Prego venga signorina, guardi che bei gerani
loro s'affidano sicuri alle cure delle mie mani
e alle pupille bianche e spente che ho ricevuto in pegno
dacché sono residente in questo oscuro regno
Ma il rosso sa, un tempo, di garofani in estate
mi ricordava gonne al vento e il fuoco di granate
mi scusi se non sbaglio lei mi chiedeva della guerra
a proposito, ha veduto i lillà nella mia serra?
Ah sì, ero sulla linea gotica, sedicesima divisione
un giovane ufficiale alla testa d'un plotone
d'anemici biondini dalle spalle strette
guardi che ciclamini, che adorabili violette.
Ma come per questi fragili prodigi di beltà
a corrompere il virgulto della nostra civiltà
bastan pochi giardinieri troppo pigri o rammolliti
per stroncar le verminose orde di parassiti
Che infestano il nostro amato Occidente a milioni
che stavo dicendo... ah sì, gli italiani
gli italiani, brava gente, semplici cordiali
e le donne, come diceva quel tenente, a letto sanno essere eccezionali
E quesi bambini coi loro occhi lucidi e scuri come more
quegli occhi da uccellini che sentono vicino il passo lento del cacciatore
La prego mi perdoni,
ma la viva fiamma del ricordo più non brucia
S. Anna mi diceva era il nome del paese,
ma che vuole, in fondo, siamo stati qualche mese
Ricordo però bene la vampa dell'estate e quel grido incandescente
come d'adunata che dalla campagna nuda e grigia come un cadavere
levavan nell'azzurro i crocchi di papaveri
E quelle marce all'alba, nel fresco dei castagni
con l'andatura spavalda da ouverture di Mascagni
quando filtrando tra i rami il primo sole
balenava sulla canna della mia machine-pistole
Ma lei parla d'eccidio, massacro stragi, esecuzioni
e non capisco il suo fastidio se do alle cose il loro nome
che' una rosa è una rosa è una rosa e una gerbera è una gerbera
e per noi quella cosa si chiamava guerra
Guerra contro criminali e nemici della patria
turbatori della pace sociale e volgari ladri ma
si sa il nemico cambia vesti, ma i metodi son gli stessi
che' per combattere terroristi bisogna "toglier l'acqua ai pesci".
Ma se lei volesse spegnere un istante quel suo registratore
disse con aria assente il vecchio giardiniere
potrei dirle che colore ha la notte del perdono
"cosi forse capira chi sono"
Io sono il passo di stivali davanti alla tua soglia
l'abbaiare d'un cane e un crepitare di mitraglia
io sono il fumo acre che brucia nei polmoni
e l'odore del sangue che s'appiccica alle mani
io sono il giallo di denti che mordono l'ultimo respiro
e il bianco d'occhi spenti inchiodati a un cielo nero
sono la nube sui tornanti, un volo sparso di colombe
l'ultimo abbraccio degli amanti e il tetro sibilo di bombe
Ma mi guardi, mi guardi ora: sono forse diverso da lei
coi suoi fantasmi, le sue paure, il mutuo, gli zingari, il peak-oil?
come per i boccioli di dionea, il meccanismo e semplice
basta una goccia di sangue, a far d'un pavido un carnefice
e dio nella sua onnipotenza può continuare a farsi i fatti suoi
tanto di lui possiamo fare senza, che' il popolo... il popolo è con noi.
loro s'affidano sicuri alle cure delle mie mani
e alle pupille bianche e spente che ho ricevuto in pegno
dacché sono residente in questo oscuro regno
Ma il rosso sa, un tempo, di garofani in estate
mi ricordava gonne al vento e il fuoco di granate
mi scusi se non sbaglio lei mi chiedeva della guerra
a proposito, ha veduto i lillà nella mia serra?
Ah sì, ero sulla linea gotica, sedicesima divisione
un giovane ufficiale alla testa d'un plotone
d'anemici biondini dalle spalle strette
guardi che ciclamini, che adorabili violette.
Ma come per questi fragili prodigi di beltà
a corrompere il virgulto della nostra civiltà
bastan pochi giardinieri troppo pigri o rammolliti
per stroncar le verminose orde di parassiti
Che infestano il nostro amato Occidente a milioni
che stavo dicendo... ah sì, gli italiani
gli italiani, brava gente, semplici cordiali
e le donne, come diceva quel tenente, a letto sanno essere eccezionali
E quesi bambini coi loro occhi lucidi e scuri come more
quegli occhi da uccellini che sentono vicino il passo lento del cacciatore
La prego mi perdoni,
ma la viva fiamma del ricordo più non brucia
S. Anna mi diceva era il nome del paese,
ma che vuole, in fondo, siamo stati qualche mese
Ricordo però bene la vampa dell'estate e quel grido incandescente
come d'adunata che dalla campagna nuda e grigia come un cadavere
levavan nell'azzurro i crocchi di papaveri
E quelle marce all'alba, nel fresco dei castagni
con l'andatura spavalda da ouverture di Mascagni
quando filtrando tra i rami il primo sole
balenava sulla canna della mia machine-pistole
Ma lei parla d'eccidio, massacro stragi, esecuzioni
e non capisco il suo fastidio se do alle cose il loro nome
che' una rosa è una rosa è una rosa e una gerbera è una gerbera
e per noi quella cosa si chiamava guerra
Guerra contro criminali e nemici della patria
turbatori della pace sociale e volgari ladri ma
si sa il nemico cambia vesti, ma i metodi son gli stessi
che' per combattere terroristi bisogna "toglier l'acqua ai pesci".
Ma se lei volesse spegnere un istante quel suo registratore
disse con aria assente il vecchio giardiniere
potrei dirle che colore ha la notte del perdono
"cosi forse capira chi sono"
Io sono il passo di stivali davanti alla tua soglia
l'abbaiare d'un cane e un crepitare di mitraglia
io sono il fumo acre che brucia nei polmoni
e l'odore del sangue che s'appiccica alle mani
io sono il giallo di denti che mordono l'ultimo respiro
e il bianco d'occhi spenti inchiodati a un cielo nero
sono la nube sui tornanti, un volo sparso di colombe
l'ultimo abbraccio degli amanti e il tetro sibilo di bombe
Ma mi guardi, mi guardi ora: sono forse diverso da lei
coi suoi fantasmi, le sue paure, il mutuo, gli zingari, il peak-oil?
come per i boccioli di dionea, il meccanismo e semplice
basta una goccia di sangue, a far d'un pavido un carnefice
e dio nella sua onnipotenza può continuare a farsi i fatti suoi
tanto di lui possiamo fare senza, che' il popolo... il popolo è con noi.
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