Simone Savogin: L'orrore della guerra
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLangue: italien
Non ho mai imparato le stelle, papà
e mi sarebbe tanto piaciuto.
Sentir l'erba tagliata che piange rugiada
e le dita stanche che tirano i capelli del mondo.
Come sempre è questione di spazio e momento.
Loro spente e sparse e io che le indico
e ne disegno i contorni,
più eterne delle nuvole ma solo di poco.
Non ho mai detto "Ti amo" a nessuno, papà
perché insegnate l'orgoglio
quel credere di meritare di più
e perdere fiumi di sorrisi e respiri.
Aveva quegli occhi di acqua e di luce
furbi e vivi da meritare cuscini.
Vorrei una voce migliore per dirlo domani,
si, forse domani, forse.
Non ho mai letto un fumetto, fumato sul tetto,
raggiunto quel punto d'incontro
fra resto del mondo e realtà sullo sfondo.
Cantato a sgolarmi, voluto le armi,
saputo adattarmi ai tuoi ritmi
notturni e diurni e rumori attutiti.
Tra fumo e detriti sgualcito lenzuola
con giochi proibiti, da chi poi...
da chi li ha provati e trovati squisiti
Votato partiti, capito quei riti,
veduto gli dei che hai detto reali
e spacciato per miei.
Finito di essere ciò che vorrei
una voce diversa da quella che sei
visitato Shanghai detto "Mai e poi mai"
preso mani e poi rami e giocato agli indiani
Abbracciato ubriaco un amico fidato
dato tutto e poi pianto per esser stato deluso
Rinunciato al "Mi scusi", baciato a occhi chiusi
accettato i soprusi di chi si sente al di sopra
di tutto e di tutti. Fatto a gara di rutti.
Inferto insulti a quei bruti che me ne hanno elargiti.
Agitato vessilli per strada fra strilli
ho gridato aspri strali
Sentito di esser parte di uno dei vostri stati
invasi da invasati e divisi da divise.
Tracciati su mappe diverse dal vero
posseduto davvero poichè io sono del mondo
e non viceversa.
Versato veleno, viaggiato su un treno,
sorriso sereno e vissuto bei sogni.
Spremuto ogni goccia del tempo presente.
Sentito il suono inumano del niente.
Dammi la mano e poi stringi, papà,
devi dirmi davvero il perchè siamo fermi
a dar sfogo agli istinti
mentre il mondo buono ci accoglie
e noi a togliergli vita e aria e sangue
per avere e non essere.
Correre e vincere come i bambini
più piccoli di me, come gli animali
che diciamo inferiori.
Ironia del destino ti sento
e avvicino d'istinto la porta
ma non ci riesco, non esco
e scopro che il viaggio è solo una giostra
a cui poco importa.
Pensa alla sorte che scopre le carte
in un lampo di vita che ci vede vicini
tu tra assassini a sei anni da qui
segui sguardi, segugi, gridi "Guarda, sgualdrine"
e ne sbatti una a terra, è guerra si sa,
si può tutto e di più e poi tu
farabutto ne abusi usi le armi con sprezzo
che tanto il prezzo di quel pezzo di carne
è meno di zero, non vale niente davvero
e respira straziata "Ma stai zitta"
puntandole in bocca un'altra bocca di ferro.
Fa freddo e il sapore è più o meno lo stesso.
Passo spesso le notti a cantare fra i botti
le ninnenanne di nonna, con mamma che piange,
mi stringe e finge sia un gioco.
Poco fa il tuo mortaio ha capito
mi ha colpito dritto, nel petto,
e ha distrutto quel tetto che mi divideva dal cielo
e mi ha regalato le stelle.
Ti sei ricordato del mio compleanno, papà,
grazie.
e mi sarebbe tanto piaciuto.
Sentir l'erba tagliata che piange rugiada
e le dita stanche che tirano i capelli del mondo.
Come sempre è questione di spazio e momento.
