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La prière [including Il n'y a pas d'amour heureux and Preghiera in gennaio]

Georges Brassens
Langue: français


Georges Brassens

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Georges Brassens, La Prière.


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Poème de Francis Jammes [1906]
D'après le recueil L'église habillée de feuilles
[Titre originel: Les mystères douloureux]
Musique et interprétation de Georges Brassens
1953, Disque 3, face 2

Poesia di Francis Jammes [1906]
Dalla raccolta L'églis habillée de feuilles [La chiesa vestita di foglie]
[Titolo originale: Les mystères douloureux (I misteri dolorosi)]
Musica e interpretazione di Georges Brassens
1953, Disco 3, Lato 2




Una delle massime, e più note, poesie di Francis Jammes che ha avuto un destino musicale decisamente singolare sin da quando, nel 1953, Georges Brassens la mise in musica per inserirla nel suo 3° disco. Abbreviandola di diverse strofe rispetto all'originale, ma rendendola probabilmente più altamente drammatica. Al pathos della canzone contribuisce senz'altro anche la melodia composta da Brassens, che deciderà poi addirittura di usarla, senza cambiarne una nota, per mettere in musica un'altra drammatica poesia, Il n'y a pas d'amour heureux (Non esiste amore felice) di Louis Aragon, che ha la stessa, precisa, identica struttura metrica. La prière è stata poi interpretata dalla cantante ebraico-marocchina (ma di genitori livornesi) Frida Boccara e da Hugues Aufray.

Il destino musicale di questa canzone/poesia non è però finito qui, e tocca da vicino la canzone d'autore italiana. E' infatti da questa canzone che, per dichiarazione stessa dell'autore, si ispirò Fabrizio de André per la sua Preghiera in gennaio, scritta per Luigi Tenco. [RV e Susana]


Agonie.

Par le petit garçon qui meurt près de sa mère
Tandis que des enfants s'amusent au parterre
Et par l'oiseau blessé qui ne sait pas comment
Son aile tout à coup s'ensanglante et descend
Par la soif et la faim et le délire ardent
Je vous salue, Marie.

Flagellation.

Par les gosses battus, par l'ivrogne qui rentre
Par l'âne qui reçoit des coups de pied au ventre
Et par l'humiliation de l'innocent châtié
Par la vierge vendue qu'on a déshabillée
Par le fils dont la mère a été insultée
Je vous salue, Marie.

Portement de Croix.

Par la vieille qui, trébuchant sous trop de poids
S'écrie: " Mon Dieu ! " par le malheureux dont les bras
Ne purent s'appuyer sur une amour humaine
Comme la Croix du Fils sur Simon de Cyrène
Par le cheval tombé sous le chariot qu'il traîne
Je vous salue, Marie.

Crucifiement.

Par les quatre horizons qui crucifient le monde
Par tous ceux dont la chair se déchire ou succombe
Par ceux qui sont sans pieds, par ceux qui sont sans mains
Par le malade que l'on opère et qui geint
Et par le juste mis au rang des assassins
Je vous salue, Marie.

Invention de Notre Seigneur au Temple.

Par la mère apprenant que son fils est guéri
Par l'oiseau rappelant l'oiseau tombé du nid
Par l'herbe qui a soif et recueille l'ondée
Par le baiser perdu par l'amour redonné
Et par le mendiant retrouvant sa monnaie
Je vous salue, Marie.

envoyé par Susana - 5/1/2008 - 09:35




Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
6 gennaio 2007
LA PREGHIERA

Agonia.

Per il bambino che muore vicino alla madre
Mentre altri bambini si divertono al parco
E per l'uccello ferito a cui, senza sapere come,
L'ala d'un colpo s'insanguina, e lui cade,
Per la sete e la fame, per il delirio ardente
Ave, Maria.

Flagellazione.

Per i bambini picchiati, per l'ubriaco che torna,
Per l'asino che è preso a calci nella pancia
E per l'umiliazione di chi è punito ingiustamente
Per la ragazza venduta che è stata spogliata,
Per il figlio a cui la madre hanno insultata
Ave, Maria.

Via Crucis.

Per la vecchia che barcolla sotto un peso gravoso
Gridando "Dio, aiutami!", e per lo sventurato
Le cui braccia non ebbero il sostegno dell'amore,
Come la Croce del Figlio portata dal Cireneo,
Per il cavallo che cade sotto il carro che trascina,
Ave, Maria.

Crocifissione.

Per i quattro orizzonti della croce del mondo,
Per chi è torturato, e a cui la carne cede
Per quelli senza piedi, per quelli senza mani
Per il malato che geme sotto l'operazione
E per il giusto che è tacciato d'assassino
Ave, Maria.

Ritrovamento di Gesù nel Tempio.

Per la madre che apprende che suo figlio è guarito,
Per l'uccello che raccoglie l'altro caduto dal nido
Per l'erba che ha sete e raccoglie la pioggia,
Per il bacio perduto, per l'amore ridato
E per il mendicante che ritrova la sua moneta
Ave, Maria.

6/1/2008 - 19:27




Langue: italien

Versione in italiano di Andrea Buriani

Versione cantabile, fedele all'originale, anche se in parte modernizzata. Alcune immagini poetiche infatti, tipiche dei primi decenni del 900,vengono attualizzate. Così il bambino morente mentre gli altri giocano in cortile diviene il ragazzo ucciso in chissà quali tragiche circostanze e l'ubriaco che rientra alla sera diviene il padre violento.
LA PREGHIERA

Per quel ragazzo ucciso tra le braccia di sua madre,
breve la vita e ignaro di chi fosse mai suo padre
e per quell'usignolo che non saprà il perchè,
con l'ala insanguinata,soccomberà perdente,
così, per sete e fame ed il delirio ardente,
io prego te, Maria.

Per l'infanzia negata da un padre che violenta,
per l'asino battuto coi piedi al basso ventre,
e per quell'innocente, comunque carcerato,
per la giovane venduta, spogliata ed umiliata,
per il figlio la cui madre è stata insultata,
io prego te, Maria.

