Language   

Rezygnacja

Józef Kropiński
Language: Polish


Józef Kropiński

List of versions


Related Songs

Utíkej, utíkej, člověče
(Lenka Lichtenberg)
Shalom Auschwitz
(Agnese Ginocchio)
Posągi
(Jacek Kaczmarski)


[1943]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Anonimo prigioniero di Auschwitz o Buchenwald
Anonymous prisoner of Auschwitz or Buchenwald
Musica / Music / Musique / Sävel: Józef Kropiński
KZ-Musik: CD9 (Lieder for baritone and piano)

Józef Kropiński (1913-1970)
Józef Kropiński (1913-1970)


1. Il diario in pelle umana del rilegatore Bronisław Grzeszczuk
di Agnieszka Malik (trad. RV)

Ogni annotazione era segnata dall'inferno nel campo di Buchenwald. Non tutti furono fortunati come Bronisław Grzeszczuk. Lui era uno dei prescelti, perché fu salvato da una breve annotazione in una delle colonne: "Rilegatore".

Sulla pelle umana

Quando, a quattordici anni, si trasferì dalla sua città natale vicino a Leopoli a Gdynia, Bronisław Grzeszczuk non immaginava che le sue peregrinazioni nel campo sarebbero iniziate di lì a cinque anni. Dopo lo scoppio della guerra, interruppe gli studi e l’apprendistato presso la legatoria e si arruolò nell'esercito. Non combatté a lungo. Fu ferito e poi trasferito dal suo letto d'ospedale allo Stalag III A in Germania. Nel 1942, Grzeszczuk fu trasferito al campo di concentramento di Buchenwald. Sopravvisse grazie a una breve annotazione nella colonna "occupazione". Il suo nome fu scritto a macchina nei registri del campo: "Rilegatore". Questa sola parola gli diede speranza di sopravvivenza. Calzolai, scienziati, sarti, medici e funzionari sparivano irrevocabilmente dalle baracche ogni giorno. Il numero delle vittime superava i 56.000. Vide come quasi tutti coloro su cui venivano condotti esperimenti medici morivano tra le sofferenze. E in una piccola stanza rilegò documenti e libri portati dalla cancelleria delle SS. Erano ammucchiati sulla scrivania e sotto la sedia. Questo fu il suo biglietto per il mondo dei vivi. Invece del tanfo di morte, inalò l'odore acre della colla.

In seguito, cercò di cancellare la guerra dalla sua memoria. Rimase in silenzio per molti anni. Cancellò dalla sua immaginazione le immagini di cadaveri nudi, che solo poche ore prima erano stati suoi colleghi. Impiccati che guardavano con occhi vitrei dall'alto della forca. Voleva dimenticare coloro che morivano dopo aver ricevuto un'iniezione di fenolo al cuore. Gli spari che annunciavano che molti altri prigionieri sarebbero stati trascinati al crematorio.

grzezcTuttavia, qualcosa di tangibile rimaneva. Qualcosa che aveva protetto per anni. Un piccolo diario rilegato in pelle umana, il materiale più facile da reperire a Buchenwald. Il più economico e comune nella realtà del campo. Ai conciatori specializzati fu affidato un compito difficile: prendersi cura della materia prima, che in molti casi non era adatta all'uso industriale. La pelle doveva essere perfetta, ed era difficile trovarla dietro il filo spinato. Ryszard, il figlio di Bronisław, conosce a memoria le annotazioni degli amici del campo di suo padre. È il ricordo più prezioso che ha lasciato dopo il padre. Molte pagine sono contrassegnate da disegni dipinti da compagni di prigionia. Su una, qualcuno in uniforme a righe fugge nella foresta. Sulle successive: un paziente nell'ospedale del campo, un uomo che spinge un carro pieno di frammenti di roccia, un rilegatore in un laboratorio. Il 2 ottobre 1944, un talentuoso musicista calligrafò le note e il testo di una canzone intitolata "Rassegnazione":

"Perché soffrire senza fede nella sopravvivenza,
Perché morire lentamente e a lungo
O essere destinati a essere schiavi o servi di qualcuno?!
Basta con le torture, che la vita finisca
Quando il suo bersaglio viene incatenato.
Un prigioniero mancava nella fila all'alba
- sono stati sparati dei colpi... Qualcuno è andato ai fili"...


