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They Are Human [Reporters Di Oggi]

JC Bigfoot
Langue: anglais


JC Bigfoot

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Palistina
(Canta u Populu Corsu)
Carry the Earth
(Trio Joubran / الثلاثي جبران)


[2024]

Lyrics and music / النص والموسيقى / Testo e musica / מילים ולחן / Paroles et musique / Sanat ja sävel:
JC Bigfoot

Performed by / مُؤَدِي / Interpreti / מבוצע על ידי / Interprétée par / Laulavat:
JC Bigfoot ,Ema



Una canzone, in questo caso un rap, difficilmente può essere qualificata come un documento storico. Rimane una forma artistica che può prestarsi ad illuminare certi aspetti, se messa opportunamente in correlazione con altri ambiti. In ogni caso l’universo musicale può contribuire a promuovere la ricerca sociologica e a fornire utili, se non indispensabili, orientamenti agli antropologi.

Ci sembra che il rap di Jc Bigfoot sia un esempio di quanto sopra. La forma musicale non va oltre il pentagramma, non satura il nervo auricolare come farebbe un metal (fermo restando che anche in questo genere non mancano pregevoli esecuzioni, sempre che si sia disponibili a sgombrare il campo dai pregiudizi e ad estendere la propria sensibilità nel campo dell’udibile). Jc Bigfoot in un crescendo di intensità mette il dito sulla piaga delle violenze in Medio Oriente con semplicità e altrettanta fermezza. Sembra vedercelo proprio davanti: parla a persone comuni con schiettezza, senza mai forzare la mano, senza condizionamenti ideologici. Tale è la forza di Bigfoot e della partner Ema che ci sentiamo sollecitati a sviluppare qualche osservazione a partire da uno dei suoi versi: The heroic journalists risking their lives to bring you the evidence.

Usque tandem

A Gaza è in atto un assedio di vaste proporzioni mirato tra l’altro a produrre carestie. Dalle notizie che riescono a filtrare si può dire che le alternative per i residenti e gli sfollati palestinesi si siano ridotte a due: morire di fame o morire sotto le bombe. Da pochi giorni si raccolgono annunci di soccorsi alla popolazione affamata, soggetta a malattie, epidemie, stress inenarrabili, almeno un parente morto in ciascuna famiglia. I fatti parlano da soli: se qualche camion di viveri è passato, si tratta di episodi sporadici a scopo di propaganda. I Palestinesi muoiono a decine giorno dopo giorno, sono delle morti a cui ci stiamo lentamente assuefacendo; forse, anche questo rientra negli obiettivi a medio termine della cabina di regia.

Ma non chiamatelo genocidio e attenzione a sostenere che si consumino crimini di guerra. Un coro di giuristi “in punta di diritto” e di opinionisti sedicenti liberal arriccerebbero il naso puntando il dito e insinuando una sottile contiguità con le posizioni dei terroristi o un’empatia impropria assimilabile a utile idiozia. E l’argomentazione che i crimini in atto fanno parte di un piano ampio ed articolato per accaparrare risorse e imporre l’egemonia? E l’espansionismo territoriale sempre più giustificato da leggi ad hoc? E le restrizioni dei diritti ai cittadini di confessione e di etnia diversa? E la constatazione che le azioni e i dividendi delle multinazionali degli armamenti continuano a registrare un’impennata? Sarebbero, secondo i critici di parte, accuse campate in aria, esagerazioni, azioni di disturbo perché le decine di migliaia di vittime, le violenze continuate da un anno sarebbero per loro un male necessario: mors tua, vita mea. In breve si tratterebbe di giustizia fai da te per legittima difesa; agli occhi dei fondamentalisti sarebbe una reazione che ha tutti i crismi per mobilitare i retrogradi e gli indecisi . E poi, vuoi mettere? è una ghiotta opportunità per aggiornare finalmente l’Antico Testamento, rimasto anchilosato all’occhio per occhio.