Per la vecchia che vacilla: son troppe le sue attese,
grida:"Mio Dio, ho le braccia con il dolore offese"
e vane hanno sperato in un appoggio umano,
come la croce di tuo Figlio su Simone di Cirene,
l'agonia di quel puledro che sotto il carro freme,
io prego te, Maria.

Per i quattro orizzonti che crocifiggono il mondo,
per chiunque è torturato, sfigurato e poi soccombe,
per quelli senza piedi o che han per mani un moncherino,
per l'ammalato e chi non rivedrà più il mattino
e per il giusto visto al rango di assassino,
io prego te, Maria.

Per la madre che apprende del figlio che è guarito,
chi invano chiama chi, dal nido un dì, è poi caduto
e per l'erba che ha sete sotto il cielo più bagnato,
per un bacio perduto e per l'amore che han donato,
per il soldo che il barbone, con gioia, ha ritrovato,
io prego te, Maria.

envoyé par Andrea Buriani - 31/1/2009 - 19:23




Langue: italien

Traducanzone di Andrea Buriani

UNA PREGHIERA

Per quel ragazzo ucciso tra le braccia di sua madre,
breve la vita e ignaro di chi fosse mai suo padre,
e per quell'usignolo che non saprà il perchè,
con l'ala insanguinata soccomberà, perdente,
così per sete e fame ed il delirio ardente,

Per l'infanzia negata da un padre che violenta,
per l'asino battuto coi piedi al basso ventre
e per quell'innocente, comunque carcerato,
per la giovane venduta, spogliata ed umiliata,
per il figlio la cui madre è stata insultata,

Per la vecchia che vacilla: son troppe le sue attese,
grida: "Mio Dio, ho le braccia, con il dolore offese",
e vane hanno sperato in un appoggio umano,
come la croce di tuo Figlio su Simone di Cirene,
l'agonia di quel puledro che sotto il carro freme,

Per i quattro orizzonti che crocifiggono il mondo,
per chiunque è torturato, sfigurato e poi soccombe,
per quelli senza piedi o che han per mano un moncherino,
per l'ammalato e chi non rivedrà più il mattino,
e per il giusto visto al rango di assassino,

Per la madre che apprende del figlio che è guarito,
chi invano chiama chi dal nido un dì è poi caduto,
e per l'erba che ha sete sotto il cielo più bagnato,
per un bacio perduto e per l'amore che han donato,
per il soldo che il barbone con gioia ha ritrovato,
e per chi prega te, Maria.

6/9/2024 - 15:00




Langue: espagnol

Versione spagnola di Claudina y Alberto Gambino

da "Brassens en castellano" (1972)
via Cantemos como quien respira
PLEGARIA

Por el niño que muere al lado de su madre
mientras los otros juegan felices en la calle.
Por el pájaro herido que no sabe por qué
su ala sin sangrar se abate de repente,
por el hambre y la sed, por el delirio ardiente...
Dios te salve María.

Por el niño golpeado, por el ebrio que vuelve,
por la bestia que muere a golpes en el vientre,
por la virgen herida que al vender desnudaron
y por la humillación de aquel pobre inocente,
por el hijo infeliz cuya madre insultaron.
Dios te salve María.

Por la vieja vencida que al tropezar exclama:
Dios mío. Por aquel desgraciado cuyos brazos
no pueden apoyarse en un amor humano.
Como la cruz del hijo en Simón Cireneo,
por el asno que cae bajo el peso del carro.
Dios te salve María.

Y por el horizonte que crucifica el cielo,
por los que se desgarran y por los que sucumben,
por los que están sin manos y han perdido su pie.
Por el hombre que gime después que lo operaron
y por el pobre justo muerto por criminal.
Dios te salve María.

Por la madre que llora al ver salvado el hijo,
por la hierba sedienta que bebe de la lluvia
y el pájaro que busca su pichón caído,
y el mendigo que encuentra tan feliz su moneda.
Por el sueño encontrado, por el beso perdido.
Dios te salve María

15/8/2012 - 13:56




Langue: espagnol

La versione spagnola proveniente da Brassens en español
LA PLEGARIA

Por el pequeñín que muere cerca de su madre
mientras que otros niños se divierten en el patio
y por el pájaro herido, ¡todos sabemos cómo!
su ala de repente se ensangrenta y desciende,
por la sed y el hambre y el delirio ardiente
yo te ruego, María.

Por los niños golpeados por el borracho que vuelve a su casa,
por el asno que recibe patadas en el vientre
y por la humillación del inocente castigado,
por la virgen vendida que han desnudado,
por los hijos cuya madre ha sido insultada,
yo te ruego, María.

Por la vieja que, tropezando bajo demasiado peso
grita: “¡Dios mío!”, por el desgraciado cuyos brazos
no pudieron apoyarse sobre un amor humano
como la Cruz del Hijo sobre Simón de Cirene,
por el caballo caído bajo el carro que arrastra
yo te ruego, María

Por los cuatro horizontes que crucifican al mundo,
por todos los que cuya carne se desgarra o sucumbe,
por los que no tienen pies, por los que no tienen manos,
por el enfermo que es operado y que gime,
y por el justo puesto a la altura de los asesinos,
yo te ruego, María.

Por la madre que se entera que su hijo está curado,
por el pájaro que llama al pájaro caído del nido,
por la hierba que tiene sed y recoge el aguacero,
por el beso perdido que por amor se vuelve a dar,
y por el mendigo que encuentra su moneda,
yo te ruego, María.

envoyé par Marcia - 21/2/2008 - 16:24




Langue: catalan

Versione catalana di Josep Maria Espinàs (Els Setze Jutges), da “Espinàs canta Brassens” ‎del 1962.‎
Testo trovato su Cancioneros.com

LA PREGÀRIA

El nen que està morint en braços de sa mare,
a l’hora que el carrer hi ha infants que fan gatzara
i per l’ocell ferit que sense saber com
te el pic vermell de sang i va caient a plom
per la set i la fam i pel deliri ardent,
Deu vos salve Maria!...

El noi apallissat per l’embriac quan entra,
el ruc que va rebent cops de garrot al ventre
i per l’home innocent que ha sigut castigat,
per la noia venuda que ja han humiliat,
pel fill que té una mare marcada per l’insult,
Deu vos salve Maria!...