A volte sul foglio bianco si legge solo il numero del campo: 11.465, una firma laconica "Józef-Ułan Maluszycki" e la data: 27 maggio 1945 Buchenwald.

L'11 aprile 1945 il campo fu liberato. Molti anni dopo, Bronisław cercò di contattare le persone che avevano rischiato la vita per scrivere nel suo diario. Nessuno di loro voleva tornare a quei tempi. Il destino del dopoguerra gettò Grzeszczuk nei territori conquistati. Fu lì che iniziò a lavorare presso la tipografia di Opole intitolata a Jan Łangowski. Ogni giorno doveva percorrere dieci chilometri dalla vicina Brzezie, dove la sua famiglia era stata costretta a rimpatriare. Non voleva più dipendere da qualcun altro: così aprì il suo laboratorio di legatoria a Opole in 38 metri quadrati. Insieme al figlio Ryszard, allora di diversi anni, visitava i colleghi del settore per acquistare attrezzature di inestimabile valore. "Una volta andammo persino a Varsavia, dove riuscimmo ad acquistare una macchina d'anteguerra per arrotondare gli angoli dei libri", ricorda oggi Ryszard. "Papà la prese semplicemente sottobraccio e andammo alla stazione ferroviaria." La liquidazione della vecchia tipografia in via Kośnego a Opole si rivelò la salvezza. Le macchine tedesche arrugginite furono inviate allo stabilimento di Bronisław.

Un erede senza scelta

La guerra nella vita dei Grzeszczuk fu meno devastante di un momento che cambiò completamente il loro destino. Era una giornata del tutto normale. Come qualsiasi altra negli anni Sessanta. Bronisław salì in macchina con la moglie. Sul sedile posteriore c'erano i tre figli: Basia di 15 anni, Elżbietka di 13 e Rysiek di 18. Furono gli unici a sopravvivere all'incidente. Ricoverati in ospedale, non poterono nemmeno partecipare al funerale dei genitori.

Oltre al diario, suo padre lasciò a Rysiek una legatoria, la sua unica fonte di reddito: “Parenti lontani ci sostenevano. Inoltre, sapevo già molto, perché insieme a mia madre aiutavo mio padre al lavoro - ricorda Ryszard Grzeszczuk. - Questo mestiere in declino salvò la vita alla mia famiglia per la seconda volta.”

Acquistò altri macchinari, cercandoli nelle officine che stavano chiudendo i battenti. E ce n'erano sempre di più. Ancora oggi, un colosso risalente agli anni '30 si erge nel retro dello studio, sebbene assomigli a una macchina a vapore del XIX secolo. Per Dariusz, nipote di Bronisław, ultratrentenne, non è un segreto. Ogni giorno gira un grande volano che taglia decine di fogli di carta alla volta. ”Quando manca la corrente, giriamo la manovella come ai vecchi tempi - ride l'uomo. - Non la butterò mai via. Dopotutto, è un'eredità di famiglia.”

E ci sono molti acquirenti per cianfrusaglie d'anteguerra. Le rarità dei musei raggiungono prezzi vertiginosi. Di recente, una donna tedesca voleva acquistare una pressa antica, portata anni prima da una tipografia in liquidazione a Łódź, che è ancora in uso nell'officina di Opole. Rimase sorpresa quando sentì che avrebbe dovuto acquistare una pressa pneumatica. La donna girò sui tacchi come una vergogna. Pensava di fare un favore ai Grzeszczuk prendendo la macchina grande.

2. Józef Kropiński

Józef Kropiński era nato a Berlino il 28 dicembre 1913. Fu violinista, compositore, combattente della Resistenza e sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti.

Nato a Berlino-Lichtenberg, dopo la fine della I guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Bydgoszcz (140 km a sud di Danzica, in tedesco Bromberg, in italiano desueto Bromberga), dove frequentò sia il liceo commerciale che la scuola di musica fondata dal direttore d’orchestra Leon Jaworski. Suonava il violino, la viola e l’organo e fu coinvolto in numerose attività musicali in città. Nel 1938 iniziò a lavorare per una la “Compagnia Ferroviaria Franco-Polacca S.A.” (Francusko-Polskie Towarzystwo Kolejowe SA), dove, oltre ai suoi incarichi regolari, divenne presto vicedirettore dell'orchestra ferroviaria e direttore del coro ferroviario "Hasło" (che, in polacco, significa “Slogan”). Per motivi professionali e militari, abbandonò gli studi al conservatorio, che in seguito non completò.

