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Der Mahner

Erich Mühsam
Langue: allemand


Erich Mühsam

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Isabel Neuenfeldt, Der Mahner. Erich Mühsam, 1920.


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(Erich Mühsam)


[1920]
Poesia di / Gedicht von / A poem by / Poème de : Erich Mühsam
Erich Mühsamin runo
Musica / Vertönt und gesungen von / Music / Musique / Sävel: Isabel Neuenfeldt

Erich Mühsam, 1927.
Erich Mühsam, 1927.


In Deutschlandia, succede che ancora oggi si leggano, si recitino e si cantino le poesie di Erich Mühsam; forse oggi più che mai, visti i tempi. Non solo; succede addirittura che, da una poesia di Erich Mühsam scritta più di cento anni fa si tragga una canzone autonoma. Si vede così, naturalmente, che viene avvertita un’attualità, e che viene stabilita un’identità -principalmente tra due epoche tanto lontane, eppure così vicine perché la Storia, nonostante tutti i suoi lodevoli sforzi, non è affatto magistra vitae ed è anzi, un’insegnante parecchio disattenta e, più che altro, alla mercé di ogni tentazione.

La poesia di Erich Mühsam, come detto, risale a oltre cento anni fa. E’ del 1920, per la precisione. Nell’originale, ha un titolo personale, Der Mahner, ovvero: “L’ammonitore”, “Il monitore”. Dico un titolo personale, perché il poeta Mühsam si pone in prima persona di fronte agli altri, ai suoi “Compagni”, carico di emozione per trasmettere una sensazione di solitudine e di confusione. Quasi inutile (inutile ?!?) ricordare che siamo subito dopo il fallimento della rivoluzione della Räterepublik, in cui la debole Repubblica di Weimar, guidata dal primo ministro “socialdemocratico” Ebert, schiacciò il tentativo rivoluzionario di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht non peritandosi di ricorrere al decisivo aiuto dei Freikorps, le formazioni paramilitari che saranno tra i nuclei originari del nazionalsocialismo (e, in particolare, delle SA).

E così, Erich Mühsam si fa “ammonitore”, Mahner. Con il suo ego lirico si rivolge ai Compagni esprimendo i suoi sentimenti di isolamento ed il suo messaggio incompreso, sollevando profonde domande che mostrano una desolata e desolante disperazione. Ci aveva, naturalmente, visto giusto; e tutto, del resto, era già largamente prevedibile. Prevedibilissima la reazione apatica dei suoi contemporanei, i cosiddetti “Compagni”, che, anzi, lo trattano con rabbia, con scherno, con indifferenza. Coi loro dogmi obsoleti, non capiscono minimamente le circostanze del presente, o si rifiutano di capirle perché, invece, sono chiarissime. Del resto, senza l’abbandono dei dogmi, non sarebbe stato possibile capire né il presente, né Erich Mühsam ed i suoi ammonimenti.

La condizione della contemporaneità è un problema che non cessa mai di esistere. Chi “ammonisce”, ricevendo generalmente scherno e disprezzo (ed accuse varie, ad esempio di “narcisismo” o “egocentrismo”), sa probabilmente di lottare contro i mulini a vento e di rischiare in ogni momento una bruttissima fine. Può cambiare, certo, il contesto politico e storico; ma neanche troppo, verrebbe da dire pensando alla nostra, di contemporaneità. E ciò non vale soltanto per la Deutschlandia. Grandi cambiamenti e disordini, che però sembrano avere sempre tanti punti in comune a distanza di tempo, invocando peraltro una “memoria” che sembra sempre essere tanto più disattesa, quanto più la si sollecita. Le figure degli “ammonitori” non restano molto simpatiche, nonostante siano oggetto di ammirazioni che sottintendono però la qualifica di eterni rompiscatole.

Erich Mühsam fu e rimane un rompicoglioni di prim’ordine; per questo, sebbene particolare, non mi stupisce l’ “operazione” del gruppo musicale contemporaneo Besondere Umstaende (“Circostanze Particolari”), “tre gentiluomini nel fiore degli anni che si dedicano ad un indie rock melodico e orecchiabile, ma ruvido e con testi in tedesco.” Dopo aver passato un anno in sala prove, hanno pubblicato l’eponimo album di debutto (solo in forma digitale) il 19 gennaio 2023. Hanno così presentato il loro album: “Ci sono dodici canzoni con testi lirici nel migliore senso del termine, che, nonostante la loro emotività, potranno apparire fredde e distanti”. Tra queste, anche la canzone ripresa dalla poesia di Erich Mühsam di centotré anni prima (ora centoquattro, quasi centocinque). Non le hanno cambiato il titolo. In questa pagina vengono presentate entrambe; peraltro, in tempi recenti, anche la poesia originale di Mühsam, come tante altre, ha trovato una musica e un’interprete, Isabel Neuenfeldt. Allora come oggi, “circostanze particolari”, eppure così comuni e, disgraziatamente, logiche. [RV]
Wo bleibt ihr nur, Genossen meiner Zeit?
Ich schau zurück und kann euch kaum noch sehn.
Ein wirres Stimmentosen hör ich weit,
weit hinter mir und kann es nicht verstehn.
 