El Nord, Sud, Est i Oest crucificant la terra,
per tots els que en la carn sofreixen dura guerra,
pels que no tenen peus,pels que no tenen mans
i pels malalts que mai no reben visitants,
pel just que es col•locar enmig dels assassins,
Deu vos salve Maria!...

Per la mare que sap que el fill ferit es viu,
per l’ocell que ha cridat, l’ocell caigut del niu,
per l’herba que te set i finalment ja plou,
pels ulls amics i per l’amor que torna a ser
i pel captaire que a trobat el seu diner,
Deu vos salve Maria!‎

envoyé par Bernart - 16/5/2013 - 16:10




Langue: italien (Lombardo Milanese)

La versione in milanese del grande Nanni Svampa, intitolata "Madònna varda giò".

Trovato qui
Per el fiolin ch’el moeur visin a la soa mamma
E intant i alter bagaj hinn adree a giogà giò in strada;
E per el passeròtt ferii ch’el borla giò
Che senza ona reson el dev soffrì e crià
Per chi l’è adree a morì de famm, senza parlà
Madònna, varda giò.

Per i fioeu piccaa, el ciocch ch’el torna a cà
Per l’asen ch’el va adree a ciapà domà legnaad
Per quej che hann faa nagòtt e vegnen condannaa
Per i vergin venduu, per quej che i hann compraa
E per tucc quej che gh’hann la mamma e nò el papà
Madònna, varda giò.

Per la vèggia stroncada da on pes sproporzionaa
E per el pòver crist ch’el riesc minga a campà
Perché el po’ nò ‘taccass né a on amor né a on sorris
Per el cavàll ch’el moeur e ch’el sent pù la vos
Schisciaa dal sò carrètt, schisciaa da la soa cros
Madònna, varda giò.

Per i quatter orizzont che hann miss in cros el mond
Per quej ch’hinn torturaa e moeuren de dolor
Per quej ch’hinn senza pèe, per quej ch’hinn senza man
Per i malaa che trèmen, sora on lettin de paja
E per i onest trattaa, compàgn de la marmaja
Madonna, varda giò.

Per la mamma che la ved, el so fiolin guarì
E per el passeròtt, che’l po’ tornà al sò nid
Per i piant che gh’hann set, bagnaa dal temporal
Per on basin perduu, per on amor trovaa
Per el barbon stremii, che’l troeuva el sò cent franch
Madònna, varda giò.

envoyé par Alessandro - 18/7/2008 - 13:38




Langue: français


Il n'y a pas d'amour heureux
Poème de Louis Aragon [1946]
Musique: Georges Brassens, La Prière, 1953.


Georges Brassens dal vivo, con Pierre Nicolas al contrabbasso.


La poesia di Louis Aragon cantata da Brassens sulla stessa melodia de La Prière è stata da Brassens abbreviata della strofa finale. La proponiamo nel testo integrale, con la strofa finale indicata tra [parentesi quadre]. [CCG/AWS Staff]

IL N'Y A PAS D'AMOUR HEUREUX

Rien n'est jamais acquis à l'homme Ni sa force
Ni sa faiblesse ni son cœur Et quand il croit
Ouvrir ses bras son ombre est celle d'une croix
Et quand il croit serrer son bonheur il le broie
Sa vie est un étrange et douloureux divorce
Il n'y a pas d'amour heureux.


Sa vie Elle ressemble à ces soldats sans armes
Qu'on avait habillés pour un autre destin
A quoi peut leur servir de se lever matin
Eux qu'on retrouve au soir désoeuvrés incertains
Dites ces mots Ma vie Et retenez vos larmes
Il n'y a pas d'amour heureux.


Mon bel amour mon cher amour ma déchirure
Je te porte dans moi comme un oiseau blessé
Et ceux-là sans savoir nous regardent passer
Répétant après moi les mots que j'ai tressés
Et qui pour tes grands yeux tout aussitôt moururent
Il n'y a pas d'amour heureux.


Le temps d'apprendre à vivre il est déjà trop tard
Que pleurent dans la nuit nos coeurs à l'unisson
Ce qu'il faut de malheur pour la moindre chanson
Ce qu'il faut de regrets pour payer un frisson
Ce qu'il faut de sanglots pour un air de guitare
Il n'y a pas d'amour heureux.


[Il n'y a pas d'amour qui ne soit à douleur
Il n'y a pas d'amour dont on ne soit meurtri
Il n'y a pas d'amour dont on ne soit flétri
Et pas plus que de toi l'amour de la patrie
Il n'y a pas d'amour qui ne vive de pleurs
Il n'y a pas d'amour heureux
Mais c'est notre amour à tous les deux.]

envoyé par Riccardo Venturi - 6/1/2008 - 19:31




Langue: italien

La versione italiana (d'arte) di Riccardo Venturi
Della poesia completa di Aragon (e della canzone di Brassens)
6 gennaio 2008

NON ESISTE AMORE FELICE

Nulla è acquisito all'uomo, non lo è la sua forza,
Né la sua debolezza, o il cuore, e quando crede
D'aprire le sue braccia, ha l'ombra di una croce
E quando crede di stringer la gioia, la schiaccia
La sua vita è uno strano e penoso divorzio,
Non esiste amore felice.


La sua vita somiglia a quei soldati disarmati
Che avevano attrezzati per un altro destino,
A cosa può servir loro d'alzarsi presto al mattino?
Loro, che li ritrovan la sera inerti e incerti…
Dite questo: Vita mia, e trattenete il pianto,
Non esiste amore felice.


Mio bell'amore, mio caro amore, lacerazione,
Ti porto dentro me come un uccello ferito
E quelli, ben ignari, ci guardano passare…
E ripetono poi le parole che ho intrecciate
E che per i tuoi occhi grandi son morte in un istante..
Non esiste amore felice.


S'impara appena a vivere, poi è già troppo tardi
E nella notte, insieme, ci piange insieme il cuore,
Quanta sventura occorre per una canzon da niente,
Quanto rimpianto occorre per ripagare un tremito,
Quanti singhiozzi per un'aria di chitarra,
Non esiste amore felice.