Loro spente e sparse e io che le indico
e ne disegno i contorni,
più eterne delle nuvole ma solo di poco.
Non ho mai detto "Ti amo" a nessuno, papà
perché insegnate l'orgoglio
quel credere di meritare di più
e perdere fiumi di sorrisi e respiri.
Aveva quegli occhi di acqua e di luce
furbi e vivi da meritare cuscini.
Vorrei una voce migliore per dirlo domani,
si, forse domani, forse.
Non ho mai letto un fumetto, fumato sul tetto,
raggiunto quel punto d'incontro
fra resto del mondo e realtà sullo sfondo.
Cantato a sgolarmi, voluto le armi,
saputo adattarmi ai tuoi ritmi
notturni e diurni e rumori attutiti.
Tra fumo e detriti sgualcito lenzuola
con giochi proibiti, da chi poi...
da chi li ha provati e trovati squisiti
Votato partiti, capito quei riti,
veduto gli dei che hai detto reali
e spacciato per miei.
Finito di essere ciò che vorrei
una voce diversa da quella che sei
visitato Shanghai detto "Mai e poi mai"
preso mani e poi rami e giocato agli indiani
Abbracciato ubriaco un amico fidato
dato tutto e poi pianto per esser stato deluso
Rinunciato al "Mi scusi", baciato a occhi chiusi
accettato i soprusi di chi si sente al di sopra
di tutto e di tutti. Fatto a gara di rutti.
Inferto insulti a quei bruti che me ne hanno elargiti.
Agitato vessilli per strada fra strilli
ho gridato aspri strali
Sentito di esser parte di uno dei vostri stati
invasi da invasati e divisi da divise.
Tracciati su mappe diverse dal vero
posseduto davvero poichè io sono del mondo
e non viceversa.
Versato veleno, viaggiato su un treno,
sorriso sereno e vissuto bei sogni.
Spremuto ogni goccia del tempo presente.
Sentito il suono inumano del niente.
Dammi la mano e poi stringi, papà,
devi dirmi davvero il perchè siamo fermi
a dar sfogo agli istinti
mentre il mondo buono ci accoglie
e noi a togliergli vita e aria e sangue
per avere e non essere.
Correre e vincere come i bambini
più piccoli di me, come gli animali
che diciamo inferiori.
Ironia del destino ti sento
e avvicino d'istinto la porta
ma non ci riesco, non esco
e scopro che il viaggio è solo una giostra
a cui poco importa.
Pensa alla sorte che scopre le carte
in un lampo di vita che ci vede vicini
tu tra assassini a sei anni da qui
segui sguardi, segugi, gridi "Guarda, sgualdrine"
e ne sbatti una a terra, è guerra si sa,
si può tutto e di più e poi tu
farabutto ne abusi usi le armi con sprezzo
che tanto il prezzo di quel pezzo di carne
è meno di zero, non vale niente davvero
e respira straziata "Ma stai zitta"
puntandole in bocca un'altra bocca di ferro.
Fa freddo e il sapore è più o meno lo stesso.
Passo spesso le notti a cantare fra i botti
le ninnenanne di nonna, con mamma che piange,
mi stringe e finge sia un gioco.
Poco fa il tuo mortaio ha capito
mi ha colpito dritto, nel petto,
e ha distrutto quel tetto che mi divideva dal cielo
e mi ha regalato le stelle.
Ti sei ricordato del mio compleanno, papà,
grazie.
envoyé par Dq82 - 1/10/2024 - 17:02
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E' una storia vera che ho un po' romanzato
La guerriglia prende dei paesi interi, ne stupra le donne, però alcune sopravvivono, riescono a portare a termine la gravidanza e ogni tanto, come è successo in questo caso, dopo sei anni la milizia è tornata nello stesso villaggio e io ho immaginato lo stupratore stesso che uccidesse il proprio figlio, senza neanche sapere di averlo