Troppo oltre. Occorre scomodare i racconti dell’horror per trovare forse tracce più raccapriccianti di ciò che si sta vedendo a Gaza. E’ una notizia passata in sordina: i cani randagi girano tra le macerie e in prossimità delle sistemazioni precarie degli sfollati; girano per cibarsi dei cadaveri. Ecco un articolo della CNN del 16 Ottobre 2024 : Cani randagi mangiano i morti nelle strade di Gaza Nord O anche la voce di una madre riportata dalla BBC: I miei bambini si aggrappano a me mentre i cani razziano le tombe di Rafah vicino al nostro rifugio

Nelle righe che seguono abbiamo tenuto presente , come sempre, che il terrorismo e i terroristi non sono giustificabili. La violenza contro i civili inermi, anche quando assumono il volto truce degli oppressori, non è ammissibile. Non lo é oggi così come non lo era neanche l’altroieri quando in nome dell’aliyah e del Nation Building certi patrioti , dietro le esigenze della legittima difesa, compivano stragi con gli esplosivi e persuadevano i gōyīm del posto, i contadini palestinesi, a sloggiare in fretta e lontano. Non furono i soli , è vero, a prodigarsi in questa iniziativa; anche alcuni improvvidi comandi arabi lo fecero, solo che i pionieri nuovi arrivati, eredi della Terra Promessa, non disdegnavano l’ausilio dei fucili Mauser e dei mitra RKM.

La guerra all’Informazione

In Israele la guerra a Gaza la chiamano “Operazione” ( la metafora vi ricorda qualcosa ?). Nell’ “Operazione spade di ferro” / מבצע חרבות ברזל [mivtza harvot barzel] si combatte anche un’altra guerra non dichiarata , non meno sordida, quella contro l’informazione e contro il diritto alla conoscenza, senza il quale non può esserci giudizio né storia. Può esserci solo uno spazio a senso unico, il copione stabilito dal più forte, dal detentore della Verità che, non pago di servirsene al momento, successivamente la blinda, rendendo praticamente impossibile l’accesso ai documenti riservati, per “motivi di sicurezza”.

Secondo fonti governative israeliane i giornalisti stranieri accreditati per seguire la guerra a Gaza sono stati più di 5mila. Da quanto è dato sapere attraverso i media internazionali un solo giornalista ha ottenuto il permesso di entrare a Gaza per due ore al seguito di un convoglio umanitario, la giornalista della CNN Clarissa Ward. Alle spalle 20 anni di missioni nei più vari teatri di guerra, dopo la breve visita ha dichiarato: “Come Grozny, Aleppo e Mariupol, Gaza sprofonderà come uno dei più grandi orrori della guerra moderna”.
Le pressanti richieste della FPA, l’Associazione della stampa estera, per ottenere l’accesso a Gaza sono state regolarmente respinte, così come le numerose petizioni firmate dai corrispondenti di BBC, Washington Post, New York Times, CNN, Sky News. Da quanto riferisce la BBC, l’IDF ha giustificato il rifiuto adducendo i notevoli rischi che giornalisti correrebbero, che i loro report metterebbero in pericolo i soldati israeliani perché faciliterebbero l’individuazione della posizione delle truppe, che sarebbe rischioso dislocare dei militari israeliani al confine per consentire l’accesso ai giornalisti. La lista delle organizzazioni internazionali che hanno sottoscritto la petizione è nutrita e ben rappresentata.

Sono pochissimi i reporter che hanno ottenuto l’autorizzazione ad accedere a Gaza per poche ore, beninteso sotto scorta e seguendo un’agenda organizzata dai militari israeliani. In merito vanno fatte delle precisazioni circa alcuni aspetti poco noti alla stampa, distratta anche su tale punto: i pochi giornalisti prescelti debbono sottoscrivere un documento in cui si impegnano a inviare i loro pezzi alla censura israeliana per approvazione e a sottoporre foto e video, appena terminata la visita a Gaza, al servizio di ispezione dell’IDF. Questo ha facoltà sia di cancellare o di sfocare le immagini sia di imporre un veto alla pubblicazione in toto. Si comprende quindi perché la maggior parte di media hanno rinunciato ad avvalersi di tali “facilitazioni” che vanno sotto il nome di “giornalismo intruppato” / embedded journalism. E’ questa un’invenzione statunitense che risale alla guerra in Iraq , un esempio a tinte drammatiche della cazzimma napoletana , quella del controllore che se l’aggiusta con il controllato. Il segretario alla Difesa dell’epoca Donald Rumsfeld ne fu il promotore, inventò la strategia di far vedere la guerra “by slices”. Ha fondato una scuola che ha sfornato parecchi allievi.