[No, non esiste amore che non sia dolore,
No, non esiste amore da cui non siamo annientati
No, non esiste amore da cui non siamo appassiti
E non meno che per te, per l'amore di un paese
No, non esiste amore che non viva di pianto,
Non esiste amore felice,
Ma è il nostro amore, il tuo e il mio.]

6/1/2008 - 20:00




Langue: italien


Fabrizio De André: Preghiera in Gennaio
[1967] - Testo e musica di Fabrizio de André
dedicata a Luigi Tenco

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio.

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.

Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

envoyé par Riccardo Venturi - 6/1/2008 - 21:11




Langue: anglais

Traduzione inglese di Dennis Criteser di "Preghiera in gennaio"
English translation of "Preghiera in gennaio" by Dennis Criteser
Da / From De André in English

""Preghiera in gennaio" was written on the occasion of the suicide of Luigi Tenco, a friend and fellow singer/songwriter. Tenco took his life after his song "Ciao amore, ciao" was rejected at the 1967 Sanremo Music Festival, an annual competition for Italian songwriters. At the time, suicide being considered a sin by the Church, a traditional Catholic funeral mass and burial were prohibited. The song itself was influenced by "Prière pour aller au paradis avec les ânes," a poem by Francis Jammes with whom De Andrè probably became familiar by way of Georges Brassens." (Dennis Criteser)
JANUARY PRAYER

May blossoms adorn
his pathway, Lord,
when to you his spirit
and to the world his skin
he'll have to hand back in,
when he comes to your heaven,
there where in broad daylight
the stars shine bright.

When he crosses
the last old bridge,
to the suicides he will say,
kissing them on the forehead,
"Come you all to Paradise,
there where I too am going,
because there's no Hell
in the world of the good Lord."

Make it so he joins You
with his tired bones,
followed by thousands
of those white faces.
Make it so he returns to You,
in contempt among the dead,
who to heaven and to earth
displayed their courage.

All you right-thinking sirs,
I hope not to displease you
if in heaven, in the midst of the saints,
God, in his embrace,
will hush the sob
of those pale lips
that, over hatred and ignorance,
preferred death.

God of mercy,
your beautiful Paradise
you have made, above all,
for whoever didn’t smile,
for those who lived
with a clear conscience.
Hell exists only
for those who fear it.

None better than he
can ever show you
the errors of us all,
whom you can and do want to save.
Listen to his voice
that now sings in the wind.
God of mercy,
you will see, you will be pleased.

God of mercy,
you will see, you will be pleased.

envoyé par Riccardo Venturi - 19/4/2018 - 11:46




Langue: sarde

Versione sarda di Elena Ledda della “Preghiera in gennaio” di Fabrizio De André, dal disco ‎collettivo “Canti randagi 2 – Omaggio a Fabrizio de André”, 2010.‎

PREGADORIA IN GENNARGIU

Lassa chi siat froria
o Deus, sa 'ia sua
candu a tui issu s'ànima
e is carris a su mundu
at a depi torrai
candu at lompi a celu
aundi giai aintr''e dì
innia luxint steddus.

Candu at a tressai
s' ùrtimu ponti nostu
at a nai a is suicidus
basendiddis su fronti
benei a su paradisu
aundi seu andendi deu
poita no nc' est s'inferru
in su mundu de Deus.

Fei chi lompat a bosu
cun is ossus cansaus
sighius de milli e milli
de cussas caras craras
faei chi a bosu torrit
intr''e is mortus pro ofesa
chi a su celu e a sa terra
alentu ant a amostau.

Genti bona e sabia
speru no si dispraxat
si in celu, in mes'' e is santus
Deus imprassendiddu
at a firmai is sucutus
de cussas lavas grogas
chi a s'òdiu e a s'innoràntzia
prefèrriu ant sa morti.

Deus de misericòrdia
su bellu paradisu
prus che tottu dd' as fatu
po chini no at arrìsu
po cuddus chi ant bìviu
a cuscièntzia nida
s'inferru esistit solu
po chini est timoria.

Mellus de issu nisciunus
t'at a pod' inditai
de totus nosu is fartas
chi po' is e 'olis sarvai
sa boxi sua iscurta
cantendi imoi in su bentu
Deus de misericòrdia
gei as a essiri cuntentu.‎

envoyé par Dead End - 11/3/2013 - 17:10




Langue: russe

Traduzione russa da Questo video YouTube



Январская молитва (Vol. 1 1967)

«Январскую молитву» Фабрицио Де Андре посвятил своему другу, Луиджи Тенко, который, как известно, застрелился во время фестиваля Санремо в ночь на 27 января 1967 года - после того, как жюри забраковало его песню Ciao amore caio. Именно Фабрицио забрал тело Луиджи из морга Санремо и перевез его в дом матери, в городок Рикальдоне. Тогда и родилась эта песня – молитва, обращенная к Богу, с просьбой принять к себе мятущуюся душу друга. Форма молитвы заимствована Де Андре у Брассенса, с его "Молитвой" («La Preire»), которая написана на стихи Франсиса Жамма, французского поэта 19-го века. С одним существенным отличием – если Брассенс, обращаясь к деве Марии, заступается за сирых и униженных этого мира, то Де Андре просит за тех, о ком не было принято говорить в рамках христианской традиции - за самоубийц.

«Я посвятил эту песню Тенко. Когда после похорон друга ты не знаешь, что для него сделать, ты ощущаешь потребность написать что-то, чтобы воздать ему должное, чтобы его запомнили...молитва – это всего лишь форма, очень человеческая...»

ЯНВАРСКАЯ МОЛИТВА [1]

Пусть утопает в цветах, Господь наш, его тропа,
Когда тебе свою душу, а земле этой бренный прах
Передаст он, направляясь к тебе на небеса
Где звезды сияют ярко среди ясного дня.

Когда позади оставит последний из старых мостов
Он самоубийцам скажет, целуя каждого в лоб:
Ступайте за мною в рай - туда мне лежит дорога,
Ведь ада не существует в мире доброго Бога.