kmusikDopo l'occupazione della Polonia da parte della Germania nazista, Kropiński fu fatto prigioniero di guerra, ma riuscì a fuggire e si impegnò attivamente nella Resistenza, ad esempio distribuendo volantini. Nel 1940 fu arrestato dalla Gestapo. Nel novembre del 1941 fu trasferito dalla prigione al campo di concentramento di Auschwitz. Dall'aprile del 1942, poté partecipare come primo violino all'orchestra del campo sotto la direzione di Franciszek Nierychło, il che gli recò un po' di sollievo nella vita quotidiana nel campo. Durante questo periodo, scrisse alcuni brani propri, tra cui canzoni. Nel marzo del 1943, Kropiński fu trasferito al campo di concentramento di Buchenwald, dove, in condizioni di estrema angustia e solo di notte, adattò brani popolari di altri compositori per l'ensemble strumentale disponibile e compose la propria musica per i programmi concertistici del campo, tra cui canzoni, marce, brani per pianoforte e musica da camera. Organizzò anche il "Teatro Polacco" e una serie di concerti. Tra suoi sostenitori in questo periodo ci fu il suo collega di campo, lo scrittore Bruno Apitz. Kropiński ottenne particolare successo con il suo pezzo "O! Pepita", la canzone di marcia "Alza la testa…" e la parodia "Sen południowych wód" (Sogno dei mari del sud, noto anche come "Pięciu z Albatrosa" - I cinque dell'Albatros). Nell'aprile del 1945, Kropiński sopravvisse a una marcia della morte in seguito all'evacuazione del campo. Dovette resistere ancora qualche giorno nel campo di concentramento di Flossenbürg prima di essere raggiunto dall'esercito americano il 23/24 aprile 1945.

Dopo la liberazione, Kropiński trascorse diversi mesi nel campo di Löhrenwald, adattato per accogliere i sopravvissuti ai campi di concentramento, prima di tornare finalmente a Bydgoszcz nell'estate del 1945. Riuscì a salvare 111 delle sue composizioni del campo e a portarle con sé. Nel dicembre del 1945 sposò Maria Walczak, dalla quale ebbe due figli, Janusz (nato nel 1947) e Waldemar (nato nel 1952). Segnato fisicamente e mentalmente dagli anni di prigionia, non fu più in grado di intraprendere una carriera musicale, così si guadagnò da vivere come impiegato commerciale presso la Direzione per l'Edilizia Agricola di Breslavia. Józef Kropiński morì a Breslavia l'8 ottobre 1970.

3. Questo brano

Francesco Lotoro.
Francesco Lotoro.
Non si sa quale prigioniero abbia scritto questi pochi versi sul diario rilegato in pelle umana di Bronisław Grzeszczuk. Non si sa se sia sopravvissuto. Non si sa neppure se provengano da Auschwitz oppure da Buchenwald, dove Bronisław Grzeszczuk era stato trasferito nel marzo 1943. Quel che è certo, è che a Buchenwald divenne un canto, intercettato da Józef Kropiński, da lui musicato e trascritto in bella calligrafia. L’agghiacciante rilegatura del diario lo rende una testimonianza senza pari. Dobbiamo il ricupero di questo brano e di tanti altri a un italiano, il pianista, compositore e direttore d’orchestra barlettano Francesco Lotoro, che ha collaborato decisivamente all’Encliclopedia Discografica KZ Musik (Musikstrasse Roma-Membran Hamburg-Naxos USA), consistente nella registrazione discografica dell’intero corpus musicale creato nei luoghi di cattività, deportazione e privazione dei diritti umani dall'apertura dei Lager di Dachau e Börgermoor sino alla liberazione di tutti i campi alla fine della seconda guerra mondiale sia sul versante eurasiatico (maggio 1945) che pacifico (agosto 1945). Durante oltre quattro anni di prigionia, Józef Kropiński compose e trascrisse centinaia di poesie e canzoni sull’Olocausto. A Buchenwald aveva stretto amicizia con lo scrittore Kazimierz Wojtowicz, e fu proprio assieme a lui che completò questo poderoso quaderno musicale di Auschwitz e Buchenwald, oltre 100 pezzi tra canzoni, tanghi, quartetti d’archi e brani per pianoforte. Dopo la guerra si trasferisce a Wrocław, ma la sua opera, tranne un revival del 1962 quando vengono pubblicate le sue opere dall’Accademia di Berlino, viene via via dimenticata. [RV]
Po co cierpieć bez wiary w przetrwanie,
po co konać powoli i długo
lub na losu fatalne skazanie
niewolnikiem być czyimś lub sługą?!