Ich ruf euch zu, doch euerm Echo fehlt
der Laut, der rein aus meiner Stimme klingt.
Ich wink euch her. Doch ihr, wie unbeseelt,
horcht tauben Ohrs, ob euch ein Stummer singt.
 
Vergebne Zeichen! Aus den Zähnen pfeift
mißtönig euer ärgerlicher Spott.
Kommt nie die Zeit, da ihr die Zeit begreift?
Tritt nie aus finstern Kirchen euer Gott?

envoyé par Riccardo Venturi - 4/11/2024 - 21:08




Langue: italien

Versione italiana / Italienische Version / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 4-11-2024 21:10

Erich Mühsam cerca di comprare, nel 1910, un quaderno a righe in un negozietto di un paesino svizzero. Disegno di Jan Bachmann.
Erich Mühsam cerca di comprare, nel 1910, un quaderno a righe in un negozietto di un paesino svizzero. Disegno di Jan Bachmann.
Monitore

Dove mai siete, Compagni del mio tempo?
Mi guardo indietro, e vi rivedo appena.
Sento, distante, come un brusìo di voci,
Dietro di me, lontane; ma non le capisco.

Vi grido dietro, ma sol risuona la mia voce
Nel vuoto che da voialtri non riecheggia.
Vi faccio un cenno; ma voi restate inanimati
Fingete d’ascoltare, quasi cantasse un muto.

Rimproveri e sarcasmi a denti stretti,
Il vostro rabbioso e dissonante scherno.
Verrà mai il tempo, che questo tempo capirete?
Il vostro dio uscirà mai da oscure chiese?

4/11/2024 - 21:11




Langue: russe

Versione russa / Russische version / Russian version / Version russe / Venäjänkielinen versio:
Jurij Klimov (2011)
Предостерегающий [1]

Соратники мои, куда ушли?! -
Гляжу назад – исчезла ваша рать! -
Я слышу только смутный гул вдали,
но не могу ни слова разобрать.

Кричу вам вслед, но тут же глохнет звук:
мой голос зря тревожит пустоту.
Машу рукой, - но вам не видно рук:
сигналы рухнут птицей на лету.

Вы цедите сквозь зубы свой упрёк, -
слова насмешки, словно змей клубок.
Придёт ли срок понять вам этот срок?
Из церкви мрачной выйдет ли ваш бог?
[1] Priedostieriegajušćij

Soratniki moi, kuda ušli?!
Gliažu nazad – isčezła vaša rať! -
Ja słyšu tolko smutnyj guł vdali,
no nie mogu ni słova razobrať.

Kriču vam vslied, no tut že głochniet zvuk:
moj gołos zria trievožit pustotu.
Mašu rukoj – no vam nie vidno ruk:
signały ruchnut pticej na lietu.

Vy cedite skvoź zuby svoj upriok, -
słova nasmieški, słovno zmiej kłubok.
Pridiot li srok poniať vam ätot srok?
Iz cierkvi mračnoj vyjdiet li vaš bog?

envoyé par Riccardo Venturi - 4/11/2024 - 21:21




Langue: allemand

Besondere Umstaende: Der Mahner, nach Erich Mühsam, 2023

Wo seid ihr nur, ihr Leut
man kann euch gar nicht sehen
wirres Stimmentosen
und es ist nicht zu verstehen
man hört euch zu und fehlt
weil matt die Stimme klingt
winkt euch zu, doch ihr hört
als wenn euch ein Stummer singt

Verlorene Zeichnen dieser Zeit
der Nachbar singt ein Klagelied
das ist die Zeit, da ihr begreift
das ist einstweilen alles, was ihr kriegt

Wo seid ihr nur ihr Leut
man kann euch gar nicht sehen
wirres Stimmentosen
und es ist nicht zu verstehen
man hört euch zu und fehlt
weil matt die Stimme klingt
in 50 Jahren
ist das auch vorbei

Verlorene Zeichnen dieser Zeit
der Nachbar singt ein Klagelied
das ist die Zeit, da ihr begreift
das ist einstweilen alles, was ihr kriegt

Wenn der Tag die Nacht erhellt
grüßt die schöne neue Welt

envoyé par Riccardo Venturi - 4/11/2024 - 21:23




Langue: italien

Versione italiana / Italienische version / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 4-11-2024 21:26

besondereum
Monitore
da Erich Mühsam

Dove siete ora, voialtri?
Vi si vede a malapena,
Voci confuse, un brusìo
Incomprensibile.
Vi si sente a sprazzi
Perché la voce suona debole,
Un salutino; ma ascoltate
Come se cantasse un muto.

Segnali perduti di questo tempo:
Il vicino si lamenta.
E’ tempo che capiate:
Per ora, altro non avrete.

Dove siete ora, voialtri?
Vi si vede a malapena,
Voci confuse, un brusìo
Incomprensibile.
Vi si sente a sprazzi
Perché la voce suona debole,
Tra cinquant’anni
Anche questo sarà finito.

Segnali perduti di questo tempo,
Il vicino si lamenta.
E’ tempo che capiate:
Per ora, altro non avrete.

Quando il giorno la notte schiarirà
Saluterete il bel nuovo mondo.

4/11/2024 - 21:30


Da meditare, auspicando che nonostante i tentacoli e la narcosi dei social i rompicoglioni si possano contare come le stelle del firmamento

Riccardo Gullotta - 5/11/2024 - 11:12




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