Dato che ai corrispondenti esteri e israeliani non è consentito accedere a Gaza, gli unici giornalisti in grado di informare sono i palestinesi locali per conto di media internazionali e organi locali. Operano in condizioni al limite dell’impossibile. Uno su 10 sinora ci ha rimesso la pelle.



Per brevità e per la nostra difficoltà a effettuare le inderogabili verifiche incrociate, omettiamo le cifre delle aggressioni, violenze, intimidazioni, distruzioni sistematiche delle infrastrutture mediatiche, le censure pesanti subite dai giornalisti a Gaza e nel West Bank. Gli episodi, quelli noti, sono proprio tanti. Citiamo il link di un breve resoconto a Reporter Senza Frontiere di tre giornalisti palestinesi costretti all’esilio : 1 anno di guerra Prima di altre considerazioni diamo conto di alcune cifre sui giornalisti palestinesi aggiornate nel periodo compreso tra il 7/10/2023 e il 9 Ottobre 2024:

125 giornalisti uccisi
69 giornalisti arrestati
40 giornalisti feriti
2 dispersi

Tra i 125 uccisi due erano israeliani. In Libano sono rimasti uccisi nel 2023 i tre giornalisti libanesi, la giovane Farah Omar, Issam Abdallah della Reuters e Rabih Al Maamari, in circostanze ormai chiare ma non chiarite dal governo israeliano. Il bilancio totale in quelle zone di guerra è quindi di 128 giornalisti morti accertati.
69 giornalisti sono stati arrestati, per la maggior parte senza capi di imputazione. 43 di loro sono ancora in stato di detenzione nelle carceri israeliane, Nelle statistiche pro-capite di giornalisti in carcere Israele vanta un triste primato, avendo superato gli altri tre paesi nella graduatoria , cioè Turchia, Iran e Cina.
Giornalisti uccisi a Gaza dal 7 Ottobre 2023 al 21 Ottobre 2024
Nome Organizzazione