Dosyć męczarni, niech kończy się życie,
gdy cel jego w kajdanach zakutych.
Brakło więźnia w szeregu o świcie -
padły strzały... Ktoś poszedł na druty...

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/6/24 - 12:07




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 24-6-2025 17:42

Buchenwald. Cancello di ingresso con la scritta Jedem das Seine (A ciascuno il suo).
Buchenwald. Cancello di ingresso con la scritta Jedem das Seine (A ciascuno il suo).
Rassegnazione

Perché soffrire senza creder di sopravvivere,
Perché morire lentamente e a lungo
O essere fatalmente destinati
A essere schiavo di qualcuno, o suo servo?

Basta con le torture, che la vita finisca
Quando suo scopo è finire in catene.
Un prigioniero mancava nella fila all’alba,
Hanno sparato...Qualcuno è andato al reticolato...

2025/6/24 - 17:43




Language: French

Version française – RÉSIGNATION – Marco Valdo M.I. – 2025
D’après la version italienne Rassegnazione de Riccardo Venturi
d’une chanson polonaise – Rezygnacja – Józef Kropiński – 1943

Paroles : Prisonnier anonyme d’Auschwitz ou Buchenwald
Musique : Józef Kropiński (1913-1970)
BUCHENWALD  <br />
Gershon Iskowitz – 1944-1945
BUCHENWALD
Gershon Iskowitz – 1944-1945


1. Le journal en peau humaine du relieur Bronisław Grzeszczuk
par Agnieszka Malik (trad. it. RV)

Chaque annotation marquait l’entrée dans l'enfer du camp de Buchenwald. Tout le monde n'a pas eu la chance de Bronisław Grzeszczuk. Bronisław Grzeszczuk fut l'un des élus, parce qu'il fut sauvé par cette courte annotation dans l'une des colonnes du registre : « Binder » (Relieur).

Sur la peau humaine

Quand, à quatorze ans, il se transfère de sa ville natale près de Lviv pour s'installer à Gdynia, Bronisław Grzeszczuk n’imaginait pas que ses pérégrinations dans le camp commenceraient cinq ans plus tard. Après le déclenchement de la guerre, il a interrompu ses études et son apprentissage à l'atelier de reliure pour s'enrôler dans l'armée. Il n'a pas combattu longtemps. Blessé, il est transféré de son lit d'hôpital au Stalag III A en Allemagne. En 1942, Grzeszczuk est transféré au camp de concentration de Buchenwald. Il survit grâce à une brève inscription dans la colonne « métier ». Dans les registres du camp, son nom est dactylographié : « Relieur ». Ce simple mot lui donna l'espoir de survie. Cordonniers, scientifiques, tailleurs, médecins et fonctionnaires disparaissent irrémédiablement des baraquements chaque jour. Le nombre de victimes dépasse les 56 000. Il voit comment presque tous ceux sur lesquels des expériences médicales étaient conduites meurent dans la souffrance. Dans une petite pièce, il relie des documents et des livres provenant de la chancellerie SS. Ils étaient empilés sur son bureau et sous sa chaise. Ce fut son ticket d'entrée dans le monde des vivants. Au lieu de la puanteur de la mort, il respira l'odeur âcre de la colle. Ensuite, il chercha à effacer la guerre de sa mémoire. Il resta en silence pendant de nombreuses années. Il a effacé de son imagination les images de cadavres nus qui, seulement quelques heures avant, étaient ses collègues. Des pendus qui regardaient du haut de la potence avec des yeux vitreux. Il voulait oublier ceux qui sont morts après avoir reçu une injection de phénol dans le cœur. Les coups de feu qui annonçaient que de nombreux autres prisonniers seraient traînés vers le crématoire.

