento di entrambe le parti in prima persona plurale. Ma c'è, in questa canzone, anche qualcosa dell'Angelo Sterminatore di Luis Buñuel. [CCG/AWS Staff]
Later he renamed this song Rhythms of Revolution because, according to Phil "it was better". David Friedman says "I believe the first time Phil announced that he had changed "Ringing of Revolution" to "Rhythms of Revolution" (and probably the first time he sang it that way publicly) was at a Carnegie Hall concert on October 1, 1967."
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”Rhytms of Revolution è stata scritta a casa mia [...] lui fece esattamente quel che Sonny* aveva raccontato. Stavamo ascoltando Dylan E musica classica, quando salì di sopra e si gettò a capofitto sulla chitarra. Tornò un'ora dopo con degli scarabocchi, se ne stette un'altra ora a sedere sul divano con la chitarra, a perfezionare la melodia...Quegli scarabocchi ce li ho ancora!” - Sal Coxe.
La canzone fu poi reintitolata Rhythms of Revolution perché, secondo Phil, “era meglio”. Dice David Friedman: Credo che la prima volta che Phil annunciò di avere cambiato Ringing of Revolution in Rhythms of Revolution (e fu probabilmente anche la prima volta che la cantò in pubblico) fu al concerto della Carnegie Hall, il 1° ottobre 1967.” (Alessandro)
*Sonny, ovvero Sonia Ochs, la sorella di Phil Ochs.