Пусть до тебя доберется путник этот усталый,
Тысячью бледных лиц в дороге сопровождаем
Пусть он к тебе вернётся средь от бесчестья павших
Землю и небеса смелостью покорявших.

Досточтимые господа, надеюсь, не возразите
Если в кругу святых Господь наш его примет
И, обнимая, утешит рыдания губ бескровных
Поскольку смерть предпочли невежеству и злобе.

Всемилостивый Боже, я знаю, рай твой прекрасный
Ты предназначил для тех, кто мало улыбался
Кто прошагал по жизни, совесть оставив чистой
Ад существует для тех, кто его мук боится.

Лучше него, пожалуй, никто рассказать не сможет
Про ошибки всех нас, грешных, которых спасти ты хочешь
Послушай его голос, что нынче разносит ветер
Тебе он по нраву будет, Господь наш милосердный.

[1] JANVARSKAJA MOLITVA

Pusť utopaet v cvetax, Gospoď naš, ego tropa,
Kogda tebe svoju dušu, a zemle ėtoj brennyj prax
Peredast on, napravljajaś k tebe na nebesa
Gde zvezdy sijajut jarko sredi jasnogo dnja.

Kogda pozadi ostavit poslednij iz staryx mostov
On samoubijcam skažet, cełuja každogo v lob:
Stupajte za mnoju v raj – tuda mne ležit doroga,
Veď ada ne sušćestvuet v mire dobrogo Boga.

Pusť do tebja doberetsja putnik ėtot ustałyj,
Tysjaćju blednyx lic v doroge soprovoždaem
Pusť on k tebe vernëtsja sreď ot besčesťja pavšix
Zemlju i nebesa smełosťju pokorjavšix.

Dostočtimye gospda, nadełoś, ne vozrazite
Esli v krugu svjatyx Gospoď naš ego primet
I, obimaja, utešit rydanija gub beskrovnyx
Poskolku smerť predpočił nevežestvu i złobe.

Vsemiłostivyj Bože, ja znaju, raj tvoj prekrasnyj
Ty prednaznačił dlja tex, kto mało ułybałsja
Kto prošagał po žizni, sovesť ostaviv čistoj
Ad sušćestvuet dlja tex, kto ego muk boitsja.

Łučše nego, požałuj, nikto rasskazať ne smožet
Pro ošibki vsex nas, grešnyx, kotoryx spasti ty xočeś
Posłušaj ego gołos, čto nynče raznosit veter
Tebe on po pravu budet, Gospoď naš miłoserdnyj.

envoyé par k + RV - 18/4/2018 - 09:07




Langue: suédois

Traduzione svedese di “Preghiera in gennaio” di Fabrizio De André
Svensk översättning av Fabrizio De Andrés “Preghiera in gennaio”
di / av Riccardo Venturi
19.04.2018 15:38

EN BÖN I JANUARI

Må hans väg, Herre Gud,
vara blomsterprydd
när sin själ till dig
och sin hud till världen
ska han återlämna,
när han kommer till din himmel,
dit, där även i dagsljuset
ljusa stjärnor strålar.

När han ska gå över
sista gamla bron
ska han kyssa självmördarna
på panna och säga dem :
Kom hit till himmelriket,
dit jag också nu går,
det finns inget helvete
i goda Herrens värld.

Må han komma til dig
med sina trötta ben,
följd av tusental
av bleka ansikten,
må han återvända till dig
bland de, som dog i förakt
men som lät jord och himmel
se bra, vad modet är.

Konformister, jag hoppas
att ni inte har något däremot
om Gud med sin omfamning
i himlen bland alla helgon
ska stilla stönandet
från dessa bleka läppar
som bättre tyckte om död
än om hat och dumhet.

Barmhjärtighetens Gud,
ditt sköna himmelrike
har du gjort framför allt
för de, som aldrig smålett,
för de som alltid levat
med gott och rent samvete,
helvetet består bara
för de, som fruktar det.

Än han ska ingen
visa dig bättre felen
ni alla gör, och som du
kan och vill rätta,
så lyssna på hans röst
som nu sjunger i vinden,
Barmjärtighetens Gud,
däråt ska du ju glädja dig.

Barmhjärtighetens Gud,
däråt ska du ju glädja dig.

19/4/2018 - 15:39




Langue: polonais

Versione polacca di Krzysiek Wrona (cantabile)
Febbraio 2015

MODLITWA STYCZNIOWA

Pozwól by ścieżkę przed nim
kwietny kobierzec ścielił,
gdy duszę swą Tobie Panie,
a światu proch ciała marny,
przyjdzie mu zwrócić i wkroczy
do Twoich włości niebieskich,
gdzie w blasku dnia powodzi
toną świetliste gwiazdy.

A kiedy już przemierzy
ostatni most omszały,
by czule się przywitać
z innymi samobójcami,
powie: „Do rajskich krain,
gdzie zmierzam razem chodźmy,
bo nie ma przecież piekła
w świecie, gdzie dobry Bóg rządzi.”

Drogą go prowadź Panie,
strudzony krok niepewny,
pobladłe oblicze dojrzyj
wśród twarzy zjaw tysięcy,
do Ciebie niech powróci,
widm białych orszak wiodąc,
tych co świadectwo dali,
jak gorzki odwagi jest owoc.

Nadzieję żywię cichą,
cnotliwi stróże wiary,
że nie oburzy was święcie,
gdy w Nieba wstąpi obszary,
że szloch tych warg bezkrwistych
zgaśnie w objęciach Boga,
zamilknąć wolały usta,
niż znosić jad złego słowa.

O Panie miłosierdzia,
wszak raju kwietne ogrody
miały radować serca
przez życie zasmuconych,
co szlak obrali jasny,
sumienia nie kalający,
piekło istnieje jedynie,
by przyjąć przed nim drżących.

