Licia era una donna fatta di realtà e d’amore
Con due bimbe ed un ferroviere sognatore [1]
Che sognò di essere una notte in pieno inverno
Scivolata giù dentro l’inferno.
Vide un coniglio che guardava le lancette
E diceva: “Sono già le quattro e trentasette” [2]
E buttava sangue la fontana della piazza
E la lepre che correva pazza.
Vedi com’è strano questo mondo, questo Stato,
Che il colpevole c’era già prima del reato
Il tassista disse: “Questo qui si chiama Pietro”,
Ma l’accusa rimbalzava indietro… [3]
Vedi nella notte che una stella si frantuma
Quando cade giù dalla finestra una luna
Come spingi un vaso perché non sopporti i fiori,
Sono troppo attivi quei malori. [4]
Credimi, hanno fatto un cattivo investimento
Ne hanno ucciso uno e ne sono nati cento:
Cento fiori, mille rose, petali, ginestre
Tutti lì davanti alle finestre.
Licia, Licia, Licia, quanto pesa una bugia
Quante cose che possono dire, mamma mia,
Dire, contraddire, i ministri, i generali,
I fascisti, gli agenti speciali.
Possono gettare dal balcone i manichini, [5]
Possono beatificare sbirri ed assassini
Possono inventarne una nuova ogni mattina,
Però Cristo nasce in Palestina.
Licia, Licia, Licia, quante cose ti hanno detto,
Che il boia per la vittima nutriva un certo affetto [6]
Ma non serve spingere la notte un po’ più in là, [7]
Basta dire un po’ la verità.
Di tutta questa storia quasi solamente tua
Come una sentinella dritta sulla prua,
Come una vedetta nella notte in mezzo al mare
Quante volte devi raccontare
Per tenere da una parte desta la memoria,
Per tenere le bambine fuori da ‘sta storia
Poi portare a scuola le ragazze ogni mattino
Finché ognuna sceglie il suo destino.
Era quasi un secolo che stavi lì a pensare
A quel cruciverba, a quell’enigma da sbrogliare
Non c’è più Camilla, se n’è andata zia Rachele, [8]
Soffia un po’ di vento nelle vele…
Licia, Licia, Licia, quanta notte attraversata
Quanta dignità, che splendore, che giornata
Forse non ne avevi voglia, niente più bisogno
E hai pensato: “Ho fatto un brutto sogno”.
Con due bimbe ed un ferroviere sognatore [1]
Che sognò di essere una notte in pieno inverno
Scivolata giù dentro l’inferno.
Vide un coniglio che guardava le lancette
E diceva: “Sono già le quattro e trentasette” [2]
E buttava sangue la fontana della piazza
E la lepre che correva pazza.
Vedi com’è strano questo mondo, questo Stato,
Che il colpevole c’era già prima del reato
Il tassista disse: “Questo qui si chiama Pietro”,
Ma l’accusa rimbalzava indietro… [3]
Vedi nella notte che una stella si frantuma
Quando cade giù dalla finestra una luna
Come spingi un vaso perché non sopporti i fiori,
Sono troppo attivi quei malori. [4]
Credimi, hanno fatto un cattivo investimento
Ne hanno ucciso uno e ne sono nati cento:
Cento fiori, mille rose, petali, ginestre
Tutti lì davanti alle finestre.
Licia, Licia, Licia, quanto pesa una bugia
Quante cose che possono dire, mamma mia,
Dire, contraddire, i ministri, i generali,
I fascisti, gli agenti speciali.
Possono gettare dal balcone i manichini, [5]
Possono beatificare sbirri ed assassini
Possono inventarne una nuova ogni mattina,
Però Cristo nasce in Palestina.
Licia, Licia, Licia, quante cose ti hanno detto,
Che il boia per la vittima nutriva un certo affetto [6]
Ma non serve spingere la notte un po’ più in là, [7]
Basta dire un po’ la verità.
Di tutta questa storia quasi solamente tua
Come una sentinella dritta sulla prua,
Come una vedetta nella notte in mezzo al mare
Quante volte devi raccontare
Per tenere da una parte desta la memoria,
Per tenere le bambine fuori da ‘sta storia
Poi portare a scuola le ragazze ogni mattino
Finché ognuna sceglie il suo destino.