Toutefois, il restait quelque chose de tangible. Quelque chose qu'il a protégé pendant des années. Un carnet relié en peau humaine, le matériau le plus facile à trouver à Buchenwald. La matière la plus économique et la plus commune dans la réalité du camp. Aux tanneurs spécialisés fut confiée une tâche difficile : prendre soin de la matière première qui, dans de nombreux cas, n'était pas adaptée à un usage industriel. Le cuir doit être parfait et il est difficile de le trouver derrière les barbelés. Ryszard, le fils de Bronisław, connaît par cœur les notes des amis du camp de son père. C'est le souvenir le plus précieux qu'a laissé son père. De nombreuses pages sont marquées par des dessins peints par des compagnons de prison. Sur l'un d'eux, un homme en uniforme rayé s'échappe dans la forêt. Sur les suivantes : un patient à l'hôpital du camp, un homme poussant un chariot rempli de fragments de roches, un relieur dans un atelier. Le 2 octobre 1944, un musicien talentueux calligraphia les notes et les paroles d'une chanson intitulée « Résignation » :

Pourquoi sans croire survivre souffrir ?
Pourquoi si lentement et si longuement mourir ?
Ou accepter ce destin de malheur
D’ être esclave ou serviteur ?
Assez de tourments, que la vie s'arrête
Si elle finit dans les chaînes.
Un prisonnier manque à l'appel à l'aube,
Coups de feu ... Un corps est collé à la clôture…

Parfois, sur la feuille blanche, on pouvait seulement lire le numéro du camp : 11 465, une signature laconique « Józef-Ułan Maluszycki » et la date : 27 mai 1945 Buchenwald.

Le 11 avril 1945, le camp fut libéré. Bien des années après, Bronisław chercha à contacter les personnes qui avaient risqué leur vie pour écrire dans son carnet. Aucun d’eux ne voulait revenir à ces temps. Le destin de l’après-guerre jeta Grzeszczuk dans les territoires conquis. C'est là qu'il commença à travailler à l'imprimerie d'Opole au nom de Jan Łangowski. Chaque jour, il devait parcourir dix kilomètres depuis la ville voisine de Brzezie, où sa famille avait été contrainte de se rapatrier. Il ne voulait plus dépendre de quelqu'un d'autre ; ainsi, il ouvrit son propre atelier de reliure à Opole dans 38 mètres carrés. Avec son fils Ryszard, alors âgé de quelques années, il visitait des collègues du secteur pour acheter du matériel d’une valeur inestimable. « Une fois, nous allâmes jusqu’à Varsovie, où nous réussîmes à acheter une machine d'avant-guerre pour arrondir les coins des livres », se souvient aujourd'hui Ryszard. « Papa la prit simplement sous le bras et nous allâmes à la gare. La liquidation de l'ancienne imprimerie de la rue Kośnego à Opole s'est avérée salvatrice. Les machines allemandes rouillées furent envoyées à l’établissement de Bronisław.

Un héritier sans choix

La guerre dans la vie des Grzeszczuk fut moins dévastatrice à compter d’un moment qui a complètement changé leur destin. C'était un jour tout à fait normal. Un jour comme les autres dans les années 1960. Bronisław monta en voiture avec sa femme. Sur la banquette arrière se trouvaient leurs trois enfants : Basia, 15 ans, Elżbietka, 13 ans, et Rysiek, 18 ans. Ce furent les seuls à avoir survécu à l'accident. Hospitalisés, ils ne purent même pas assister aux funérailles de leurs parents.

Outre au carnet, son père laissa à Rysiek un atelier de reliure, sa seule source de revenus : « Des parents éloignés nous soutenaient. En outre, je savais déjà beaucoup, car avec ma mère, j'aidais mon père au travail », se souvient Ryszard Grzeszczuk. - Ce métier en déclin sauva la vie à ma famille pour la seconde fois ». Il acheta d'autres machines, en les cherchant dans les ateliers qui fermaient leurs portes. Et il y en avait toujours plus. Aujourd'hui encore, un colosse remontant aux années 1930 se dresse au fond de l'atelier, bien qu'il ressemble à une machine à vapeur du XIXe siècle. Pour Dariusz, petit-fils de Bronisław, plus que trentenaire, ce n'est pas un secret. Chaque jour, tourne un grand volant qui coupe des dizaines de feuilles de papier à la fois. « Quand le courant manque, nous tournons la manivelle comme aux vieux temps, s'amuse l'homme. Je ne la jetterai jamais. Après tout, c'est un héritage de famille ». Et il y a beaucoup d’acquéreurs pour les babioles d’avant guerre. Les raretés des musées atteignent des prix astronomiques. Récemment, une Allemande a voulu acheter une presse ancienne, rapportée des années plus tôt d'une imprimerie en liquidation à Łódź, qui est toujours utilisée dans l'atelier d'Opole. Elle a été surprise d'apprendre qu'elle aurait dû acheter une presse pneumatique. La femme a tourné les talons de honte. Elle pensait rendre service aux Grzeszczuk en prenant la grosse machine.

