Mamma non mi manda' al fornacione
Che ci hanno costruito tre cancelli,
Quello in del mezzo ci passa i' padrone
Quello alla proda [1] i giovanotti belli.
Mamma non mi manda' fòri alla sera
Son piccolina e non mi so badare,
C´è i giovanotti fòri di maniera,
O mamma mi potrebbero baciare.
E lo mio amore ch´è della miniera
‘E se lo gode la miniera cane,
‘E se lo gode la miniera cane,
L’avanzaticcio delle zoccolone.
Che ci hanno costruito tre cancelli,
Quello in del mezzo ci passa i' padrone
Quello alla proda [1] i giovanotti belli.
Mamma non mi manda' fòri alla sera
Son piccolina e non mi so badare,
C´è i giovanotti fòri di maniera,
O mamma mi potrebbero baciare.
E lo mio amore ch´è della miniera
‘E se lo gode la miniera cane,
‘E se lo gode la miniera cane,
L’avanzaticcio delle zoccolone.
Mamma non mi manda' al fornacione
Che ci hanno costruito tre cancelli.
Che ci hanno costruito tre cancelli.
[1] Laterale, al bordo della recinzione.
Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 2024/10/13 - 18:26
Language: English
English version / Versione inglese / Version anglaise / Englanninkielinen versio:
Anonimo Toscano del XXI Secolo, 13-10-2024 19:32
Anonimo Toscano del XXI Secolo, 13-10-2024 19:32
The Mine Furnace
Mamma, don’t let me go to the mine furnace
For three gates stand built up there,
The central gate is for the mine boss,
The side gates for nice young miners.
Mamma, don’t let me go out at night,
I’m too young and can’t take care of myself,
The young men there have rude manners,
They could even kiss me oh mamma dear.
My sweetheart works hard in the mine,
And he’s a slave in that fucking mine,
And he’s a slave in that fucking mine,
Soon he’ll be ready for twopenny whores.
Mamma, don’t let me go to the mine furnace
For three gates stand built up there,
The central gate is for the mine boss,
The side gates for nice young miners.
Mamma, don’t let me go out at night,
I’m too young and can’t take care of myself,
The young men there have rude manners,
They could even kiss me oh mamma dear.
My sweetheart works hard in the mine,
And he’s a slave in that fucking mine,
And he’s a slave in that fucking mine,
Soon he’ll be ready for twopenny whores.
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Ripreso da Popolarcantare, un piccolo canzoniere autoprodotto consegnatomi a suo tempo dal cantastorie lucchese Gildo dei Fantardi. Recita la breve introduzione: “Questo stornello è stato raccolto da Dodi Moscati ad Arcidosso (Grosseto – Monte Amiata) intorno al 1970. Proviene da Santa Fiora, paese del Monte Amiata ricco di zolfo e che assorbiva in miniera gran parte della manodopera maschile. Alle santafioresi bastano una melodia e poche parole per esprimere il sentimento di un’esistenza tutta vissuta all’ombra della fatica più dura. Al ‘Fornacione’ ci stanno tre cancelli: e qui, all’ingresso della ‘miniera cane’ sta scritto il destino degli uomini di Santa Fiora. E’ stato riscontrato che anche in altre parti della Toscana si può trovare questo canto e anche in Lucchesia ne esiste una versione leggermente diversa da quella qui riproposta.”
Aggiungo qualche cosa. Dodi Moscati raccolse il canto a Arcidosso esattamente nel 1970, da tale Nello Narni. Lo si trova nel suo album del 1974 intitolato La miseria l’è un gran malanno, contenente canti raccolti da Dodi Moscati e rielaborati assieme a Luciano Francisci (con arrangiamenti di Luciano e Maurizio Francisci). Il “fornacione” è la fornace dove si brucia lo zolfo; la crudissima espressione “avanzaticcio delle zoccolone” indica uomini oramai rovinati fisicamente, buoni soltanto per andare con prostitute da quattro soldi.
Basandosi sul fatto che le prime miniere di zolfo della zona (Lornano, Poggio Orlando) furono aperte nel 1899, è possibile situare abbastanza bene l’epoca del canto. In alcuni casi l’attività estrattiva dello zolfo durò molto poco (Lornano chiuse nel 1908); in altri si mantenne ancora qualche anno. La manodopera venne comunque assorbita da altre miniere della zona (mercurio, lignite); il fatto che nel canto ci si riferisca precisamente allo zolfo e alla sua (altamente tossica) lavorazione lo situa entro gli anni ‘20 del XXI secolo.
Costruito secondo il ben noto schema e stilema popolare (diffuso in tutta Europa) della fanciulla adolescente che chiede (fintamente) alla mamma di non mandarla in un dato posto (il fornacione, la miniera, la fabbrica…) perché ben fornito di “giovanotti belli”. In realtà, naturalmente, le fanciulle erano ben liete e disponibili, e le mamme altrettanto. Il problema, sempre uguale, era che i giovanotti facevano presto a imbruttire, schiantati da un lavoro terrificante che li riduceva a larve, quando non venivano inghiottiti dalla miniera. Le fanciulle dovevano fare presto, prima che i ragazzi si ritrovassero ad essere buoni soltanto per le puttane da minatori o, in alternativa, già bell'e morti. [AT-XXI]