Abdallah Alwan Holy Quran Radio,Midan,Mugtama,Al-Jazeera
Abdallah Iyad Breis Rawafed educational channel
Abdelhalim Awad Al-Aqsa TV
Abdul Rahman Saima Raqami TV
Abdulhadi Habib Al-Manara News Agency,HQ media
Abdullah Darwish Al Aqsa TV
Adel Zorob Freelance
Adham Hassouna Freelance
Ahmad Jamal al Madhoun Al-Rai
Ahmed Abu Mhadi Al-Aqsa TV
Ahmed Al-Qara Freelance
Ahmed Bdeir Bawabat al-Hadaf
Ahmed Khaireddine Quds Al-Youm TV
Ahmed Shehab Sowt Al-Asra Radio (Radio Voice of the Prisoners)
Akram ElShafie Safa
Alaa Al-Hams SND
AlHassan Hamad Freelance,Al Jazeera,Media Town TV
Amjad Juhjouh
Amro Salah Abu Hayah Al Aqsa TV
Angam Ahmad Edwan February
Assem Al-Barsh Al-Rai
Assem Kamal Moussa Palestine Now
Ayat Khadoura Freelance
Ayman Al-Gharbawi Freelance
Ayman Al-Rafati Al Mayadeen
Bahaaddine Yassine Watan Media Agency,Al-Quds News Network
Bilal Jadallah Press House-Palestine
Duaa Jabbour Freelance
Duaa Sharaf Radio Al-Aqsa
Farah Omar Al-Mayadeen TV
Hamada Al-Yaziji Kanaan News Agency,Al-Quds Radio
Hamza Al Dahdouh Al-Jazeera
Hamza Murtaja Record Media
Haneen Kashtan TV Al-Kofiya,Baladna Web TV
Hassan Farajallah Al Quds TV
Hassouneh Salim Freelance
Heba Al-Abadla Al-Azhar Radio
Hisham Alnwajha Khabar News Agency
Husam Mubarak Al Aqsa Radio
Hussam al-Dabbaka Freelance,Al Quds Al-Youm
Ibrahim Al-Gharbawi Freelance
Ibrahim Marzouq Palestine Today TV
Ibrahim Mohammad Lafi Ain Media
Ibrahim Muhareb Freelance
Imad Al-Wahidi Palestine TV
Ismail Al Ghoul Al Jazeera Arabic
Issam Abdallah Reuters
Issam Bhar Al-Aqsa TV
Iyad El-Ruwagh Al-Aqsa Voice Radio
Iyad Matar Al-Aqsa TV
Jabr Abu Hadrous Quds Al-Youm
Jamal Al-Faqaawi Mithaq Media Foundation
Jamal Mohamed Haniyeh Amwaj
Khalil Abu Aathra Al-Aqsa TV
Mahmoud Juhjouh Palestine Post
Majd Fadl Arandas Al-Jamaheer
Majed Kashko Palestine TV
Marwan Al Sawaf Alef Multimedia
Mohamad Al-Bayyari Al-Aqsa TV
Mohamad Al-Iff Al-Rai
Mohamed Abu Hassira WAFA
Mohamed Abu Skheil Shms News Agency,Al Aqsa Radio
Mohamed Azzaytouniyah Al-Rai
Mohamed El-Reefi Freelance
Mohamed Jamal Sobhi Al-Thalathini Al-Quds Al-Youm
Mohamed Khalifeh Al Aqsa TV
Mohamed Manhal Abu Armana Palestine Now
Mohamed Mouin Ayyash Freelance
Mohamed Nabil Al-Zaq Al Quds
Mohamed Naser Abu Huwaidi Al-Istiklal
Mohamed Yaghi Freelace
Mohammad Balousha Palestine Today
Mohammad Jarghoun Smart Media
Mohammed Abed Rabbo Al-Manara Agency
Mohammed Abu Daqqa Freelance,Al-Hadath
Mohammed Abu Hatab Palestine TV
Mohammed Abu Jasser Al-Risala,Felesteen
Mohammed Ali Al-Shabab Radio (Youth Radio)
Mohammed Al-Salhi Fourth Authority news agency
Mohammed Al-Tanani Al-Aqsa TV
Mohammed Atallah Al-Resalah, Raseef22
Mohammed Bassam Al Jamal Palestine Now
Mohammed Imad Labad Al Resalah
Mohammed Issa Abu Saada Freelance
Mohammed Sobh Khabar News Agency
Mohmmed Abu Sharia Shams News Agency
Montaser Al Sawaf Anadolu Agency
Mossab Ashour Freelance
Mostafa Al Sawaf MSDR News
Mostafa Bakeer Al Aqsa TV
Moussa Al-Borsh Namaa Radio
Muhammad Salama Al Aqsa TV
Mustafa Ayyad Freelance,Al Jazeera
Mustafa Thuraya Freelance
Nafez Abdel Jawad Palestine TV
Nazmi Al-Nadim Palestine TV
Ola Al Dahdouh Sawt Al Watan
Ola Atallah Freelance
Rabih Al Maamari Al-Mayadeen TV
Rami Al Refee Freelance
Rasheed Albably
Rizq Abu Shakian Palestine Now
Rizq Al-Gharabli Palestinian Information Center
Roee Idan (israeliano) Ynet
Roshdi Sarraj Ain Media
Saadi Madoukh Freelance
Saed Al-Halabi Al-Aqsa TV
Saeed al-Taweel Al-Khamsa News
Saher Akram Rayan WAFA
Salam Mema Palestinian Media Assembly
Salem Abu Toyour Al-Quds Al-Youm
Sameeh Al-Nady Al-Aqsa TV
Samer Abu Daqqa Al-Jazeera Arabic
Sari Mansour Quds News Network
Shaima El-Gazzar Al-Majedat network
Shareef Okasha Freelance
Tamim Abu Muammar Palestinian Broadcasting Corporation
Tarek El Sayed Abu Skheil Al Quds
Wafa Al-Udaini
Wafaa Abu Dabaan
Yacoup Al-Borsh Namaa Radio
Yahya Abu Manih Al-Aqsa Radio
Yaniv Zohar (israeliano) Israel Hayom
Yasser Abu Namous Al-Sahel
Yasser Mamdouh El-Fady Kan'an news agency
Yazan al-Zuweidi Al-Ghad
Yousef Maher Dawas Freelance
Zayd Abu Zayed Quran Radio

