Langue   

Franco la Muerte

Léo Ferré
Langue: français


Léo Ferré

Liste des versions


Peut vous intéresser aussi...

L'impiccata
(Cesare Basile)
A las barricadas
(Casa del Vento)
Itziarren semea
(Pantxoa eta Peio)


ferrel
[1964]
Paroles et musique: Léo Ferré
Testo e musica: Léo Ferré

Una canzone che Léo Ferré scrisse nel 1964 all'epoca della condanna a morte del militante antifranchista spagnolo Julián Grimau.
Une chanson que Léo Ferré a écrit en 1964 à l'époque de l'exécution du militant antifranquiste espagnol Julián Grimau.


Novembre 1975: Francisco Franco (fortunatamente) nella bara davanti a un bel crocifissone in carne. Il generalissimo e il suo aiutante. Novembre 1975: Francisco Franco (bienheuresement) dans son cercueil juste devant un beau crucifix très bien en chair. Le generalísimo et son adjudant.
Novembre 1975: Francisco Franco (fortunatamente) nella bara davanti a un bel crocifissone in carne. Il generalissimo e il suo aiutante. Novembre 1975: Francisco Franco (bienheuresement) dans son cercueil juste devant un beau crucifix très bien en chair. Le generalísimo et son adjudant.


Après Flamenco de Paris avec lequel Léo Ferré rencontre l'exil des Espagnols...
Quand en 1964, Léo Ferré écrit cette chanson, Franco est toujours en vie et pour longtemps... Il mourra un milieu des années septante. Souvenir personnel et agréable : un soir, avec un ami et compagnon espagnol (catalan), nous présentions Mourir à Madrid aux élèves d'un établissement d'enseignement secondaire... quand au moment du débat, on nous annonça la mort de Franco. La salle croula sous les applaudissements et les Vivas !
Franco, la Muerte t'avait rattrapé. On fit la fête !

Au fait, si tu pouvais mourir une seconde fois....

Juste un rappel, Franco a étouffé (garroté...) l'Espagne pendant quarante ans...
Elle a encore du mal à s'en remettre.

*

Dopo Flamenco de Paris, con il quale Léo Ferré incontra l'esilio degli spagnoli...
Quando, nel 1964, Léo Ferré scrive questa canzone, Franco è ancora vivo e lo sarà ancora a lungo... morirà a metà degli anni '70. Un ricordo personale e gradevole: una sera, con un amico e compagno spagnolo (catalano), presentavamo « Mourir à Madrid » agli alunni di un liceo...quando, al momento del dibattito, ci fu annunciata la morte di Franco. La sala esplose di applausi e di « evviva! »
Franco, la Muerte ti aveva acchiappato. Si fece festa!

Se solo tu potessi morire una seconda volta...

Solo per ricordarlo, Franco ha strangolato (garrotato...) la Spagna per quarant'anni...
Fa ancora fatica a rimettersi.

Marco Valdo M.I.
L'heure n'est plus au flamenco
Déshonoré Mister Franco
Nous vivons l'heure des couteaux
Nous sommes à l'heure de Grimau

Que t'importent les procédures
Qui font des ombres sur le mur
Quand le bourreau bat la mesure

Franco la Muerte

Tu t'es marié à la Camarde
Pour mieux baiser les camarades
Les anarchistes qu'on moucharde
Pendant que l'Europe bavarde

Qu'importe si l'Espagne est morte
Entends la mort devant ta porte
C'est Grimau qui te la rapporte

Franco la Muerte

Tu couches avec une Pénélope
Qui tisse un suaire en bas de l'Europe
Sur cette Espagne que tu stoppes
En attendant qu'elle te chope

L'important pour toi c'est que ça dure
Toi tu fais pas de littérature
T'es pas Lorca t'es sa rature

Franco la Muerte

Vienne le temps des poésies
Qui te videront de ton lit
Quand nos couteaux feront leur nid
Au cœur de ta dernière nuit

Cette nuit de la désirade
Vers l'aube claire des grenades
Et l'Espagne des camarades

España la vida...

envoyé par Marco Valdo M.I. - 27/7/2008 - 17:54




Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
28 luglio 2008
FRANCO LA MUERTE

Non è più tempo di flamenco,
mister Franco senza onore.
Viviamo al tempo dei coltelli,
siamo all'ora di Grimau.

Che t'importa delle procedure
che fanno solo ombra sul muro
quando è il boia che batte il tempo

Franco la Muerte

Ti sei sposato con la Carogna
per fottere meglio i compagni,
gli anarchici denunciati
mentre l'Europa si perde in chiacchiere

Che importa se la Spagna è morta,
senti la morte alla tua porta,
è Grimau che te la porta

Franco la Muerte

Vai a letto con una Penelope
che tesse un sudario nell'Europa del sud
su questa Spagna che tieni ferma
aspettando che lei ti agguanti

Per te l'importante è che duri
tu noi fai letteratura,
non sei Lorca, sei la sua cancellatura

Franco la Muerte

Ma venga il tempo delle poesie
che ti svuoteranno dal letto
quando i nostri coltelli faranno il nido
nel cuore della tua ultima notte

Questa notte cui si anela
verso l'alba chiara delle granate
e la Spagna dei compagni

España la vida...

