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Bombolo

Daniele Serra
Language: Italian


Daniele Serra

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Maramao, perché sei morto?
(Trio Lescano)
Crapa pelada
(Gorni Kramer)


[1932]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Marf (Vittorio Bonavita)
Musica / Music / Musique / Sävel: Vittorio Mascheroni
Canta / Singer / Chante / Laulaa: Daniele Serra

bombmarf


Questa (famosa) canzone, va detto come prima cosa, non fu scritta affatto per essere “di fronda”, né intendeva minimamente esserlo. Fu scritta nel 1932 dal paroliere e compositore Marf (pseudonimo di Mario Bonavita, 1894-1946) e musicata da Vittorio Mascheroni (1895-1972). Il suo primo interprete, che la portò immediatamente al successo, fu il tenore Daniele Serra (al quale questa pagina è attribuita, 1886-1979); ma entrò quasi subito anche nel repertorio del Trio Lescano.

Intervistato dopo la guerra dalla giornalista Adele Gallotti di Stampa Sera, Vittorio Mascheroni raccontò così la nascita della canzone:

«Bombolo nacque così, per caso. Stavo passeggiando a Cadorago con Marf, il mio paroliere più caro, quando vedemmo in una strada in discesa un ometto che la riempiva tutta: era basso, paffuto e si dondolava sulle gambette corte. "È proprio un Bombolo" disse Marf e a me venne l'idea».

Ovviamente, non c’è nessun motivo per non credere alle parole di Vittorio Mascheroni; né, va altresì detto, la canzone suscitò mai sospetti “lassù in alto”, né tantomeno subì censure o tentativi di censura. Ottenne immediatamente, come detto, un grande successo; tant’è che rimane una delle canzonette italiane più famose nate durante il Ventennio, ben conosciuta ancora oggi.

Il fatto è che, però, la canzone sembrava il ritratto perfetto, anzi spiccicato, di uno dei gerarchi più in vista (e più odiati) del Regime: Guido Buffarini Guidi

Guido Buffarini Guidi (a destra) a braccetto con Heinrich Himmler
Guido Buffarini Guidi (a destra) a braccetto con Heinrich Himmler


Nato il 17 agosto 1895, pisano, ex podestà di Pisa, membro del Gran Consiglio del Fascismo, sottosegretario al Ministero dell’Interno tra il 1933 e il 1943 e poi ministro, sempre dell’Interno, nella Repubblica Sociale Italiana, finì condannato e morte e fucilato a Milano il 10 luglio 1945. Fu considerato tra i personaggi più viscidi e servili del Regime, finendo odiato persino dagli stessi gerarchi, e da Mussolini (al quale, peraltro, recava una devozione quasi assoluta).

Sicuramente la canzone Bombolo non era nata per lui, come già detto; ma non passò molto tempo affinché gli venisse come incollata addosso, divenendo suo malgrado una “canzone della fronda”. Guido Buffarini Guidi era viscido anche nell’aspetto: tarchiato, basso (era alto 1.61), grassoccio pallato, lucido e rosso come una mela renetta della Val di Non, era perfettamente sovrapponibile al “Bombolo” della canzonetta, a parte i baffetti (che non portò mai). Talmente tanto, che si sospettarono subito due cose. La prima è che l’identificazione con il Bombolo della canzone fosse stata messa in giro proprio dagli stessi fascisti di regime, per pigliarlo per le mele; e la seconda, addirittura, che gli autori della canzone avessero pensato proprio a lui quando la scrissero.

La prima ipotesi è quantomeno probabile. Erano tempi in cui, per ciò che veniva percepita come una pur minima allusione satirica, una canzone veniva messa al bando o ne veniva cambiato il testo dal solerte censore. Il fatto che una canzone che, di allusioni, ne presentava parecchie e chiare assai, venisse fatta circolare liberamente e trasmessa dalla radio, la dice lunga sulla considerazione goduta dal Buffarini Guidi da Pisa. La seconda ipotesi è invece, ripetiamo, molto poco probabile e fu smentita a chiare lettere dagli autori anche dopo la guerra, a Buffarini Guidi già bell’e fucilato. Gli autori, che non erano certo persone invise al Regime, non vollero gloriarsi di una cosa non vera neppure quando i mutati frangenti lo avrebbero loro permesso. Si dice comunque che Guido Buffarini Guidi non gradisse molto se qualcuno pur si limitava a fischiettare la canzone in sua presenza. Ma non risultano suoi tentativi per farla proibire o censurare.