Non occorrono molte parole, appare evidente che il numero dei giornalisti uccisi è sproporzionato sotto ogni profilo, qualunque sia il parametro assunto a riferimento. Fonti indipendenti, cioè non vicine alla causa palestinese e non arabe, ne spiegano il motivo. Prendiamo il quotidiano The Guardian , che non si può certo tacciare di indulgenza verso i Palestinesi. Eccellenti giornalisti d’inchiesta come Harry Davies, Manisha Ganguly, l’israeliano Yuval Abraham scrivono il 25 Giugno 2024 : La zona grigia: come IDF vede alcuni giornalisti di Gaza come bersagli legittimi. In sintesi 23 giornalisti uccisi lavoravano per la rete mediatica Al Aqsa prossima a e/o gestita da Hamas. Un portavoce dell’IDF ha affermato che non c’è “nessuna differenza” tra lavorare per Hamas [disarmati e senza prendere parte in alcun modo al conflitto, ndR ] e appartenere all’ala armata. Tale posizione non fa differenze tra civili e combattenti, è un’aberrazione del diritto. La versione ufficiale posteriore di IDF è che “I giornalisti non sono stati presi deliberatamente di mira”.
Nell’elenco prodotto abbiamo indicato non a caso l’organizzazione di appartenenza degli operatori dell’informazione. Consente in questo caso di rilevare che i giornalisti ufficialmente al servizio della rete Al Aqsa uccisi nel conflitto sono 18, cioè il 14% dell’insieme dei giornalisti uccisi.



Intanto le inchieste israeliane sui crimini di guerra perpetrati un anno fa verso un giornalista ucciso e sei feriti nel Libano languono. Erano in 7 e indossavano i giubbotti con la scritta Press a caratteri cubitali. Sono stati centrati da due proiettili 120 mm sparati da un Merkava 3 israeliano in meno di un minuto. IDF si è limitato a rispondere che il fuoco era stato aperto a scopo preventivo contro una sospetta infiltrazione terrorista, ma l’affermazione è risultata destituita di fondamento. Quattro indagini indipendenti di Reuters , AFP France-Presse, Human Rights Watch e Amnesty International hanno concluso che si è trattato di un attacco deliberato contro civili. Il video della Reuters è davvero impressionante per completezza e descrizione puntuale dell’accaduto. Contiene anche le analisi effettuate e le spiegazioni.
A nostro avviso IDF nel decidere di eliminare dei testimoni oculari scomodi sottovalutò l’impatto che l’uccisione di uno dei più quotati inviati di un’agenzia come la Reuters avrebbe avuto in seguito, più di una battaglia persa. E’ un deterioramento di immagine e che a nostro avviso ha tracciato un solco. La spregiudicatezza è un conto, gli omicidi e la perdita di credibilità un altro.

L’articolo del Guardian del 13 Marzo 2024, che fa seguito ad un rapporto di Unifil consegnato alle Nazioni Unite, conferma e avvalora che l’intervento di IDF non è stato un errore. Non ci sono dubbi sull’ imputazione: si tratta di un crimine di guerra. Citiamo un particolare di non poco conto su cui i media hanno glissato. Nei 25 minuti antecedenti l’attacco un drone ha sorvolato per 11 volte il gruppo di giornalisti e anche un elicottero Apache. Non potevano non avere visto i segni impressi sull’auto colpita e sulle attrezzature dei giornalisti. In tanti fanno fatica a tirare le somme, nonostante che nessuno abbia sollevato obiezioni sui risultati delle indagini. Noi ci sentiamo di tirarle: IDF ha affermato il falso, è stato reticente e si è sottratto sinora ai chiarimenti. In un anno non hanno aggiunto nient’altro né hanno risposto ad un questionario sottoposto loro da UNIFIL Forse i familiari di Issam Abdallah, giornalista della Reuter con una grande esperienza internazionale, non vedranno mai le conclusioni. Ma Bruto è un uomo d’onore.
Casi analoghi sono le uccisioni di quattro giornalisti palestinesi Hamza Al Dahdouh , Mustafa Thuraya , Ismail Al Ghoul e Rami Al Refee. Il CPJ, Comitato per la protezione dei Giornalisti, organizzazione statunitense indipendente, ha raccolto le prove che si è trattato di un attacco deliberato. Sono in stato avanzato le indagini su un’altra decina di casi simili.