28/7/2008 - 22:15




Langue: espagnol

Versión española de Gustavo Sierra Fernández
La Zamarra de Gustavo

En 1964, Léo Ferré, uno de los grandes cantautores en lengua francesa –y muy concienciado contra la dictadura franquista-, escribió esta impresionante canción en denuncia por el asesinato de Julián Grimau, al tiempo que también denunciaba la pasividad, y hasta connivencia, de la sociedad de naciones; la canción acaba con una contraposición entre “Franco la Muerte” –que parece semejar al apodo de un asesino- con España como la vida. Esta canción, obviamente, fue prohibida en España, pero se convirtió en uno de los himnos de la resistencia y de la solidaridad internacional (un amigo mío nos contó cómo, habiendo conseguido el disco por el extranjero, para poder pasarlo por la aduana, se vio obligado a raspar de su trasera el título de la canción).
FRANCO LA MUERTE

No hay más tiempo para el flamenco
deshonroso Míster Franco
Vivimos el tiempo de los cuchillos
estamos en el tiempo de Grimau

Qué te importan los juicios
que hacen sombra sobre la tapia
cuando el verdugo ejecuta la medida

Franco la Muerte

Te has casado con la muerte
para joder mejor a los camaradas
Los anarquistas a los que se ha delatado
mientras que Europa charla

Qué importa si España ha muerto
Escuchas a la muerte ante tu puerta
Es Grimau quien te la devuelve

Franco la Muerte

Te acuestas con una Penélope
que teje un sudario debajo de Europa
sobre esta España que tú paras
mientras que ella te aguanta

Para ti lo importante es que esto dure
No haces literatura
No eres Lorca, eres su tachón

Franco la Muerte

Venga el tiempo de las poesías
que te echaron de tu cama
cuando nuestros cuchillos hicieron su nido
en el corazón de tu última noche

Esta noche del deseo
hacia el alba clara de las granadas
y la España de los camaradas

España la vida…

28/9/2011 - 22:02


Se qualcuno volesse dare uno sguardo a ciò che era la Spagna sotto la dittatura fascista, consiglio la visione di due vecchi film del regista Carlos Saura, da poco disponibili in dvd e già in offerta a prezzo stracciato (forse perchè ormai certe pellicole non se le incula più nessuno).

"La caza" (La caccia) è del 1965, in piena era franchista. E' una sorta di "western" crepuscolare (mi ha ricordato, per esempio, "Lo straniero senza nome" di Clint Eastwood) in cui Saura, nato nel 1932, vuole raccontare in realtà la Spagna in cui è cresciuto.
Tre vecchi amici, ex combattenti franchisti nella guerra civile, si ritrovano nella tenuta di uno di loro per una battuta di caccia al coniglio selvatico. Sotto le vecchie scorze fanno capolino i rimorsi, le disillusioni, le sconfitte, le pochezze di ognuno, che si rivelano poco a poco sullo sfondo di un paesaggio arido e desolato, segnato ancora dalle furiose battaglie della guerra civile (ancora affiorano i resti dei combattenti) e popolato ormai soltanto da una colonia di conigli morenti perchè affetti dalla peste. Ci vorrà poco perchè il caldo, l'alcool, i vecchi rancori e la violenza che trasuda da ogni granello di sabbia portino i tre “amici” alla resa dei conti finale.
Un potentissimo apologo (nemmeno troppo parafrasato, anzi, piuttosto diretto e quindi davvero coraggioso) della ferocia, della violenza e del deserto delle coscienze che dovevano respirarsi sotto la dittatura di "Franco La Muerte".

