(2011)
Ero a Genova quel giorno
per cambiare il mondo
ma quel giorno m'ha cambiato
e me ne rendo conto
Nulla è più lo stesso
il freddo torna spesso
il mio incubo peggiore
quando è buio pesto
Mi ricordo il sangue
il mio corpo esangue
la paura gela i muscoli
delle mie gambe
Come belve sono entrati
nella scuola a notte fonda
ferocia senza volto
solo sagome nell'ombra
Ricordo che ho gridato
ricordo che ho sprecato
tutto il fiato
ho visto la pietà immolata
in nome dello Stato
Eccolo stracciato
il corpo del reato
il mio corpo tormentato
dalle botte che mi han dato
Lunghi manganelli
abiti a brandelli
braccia che strattonano
che strappano i capelli
Io mi vedo l’ombra
del mio io
lo so io in quei frangenti
cosa ho chiesto a Dio
Ma resto io
che nutro la speranza
di un futuro d’uguaglianza
Ho visto la giustizia
fatta a pezzi in quella stanza
trascinata in corridoio
riversa sulle scale
Spogliata dell’orgoglio
sopra un ostro d’ospedale
Di notte quella voce
che domanda aiuto
ritorna come l’eco
di un motivo cupo
Ritorna a farsi viva
è l’anima che grida
a pianger la democrazia suicida
Non dimenticate
che tutto ciò è successo
Non dimenticate
che può accadere adesso
Non dimenticate
ciò che accadde allora
Non dimenticate
che può accadere ancora
Non dimenticate
che tutto ciò è successo
Non dimenticate
che può accadere adesso
Non dimenticate
ciò che accadde allora
Non dimenticate
che può accadere ancora
per cambiare il mondo
ma quel giorno m'ha cambiato
e me ne rendo conto
Nulla è più lo stesso
il freddo torna spesso
il mio incubo peggiore
quando è buio pesto
Mi ricordo il sangue
il mio corpo esangue
la paura gela i muscoli
delle mie gambe
Come belve sono entrati
nella scuola a notte fonda
ferocia senza volto
solo sagome nell'ombra
Ricordo che ho gridato
ricordo che ho sprecato
tutto il fiato
ho visto la pietà immolata
in nome dello Stato
Eccolo stracciato
il corpo del reato
il mio corpo tormentato
dalle botte che mi han dato
Lunghi manganelli
abiti a brandelli
braccia che strattonano
che strappano i capelli
Io mi vedo l’ombra
del mio io
lo so io in quei frangenti
cosa ho chiesto a Dio
Ma resto io
che nutro la speranza
di un futuro d’uguaglianza
Ho visto la giustizia
fatta a pezzi in quella stanza
trascinata in corridoio
riversa sulle scale
Spogliata dell’orgoglio
sopra un ostro d’ospedale
Di notte quella voce
che domanda aiuto
ritorna come l’eco
di un motivo cupo
Ritorna a farsi viva
è l’anima che grida
a pianger la democrazia suicida
Non dimenticate
che tutto ciò è successo
Non dimenticate
che può accadere adesso
Non dimenticate
ciò che accadde allora
Non dimenticate
che può accadere ancora
Non dimenticate
che tutto ciò è successo
Non dimenticate
che può accadere adesso
Non dimenticate
ciò che accadde allora
Non dimenticate
che può accadere ancora
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