Nikt lepiej nigdy nie zdoła
obraz Ci pełny objawić
słabości naszych od których,
możesz i chcesz nas wybawić,
posłuchaj więc jego głosu,
już tylko wiatr pieśń tę niesie,
o Panie miłosierdzia,
sam się przekonasz rad będziesz.

envoyé par Krzysiek Wrona - 21/2/2015 - 00:18




Langue: polonais

Versione polacca della "Preghiera in Gennaio" di De André, di Maciej Froński (cantabile)
2014 - Trovata qui
MODLITWA STYCZNIOWA

Racz, Panie, przyozdobić
Dla niego ścieżkę kwieciem,
Niech duszę odda Tobie,
Choć ciałem wzgardził przecież,
I niech zobaczy w końcu,
Gdy już wytchnienia zazna,
Jak w niebie w pełnym słońcu
Rozbłyska każda gwiazda.

A kroku gdy przyśpieszy
Ostatni widząc mostek,
Do samobójców rzeszy
Te powie słowa proste:
„Do Raju chodźcie śmiało,
Gdzie mnie też wiedzie droga,
Bo piekło nie ostało
Się w świecie Pana Boga”.

Pozwólcie, by, zmęczony,
Przyjść do was się odważył,
A za nim w ślad miliony
Tych wszystkich białych twarzy,
Bo, by powrócił, trzeba
W na śmierć zaszczutych tłumie,
Odwagą wobec nieba
Dorównać któż im umie?

Porządni ludzie, szczerze
Uwierzcie w taki obraz:
Każdego w niebie bierze
Bóg w swe ramiona dobre,
Kto ma stargane włosy
I drga mu warga blada,
Bo miał pogardy dosyć
I śmierć sam sobie zadał.

O, Miłosierny Panie,
Pod Swoje Rajskie Strzechy
Tych prosisz na mieszkanie,
Co trzeba im pociechy,
Mniej tych zaś, co niczego
Nie mają na sumieniu...
Siedź, piekło, w głowie tego,
Kto żyje w piekła cieniu.

Nie znajdzie się lepszego,
By oddać w Twe ramiona
Pomyłki przecież kiedyś
Przez Ciebie odkupione.
Głos jego słyszeć możesz,
Już wiatr go niesie wszędzie,
O, Miłosierny Boże,
Zobaczysz, warto będzie,
O, Miłosierny Boże,
Zobaczysz, warto będzie.

envoyé par Krzysiek Wrona - 21/2/2015 - 00:22




Langue: finnois

Traduzione finlandese della »Preghiera in gennaio« di Fabrizio de André / Finnish translation of »Preghiera in gennaio« by Fabrizio de André: Juha Rämö
TAMMIKUUN RUKOUS

Suo, että kukkien peittämä
on hänen tiensä, Herra,
kun hänen on aika luovuttaa
sinulle sielunsa ja maailmalle ruumiinsa,
kun hän saapuu taivaaseesi,
sinne, missä päivän valkeudessakin
tähdet loistavat.

Kun hänen tiensä käy
yli viimeisen, vanhan sillan,
itsemurhan tekijöitä
hän suutelee otsalle ja sanoo:
Tulkaa paratiisiin,
sinne, mihin minäkin menen,
sillä helvettiä ei ole
hyvän Jumalan maailmassa.

Suokaa hänen tulla luoksenne
väsyneine luineen
seurassaan tuhansittain
noita kalpeita kasvoja.
Suokaa hänen palata tykönne,
torjuttujen kuolleiden joukkoon,
niiden, jotka taivaalle ja maalle
ovat osoittaneet rohkeutensa.

Oikeamieliset herrat,
toivottavasti ette pahastu,
kun taivaassa pyhiensä keskellä
Jumala huomassaan
tukahduttaa huokaukset niiden kalvailta huulilta,
jotka vihan ja tietämättömyyden asemesta
valitsivat kuoleman.

Armelias Jumala,
kauniin paratiisisi
sinä olet tehnyt pääasiassa
niille, joilta hymy puuttuu,
niille, jotka ovat eläneet
omatunto puhtaana;
helvetti on vain
niille, jotka sitä pelkäävät.

Paremmin kuin hän ei kukaan toinen
voi sinulle koskaan osoittaa
niitä rikkeitä, joita teemme kaikki me,
jotka sinä voit ja haluat pelastaa.
Kuule hänen ääntään,
joka tuulessa laulaa.

Armelias Jumala,
olet näkevä, että näin on hyvä.

envoyé par Juha Rämö - 19/4/2018 - 11:04


La strana situazione di FABRIZIO DE ANDRE’ cantautore dei poveri:
LE SUE CANZONI CENSURATE DALLA RAI-TV, PIACCIONO IN VATICANO

Genova, aprile

L'ultimo dei "trovatori", il cantore dei poveri, della gente che conduce una vita normale, in un mondo maledettamente normale, il mondo della grande provincia italiana, l'ho trovato a Genova in un appartamento dalle am­pie vetrate, in faccia al ma­re, sul corso Italia. Si chia­ma Fabrizio De André, ha 28 anni, è sposato ed ha un figlio di nome Cristiano, di sei anni.

Fabrizio De André è l'au­tore di canzoni come Ma­rinella, Carlo Martello tor­na dalla battaglia di Poitier, II testamento e La ballata del Miché. Tutte canzoni censurate dalla commissione d'ascolto del­la Televisione italiana, che le ha giudicate troppo "spinte" per il gusto degli italiani. Immorali, insom­ma. Tutte canzoni che rac­contano storie tristi, anti­che, con un gusto quasi da fiaba. I protagonisti, in­fatti, si salvano sempre e alla fine volano in Paradi­so, perché prima di mo­rire, sono riusciti a guar­dare in alto, alle stelle, ed a chiedere perdono.

Sono andato a trovarlo, per un motivo molto sem­plice; da qualche tempo ogni domenica, verso mez­zogiorno, la Radio Vatica­na trasmette queste stes­se canzoni censurate dalla RAI-TV, nel corso di un programma curato da Pao­lo Scappucci della "Pro Civitate Christiana" di As­sisi e dedicato ai giovani ed ai loro problemi in rappor­to alla vita di oggi.

È afflitto da una terribile timidezza

Raggiungere Fabrizio De André è difficile. Afflitto da una timidezza terribile, preferisce stare nel suo guscio, senza farsi avvicinare da altri che non siano i suoi intimi amici. Un'inter­vista, un servizio fotografi­co, sono per lui un suppli­zio, del quale farebbe vo­lentieri a meno.