L'altro film è di dieci anni successivo, del 1975, anno della morte del “generalissimo”.
In “Cría cuervos” il deserto desolato de “La caza” è trasferito all'interno della casa di una famiglia borghese di Madrid. Il padre, assente, tracotante, indifferente e donnaiolo, è un ufficiale dell'esercito franchista, reduce della guerra civile; la madre, che è stata una promettente pianista e che ha rinunciato ad una brillante carriera per chiudersi tra le mura domestiche, costantemente tradita e maltrattata dal marito, si ammala e muore tra indicibili sofferenze. Ana, la piccola secondogenita, assiste all'agonia solitaria della madre e alle contemporanee “prodezze” del padre con altre donne e decide di ucciderlo utilizzando quello che lei crede essere un potente veleno. Il padre effettivamente muore, ma non per effetto del bicarbonato di Ana bensì di un infarto sopraggiunto durante l'ennesimo incontro amoroso. Ana, così segnata dalla morte tanto da credere di poterla dispensare ed evocare, è una bambina già adulta che la sofferenza ed il giudizio sul mondo degli adulti hanno trasformato in una dolente ribelle con un profondo senso della giustizia. Il padre (interpretato da Héctor Alterio, l'attore che qualche anno dopo fece la stessa parte del film di Luis Puenzo “La historia oficial”, quello sui figli dei desaparecidos durante la dittatura argentina) è la Spagna fascista; la madre agonizzante (una splendida Geraldine Chaplin, all'epoca compagna di Saura) è la democrazia; la vecchia nonna, abbandonata, paralizzata e muta che sorride solo quando guarda le vecchie foto rappresenta gli ideali repubblicani sconfitti dal fascismo; Ana (interpretata da Ana Torrent, una delle attrici spagnole più note) è la giovane, nuova Spagna, segnata dalla repressione e dalla miseria culturale del franchismo ma pronta a rifarsi di tanto deserto...
Mi piace pensare che questa pellicola di Saura abbia davvero contribuito a seppellire il vecchio caudillo, così come Ana è convinta di aver ucciso il padre... sarà stato anche solo bicarbonato ma chissà...
Il titolo del film si riferisce al proverbio “Cría cuervos y te sacarán los ojos”, ossia “Alleva pure i corvi e vedrai che poi ti caveranno gli occhi”... Anche qui il monito è chiaro, e vale anche per noi, oggi: se si continuano a tollerare e a nutrire i fascisti, verrà il giorno che questi ci toglieranno la libertà.

Alessandro - 17/9/2009 - 10:59


"Anche qui il monito è chiaro, e vale anche per noi, oggi: se si continuano a tollerare e a nutrire i fascisti, verrà il giorno che questi ci toglieranno la libertà"

Bisognerebbe chiedere ai russi, ai romeni e a tutti i popoli dell' est, ai cinesi, ai cubani, ai cambogiani
e coreani chi devono smettere di tollerare e nutrire.

Ciro Avolio - 17/9/2009 - 21:56


Bisognerebbe prima definire che cos'è "libertà". Troppo spesso scambiata e confusa col liberalismo borghese, spacciato come "non plus ultra" come unica libertà possibile. Se "libertà" è la nostra capacità di autodeterminarci al di fuori di questi preconfezionati schemi, è da un pezzo che l'abbiamo persa! (vedi Gaber).

Rodolfo - 18/9/2009 - 09:27


Credo che le canzoni e i contributi che vengono qui pubblicati dimostrino ampiamente - e senza che debba essere sempre puntualizzato da qualcuno in chiave ideologica - che questo non solo è un sito antifascista ma antitotalitarista... Che poi il fascismo sia nero, rosso, verde o bianco fa poca differenza.
Io parlavo della Spagna franchista (fascismo nero, nero) perchè ho visto due bei film e ho pensato di contribuire al percorso presente sulle CCG raccontandoli, caso mai interessasse a qualcuno... Mi sono poi permesso, solo alla fine e tra le righe, di ricordare che anche qui in Italia il fascismo (quello nero nero, e non un altro) è stato storicamente ed è oggi funestamente presente... e per averne conferma non bisogna neanche pensare al Fini avviato a diventare il primo presidente postfascista di una Repubblica nata dalla Resistenza... non bisogna neanche pensare ai respingimenti dei migranti lasciati alla mercè dei mercanti di schiavi e dei carcerieri libici... non bisogna neanche pensare al coinvolgimento militare italiano nelle guerre in Iraq e Afghanistan, laddove la nostra Costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra... il fascismo che c'è anche qui lo si respira tutti i giorni per strada, nelle nostre strade.

Detto questo, caro Ciro, se tu hai canzoni o contributi sul totalitarismo che hanno subito o subiscono russi, romeni, cinesi, cubani, cambogiani e coreani ecc. non hai che da proporli e vedrai che verranno sicuramente considerati dai nostri intransigenti ma giusti e valorosi amministratori.

Per quel che mi riguarda, ho contribuito fino ad oggi con oltre 1300 canzoni e svariati commenti, magari non tutti azzeccati... quando anche tu avrai fatto qualcosina allora magari potremo dedicarci ad una discussione sulle ideologie totalitariste, anche se personalmente preferisco parlare di canzoni edi cinema...

Saluti (non romani)

Alessandro - 18/9/2009 - 09:56


Divertente parodia del presidente Arias Navarro che nel 1975 annuncia alla televisione spagnola la morte del "caudillo":



Alessandro - 22/10/2009 - 09:39




Page principale CCG

indiquer les éventuelles erreurs dans les textes ou dans les commentaires antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org