2. Józef Kropiński

Józef Kropiński est né à Berlin le 28 décembre 1913. Il était violoniste, compositeur, résistant et survivant des camps de concentration nazis. Né à Berlin-Lichtenberg, il déménagea avec sa famille à Bydgoszcz (140 km au sud de Gdansk, en allemand Bromberg, en italien obsolète Bromberga) après la fin de la Première Guerre mondiale, où il fréquenta à la fois le lycée commercial et l'école de musique fondée par le chef d'orchestre Leon Jaworski. Il jouait du violon, de l'alto et de l'orgue et participait à de nombreuses activités musicales dans la ville. En 1938, il commenca à travailler pour la « Compagnie des chemins de fer franco-polonais S.A. » (Francusko-Polskie Towarzystwo Kolejowe SA), où, en plus de ses fonctions habituelles, il devient rapidement chef adjoint de l'orchestre des chemins de fer et directeur de la chorale des chemins de fer « Hasło » (qui, en polonais, signifie « Slogan »). Pour des raisons professionnelles et militaires, il abandonna ses études au conservatoire, qu'ensuite, il ne compléta pas.

Après l'occupation de la Pologne par l'Allemagne nazie, Kropiński fut fait prisonnier de guerre, mais parvint à s'échapper et s'engagea activement dans la Résistance, notamment en distribuant des tracts. En 1940, il fut arrêté par la Gestapo. En novembre 1941, il fut transféré de la prison au camp de concentration d'Auschwitz. À partir d'avril 1942, il put participer comme premier violon à l'orchestre du camp sous la direction de Franciszek Nierychło, ce qui lui donna un peu de soulagement dans la vie quotidienne au camp. Pendant cette période, il écrivit quelques morceaux propres, parmi lesquels des chansons. En mars 1943, Kropiński est transféré au camp de concentration de Buchenwald, où, dans des conditions d'angoisse extrême et seulement la nuit, il adapta des pièces populaires d'autres compositeurs pour l'ensemble instrumental disponible et composa sa propre musique pour les programmes de concert du camp, notamment des chansons, des marches, des pièces pour piano et de la musique de chambre.

Il organisa aussi le « Théâtre polonais » et une série de concerts. Parmi ses soutiens dans cette période, il y eut son collègue de camp, l'écrivain Bruno Apitz. Kropiński remporta un succès particulier avec sa pièce « O ! Pepita », le chant de marche “Lève la tête...” et la parodie “Sen południowych wód” (Rêve des mers du Sud, également connu sous le nom de “Pięciu z Albatrosa” - Les cinq de l'Albatros). En avril 1945, Kropiński survécut à une marche de la mort après l'évacuation du camp. Il dut encore résister quelques jours au camp de concentration de Flossenbürg avant d'être rejoint par l'armée américaine les 23 et 24 avril 1945.

Après la libération, Kropiński passa plusieurs mois dans le camp de Löhrenwald, adapté pour accueillir les survivants des camps de concentration, avant de retourner à Bydgoszcz à l'été 1945. Il réussit à sauver 111 de ses compositions du camp et à les emporter avec lui. En décembre 1945, il épouse Maria Walczak, de laquelle il eut deux fils, Janusz (né en 1947) et Waldemar (né en 1952). Physiquement et mentalement marqué par les années d'emprisonnement, il ne fut plus en mesure d’entreprendre une carrière musicale et ainsi il gagna sa vie en tant qu'employé de commerce à la Direction de la construction agricole à Wrocław. Józef Kropiński mourut à Wroclaw le 8 octobre 1970.