Fabrizio mi riceve nel suo appartamento in Corso Italia. Ci accomodiamo in salotto.

« Ho saputo della tra­smissione della Radio Va­ticana », gli dico subito. « È vero che le stesse can­zoni erano state censurate dalla RAI? »

« Eccome! » risponde il cantante. « Di tutte le mie canzoni la RAI ha passato solo Marinella. Le altre, le hanno scartate tutte. »

« Come è stato possibile, dunque, che la Radio Vati­cana le trasmettesse? »

« È una storia » racconta Fabrizio De André « che sembra quasi inverosimile. Un giorno mi venne reca­pitata una lettera della "Pro Civitate Christiana". Quando la lessi, quasi non credevo ai miei occhi. Pao­lo Scappucci, infatti, mi avvertiva che aveva avuto modo di ascoltare alcuni miei dischi e che gli erano piaciuti tanto che li avreb­be messi in onda in una trasmissione domenicale della Radio Vaticana. Più tardi ricevetti un'altra let­tera nella quale mi specifi­cava quali canzoni erano state trasmesse e come erano state presentate. Le canzoni in questione era­no: Si chiamava Gesù, Preghiera in gennaio e Spi­ritual. Tutti pezzi regolar­mente censurati dalla radio-televisione. Non ti di­co quanto mi fece piacere questo fatto! »



Ha anche successo nell'America Latina

Fabrizio De Andre, visi­bilmente eccitato, si alza e, dopo avermi detto di aspet­tare un minuto, si allonta­na, tornando poco dopo con una lettera. L'apre e me la porge. È una delle lettere inviategli dalla "Pro Civitate Christiana". Ne leggo alcuni brani. "Ti dirò" dice la lettera "che molto spesso, quan­do ho occasione di parla­re ai giovani in riunioni o conferenze o dibattiti, porto sempre i tuoi dischi, specialmente Si chiamava Gesù, Preghiera in gennaio e Spiritual (ma anche le altre, perché mi piacciono tutte: stupenda quella sul­la morte! ) oppure cerco di cantare io con la chitarra perché sono estremamente stimolanti per un discorso serio su certe cose... Vo­lentieri ti accenno alla presentazione di Si chiamava Gesù come è avvenuta nel corso della trasmissione del 28 febbraio... Dopo aver presentato la città di oggi con Il ragazzo della via Gluck, abbiamo voluto aprire come una finestra nel cuore di uno che pensa, dentro a queste case di ce­mento, senza più le corse sui prati, il canto del vento e la luce delle stelle. E ab­biamo parlato della tua canzone con queste testua­li parole: Un uomo chiama­to Gesù è venuto da molto lontano, accendendo le stelle e ha alzato nella not­te una tenda fra le nostre tende silenziose e morte, sotto i cedri e gli ulivi dì Betlemme. È venuto a di­re la sua storia delle no­stre generazioni. Anche chi, come l'autore della seguen­te canzone, crede che Gesù fu solo un uomo, rimane inchiodato dalla sua testi­monianza di vita. Non era che un uomo... ma prese la terra per mano, pianse l'ad­dio prima di partire e fu fedele fino in fondo all'A­more. Di Fabrizio De An­dré ascoltiamo Si chiama Gesù. Canta l'autore."... Fu una bella trasmissione -continua la lettera. - Pensa che quasi subito ci ha te­lefonato il redattore di un noto settimanale perché voleva sapere esattamente che cosa pensavamo della canzone e si meravigliava molto che noi l'apprezzas­simo... Naturalmente quan­do riprendendo le trasmis­sioni dopo la Quaresima, io inserirò o farò inserire dai miei colleghi che curano la trasmissione stessa, altre tue canzoni..."

La lettera, inutile sotto­linearlo, mi lascia di stuc­co.

« E questo non è nien­te », continua Fabrizio De André. « Pensa che mi han­no avvertito che nel corso dell'incontro internaziona­le dell'UNDA a Montecar­lo, la "Pro Civitate Christiana", ha dato a Padre Gonzales, direttore delle trasmissioni religiose del­lo Stato di El Salvador del­l'America Latina, le quat­tro trasmissioni con le mie canzoni, per poterle ritra­smettere sulla rete radio­televisiva di quello Stato. Un bel successo, se si tiene conto che in Italia i miei pezzi sono "proibiti"... » termina ironicamente il cantante.

« Si diceva che avresti preso parte alla trasmis­sione Quelli della domeni­ca. Che c’è di vero? »

« Sì », risponde Fabrizio « in un primo tempo ave­vo deciso di parteciparvi, anche perché il presenta­tore, Paolo Villaggio, è un amico mio da moltissimi anni. Con lui ho scritto Carlo Martello ed altre canzoni. »

Gli mancano otto esami per la laurea

« Ho detto di no » conti­nua Fabrizio « quando la televisione mi ha imposto certe condizioni. Volevano che cantassi solo Marinella. Io invece volevo canta­re Si chiamava Gesù e Preghiera in gennaio; quel­le, insomma, trasmesse dalla Radio Vaticana. Mi hanno risposto che non era possibile perché erano sta­te bocciate dalla commis­sione dì ascolto ed allora ho detto no anche alla te­levisione. »

« È vero che non vuoi fare le "serate"? Non ti in­teressano i soldi? »

« Be'... non dico che i soldi non mi interessino... anzi, penso che il denaro interessi un po' tutti, io compreso. Voglio sottoli­neare un altro fatto. Io non sono un cantante-attore. Per fare le serate ci vuole preparazione, grinta e verve. Tutte qualità che io non possiedo. E non in­tendo certo mettermi a studiare recitazione...! Pen­sa che mi mancano otto esami a laurearmi in leg­ge e provo fatica anche a sostenere quelli. Se doves­si accettare due-trecento-mila lire per cantare in un locale, mi farebbe l'impres­sione di averli rubati. Nei locali canto quando ne ho voglia, con gli amici, gra­tuitamente, senza alcun im­pegno professionale. »

I genitori vivono in una villa favolosa

Fabrizio De André si al­za e si avvicina alla fine­stra, gettando un'occhiata distratta verso il mare.

