Due dicembre, giorno bianco
per la gente in ufficio
e che si vede passare
solite carte e fatture.
Due dicembre, giorno bianco
per mia madre in cucina,
che cantando prepara
il pranzo e la cena.
Due dicembre, giorno nero
per la gente che è stanca
e che scende nelle strade
perché vuole un po’ di pane.
Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.
Ma si sa, si sa che,
ma si sa, si sa che
loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Due dicembre, giorno bianco
per mio padre, che è sereno:
oramai è assicurato,
ogni mese paga lo Stato.
Due dicembre, giorno bianco
per la gente che è tranquilla
e che approva con la testa
quello che scrive la stampa.
Due dicembre, giorno nero
per chi cerca una risposta,
per chi agisce e più non parla
e si difende come può.
Due dicembre, giorno nero
per chi chiede un aumento
e la risposta è solo una,
la risposta è di violenza.
Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.
Ma si sa, si sa che,
ma si sa, si sa che
loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
per la gente in ufficio
e che si vede passare
solite carte e fatture.
Due dicembre, giorno bianco
per mia madre in cucina,
che cantando prepara
il pranzo e la cena.
Due dicembre, giorno nero
per la gente che è stanca
e che scende nelle strade
perché vuole un po’ di pane.
Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.
Ma si sa, si sa che,
ma si sa, si sa che
loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Due dicembre, giorno bianco
per mio padre, che è sereno:
oramai è assicurato,
ogni mese paga lo Stato.
Due dicembre, giorno bianco
per la gente che è tranquilla
e che approva con la testa
quello che scrive la stampa.
Due dicembre, giorno nero
per chi cerca una risposta,
per chi agisce e più non parla
e si difende come può.
Due dicembre, giorno nero
per chi chiede un aumento
e la risposta è solo una,
la risposta è di violenza.
Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.
Ma si sa, si sa che,
ma si sa, si sa che
loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
Loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.
envoyé par Riccardo Venturi
Langue: français
Versione francese di Daniel Bellucci
Nizza 22.05.2005
Nizza 22.05.2005
[AVOLA 2 DECEMBRE]
Deux décembre, journée blanche
pour les gens qui au bureau
voient passer toujours les mêmes papiers et factures.
Deux décembre, journée blanche
pour ma mère qui en cuisine
prépare en chantant
le déjeuner et le dîner.
Deux décembre, journée noire
pour les gens qui sont fatigués
et descendent dans la rue
parce qu'ils veulent un peu de pain.
Deux décembre, journée noire,
à finir au cimétière,
à mourir, assassinés
par ces serviteurs mal payés.
Mais on sait, on sait que,
mais on sait, on sait que
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
Deux décembre, journée blanche
pour mon père, qui est serein :
désormais il est assuré,
chaque mois l’Etat le paie.
Deux décembre, journée blanche
Pour les gens qui sont tranquilles
et acquièscent de la tête
ce qu’écrit la presse.
Deux décembre, journée noire
pour ceux qui cherchent une réponse,
pour ceux qui agissent et ne parlent plus
et se défendent comme ils peuvent.
Deux décembre, journée noire
pour ceux qui demandent une augmentation
mais la réponse et une et une seule
la réponse est la violence.
Mais on sait, on sait que,
mais on sait, on sait que
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
Deux décembre, journée blanche
pour les gens qui au bureau
voient passer toujours les mêmes papiers et factures.
Deux décembre, journée blanche
pour ma mère qui en cuisine
prépare en chantant
le déjeuner et le dîner.
Deux décembre, journée noire
pour les gens qui sont fatigués
et descendent dans la rue
parce qu'ils veulent un peu de pain.
Deux décembre, journée noire,
à finir au cimétière,
à mourir, assassinés
par ces serviteurs mal payés.
Mais on sait, on sait que,
mais on sait, on sait que
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
Deux décembre, journée blanche
pour mon père, qui est serein :
désormais il est assuré,
chaque mois l’Etat le paie.
Deux décembre, journée blanche
Pour les gens qui sont tranquilles
et acquièscent de la tête
ce qu’écrit la presse.
Deux décembre, journée noire
pour ceux qui cherchent une réponse,
pour ceux qui agissent et ne parlent plus
et se défendent comme ils peuvent.