Era quasi un secolo che stavi lì a pensare
A quel cruciverba, a quell’enigma da sbrogliare
Non c’è più Camilla, se n’è andata zia Rachele, [8]
Soffia un po’ di vento nelle vele…
Licia, Licia, Licia, quanta notte attraversata
Quanta dignità, che splendore, che giornata
Forse non ne avevi voglia, niente più bisogno
E hai pensato: “Ho fatto un brutto sogno”.
[1] Giuseppe “Pino” Pinelli, nato a Milano in Porta Ticinese il 21 ottobre 1928, dopo aver partecipato da adolescente alla Resistenza come staffetta nella Brigata autonoma Franco, entrò nelle Ferrovie dello Stato come manovratore vincendo un concorso nel 1954. L’anno successivo sposò Licia Rognini (nata a Senigallia il 5 gennaio 1928), incontrata ad un corso di esperanto.
[2] L’ordigno piazzato dentro la Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana esplose esattamente alle ore 16,37 del 12 dicembre 1969.
[3] Il tassista Cornelio Rolandi, che disse di avere riconosciuto Pietro Valpreda come l’attentatore della banca milanese. 47 anni, nato anch’egli in Porta Ticinese, testimoniò d’avere portato sul suo taxi un uomo con una valigetta depositandolo vicino alla banca. Cornelio Rolandi rimase il testimone cardine dell’accusa contro Pietro Valpreda; morì meno di due anni dopo i fatti, il 16 luglio 1971.
[4] Il celebre “malore attivo” creato dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio (1930-2014) nel 1975 nella sentenza che chiuse l’istruttoria sulla morte di Pinelli. In pratica, né suicidio, né omicidio: Pinelli avrebbe avuto un “malore” precipitando dalla finestra involontariamente. Tale sentenza sancì la “verità di Stato” sulla morte di Pinelli. D’Ambrosio, che sarebbe divenuto un “eroe di Mani Pulite” nonché parlamentare per il Partito Democratico, archiviò quindi il caso. Si legga anche qui.
[5] Nel 1970, durante le “indagini ufficiali” sulla morte di Pinelli, fu utilizzato un manichino per simulare (o “ricostituire”) la sua caduta dalla finestra del IV piano, nel cortile della Questura di via Fatebenefratelli. Nella foto (archivio de “L’Unità”) si vede il manichino a terra; presente il procuratore generale Luigi Bianchi D’Espinosa.
[6] Secondo la vulgata, tra Giuseppe Pinelli e il commissario Luigi Calabresi ci sarebbe stata una sorta di affetto, o simpatia, o rispetto. Pinelli aveva conosciuto Calabresi in questura quando andava a chiedere i permessi per le manifestazioni anarchiche; ci sarebbe stato anche uno scambio di libri in regalo (Calabresi regalò a Pinelli il saggio di Enrico Emanuelli Mille milioni di uomini – Il pianeta Russia, la Cina è vicina, con fotografie di Cartier-Bresson; Pinelli restituì il gesto regalando a Calabresi l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters).
[7] Il riferimento è qui a Spingere la notte più in là di Mario Calabresi. Figlio del commissario e della moglie Gemma Capra, Mario Calabresi è nato il 17 febbraio 1970, due mesi dopo il “malore attivo” di Giuseppe Pinelli. Aveva poco più di due anni quando suo padre fu ucciso, il 17 maggio 1972. Giornalista professionista (e, per un periodo, anche direttore della Stampa e di Repubblica), nel 2007 ha pubblicato l’opera in questione, dedicata alle vittime del terrorismo. Dall’opera è stato anche tratto uno spettacolo teatrale interpretato da un altro celeberrimo commissario, Luca Zingaretti.
[8] Camilla è Camilla Cederna, che, assieme a Corrado Stajano e, sic, Giampaolo Pansa, si recò nella notte a casa Pinelli avvertendo Licia di quel che era successo in questura. “Zia Rachele”, ovvero Rachele Torri, è la zia, o meglio prozia, di Pietro Valpreda.
