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Nestor Makhno

Apuamater Indiesfolk
Language: Italian


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Apuamater Indiesfolk: Var'ka e Nestor Makhno, "due canzoni contro il centralismo burocratico". Carrara, Teatro degli Animosi, 7 dicembre 2007. Nestor Makhno inizia al minuto 3'31" del filmato.


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(Anonymous)


[2007]
Scritta da Davide Giromini
Written by Davide Giromini
(ancora inedita in album)
(still unreleased)

Nestor Makhno, 1917.

Davide Giromini e i suoi Apuamater hanno dedicato questa canzone, durante il concerto del 7 dicembre 2007 al Teatro degli Animosi, agli Anarchici di Carrara. Su Nestor Makhno rimandiamo, ovviamente, alla Makhnovscina; ora qualche parola su questa breve canzone (forse l'abbozzo di una canzone più lunga che Davide starà preparando? Chi lo sa!)

Certo, anche così com'è, una tipica "canzone a flash" girominiana. La prima strofa la lotta di Makhno, la guerra contro le armate "bianche" di Denikin e contro quelle bolsceviche ("...qui voulaient chasser d'Ukraine à jamais tous les tyrans"), le condizioni terribili. Nella seconda l'esilio del generale bianco Denikin, a Parigi, solo, dissoluto. Davide ha abituato a questo tipo di composizione, che può sconcertare solo chi non lo conosce. Noi, per fortuna, lo conosciamo bene. [RV]
Nella steppa sconfinata,
a quaranta sotto zero
contavamo sette stelle bianche
nel petto di Makhno.
Sciabole e pallottole corrodono la carne
siano esse bolsceviche o dello zar
la caviglia la divorano le tarme
mentre sto cercando di salvare la città...

Laskin dietro le colline,
Denikin sale dal confine
per finire sotto il cielo di Parigi
senza terra, senza amici
e morire da bohémien,
e morire da bohémien,
e morire da bohémien,
e morire da bohémien...

Contributed by Riccardo Venturi - 2008/7/29 - 19:55



Language: French

Version française – NESTOR MAKHNO – Marco Valdo M.I. – 2010
Chanson italienne – Nestor Makhno – Apuamater Indiesfolk – Davide Giromini - 2007

Davide Giromini et ses Apuamater ont dédié cette chanson durant le concert du 7 décembre 2007 au Théâtre des Animosi, aux anarchistes de Carrare. À propos de Nestor Makhno nous renvoyons évidemment à la Makhnovscina; maintenant quelques mots à propos de cette chanson (peut-être l'esquisse d'une chanson plus longue que Davide prépare ? Qui le sait !)
Certes, même comme elle est, une typique « chanson flash » girominienne. La première strophe présente la lutte de Makhno, la guerre contre les armées blanches de Dénikine et contre les bolchéviques ("...qui voulaient chasser d'Ukraine à jamais tous les tyrans"), les conditions terribles. Dans la seconde, l'exil du général blanc Dénikine, à Paris, débauché. David est habitué à ce genre de composition, qui ne peut déconcerter que ceux qui ne le connaissent pas. Nous, par chance, nous le connaissons bien. [R.V.]
Les écrits de Makhno ou à propos de Makhno sont nombreux et peuvent être consultés ici : http://www.nestormakhno.info/french/in...
ou là : http://kropot.free.fr/index3.htm et sans doute, encore ailleurs.
NESTOR MAKHNO

Dans la steppe infinie
Par quarante sous zéro
Nous comptions les sept étoiles blanches
Sur la poitrine de Makhno.
Sabres et balles trouent la peau
Qu'ils soient bolchéviques ou du tsar
Les mites dévorent ma cheville
Tandis que je cherche à sauver la ville...

Laskine derrière les collines,
Dénikine arrive de la frontière
Pour finir sous le ciel de Paris
Sans terre, sans amis
Et mourir en bohémien
Et mourir en bohémien
Et mourir en bohémien
Et mourir en bohémien...

