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Azawad dieub

Les Ramoneurs de Menhirs
Langues: breton, tamacheq (Bretone Glazigeg / Glazigeg Breton)


Les Ramoneurs de Menhirs

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2014
Tan Ar Bobl

tanarbobl.


Dall’album del 2014 Tan ar bobl (“Fuoco del popolo”), Les Ramoneurs de Menhirs cantano questo brano di lotta e solidarietà con i popoli sfruttati del Sahara, e in particolare dell’Azawad. L’Azawad, informa Wikipedia,

“è un territorio del Mali che per breve tempo ha costituito uno Stato non riconosciuto, dichiarando unilateralmente la propria indipendenza dal Mali il 6 aprile 2012: dopo violenti combattimenti tra tuareg ed esercito maliano, i tuareg presero il controllo del territorio e occuparono il capoluogo Gao, dichiarando poco dopo l'indipendenza, ma vi rinunciarono il 14 febbraio 2013. La sua densità è poco meno di un abitante e mezzo per km². Il nome Aẓǎwad o Ǎẓawaģ si riferiva un tempo propriamente alle regioni a nord di Timbuctù, ma ultimamente viene utilizzato genericamente per indicare la regione abitata dal principale gruppo di persone di lingua tamashek. Il territorio è formato principalmente dalle grandi distese saheliane e sahariane abitate dai nomadi tuareg: è emerso come problema geopolitico a causa del movimento separatista Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad, che ha combattuto l'esercito maliano con l'obiettivo di dare vita ad una repubblica indipendente con identità tuareg, obiettivo temporaneamente raggiunto nell'aprile 2012."

La canzone è del 2014, quindi di poco posteriore al termine dell’indipendenza dell’Azawad. E’ cantata in bretone, ma con una parte in lingua tamashek. [R. Gw.]
Ur bobl ankouaet omp-ni bepred
Àr ar hartow vêmp ket gwelet
Koloniset ha dismantret
Kasset da ras ged marhad ar bed

Ur bobl ankouaet omp-ni bepred
E-kreis ar stadow milliget
Gwasket etre krabanow kriz
A harzow ne vennamp ket-ni

Ha setu dàet ar lusinow
Ar firmow bras a ra toullow
Da furchal e kalon hor bro
Hag ampoesoniñ hon endro

An Den Glas a so bet bepred
Mirour an oabr hag ar stered
Ha ba 'n deserzh an nomaded
Dieub ha rebell a spered

Tahoult nidja kel Azawad
Akal en mana tafouk ed fad
Nakaned ayit mawan en Breizh
Talranawan warhanar tidjrez

Amoun rizedjan djain djouhelan
Nizar djer kalan nigzarten
Awazaman en tamousne
Erhan tartit ed tayite

Kentoh merwel ewid plegiñ
Ema an Douareged é stouemiñ
Ewid ma heuliay o re
Goulow Sterenn ar Hreisteiz
Bewet ar Sahara dieub !
Bewet an Azawad dieub !

envoyé par Dq82 - 2/12/2024 - 19:46



Langue: italien

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Richard Gwenndour, 4-12-2024 12:07

azawad


Les Ramoneurs de Menhirs sono originari del Pays Glazik (in bretone: Bro C’hlazig). Il Pays Glazik si trova, grosso modo, attorno alla città di Quimper / Kemper, nella Cornovaglia Bretone. I RDM, gruppo militante tra i più militanti d’armoricana favella, si guardano bene dal cantare in “bretone unificato”, il Brezhoneg peurunvanet che è, in massima parte, una lingua artificiale di recente creazione; cantano e scrivono nel loro sottodialetto locale, il Glazigeg, a sua volta parte del dialetto Cornovagliese ma con qualche influenza del non lontano Vannetais. Va da sé che non usano nemmeno, perlomeno qui, la grafia “unificata” standard. Insomma, il traduttore ha di che sudare. La canzone, poi, ha una parte (due strofe) in lingua tamashek, che, ovviamente, non sono in grado di tradurre perché non la conosco minimamente. Nella parte in tamashek, però, si nota un “en Breizh”, che è bretone (“in Bretagna”). Tutto questo sottintende naturalmente una sorta di “identità” tra paesi colonizzati e sfruttati, e sottoposti alla distruzione dell’ambiente in nome del profitto (si pensi, ad esempio, alle “maree nere”); sarebbe per questo importante riuscire a capire che cosa dice la parte in tamashek. Purtroppo, ripeto, non ne sono capace. Ad ogni modo, nell’identità armorico-tuareg, vale a dire gli “Uomini Blu”, può forse entrare il fatto che pure nel Pays Glazig sono un po’ tendenti al blu: Bro C’hlazig significa “Paese Azzurrino”. [R. Gw.]
Azawad libero

Siamo sempre un popolo dimenticato,
Sulle carte, non saremmo visti.
Colonizzati e distrutti,
Sterminati sul mercato mondiale

Siamo sempre un popolo dimenticato
In mezzo a stati maledetti,
Schiacciati tra grinfie spietate
E confini che non vogliamo

Ed ecco che arrivano le fabbriche,
Le grandi aziende che scavan buche
Per frugare nel cuore della nostra terra
E avvelenare il nostro ambiente

L’Uomo Blu è sempre stato
Custode del cielo e delle stelle
E, nel deserto, i nomadi
Liberi e ribelli di spirito

Tahoult nidja kel Azawad
Akal en mana tafouk ed fad
Nakaned ayit mawan en Breizh
Talranawan warhanar tidjrez

Amoun rizedjan djain djouhelan
Nizar djer kalan nigzarten
Awazaman en tamousne
Erhan tartit ed tayite

Meglio morire che piegarsi! [1]
I Tuareg si chinano
Soltanto per seguire
La luce della Stella del Sud.
Viva il Sahara libero!
Viva l’Azawad libero!
[1] Interessante notare che in quest’ultima strofa di identità breton-tuareg viene utilizzata una parte del famoso e storico detto fondante bretone, Kentoc’h mervel eget bezañ saotret! (“meglio morire che essere sporcato!”), da cui l’ermellino, il simbolo della Bretagna. Kentoc’h mervel! era scritto anche sulle barche degli isolani di Sein che, poche ore dopo l’appello di De Gaulle, corsero a raggiungere l’Esercito della Francia Libera (un’occasione per riascoltare Sein 1940 dei Tri Yann). Qui la valenza è doppia, dato che si parla di paesi e popoli sfruttati anche e soprattutto con la distruzione e l’avvelenamento dell’ambiente. In senso veramente proprio, fu uno slogan utilizzato in occasione delle "maree nere" e delle lotte antinucleari in Bretagna degli anni '70-'80 del XX secolo.

4/12/2024 - 12:09




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