Ik werd geboren voor de oorlog
Ik was er drie toen hij begon
En m’n vroegste herinneringen
Zijn de wetten van ’t kanon.
Ik was een dunne kleine jongen
En ik speelde op de straat
In de kroeg werd nog gezongen
En m’n vader was soldaat.
Ik aanvaarde zonder vragen
Buchenwald vond ik gewoon
Het was weer een van die namen
Met een vreemde Duitse toon.
Ik zag de grauwe legerbenden
Ik vond het allemaal normaal.
Ik had niets anders leren kennen
In die tijd van vuur en staal.
Maar ik zag wat er gebeurde
En ik voelde ‘t in m’n bloed
Ik wist dat puinen vochtig geurden
Naar formol en ranzig roet.
Ik zag de vloek die ons bedreigde
Ons vervreemde van de vreugd.
Ik zag de tranen van de vrouwen
En de rimpels van de jeugd.
Ik stak m’n hoofd onder de dekens
Voor ‘t geronk van de V2
Die op zekere nacht vlakbij viel
Maar voor mij viel het nog mee.
Een paar krassen van de scherven
En toen liep ik op de straat
Waar ze lagen om te sterven
Met onmenselijk wit gelaat.
Ik was te klein om de gevaren
Te begrijpen toen misschien
Het was eerst in later jaren
Dat ik het kon overzien.
En ‘k verwens de stalen mannen
En ik schijt in hun kanon
Ik werd geboren voor de oorlog
Ik was er drie toen hij begon.
En ‘k verwens de stalen mannen
En ik schijt in hun kanon
Ik werd geboren voor de oorlog
Ik was er drie toen hij begon.
Ik was er drie toen hij begon
En m’n vroegste herinneringen
Zijn de wetten van ’t kanon.
Ik was een dunne kleine jongen
En ik speelde op de straat
In de kroeg werd nog gezongen
En m’n vader was soldaat.
Ik aanvaarde zonder vragen
Buchenwald vond ik gewoon
Het was weer een van die namen
Met een vreemde Duitse toon.
Ik zag de grauwe legerbenden
Ik vond het allemaal normaal.
Ik had niets anders leren kennen
In die tijd van vuur en staal.
Maar ik zag wat er gebeurde
En ik voelde ‘t in m’n bloed
Ik wist dat puinen vochtig geurden
Naar formol en ranzig roet.
Ik zag de vloek die ons bedreigde
Ons vervreemde van de vreugd.
Ik zag de tranen van de vrouwen
En de rimpels van de jeugd.
Ik stak m’n hoofd onder de dekens
Voor ‘t geronk van de V2
Die op zekere nacht vlakbij viel
Maar voor mij viel het nog mee.
Een paar krassen van de scherven
En toen liep ik op de straat
Waar ze lagen om te sterven
Met onmenselijk wit gelaat.
Ik was te klein om de gevaren
Te begrijpen toen misschien
Het was eerst in later jaren
Dat ik het kon overzien.
En ‘k verwens de stalen mannen
En ik schijt in hun kanon
Ik werd geboren voor de oorlog
Ik was er drie toen hij begon.
En ‘k verwens de stalen mannen
En ik schijt in hun kanon
Ik werd geboren voor de oorlog
Ik was er drie toen hij begon.
Langue: italien
Traduzione italiana / Italiaanse vertaling / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 9-7-2024 20:04
Wannes van de Velde era nato a Anversa il 29 aprile 1937 (e vi è morto il 10 novembre 2008). Nulla di quanto si ascolta in questa canzone è “letterario”: un bambino nato a Anversa tre anni prima della guerra ha visto, nell’ordine: l’occupazione tedesca (maggio 1940), la deportazione in massa della comunità ebraica, una delle principali dell’Europa occidentale; la costruzione di una linea di difesa coi famosi bunker; la liberazione da parte dell’11a Divisione britannica (4 settembre 1944); il tentativo di distruzione del porto da parte dei tedeschi, che riversarono sul porto e su tutta la città migliaia di missili V1 e V2. Anversa fu il principale bersaglio delle V2, le famose “armi segrete” di Hitler, che curiosamente eran talmente segrete che non distrussero affatto il porto, mentre rasero al suolo il resto della città. Occorre a questo punto fare almeno un cenno al Cinema Rex: il 16 dicembre 1944, quando Wannes van de Velde aveva sette anni e mezzo, una V2 fu lanciata su un cinema, situato in De Keyserlei 15 (cinema che, tra l’altro, era un capolavoro di architettura modernista progettato da Leon Stynen). Era il primo giorno dell’offensiva tedesca nelle Ardenne. Mentre si proiettava il film di Cecil B. De Mille La conquista del West ed il cinema era stracolmo di spettatori, civili e militari, la V2 lo centrò in pieno: 567 morti. E’ stato il singolo attacco missilistico che ha provocato più vittime nell’intera II guerra mondiale. Lo stesso giorno, a pochi isolati di distanza dal cinema rex, un'altra V2 beccò in pieno un condominio nella Twee Netenstraat ("via delle Due Reti"), facendo altri settantuno morti. E così via.
