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Calamaro Gigante

Selton
Language: Italian


Selton

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Album: GRINGO Vol.1 (2024)
Calamaro Gigante


Il mare è molto presente nel disco e volevamo affrontarlo anche da questo punto di vista [raccontando i drammi delle persone migranti, ndr]. Raccontiamo la violenza, ma lo facciamo in questo modo per far sì che tutti vogliano prestare ascolto a questa storia, che parla di umanità, al di là della politica

Selton, Vanity Fair

[Il brano] È nato dalla volontà di raccontare una storia senza per forza essere politici e parlare dell’ambiente. Di base volevano raccontare una storia che avesse valore per il racconto in sé, non tanto per chissà quale motivo politico. Abbiamo deciso di inserirla nel disco perché sin da subito ci è sembrata nuova all'interno della nostra discografia, banalmente perché non è cantata, ma narrata trattandosi di un racconto. E questa cosa ci ha fatto sentire molto “italiani”, perché comunque da straniero staccarti dalla melodia e andare a scrivere e basta è forse il livello più “madrelingua” che puoi raggiungere. Ci è sembrata una sfida. L’abbiamo fatto sentire anche a un po' di amici per avere un parere e abbiamo capito che era un brano che aveva una sua forza, presenta una visione esterna che ci piaceva raccontare.

Eduardo Stein Dechtiar, noisyroad
Sono cinquant'anni che vivo sotto le acque di questo mare
La solitudine, la fame
Ho visto pure il colore dell'acqua cambiare
Gli occhi occhi di alcuni e degli altri nel tempo son diventati grigi
Altri, invece, non li ho mai più visti
Ma oggi è diverso, 26 febbraio di un anno di cambiamenti
Vedo questa barca improvvisata e colorata
Che barcollando arriva sopra di me
Ondeggia, si gira e si rigira
E con l'onda finalmente si rovescia
Fa cadere in acqua tutti
Bambini, ragazzi, madri, insegnati, vecchi
A manciata, come pezzi di pane
Le gambe si muovono anche se nessuno di loro sa veramente nuotare
E i piedi, nudi e agitati, mi ricordano che anche voi siete animali
E io ho fame

Son cinquant'anni che aspetto di mangiare
Ho dentro la voragine del mondo
Sono stanco delle alghe sporche, degli avanzi
Che manco nei peggiori mari si va a pescare
E così mi avvicino un po', ma non mi faccio vedere
Siete già belli disperati così, mentre vedete il sogno scomparire
Ma proprio voi dovevate capitare qui?

Non è colpa vostra, anzi
Sarebbe stato forse più giusto mangiare uno di quelli che il vostro futuro l'ha rubato anni fa, o cento anni fa
Guarda un po', son gli stessi che hanno distrutto questo mare
Ma non importa, ho fame
La mia natura è questa e devo sfamarmi
Così come la vostra natura è quella che vi ha portato ad attraversare il Mediterraneo per sopravvivere

Vedo le gambe lunghe e disperate di una ragazza incinta che è già pure mamma
Ha un bambino in braccio che piange e grida
Io mi avvicino
Sento il profumo di carne fresca e arrivo sempre più vicino a loro due
Ora rallentati e stanchi di lottare contro il mare
Il bambino si gira verso l'acqua come se fosse uno specchio
I nostri sguardi si incrociano per un secondo
Lui urla, ma il suo pianto si confonde con tutti gli altri
E nella confusione fa cadere la sua razione
Il resto di cibo che era l'unica cosa che portava con sé
Il suo pranzo cade nell'acqua, lentamente, per sbaglio
Io lo mangio
Sento il sapore di quello che avrebbero mangiato all'arrivo e mi rovino un po' l'appetito
"Ma proprio voi?" penso di nuovo

Sotto l'acqua non si può respirare ma tiro un sospiro di sollievo
Anche se ho ancora fame, oggi mi va bene così
Tradisco la mia natura, ma ormai l'han tradita tutti, ognuno la sua
Vi faccio andare
Un po' per pena, un po' per tifoseria, un po' per ricordarvi che i vostri veri predatori siete voi stessi
Arrivate sull'altra sponda, fatevi forza, create la vostra nuova vita
Non sarà facile e nessuno vi potrà capire
Quelli di domani non sapranno mai quello che è successo questa notte
Quelli di domani non sapranno mai quello che è successo questa notte

2024/5/22 - 19:03




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