3. Ce morceau

On ne sait pas quel prisonnier a écrit ces quelques lignes dans le carnet relié en peau humaine, de Bronisław Grzeszczuk. On ne sait pas s'il a survécu. On ne sait même pas si elles proviennent d'Auschwitz ou de Buchenwald, où Bronisław Grzeszczuk a été transféré en mars 1943. Ce qui est certain, c'est qu'à Buchenwald, c’est devenu une chanson, interceptée par Józef Kropiński, mise en musique par lui et transcrite dans une belle calligraphie. La reliure glaçante du carnet en fait un témoignage sans pareil. Nous devons la récupération de cette pièce et de bien d'autres à un Italien, le pianiste, compositeur et chef d'orchestre de Barletta, Francesco Lotoro, qui a collaboré de manière décisive au projet KZ Musik (Musikstrasse Rome-Membran Hamburg-Naxos USA) Discographic Encyclopaedia, consistant en l'enregistrement de tout le corpus musical créé dans les lieux de captivité, de déportation et de privation des droits de l'homme depuis l'ouverture des Lagers de Dachau et de Börgermoor jusqu'à la libération de tous les camps à la fin de la Seconde Guerre mondiale, tant du côté eurasien (mai 1945) que du côté pacifique (août 1945).

Pendant plus de quatre ans d'emprisonnement, Józef Kropiński composa et transcrivit des centaines de poèmes et de chansons sur l'Holocauste. À Buchenwald, il avait lié amitié avec l'écrivain Kazimierz Wojtowicz, et c'est avec lui qu'il acheva ce puissant carnet musical d'Auschwitz et de Buchenwald, plus de 100 pièces comprenant des chansons, des tangos, des quatuors à cordes et des morceaux de piano. Après la guerre, il s'installa à Wrocław, mais son œuvre, à l'exception d'une renaissance en 1962 lorsque ses œuvres furent publiées par l'Académie de Berlin, tomba peu à peu dans l'oubli. [RV].
​RÉSIGNATION

Pourquoi sans croire survivre souffrir ?
Pourquoi si lentement et si longuement mourir ?
Ou accepter ce destin de malheur
D’ être esclave ou serviteur ?

Assez de tourments, que la vie s'arrête
Si elle finit dans les chaînes.
Un prisonnier manque à l'appel à l'aube,
Coups de feu ... Un corps est collé à la clôture…

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2025/6/26 - 10:44


Errata corrige
Agnieszka Malik

2025/6/24 - 19:41


@ Anonymus Polonicus

Grazie. Con la "zs" la avevo "ungarizzata".

Riccardo Venturi - 2025/6/24 - 19:44


@Riccardo Venturi
En pou :-)

Auguri di Buona Estate

Messaggius incognitus

2025/6/24 - 20:05


@ Anonimus Polonicus

Grazie mille, faleminderit shumë. Inizio estate lentissimo, tutto piano, insalata, pomodorini e tanta acqua minerale.

meteofi


Tanto non si sa se quest'estate verremo annientati o dalla bomba atomica o dalle cazzate di una discreta manica di psicopatici. Rezygnacja, appunto.

Buona estate anche a te!

Riccardo Venturi - 2025/6/24 - 20:35


Melampyrum Nemorosum

melampyrum

2025/6/24 - 21:07


@ Anonymus Polonicus

Grazie anche per l'offerta floreale della Spigarola Violacea. Ti devi essere ricordato della mia passione inveterata per le piante velenose, e il Melampyrum Nemorosum si difende bene con il suo glucoside rinantina.

Riccardo Venturi - 2025/6/24 - 21:20


Allora vieni su. Fara' almeno 10 gradi di meno ;-)

Meteo Warszawa

Volevo mettere la mia foto di pszeniec gajowy che mi e' riuscita particolarmente bene, ma nel XXI secolo (secolaccio piuttosto) devo essere un esperto di HTML, a quanto pare, per farlo.

O tempora, o mores!

Abbracci

2025/6/24 - 21:22


Intendevo mandarti un fiore legato a Noc Kupały, in Russia almeno, che dalle parti mia cresce in abbondanza proprio adesso :)

2025/6/24 - 21:27


"La terra ride nei fiori" (Ralph Waldo Emerson)

Riccardo Venturi - 2025/6/24 - 22:46




Main Page

Please report any error in lyrics or commentaries to antiwarsongs@gmail.com

Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.




hosted by inventati.org