[2] L’ordigno piazzato dentro la Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana esplose esattamente alle ore 16,37 del 12 dicembre 1969.
[3] Il tassista Cornelio Rolandi, che disse di avere riconosciuto Pietro Valpreda come l’attentatore della banca milanese. 47 anni, nato anch’egli in Porta Ticinese, testimoniò d’avere portato sul suo taxi un uomo con una valigetta depositandolo vicino alla banca. Cornelio Rolandi rimase il testimone cardine dell’accusa contro Pietro Valpreda; morì meno di due anni dopo i fatti, il 16 luglio 1971.
[4] Il celebre “malore attivo” creato dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio (1930-2014) nel 1975 nella sentenza che chiuse l’istruttoria sulla morte di Pinelli. In pratica, né suicidio, né omicidio: Pinelli avrebbe avuto un “malore” precipitando dalla finestra involontariamente. Tale sentenza sancì la “verità di Stato” sulla morte di Pinelli. D’Ambrosio, che sarebbe divenuto un “eroe di Mani Pulite” nonché parlamentare per il Partito Democratico, archiviò quindi il caso. Si legga anche qui.
[5] Nel 1970, durante le “indagini ufficiali” sulla morte di Pinelli, fu utilizzato un manichino per simulare (o “ricostituire”) la sua caduta dalla finestra del IV piano, nel cortile della Questura di via Fatebenefratelli. Nella foto (archivio de “L’Unità”) si vede il manichino a terra; presente il procuratore generale Luigi Bianchi D’Espinosa.
[6] Secondo la vulgata, tra Giuseppe Pinelli e il commissario Luigi Calabresi ci sarebbe stata una sorta di affetto, o simpatia, o rispetto. Pinelli aveva conosciuto Calabresi in questura quando andava a chiedere i permessi per le manifestazioni anarchiche; ci sarebbe stato anche uno scambio di libri in regalo (Calabresi regalò a Pinelli il saggio di Enrico Emanuelli Mille milioni di uomini – Il pianeta Russia, la Cina è vicina, con fotografie di Cartier-Bresson; Pinelli restituì il gesto regalando a Calabresi l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters).
[7] Il riferimento è qui a Spingere la notte più in là di Mario Calabresi. Figlio del commissario e della moglie Gemma Capra, Mario Calabresi è nato il 17 febbraio 1970, due mesi dopo il “malore attivo” di Giuseppe Pinelli. Aveva poco più di due anni quando suo padre fu ucciso, il 17 maggio 1972. Giornalista professionista (e, per un periodo, anche direttore della Stampa e di Repubblica), nel 2007 ha pubblicato l’opera in questione, dedicata alle vittime del terrorismo. Dall’opera è stato anche tratto uno spettacolo teatrale interpretato da un altro celeberrimo commissario, Luca Zingaretti.
[8] Camilla è Camilla Cederna, che, assieme a Corrado Stajano e, sic, Giampaolo Pansa, si recò nella notte a casa Pinelli avvertendo Licia di quel che era successo in questura. “Zia Rachele”, ovvero Rachele Torri, è la zia, o meglio prozia, di Pietro Valpreda.
Contributed by Riccardo Venturi - 2024/12/6 - 03:47
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Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Alessio Lega
Licia Rognini Pinelli è morta l’11 novembre 2024 all’età di novantasei anni; i suoi funerali si sono svolti a Milano. Davanti alla sua bara con la bandiera anarchica con la A cerchiata sono state intonate la Ballata del Pinelli e questa canzone, appena scritta da Alessio Lega e della quale ci ha voluto gentilmente inviare il testo; un “grazie” non sarà un gran ché, ma è quel poco che abbiamo da offrire. Licia Pinelli se n’è andata a riposare, dopo la sua lunghissima vita, accanto a suo marito a Carrara, al cimitero di Turigliano. La canzone di Alessio Lega parla del suo Sogno, un sogno esploso in una piazza, un sogno caduto giù da una finestra. [RV]