Per finire, nei pressi di Anversa sorgeva anche il campo di concentramento di Breendonck. Si capisce forse, così, assai meglio questa canzone -che non è scritta in dialetto anversano, ma che di Anversa racconta il calvario visto con gli occhi di un bambino. E pensare che, nel 1920, a Anversa c’erano state pure le “Olimpiadi”; le stesse che ci saranno, fra pochissimo, a Parigi mentre l’Europa si avvia di nuovo, quatta quatta, alla distruzione. [RV]
Riccardo Venturi, 9-7-2024 20:04
Wannes van de Velde era nato a Anversa il 29 aprile 1937 (e vi è morto il 10 novembre 2008). Nulla di quanto si ascolta in questa canzone è “letterario”: un bambino nato a Anversa tre anni prima della guerra ha visto, nell’ordine: l’occupazione tedesca (maggio 1940), la deportazione in massa della comunità ebraica, una delle principali dell’Europa occidentale; la costruzione di una linea di difesa coi famosi bunker; la liberazione da parte dell’11a Divisione britannica (4 settembre 1944); il tentativo di distruzione del porto da parte dei tedeschi, che riversarono sul porto e su tutta la città migliaia di missili V1 e V2. Anversa fu il principale bersaglio delle V2, le famose “armi segrete” di Hitler, che curiosamente eran talmente segrete che non distrussero affatto il porto, mentre rasero al suolo il resto della città. Occorre a questo punto fare almeno un cenno al Cinema Rex: il 16 dicembre 1944, quando Wannes van de Velde aveva sette anni e mezzo, una V2 fu lanciata su un cinema, situato in De Keyserlei 15 (cinema che, tra l’altro, era un capolavoro di architettura modernista progettato da Leon Stynen). Era il primo giorno dell’offensiva tedesca nelle Ardenne. Mentre si proiettava il film di Cecil B. De Mille La conquista del West ed il cinema era stracolmo di spettatori, civili e militari, la V2 lo centrò in pieno: 567 morti. E’ stato il singolo attacco missilistico che ha provocato più vittime nell’intera II guerra mondiale. Lo stesso giorno, a pochi isolati di distanza dal cinema rex, un'altra V2 beccò in pieno un condominio nella Twee Netenstraat ("via delle Due Reti"), facendo altri settantuno morti. E così via.
Per finire, nei pressi di Anversa sorgeva anche il campo di concentramento di Breendonck. Si capisce forse, così, assai meglio questa canzone -che non è scritta in dialetto anversano, ma che di Anversa racconta il calvario visto con gli occhi di un bambino. E pensare che, nel 1920, a Anversa c’erano state pure le “Olimpiadi”; le stesse che ci saranno, fra pochissimo, a Parigi mentre l’Europa si avvia di nuovo, quatta quatta, alla distruzione. [RV]
Sono nato prima della guerra
Sono nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata
E i miei primi ricordi
Sono le leggi del cannone.
Ero un ragazzino magro
E giocavo per la strada,
Si cantava ancora all’osteria
E mio padre era soldato.
Ho accettato senza far domande.
Per me Buchenwald era normale,
Era un altro di quei nomi
Con uno strano accento tedesco.
Vedevo i grigi squadroni di soldati
E trovavo tutto normale.