Deux décembre, journée noire
pour ceux qui demandent une augmentation
mais la réponse et une et une seule
la réponse est la violence.
Mais on sait, on sait que,
mais on sait, on sait que
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
ils viennent avec leurs fusils,
ils viennent avec leurs mitraillettes,
ils viennent par centaines,
jamais ils ne viennent seuls.
envoyé par Daniel Bellucci (Nizza) - 22/5/2005 - 14:09
2 DICEMBRE 2005 CON AVOLA TUTTO IL SUD E’ ANCORA RIBELLE
Giulio Larosa – Pescara – 2 dicembre 2005
Quando e’ il 2 dicembre non possiamo fare a meno di pensare ad Avola, la bella e nobile citta’ al centro del Mediterraneo, che l’ “Italia”, dal 1860, ha scaraventato nel “profondo sud”, posto geografico metaforico, concetto infame e razzista, che significa: arretratezza, mafia, indolenza, omerta’.
Il ’68, il due dicembre di quell’ anno, celebrato sempre e comunque come un fatto Romano, Milanese, Bolognese, invece, esplode ad Avola, ed esplode come rivolta di massa contro le leggi del lavoro che consideravano meno pregiato un lavoro se lo si faceva nelle Duesicilie.
Per quelle leggi, un ora di lavoro di un operaio o un contadino, se marchigiano o Veneto valeva circa 500lire, un ora dello stesso lavoro di un operaio o di un contadino Abruzzese ne valeva 400.
Quelle leggi si chiamavano “gabbie salariali” e non c’entravano assolutamente niente con l’ idea di rendere piu’ competitivo il lavoro e la produzione nelle Duesicilie.
Quelle leggi, infatti, non erano legate ad alcun progetto concreto di industrializzazione e sviluppo, in seno ai quali la competitivita’ del costo del lavoro poteva favorire la crescita delle industrie e dell’ agricoltura nelle Duesiclie.
Quelle leggi erano solo una ulteriore giustificazione per prendere a meno e rivendere a piu’, prendere al sud per dare al nord, come sempre.
Ebbene, quel lunedi’, 2 dicembre, Avola dichiara lo sciopero generale contro le gabbie salariali: tutta Avola si ferma, senza distinzioni.
Gli studenti sono in prima fila nel corteo insieme ai contadini, la citta’ si riversa sulla strada nazionale.
Da Catania il governo romano invia la polizia in assetto antisommossa e alle 2 del pomeriggio i commissari di polizia con la fascia tricolore bene in mostra ordinano la carica, un odioso assalto contro la nostra gente tragicamente uguale a quelli ordinati dagli assassini Garibaldini e Savoiardi di poco piu’ di cent’ anni prima.
La gente di Avola risponde con le pietre, arma gloriosa degli oppressi di sempre in tutto il mondo.
Ma le pietre possono poco contro i fucili spianati e le camionette blindate.
Mezz’ ora di fuoco e di battaglia, alla fine la strada sara’ lastricata di pietre, di bossoli, chili di bossoli e di sangue.
I morti furono solo due, i feriti non si contarono, i feriti furono nascosti, per non avere conseguenze con la cosiddetta giustizia ma furono tanti.
Ma lo stato ladrone e colonialista non vinse: vinse Avola, vinse per tutti, perche’ le leggi indecenti furono abolite.
Dopo Avola, infatti, tutto il Sud – Duesicilie fu ribelle: Battipaglia insorse, anche li’ due morti, nella Marsica e nel Teramano ci furono occupazioni di terre, in Puglia, specie nella provincia di Foggia, manifestazioni e blocchi stradali, in Basilicata fu Matera la capitale della rivolta e in Calabria fu la volta dei pastori e degli studenti.
Quando torna il 2 dicembre, dunque, come non tornare a i fatti di Avola? Come non ringraziare la nostra gente, i nostri padri coraggiosi che hanno combattuto quel meraviglioso ’68 duosiciliano per non dover emigrare, che ci hanno permesso di nascere, studiare, crescere nella nostra meravigliosa terra, con piu’ giustizia e anche con piu’ benessere!