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2010/5/2 - 22:05


IN MORTE DELLE PRIGIONIERE POLITICHE Viktoria Roshchyna e Elena Chesakova.
GIANNI SARTORI

Si può stare “dalla parte delle vittime” sempre e comunque? E soprattutto: si può farlo senza cadere nel patetico (nel “buonismo” qualunquista)?

Quien sabe, hermanos... Comunque ci provo.

Due notizie, due tragedie. La morte in carcere di due donne coraggiose.

Schierate su fronti opposti, ma ugualmente integre, degne, in piedi. Tragicamente unite nel medesimo destino:

Viktoria Roshchyna e Elena Chesakova.

Della prima in questi giorni la stampa mainstream ne ha parlato abbastanza (doverosamente e giustamente, sia chiaro). Della seconda molto meno, quasi niente.

Giornalista freelance, già collaboratrice della web-tv ucraina Hromadske, si trovava a Shchastya e Lugansk all'inizio della guerra, poi a Huliaipole (Guljajpole, Makhnograd) e a Zaporizhzhia. Da 14 mesi Viktoria Roshchyna (27 anni) era incarcerata in Russia (nell'ultimo periodo - pare -nel carcere di Lefortovo a Mosca). Non si conosce con precisione la data dell'arresto (presumibilmente il 3 agosto, giorno dell'ultima telefonata alla famiglia) e il suo nome era in una lista di persone che stavano per essere liberate in uno scambio di prigionieri. Precedentemente,16 marzo 2022, era già stata arrestata nei pressi di Mariupol, ma liberata dopo pochi giorni. Su tale esperienza aveva realizzato una serie di articoli conquistando il premio “Coraggio nel giornalismo”:

Non si conosce la causa della sua morte (ripeto, in stato di detenzione) avvenuta, stando al comunicato inviato alla famiglia, il 19 settembre. Ma , sapendo che era sta segregata anche a Taganrog (carcere su cui aleggia il fondato sospetto della tortura) è lecito sospettare che sia una conseguenza dei maltrattamenti subiti.

Così per Elena Chesakova, deceduta secondo le autorità ucraine, per infarto. Per gli agenti che l'avevano in custodia “il suo cuore non ha retto”. Non ha retto a che cosa, vien da chiedersi.

L'8 ottobre Elena era salita sul piedistallo di un monumento a Odessa esponendo la bandiera russa. Per poi dichiarare che “ucraini e russi fanno parte dello stesso popolo”. Aggiungendo, tra gli insulti e il lancio di oggetti di una folla di probabili banderisti (neofascisti ucraini) che “la guerra è stata voluto dagli USA e dalla Nato e non è nell'interesse di nessun slavo combatterla”.

Bloccata dai militanti di destra, veniva consegnata alla polizia. Inutili i tentativi per convincerla a “scusarsi” pubblicamente in un video. Invece anche davanti alle telecamere aveva ribadito che non poteva “perdonare coloro che avevano attaccato il Donbass e Odessa nel 2014”, riferendosi ovviamente all'esercito ucraino.

Convinta che “gli USA e la Nato stiano facendo tutto questo per distruggere gli slavi”.

Per il suo gesto rischiava circa tre anni di carcere, ma come sostengono le autorità ucraine “il suo cuore non ha retto”.

Se la morte di Viktoria Roshchyna (deceduta alla vigilia di uno scambio di prigionieri) evoca fatalmente quella di Navalny, la vicenda di Elena Chesakova rimanda per analogia al giornalista e dissidente politico Gonzalo Lira.

Arrestato qualche mese prima dal servizio di sicurezza ucraino (SBU) con l'accusa di aver "screditato le autorità e le forze armate ucraine”, era deceduto nel gennaio 2014 ancora in detenzione preventiva. Stando alle informazioni raccolte dal padre da tre mesi soffriva per “una polmonite doppia e di una grave forma di edema” Ma era stato lasciato senza cure.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/10/12 - 17:43




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