Rammentiamo che il protocollo aggiunto del 1977 alle convenzioni di Ginevra stabilisce all’art. 79 che il giornalista professionista nelle zone di guerra è considerato come un civile, valgono le clausole dell’art. 50 per i civili. Pertanto va trattato e protetto come un civile a condizione che non prenda parte al conflitto. Contravvenire alle leggi internazionali costituisce un crimine di guerra.
Poiché non intendiamo per nessun motivo rinunciare a guardare con due occhi, ciascuno con la stessa capacità visiva, riferiamo anche quanto segue.
Consultando il sito di Tsahal apprendiamo che in seno all’IDF operano una organizzazione e una procedura deputate a indagare e aprire un procedimento giudiziario nei casi di abusi. La descrizione in dettaglio per chi è addentro alle questioni legali si trova in questo documento.
In breve quando un’accusa o un sospetto fondato potrebbero configurare un reato il Military Advocate General (MAG), attualmente sotto il comando del Maggiore Generale Yifat Tomer, incarica il General Staff Fact-Finding Assessment (FFA), comandato dal Maggiore Generale Noam Tibon, di istruire un fascicolo. Per Gaza è stato istituito un team permanente. In teoria tutti i militari dell’IDF sono tenuti per legge a collaborare. FFA tiene a precisare che le indagini sono molto complesse e lunghe. Dopo la fine della raccolta materiali e risultati vengono trasmessi al MAG che, se ravvisa gli estremi di un abuso di rilevanza penale, apre un’inchiesta. In questa evenienza il MAG incarica la Polizia Militare, la sezione CIUO (Criminal Investigative Unit for Operational Affairs). Le decisioni del MAG sono appellabili.
Le cifre che il sito espone nel 2022 sono le seguenti: 14 indagini penali a fronte di 36 vittime palestinesi.

Una situazione più aggiornata ci viene presentata da un articolo del Jerusalem Post del 6 Agosto 2024 Le IDF stanno indagando su circa 300 possibili episodi di crimini di guerra Con tono trionfalistico il quotidiano, di tendenza filogovernativa, ci fa sapere che le indagini sui crimini di guerra sono circa 300, in netto aumento rispetto alle 70 annunciate dall’IDF a fine Maggio. Quando poche righe dopo leggiamo che la fonte di tale “informazione” proviene dagli stessi vertici militari chiamati a respingere gli addebiti della Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant, abbiamo mangiato la foglia. Si tratta a nostro avviso di una melina, una sorta di diversivo per ammorbidire la Corte Penale Internazionale. Per inciso, l’episodio è un’ulteriore conferma del fatto che in tema di informazione è molto meglio orientarsi su altri quotidiani della stampa israeliana.

Orbene, il lettore non abbassi l'attenzione perché stiamo per dare le cifre dell’Associazione dei Volontari dei Diritti Umani, l'israeliana Yesh Din [יש די] / “C’è Giustizia”. Opera tra enormi difficoltà per segnalare le violazioni dei diritti umani nei Territori Occupati.

“ I risultati dell’attività del FFA nell’ultimo decennio mostrano che raramente apre indagini contro soldati di grado inferiore e si astiene completamente dall'indagare sui decisori ai massimi livelli di comando. Il lavoro del FFA si prolunga spesso superando qualsiasi calendario stabilito dall'esercito stesso. Ad esempio, diverse denunce trasferite a FFA nel 2014 erano ancora in revisione nel 2022. Per quanto a conoscenza di Yesh Din almeno 664 denunce sono state trasferite a FFA per esame. 542 (81,6%) incidenti sono stati chiusi senza l'apertura di un'indagine penale. Solo 41 denunce (6%) hanno portato all'apertura di un'indagine penale. A Luglio 2024 l’attività di FFA in quasi un decennio [FFA è stato istituito nel 2014, ndR ] in merito agli eventi militari a Gaza ha portato ad una sola indagine con incriminazione, quindi soltanto lo 0,17% di tutte le denunce esaminate da FFA e i cui esiti sono noti (583) hanno portato ad un’azione penale. In pratica centinaia di denunce che hanno sollevato sospetti di violazione del diritto internazionale, due offensive militari e un'operazione di opposizione alle proteste hanno portato alla notificazione di sole tre incriminazioni, due delle quali sono state aperte senza l'intervento di FFA.” [dal sito di Yesh Din].

