Nel mondo dei leoni viviamo da padroni
nella savana
che è vasta, è pianura,
è quasi padana
se vedo la preda
l'acchiappo e l'ammazzo
me ne mangio un pezzo
il resto lo porto
dentro alla tana
nel mondo dei leoni viviamo da padroni
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo dei pesci stai bene e non esci
tu pensi a nuotare nell'acqua del mare
lì fuori c'è gente
non te ne frega niente
perché là di fuori
son solo dolori
nel mondo dei pesci stai bene e non esci
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo dei gatti ti stiri e ti gratti
arriva il padrone
fai il gatto sornione
e trovi una scusa
per fargli le fusa
fai tutta una scena e lui porta la cena
e quando è distratto gli rubi anche il letto
nel mondo dei gatti ti stiri e ti gratti
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo del bruco
arriva quel giorno
che esco dal buco
che mi guardo attorno
il cielo stellato
il buio l'immenso
davanti al creato
ma poi ci ripenso
ripenso ai pesci, stai bene e non esci
e ripenso ai gatti, ti stiri e ti gratti
ripenso ai leoni che sono i padroni
e penso e ripenso
che io sono il bruco
e torno nel buco
Perché nel mondo dei bruchi
nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi.
nella savana
che è vasta, è pianura,
è quasi padana
se vedo la preda
l'acchiappo e l'ammazzo
me ne mangio un pezzo
il resto lo porto
dentro alla tana
nel mondo dei leoni viviamo da padroni
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo dei pesci stai bene e non esci
tu pensi a nuotare nell'acqua del mare
lì fuori c'è gente
non te ne frega niente
perché là di fuori
son solo dolori
nel mondo dei pesci stai bene e non esci
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo dei gatti ti stiri e ti gratti
arriva il padrone
fai il gatto sornione
e trovi una scusa
per fargli le fusa
fai tutta una scena e lui porta la cena
e quando è distratto gli rubi anche il letto
nel mondo dei gatti ti stiri e ti gratti
Nel mondo dei bruchi
invece nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi
Nel mondo del bruco
arriva quel giorno
che esco dal buco
che mi guardo attorno
il cielo stellato
il buio l'immenso
davanti al creato
ma poi ci ripenso
ripenso ai pesci, stai bene e non esci
e ripenso ai gatti, ti stiri e ti gratti
ripenso ai leoni che sono i padroni
e penso e ripenso
che io sono il bruco
e torno nel buco
Perché nel mondo dei bruchi
nel mondo dei bruchi viviamo nei buchi.
envoyé par CCG/AWS Staff - 23/12/2007 - 18:09
Langue: français
Version française – LE MONDE DES CHENILLES – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – Il Mondo dei Bruchi – Ascanio Celestini – 2007
Chanson italienne – Il Mondo dei Bruchi – Ascanio Celestini – 2007
LE MONDE DES CHENILLES
Dans le monde des lions
Nous vivions en patrons
Dans la savane
Qui est vaste et plane
Et presque padane
Dès que je vois ma proie
Je l'attrape et je la tue
J'en mange le foie
Et j'emporte le reste
Au dedans de ma tanière
Dans le monde des lions
Nous vivions en patrons
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde des poissons
On est bien et on ne sort pas
On pense à nager dans l'eau de la mer
Là dehors, il y a des gens
On s'en fout complètement
Car là en dehors
Il y a seulement des douleurs
Dans le monde des poissons
On est bien et on ne sort pas
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde des chats,
On s'étire et on se gratte
Quand vient le patron
On fait le chat gâté
Et on trouve une raison
De ronronner mimi
On fait tout un cinéma et il apporte le repas
Et quand il est distrait, on lui vole aussi son lit
Dans le monde des chats,
On s'étire et on se gratte
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde de la chenille
Le jour enfin brille
Où je sors du trou
Et je regarde tout partout
Le ciel étoilé
L'infinie obscurité
Face à cette immensité
Je me mets à penser
À penser aux poissons, on est bien et on ne sort pas
Et à repenser aux chats, on s'étire et on se gratte
À repenser aux lions qui sont leurs patrons
Et penser et repenser
Que je suis la chenille
Et je rentre dans mon trou.