« Standoci spesso », esclama « si perde il senso della bellezza di questo paesaggio. Be', che ne di­resti se andassimo a casa di mio padre? Facciamo due passi. »

Annuisco e usciamo in strada.

I genitori di De André abitano in una villa del '700, in collina. La città si distende sotto le volte an­tiche, uno sfondo favoloso al giardino, dove si allinea­no aiuole e siepi di bosso. Si chiama "Villa Paradi­so". È in tutti i testi di ar­chitettura e di storia del­l'arte.

Chiedo al cantante per­ché preferisce vivere nel­l'appartamento in città, piuttosto che in quella vil­la di fiaba.

« È più forte di me », mi risponde dopo alcuni istan­ti. « Voglio essere solo, in­dipendente, con la mia fa­miglia. Qui, da mio padre, ci vengo ogni tanto, a pas­seggiare, a scoprire i ri­cordi della mia infanzia. Ora ci viene Cristiano, mio figlio. È giusto che veda e apprezzi la bellezza di tut­to questo. »

Superiamo il cancello e giungiamo davanti alla co­struzione. Si apre il porto­ne d'ingresso e ne sbuca una figuretta con un giacchettino blu e pantaloncini rossi. È il figlio del can­tante. Si corrono incontro e Fabrizio lo prende in braccio. Insieme si avvia­no verso la balaustra che cinge il giardino. Sul fon­do la città e più in là il porto con le braccia smi­surate delle sue gru e, in­fine, il mare. Una leggera brezza scompiglia i loro capelli.

Mi metto da una parte e osservo. Capisco finalmen­te perché nascono canzoni come Marinella e Si chiamava Gesù.

ATTILIO NERI

(BOLERO TELETUTTO– 05/05/1968)

Alessio - 7/1/2008 - 15:01


Cantata da Paola Turci a Genova durante il Lilith Festival.
8 giugno 2013

Krzysiek Wrona - 22/2/2015 - 15:45


A riguardo "Il n'y a pas d'amour heureux" di Louis Aragon, anche "Sus Söyleme" di Zülfü Livaneli, contenuta in "Ada" (1983) è ad essa riconducibile: "Mutlu ask yoktur, yoktur" ne è la traduzione turca.



Sus söyleme bir şey söyleme artık
Sus söyleme her şey gereksiz artık
Bana düşen dönüpte gitmek
Sonunda elimde kalan bir avuç hüzün ve keder

Yeter, yeter söyleme , söyleme artık
Kelimeler kanatır yarayı
Gözlerin anlatıyor
Mutlu ask yoktur, yoktur

Oysa ben sana neler adamıştım
İçli şarkılar, kirik ezgiler
Yüreğimden süzülüp gelen
Bırakıp gittin beni, bir gün yollarda, yollarda

Yeter, yeter söyleme, söyleme artık
Kelimeler kanatır yarayı
Gözlerin anlatıyor
Mutlu ask yoktur, yoktur

Sus söyleme , bir şey söyleme artık
Sus söyleme her şey ortada artık

Flavio Poltronieri - 15/4/2018 - 14:32



Il n'y a pas d'amour heureux...


...Interpretata da una bravissima, bellissima e sorprendente Françoise Hardy...


...e da un'ancor più sorprendente e particolarissima Nina Simone.

Riccardo Venturi - 20/4/2018 - 21:46


Dato che, a mio parere, nella canzone popolare già tutto è contenuto e siccome questa mi pare una pagina tematicamente aperta e particolarmente accogliente, proporrei di incorporarvi anche questo canto proveniente dal Berry nell'interpretazione di uno dei miei (nostri, ehi Riccardo!) eroi Gabriel Yacoub con la complicità di Evelyne Girardon e Robert Amyot). Anche perchè ribadisce il tema, infatti il ritornello recita: "Non ci sono amori senza pena"


Flavio Poltronieri - 25/7/2018 - 18:13




Langue: italien

Versione di Beppe Chierici
Suppliche e celebrazioni (2008)


Ho cambiato la destinataria della supplica scritta dal poeta Francis Jamme alla fine dell'800 e musicata da Georges Brassens: invece che alla Vergine Maria ho rivolto la supplica alla GIUSTIZIA terrena, traducendo con ossessiva fedeltà tutti versi scritti dal poeta. Vi prego di condividere questa canzone con il più gran numero di persone nella speranza, anche se vana, che giunga alle orecchie di chi abita il "Palazzo della Dea Bendata" dove è scritto nel marmo LA LEGGE è UGUALE PER TUTTI.





GIUSTIZIA, INVOCO TE!

Per il bimbo che muore in braccio alla sua mamma,
per chi ha freddo e nel cui fuoco si spegne ormai la fiamma,
per il passero ferito e che non sa perché
ha l'ala insanguinata e cade giù morente,
per chi ha fame e sete, per chi non ha più niente Giustizia, invoco te !

Per il figlio percosso dal padre ubriacone,
per l'asino picchiato a colpi di bastone,
per l'innocente che condannato si vedrà,
per la donna violentata, la vergine stuprata,
per quelli la cui madre è stata insultata
Giustizia, invoco te !

Per la vecchia che barcolla sotto un carico pesante,
per chi ha mai avuto neppure un solo istante
d'amore né di umana solidarietà,
per chi porta una croce di dolore e di pene
e non incontra mai Simone di Cirene
Giustizia, invoco te!

Per il mondo crocifisso sui quattro orizzonti,
per chi è torturato, per chi subisce affronti,
per chi è mutilato, per chi non vede più,
per l'ammalato che geme per il dolore
e per il giusto ucciso come un malfattore
Giustizia, invoco te!

Per la madre a cui si dice che il figlio è ormai guarito, per il passerotto al nido restituito,
per l'acqua che disseta chiunque sete avrà,
per chiunque abbia fame e di fame non muore,
Per gli uomini trattati con dignità e onore
Giustizia credo in te.

envoyé par Dq82 - 29/4/2021 - 10:28




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