Per onorare ancora quei protagonisti, ecco i versi di una bella canzone che li narra, ecco qualche foto che ci riporta in quei giorni.
Giulio Larosa
Giulio Larosa – Pescara – 2 dicembre 2005
Quando e’ il 2 dicembre non possiamo fare a meno di pensare ad Avola, la bella e nobile citta’ al centro del Mediterraneo, che l’ “Italia”, dal 1860, ha scaraventato nel “profondo sud”, posto geografico metaforico, concetto infame e razzista, che significa: arretratezza, mafia, indolenza, omerta’.
Il ’68, il due dicembre di quell’ anno, celebrato sempre e comunque come un fatto Romano, Milanese, Bolognese, invece, esplode ad Avola, ed esplode come rivolta di massa contro le leggi del lavoro che consideravano meno pregiato un lavoro se lo si faceva nelle Duesicilie.
Per quelle leggi, un ora di lavoro di un operaio o un contadino, se marchigiano o Veneto valeva circa 500lire, un ora dello stesso lavoro di un operaio o di un contadino Abruzzese ne valeva 400.
Quelle leggi si chiamavano “gabbie salariali” e non c’entravano assolutamente niente con l’ idea di rendere piu’ competitivo il lavoro e la produzione nelle Duesicilie.
Quelle leggi, infatti, non erano legate ad alcun progetto concreto di industrializzazione e sviluppo, in seno ai quali la competitivita’ del costo del lavoro poteva favorire la crescita delle industrie e dell’ agricoltura nelle Duesiclie.
Quelle leggi erano solo una ulteriore giustificazione per prendere a meno e rivendere a piu’, prendere al sud per dare al nord, come sempre.
Ebbene, quel lunedi’, 2 dicembre, Avola dichiara lo sciopero generale contro le gabbie salariali: tutta Avola si ferma, senza distinzioni.
Gli studenti sono in prima fila nel corteo insieme ai contadini, la citta’ si riversa sulla strada nazionale.
Da Catania il governo romano invia la polizia in assetto antisommossa e alle 2 del pomeriggio i commissari di polizia con la fascia tricolore bene in mostra ordinano la carica, un odioso assalto contro la nostra gente tragicamente uguale a quelli ordinati dagli assassini Garibaldini e Savoiardi di poco piu’ di cent’ anni prima.
La gente di Avola risponde con le pietre, arma gloriosa degli oppressi di sempre in tutto il mondo.
Ma le pietre possono poco contro i fucili spianati e le camionette blindate.
Mezz’ ora di fuoco e di battaglia, alla fine la strada sara’ lastricata di pietre, di bossoli, chili di bossoli e di sangue.
I morti furono solo due, i feriti non si contarono, i feriti furono nascosti, per non avere conseguenze con la cosiddetta giustizia ma furono tanti.
Ma lo stato ladrone e colonialista non vinse: vinse Avola, vinse per tutti, perche’ le leggi indecenti furono abolite.
Dopo Avola, infatti, tutto il Sud – Duesicilie fu ribelle: Battipaglia insorse, anche li’ due morti, nella Marsica e nel Teramano ci furono occupazioni di terre, in Puglia, specie nella provincia di Foggia, manifestazioni e blocchi stradali, in Basilicata fu Matera la capitale della rivolta e in Calabria fu la volta dei pastori e degli studenti.
Quando torna il 2 dicembre, dunque, come non tornare a i fatti di Avola? Come non ringraziare la nostra gente, i nostri padri coraggiosi che hanno combattuto quel meraviglioso ’68 duosiciliano per non dover emigrare, che ci hanno permesso di nascere, studiare, crescere nella nostra meravigliosa terra, con piu’ giustizia e anche con piu’ benessere!
Per onorare ancora quei protagonisti, ecco i versi di una bella canzone che li narra, ecco qualche foto che ci riporta in quei giorni.
Giulio Larosa
Giulio Larosa di Pescara (Duesicilie come Avola) - 3/12/2005 - 00:02
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La canzone fa riferimento ai fatti di Avola (SR) del 2 dicembre 1968, dove durante una manifestazione di braccianti in sciopero per il rinnovo del contratto, la polizia sparò contro i manifestanti facendo due morti e numerosi feriti.