serradisk


Cose che accadono durante i regimi totalitari. Bombolo venne presentata come “rumba grottesca”, e sicuramente ben si attagliava ad un personaggio autenticamente grottesco come Buffarini Guidi; ma non meno grotteschi di lui erano altri personaggi in vista, a partire dallo stesso Benito Mussolini. Era alto 1,69, ben grassoccio pure lui nonostante la “maschia e virile figura”, senza contare il mascellone volitivo da zappatore romagnolo e i decantati appetiti sessuali. Ma una canzone che avesse, seppur involontariamente, alluso a tali particolari avrebbe portato gli autori al confino o in galera.

Oggigiorno, si direbbe che questa è comunque una canzone che inneggia al body shaming. Anche se Guido Buffarini Guidi non c’entrava per niente e ci fu fatto entrare, gli autori pigliavano comunque per i fondelli per il suo aspetto un pover’uomo che stava passeggiando per i fatti suoi a Cadorago. Vorrei vedere, che so io, come la piglierebbe ora l’ex ministro Sangiuliano.

Sangiuliano (ex ministro).
Sangiuliano (ex ministro).


Termino con due ritratti di Guido Buffarini Guidi. Il primo è del capo della polizia e prefetto Carmine Senise:

“Buffarini [...] era di statura bassa e di complessione tozza e tarchiata: aveva occhi piccoli e sguardo sfuggente, fronte stretta su gote gonfie e di pelle untuosa: il suo fisico aveva, nel complesso, qualcosa di repulsivo, non certo fatto per attrargli il favore di coloro che per la prima volta lo avvicinavano.”


Il secondo è di Benito Mussolini in persona (al momento della sua destituzione da Ministro degli Interni della RSI, il 21 febbraio 1945):

“Un uomo che ha molti meriti ma è odiato da tutti, antifascisti e fascisti: è odiato persino più di me.”


Guido Buffarini Guidi fu interpellato dal questore Pietro Caruso e dal torturatore Pietro Koch, che gli chiedevano istruzioni riguardo la richiesta tedesca di nuovi nominativi per incrementare il numero degli ostaggi da fucilare alle Fosse Ardeatine. Rispose: «Sì sì dateglieli sennò chissà cosa potrebbe succedere.» [RV 6-10-2025]


Interpretata dal Trio Lescano (versione "Blue Doll")
Era il più ammirato nei saloni
per le strane dimensioni.
Si credeva l’uomo più elegante,
più galante, nel suo dir.

Sempre tutto quanto impomatato,
ricercato nel vestir.
E portava un abito a quadretti,
i baffetti di Charlot.

Era alto così, era grosso così,
lo chiamavan Bombolo.
Si provò di ballar, cominciò a traballar,
fece un capitombolo.

Ruzzolò di qua, rimbalzò di là
come fa una palla.
Per destin fatal, cadde in un canal
ma rimase a galla.

Pei suoi piccoli piè, pel suo grande gilet,
lo chiamavan Bombolo.
E pensavan: «Ahimè, chissà mai cosa c’è
sotto a quel gilet.»

Poi ne combinò da sbalordire
quando volle dimagrire.
Un dottore gli ordinò per cura,
acqua pura, nulla più.

Lui per far la cura più intensiva
ne inghiottiva tutto il dì.
E così nel mentre si curava,
si gonfiava sempre più.

Era alto così, era grosso così,
lo chiamavan Bombolo.
Si provò di ballar, cominciò a traballar,
fece un capitombolo.

Ruzzolò di qua, rimbalzò di là
come fa una palla.
Per destin fatal, cadde in un canal
ma rimase a galla.

Pei suoi piccoli piè, pel suo grande gilet,
lo chiamavan Bombolo.
E pensavan: «Ahimè, chissà mai cosa c’è
sotto a quel gilet.»

Un bel dì però, il perchè non so,
guadagnò un milione.
Tanto si gonfiò e si emozionò
che scoppiò il pallone.

La questura indagò quando in pezzi trovò
l’elegante Bombolo.
Dopo un lungo sermon dichiarò in conclusion:
«L’ammazzò il milion!»

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/10/6 - 22:15




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