In breve: in 10 anni non si è riscontrato un solo procedimento giudiziario per l’uccisione di un giornalista in Israele e territori Occupati. Abbiamo lasciato alla conclusione ciò che avremmo potuto già anticipare saltando parte delle considerazioni esposte. L’abbiamo compiuto intenzionalmente sperando di riuscire a dare almeno un’impressione di quanta controinformazione si possa annidare dietro le parvenze ufficiali e di quanti intrecci sia intessuta la manipolazione dell’opinione pubblica.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritii Umani ha sollevato lo scorso Giugno una giusta obiezione sulla indipendenza e imparzialità del MAG, testualmente] :
“[…] OHCHR remains concerned with the dual role of the MAG, as both legal adviser to the Chief of General Staff and other military authorities and supervisor of disciplinary and criminal investigations. This compromises the independence and impartiality of the investigative system, since the MAG is responsible for investigating violations carried out in operations for which the MAG provided legal advice”.
Cioè, come si può concepire e accettare che lo stesso organo agisca come Giano bifronte, difensore legale dei vertici militari e contestualmente supervisore delle indagini negli stessi procedimenti in cui le indagati riguardano gli assistiti ?

Rimangono le tragedie che noi occidentali non sappiamo o non vogliamo far cessare blaterando argomentazioni sottili talvolta all’insegna di una sorta di darwiniana sopravvivenza della specie nell’incapacità di inventare spazi di sopravvivenza per tutti . Questa, a nostro avviso, è la sconfitta del genere umano che non può non inquietarci.
Se non fosse per questo, le narrazioni che provengono da quella terra millenaria dai mille sviluppi potrebbero allietare il peso degli anni che ci sovrastano e i social media con un’ampia scelta: cosmogonie alla Gilgameš, fiumi di latte e miele, urì irresistibili, epopee di cavalli alati e cabbale. Oppure mitologie fantastiche del XXI secolo, ad esempio quelle che vorrebbero glorificare l’Uno attraverso la fusione della funzione di difensore con l’accusatore e superare quella antiquata teoria per cui “la difesa è funzione dialetticamente contrapposta all’accusa”. Affabulazioni esilaranti anche per una matricola di Giurisprudenza alla prima lezione di diritto processuale penale. Purtroppo questo aspetto non contribuisce affatto a contrastare gli abusi e i crimini mentre laggiù continuano a morire a causa della “difesa dei valori dell’Occidente”.
[Riccardo Gullotta]
Think of the children orphaned in Gaza
Forced to grow up without a mother and a father
Been forgotten by
The propaganda
Telling you an Israeli life is important, but a Palestinian’s doesn’t matter
That Israelis are killed but Palestinians died from a natural disaster
But this isn’t true, it’s fake news
They do matter
That’s someone’s father, mother
Someone’s son and someone’s daughter
There not just merely a number
But they have been dehumanised
The TV telling you a Palestinian’s life doesn’t equal an Israeli life
But don’t be fooled by all these media lies
It’s all to deflect from our government’s war crimes
Air strike after air strike
But they can’t hide
They’re committing slaughter right in front of our eyes documented online worldwide
And genocidal Joe, how many more have to die
Before you stop funding this genocide

They are human
Why can’t you see
They are human
Just like you and me
They are human
With hopes and dreams
Ripped away by colonial greed
They are human
They are human
With so much to give
So let every Palestinian live

They are the professors, the doctors
The construction workers
They are the courageous nurses
The medics
The surgeons operating without anaesthetic
The academics
The poets, the singers, the dabke dancers
The weavers
Making your keffiyehs, the chefs
The heroic journalists risking their lives to bring you the evidence
They are
The talented artists
All dealing with the most unimaginable of hardships
They are the activists standing up against 75 years of injustice

So we must keep sharing
Never stop caring
Keep campaigning until there is fairness
And until they have some happiness

They are human
Why can’t you see?
They are human
Just like you and me
They are human
With hopes and dreams
Ripped away by colonial greed
They are human
They are human
With so much to give
So let every Palestinian live

They are some of the most resilient people that I have ever met
With such unbelievable
Strength
So
If you are still sitting on the fence
Try seeing things through a Palestinians lens
What if it was your family, what if it was your friends
Would you not do all you could
To bring this an end
Would you not do all you could
To bring this an end

They are human
Why can’t you see?
They are human
Just like you and me
They are human
With hopes and dreams
Ripped away by colonial greed
They are human
They are human
With so much to give
So let every Palestinian live