Car dans le monde des chenilles
Dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde des lions
Nous vivions en patrons
Dans la savane
Qui est vaste et plane
Et presque padane
Dès que je vois ma proie
Je l'attrape et je la tue
J'en mange le foie
Et j'emporte le reste
Au dedans de ma tanière
Dans le monde des lions
Nous vivions en patrons
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde des poissons
On est bien et on ne sort pas
On pense à nager dans l'eau de la mer
Là dehors, il y a des gens
On s'en fout complètement
Car là en dehors
Il y a seulement des douleurs
Dans le monde des poissons
On est bien et on ne sort pas
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde des chats,
On s'étire et on se gratte
Quand vient le patron
On fait le chat gâté
Et on trouve une raison
De ronronner mimi
On fait tout un cinéma et il apporte le repas
Et quand il est distrait, on lui vole aussi son lit
Dans le monde des chats,
On s'étire et on se gratte
Dans le monde des chenilles
Par contre, dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
Dans le monde de la chenille
Le jour enfin brille
Où je sors du trou
Et je regarde tout partout
Le ciel étoilé
L'infinie obscurité
Face à cette immensité
Je me mets à penser
À penser aux poissons, on est bien et on ne sort pas
Et à repenser aux chats, on s'étire et on se gratte
À repenser aux lions qui sont leurs patrons
Et penser et repenser
Que je suis la chenille
Et je rentre dans mon trou.
Car dans le monde des chenilles
Dans le monde des chenilles
Nous vivions dans les trous
envoyé par Marco Valdo M.I. - 27/12/2009 - 17:03
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Testo e musica di Ascanio Celestini
Da: "Parole sante", album premiato con il Premio Ciampi 2007 come "Miglior debutto discografico dell'anno"
Ci sono due palazzi.
Uno è il centro commerciale con la sua bella insegna, il tetto iperbolico e le vetrate lucide che lo fanno sembrare un autogrill da superstrada per Marte. L'altro, un parallelepipedo dritto pensato da qualche geometra con le coliche è il call center. Uno è fatto per essere guardato e infatti lo vedono tutti. L'altro è invisibile un po' perché non fa piacere vederlo, un po' perché il gemello sgargiante che gli sta accanto si prende tutta l'attenzione. Però si fa sentire. Ci parli al telefono quando ti chiama a casa per venderti un aspirapolvere o un nuovo piano tariffario. Ci parli quando chiami il numero verde scritto sull'etichetta di una bevanda gassata o un assorbente interno. Accanto ai gemelli di cemento armato ci passa la strada e intorno ci sta la borgata. Affianco alla borgata ci sta la città, o forse è il contrario. E in mezzo ci si muove il popolo.
Il popolo che è un bambino.
Si arrabbia per le ingiustizie, si commuove davanti al dolore, si illude e si innamora. Poi spenge la televisione e va a dormire sereno. Il popolo lavora, guadagna e spende. L'hanno convinto che l'economia funziona così. Bisogna far girare la ruota. Ma poi tra i neon del centro commerciale e i telefoni del call center qualcuno smette di girare. Forse è solo il bruco che esce dal buco, il cadavere che prova a resuscitarsi da solo. Forse è il ladro e si rende conto che non basta rubare ai ladri per pareggiare i conti. E infatti è un collettivo di lavoratori, ma è anche un pezzo di popolo. Christian dice "abbiamo incominciato perché non avevamo niente da perdere". Maurizio dice "quel posto è come il Titanic. Il transatlantico affonda e i passeggeri fanno finta di niente. Ma noi non affonderemo cantando".
Parole sante!
PAROLE SANTE - INDEX OF SONGS
Il mondo dei bruchi
La casa del ladro
La morte del disertore
Cadaveri vivi
Poveri partigiani
Noi siamo gli asini
L'amore stupisce
Il popolo è un bambino
Parole sante
"Parole sante" di Ascanio Celestini è, semplicemente, un solido album d’autore. Il suo è un esordio all’insegna della qualità dove lo stesso Celestini, noto finora soprattutto come attore teatrale, ci serve degli “schizzi” di attualità… ci presenta pezzi che parlano di chi spesso non ha voce: di precari, di persone che sono state ricoverate nei manicomi, di gente qualunque che però non si adagia su quello che la società gli pone sul piatto.
Ascanio Celestini ci porta racconti di tristi situazioni che riguardano il nostro Paese. I suoi testi si dimostrano all’altezza della situazione e dobbiamo augurarci di poterlo ascoltare ancora in veste di musicista oltre che di attore, visto che le sue canzoni sono di quelle che potrebbero essere destinate a lasciare traccia. Quantomeno, spero che la critica se ne accorga come successo al Premio Ciampi dove il suo è stato definito come il miglior debutto discografico dell’anno.
Considerato uno dei maggiori talenti letterari e teatrali dell’ultima generazione, ASCANIO CELESTINI, dimostra di saperci fare anche con la musica e le canzoni. “Parole Sante” (dal titolo dell’omonimo documentario recentemente presentato alla Festa del Cinema di Roma) segna il suo esordio ufficiale come cantante. La sua capacità di affabulazione, l’innato ritmo vocale e l’inconfondibile piglio satirico risplendono in un disco che si riallaccia alla migliore tradizione della canzone d’autore italiana e alla grande scuola di Gaber e De Andrè, fotografando con straordinaria vividezza la realtà contemporanea, fra precariato dilagante e terrorismo: “...questo posto è come il Titanic. Il transatlantico affonda e i passeggeri fanno finta di niente. Ma noi non affonderemo cantando!”