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Sicomoro

Paolo Rizzi
Langue: italien


Paolo Rizzi

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[2024]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Paolo Rizzi

Il gelso di Gerusalemme


Paola Caridi dopo il bel libro dal titolo "Hamas" premio Kapuscinsky 2024, ha scritto un nuovo libro: Il gelso di Gerusalemme. Ci aiuta a leggere un’altra Storia di Palestina e del Medioriente, quella con la "s" minuscola, quella scritta dalla natura aggredita dall’uomo. Il gelso appartiene alla stessa famiglia del Sicomoro: le moracee, sono patriarchi generosi che donano frut-ti a tutti dall'Africa al Medioriente. Scrive così : “Perché c’è una storia che è oltre il paesaggio degli umani, a cui gli alberi assistono come testimoni, più spesso come vittime sacrificali, e che ci dice altre, diverse cose sulla terra che attraversiamo solo temporaneamente, come individui e collettività. Come specie. Ci dice che siamo una specie che progetta il paesaggio a proprio uso e consumo e che può decidere dell’irrilevanza di un albero abbattendolo, bruciandolo, facendone spazzatura. Se poi le ragioni sono dettate da conflitti e guerre si perpetua il disprezzo fino ad un ecocidio impunito.


link all'audio del podcat di Radiopopolare in cui Roberto Testa fa una bella intervista a Paola Caridi autrice del libro che mi ha ispirato questa canzone.

podcast

(PS come immagine del video vi suggerisco di mettere quella della copertina del libro Il gelso di Gerusalemme che trovate in internet . spero così di invogliare qualcono ad acquistarlo, è molto bello, grazie).

Con questo brano mi sono accorto di averne composti 10 dedicati alla Palestina dal 7 ottobre 2023 ad oggi e quindi la prossima settimana vi manderò il link ad un video che li raccoglie tutti e si chiamerà Canto per la Palestina.
Sono l’albero del Sicomoro in Africa sono nato
Nello spazio di milioni d’anni il mio viaggio è cominciato
Sono stato nutrimento di gazzelle giraffe e scimmie
Nel mio legno in Egitto i faraoni han deposto mummie

Ero Hathor la dea madre signora del Sicomoro
Radiosa sposa del sole ma la mia ombra è ristoro
In oriente dimoravo presso tombe mussulmane
Vi sostavano in preghiera donne arabe e persiane

Sotto i miei rami estesi grandi come una moschea
Vi sostò anche Maria nel suo viaggio in Galilea
Per veder passar Gesù sul mio tronco salì Zaccheo
L’esattore delle tasse viveva a Gerico era ebreo

Si pentì di aver rubato di essere stato sicofante
E restituì le somme fu miracolo all’istante
In terra di Palestina Jamayiz è il mio nome
Da Gerusalemme a Gaza vedevi ovunque le mie chiome

Tra il campo di Jabalya e la città Ashkelon
Ci son le terre e gli alberi rubati da Sharon
Questa terra non è promessa a eserciti che combattono
Noi alberi siam qui da sempre ci restiam finchè ci abbattono

Il Gelso è mio fratello moracea la mia famiglia
Siamo entrambi centenari diamo frutti a chi li piglia
Van mangiati li sul posto non se ne deve far mercato
È “Sabil” la condivisione chi li vende fa peccato

Abbiamo radici forti che nessuno può sradicare
Ci han costruito intorno muri ma li sapremo frantumare
Abbiamo radici forti che nessuno può sradicare
Ci han costruito intorno muri ma li sapremo frantumare

envoyé par Paolo Rizzi - 23/9/2024 - 15:56


Aggiungo alcuni aneddoti relativi al testo.

Nella canzone parlando di Zaccheo uso la parola “Sicofante”, è una parola di origine greca “sùkon” fico ed il verbo “fàino” mostrare. Era colui che denunciava chi esportava i fichi illegalmente ma poi venne attribuita a chi defraudava e calunniava.

Faccio menzione del fatto che nel 1972 Sharon ministro dell’agricoltura acquistò i terreni vicini a Sderot, cittadina nata dopo la distruzione del villaggio palestinese di Huj nel 1948 e la conseguente evacuazione dei suoi abitanti verso Gaza. Realizzò il suo Sicomoro ranch (Havat Shikmim) ed è qui che ora è sepolto.

Dopo il 7 ottobre queste cittadine israeliane sono state oggetto degli attacchi di Hamas e quindi poi parzialmente evacuate. La città di Ashkelon a pochi km nord da Gaza fino al 1948 era abitata solo da 5.000 arabi ora vi sono circa 100.000 israeliani arrivati da Russia, Africa, Asia. Paola Carini nel libro riporta testimonianze di chi ricorda di un viale con migliaia di sicomori che lo fiancheggiavano da entrambi i lati, percorso gioiosamente dai ragazzini che andavano a giocare all’ombra raccogliendo i fichi.

Ora gli abitanti di Ashkelon sono preoccupati dell’inquinamento causato dai bombardamenti israeliani su Gaza, che hanno distrutto il campo profughi e anche gli impianti di depurazione a Jabalya. Ora l’acqua inquinata di Gaza risale fino a contaminare anche le loro spiagge. Sui social si leggono commenti di disprezzo e non di commiserazione per lo stato di degrado del territorio palestinese causato dai bombardamenti.

Mi è piaciuta molto la puntualizzazione che è citata nel libro rispetto al principio di consumare sul posto la frutta di questi alberi “sacri” e di non farne mercato, un concetto espresso dalla parola “Sabil” che denota la condivisione fra chiunque possa accedere a questi regali della natura. Il sicomoro può fruttificare anche 8 volte all’anno.

Paolo Rizzi - 23/9/2024 - 22:22




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