They are human
Why can’t you see?
They are human
Just like you and me
They are human
With hopes and dreams
Ripped away by colonial greed
They are human
They are human
With so much to give
So let every Palestinian live

envoyé par Riccardo Gullotta - 23/10/2024 - 01:32



Langue: italien

Traduzione italiana / Italian translation / الترجمة الإيطالية / Traduction italienne /תרגום לאיטלקית / Italiankielinen käännös:

SONO ESSERI UMANI

Pensa ai bambini di Gaza orfani
Costretti a crescere senza una madre e un padre
Dimenticati dalla
Propaganda
Ti raccontano che la vita di un israeliano è importante, ma quella di un palestinese non conta
Che gli israeliani muoiono uccisi ma i palestinesi muoiono per una calamità naturale
Ma questo non è vero, sono notizie false
Le vite sono importanti
Quello è il padre, la madre di qualcuno
Il figlio di qualcuno e la figlia di qualcuno
Non sono solo numeri
Ma sono stati deprivati dell’umanità
La TV ti racconta che la vita di un palestinese non vale quanto la vita di un israeliano
Ma non farti ingannare da tutte queste bugie dei media
Tutto ciò è per distrarre l'attenzione dai crimini di guerra del nostro governo
Dall’alto bombe dopo bombe
Ma non riescono a nascondere che
Stanno commettendo una mattanza proprio davanti ai nostri occhi, é diffuso online in tutto il mondo
Genocida Joe, quanti altri ancora devono morire
Prima che tu smetta di finanziare questo genocidio?

Sono umani
Perché non riesci a vederlo?
Sono umani
Proprio come te e me
Sono umani
Con speranze e sogni
Strappati via dall'avidità coloniale
Sono umani
Sono umani
Con proprio tanto da dare
Quindi lascia che ogni palestinese viva

Sono professori, professionisti
Operai edili
Infermiere coraggiose
Medici
Chirurghi capaci di operare senza anestesia
Accademici
Poeti, cantanti, danzatori di dabka [1]
Tessitori
Che realizzano le vostre kefiah, gli chef [2]
Giornalisti eroici che rischiano la vita per darvi conto dei fatti
Sono
Artisti di talento
Tutti alle prese con le più inimmaginabili difficoltà
Sono gli attivisti che si ribellano a 75 anni di ingiustizia

Quindi dobbiamo continuare a condividere
Senza smettere mai di solidarizzare
Continuare a fare campagne finché non ci sarà equità
E finché non avranno un po' di felicità

Sono umani
Perché non riesci a vederlo?
Sono umani
Proprio come te e me
Sono umani
Con speranze e sogni
Strappati via dall'avidità coloniale
Sono umani
Sono umani
Con proprio tanto da dare
Quindi lascia che ogni palestinese viva

Sono alcune delle persone più tenaci che abbia mai incontrato
Con una forza così incredibile
Quindi
Se hai ancora remore
Prova a vedere le cose con l’ottica di un palestinese
E se fosse la tua famiglia, se fossero i tuoi amici
Non faresti tutto il possibile
Per porre fine a tutto questo
Non faresti tutto il possibile
Per porre fine a tutto questo

Sono umani
Perché non riesci a vederlo?
Sono umani
Proprio come te e me
Sono umani
Con speranze e sogni
Strappati via dall'avidità coloniale
Sono umani
Sono umani
Con proprio tanto da dare
Quindi lascia che ogni palestinese viva

Sono umani
Perché non riesci a vederlo?
Sono umani
Proprio come te e me
Sono umani
Con speranze e sogni
Strappati via dall'avidità coloniale
Sono umani
Sono umani
Con proprio tanto da dare
Quindi lascia che ogni palestinese viva
[1] دبكة , pronuncia dabka o dabke, é la danza di gruppo diffusa in tutto il Medio Oriente. Ha origini fenicie. Per alcuni richiama i riti propiziatori cananei volti ad allontanare gli spiriti maligni e proteggere le piante e i raccolti.
Ne esistono decine di varietà in base al ritmo e all’accompagnamento vocale.
In Palestina la dabka è associata all’ideale della Resistenza. Durante la guerra civile siriana erano frequenti le esecuzioni di dabka in segno di protesta contro il regime di Assad

[2] casacca 

envoyé par Riccardo Gullotta - 23/10/2024 - 09:16


Riccardo Gullotta - 26/10/2024 - 12:31




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