Non avevo nient’altro da sapere
In quel tempo di fuoco e acciaio.
Ma vedevo quel che accadeva,
E me lo sentivo nel sangue.
Sapevo che le macerie puzzano d’umido,
Di formaldeide e di fuliggine rancida.
Vedevo la maledizione che ci minacciava
E che ci alienava dalla felicità.
Vedevo le donne che piangevano
E i ragazzi già pieni di rughe.
Metto la testa sotto le coperte
Per il ruggito della V2,
Che una notte cadde lì vicino,
Ma per me non andò poi tanto male.
Un paio di graffi per le schegge,
E poi corsi in strada
Dove c’era gente stesa a morire
Con facce smorte e disumane.
Forse, sì, ero troppo piccolo
Per capire i pericoli.
Fu solo qualche anno più tardi
Che me ne resi conto.
E vaffanculo agli uomini d’acciaio,
E cào ner su’ ‘annone [1],
So’ nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata.
E vaffanculo agli uomini d’acciaio,
E cào ner su’ ‘annone,
So’ nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata.
Sono nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata
E i miei primi ricordi
Sono le leggi del cannone.
Ero un ragazzino magro
E giocavo per la strada,
Si cantava ancora all’osteria
E mio padre era soldato.
Ho accettato senza far domande.
Per me Buchenwald era normale,
Era un altro di quei nomi
Con uno strano accento tedesco.
Vedevo i grigi squadroni di soldati
E trovavo tutto normale.
Non avevo nient’altro da sapere
In quel tempo di fuoco e acciaio.
Ma vedevo quel che accadeva,
E me lo sentivo nel sangue.
Sapevo che le macerie puzzano d’umido,
Di formaldeide e di fuliggine rancida.
Vedevo la maledizione che ci minacciava
E che ci alienava dalla felicità.
Vedevo le donne che piangevano
E i ragazzi già pieni di rughe.
Metto la testa sotto le coperte
Per il ruggito della V2,
Che una notte cadde lì vicino,
Ma per me non andò poi tanto male.
Un paio di graffi per le schegge,
E poi corsi in strada
Dove c’era gente stesa a morire
Con facce smorte e disumane.
Forse, sì, ero troppo piccolo
Per capire i pericoli.
Fu solo qualche anno più tardi
Che me ne resi conto.
E vaffanculo agli uomini d’acciaio,
E cào ner su’ ‘annone [1],
So’ nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata.
E vaffanculo agli uomini d’acciaio,
E cào ner su’ ‘annone,
So’ nato prima della guerra,
Avevo tre anni quando è iniziata.
[1] Piccola utterance in livornese. Del resto, un bimbo nato a Livorno tre anni prima della guerra ha visto una novantina di bombardamenti senza contare la famosa comunità olandese, deportata in massa perché erano tutti ebrei.
Tra parentesi, trappa. Lo stile della presentazione ("Testo trovato qui"... "La trovo" ecc.) m'ha un che di familiare e mi fa venire in mente certe valli occitane, o francoprovenzali. Ma, magari, mi sbaglio.
Riccardo Venturi - 9/7/2024 - 22:01
Ti sbagli... Non son quello che tu pensi io sia...
E ti intimo severamente di parlare di me ad alcuno...
E ti intimo severamente di parlare di me ad alcuno...
D'accordo....però se mi "intimi severamente di parlare di te ad alcuno", par quasi che tu mi ordini di parlare di te a tutti. Attenderò quindi giorni tre, a partire da stasera alle ore 22, per una rettifica della tua syntassi; scaduti i quali, monterò un palco improvvisato in piazza dell'Isolotto, e in orario di mercato, tenendo al popolo una concione su di te. Intimati saluti.
Riccardo Venturi - 10/7/2024 - 21:42
"Intimo" non è di Karinzia...
Sta per "Ti impedisco a che tu"...
Per cui, acqua in bocca, se vuoi goderti ancora il sole...
Sta per "Ti impedisco a che tu"...
Per cui, acqua in bocca, se vuoi goderti ancora il sole...
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La trovo con altro interprete nel disco collettivo del 2012 "Oorlogs- En Vredesliederen", in omaggio al cantautore fiammingo, scomparso pochi anni prima.