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Anna Göldi

Gerardo Pozzi
Langue: italien


Gerardo Pozzi

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Anna Göldi

Anna Göldi (1734-1782) fu l'ultima donna ad essere condannata a morte per stregoneria in Europa.

Nel settembre 1780 la Göldi fu assunta presso la famiglia del medico, dottore e giudice Johann Jakob Tschudi-Elmer (1747–1800). La piccola Anna Maria di 7 anni l'accompagnava anche nelle passeggiate e visite presso gli amici Steinmüller. Fu lì che il 19 settembre 1781 avrebbe dato alla piccola Anna Maria un biscotto ("Läkerli"). Un mese dopo fu trovato il primo spillo di una lunga serie nella tazza della piccola Anna Maria. Si disse allora che quel biscotto, consumato dagli Steinmüller, fosse stato "stregato" da Anna Göldi e contenesse spilli.

Nei giorni seguenti se ne trovarono regolarmente nel cibo della bambina. La sospettata serva si confidò al pastore e parente della famiglia, Johann Jakob Tschudi (1722-1784), che la cacciò in malo modo. Il 25 ottobre 1781 fu licenziata dalla famiglia Tschudi-Elmer e si recò prima dagli Steinmüller, poi dalla sorella Barbara a Sax. La bambina, anche dopo il licenziamento di Göldi, sputò spilli, chiodi di ferro e pezzetti di metallo, pare un centinaio fino a Natale. La competenza a chi spettasse decidere in merito fu dibattuta e disputata tra il Consiglio cattolico e il Consiglio riformato del Canton Glarona: quest'ultimo il 9 febbraio 1782 mise una taglia di 100 corone e diffuse i dati segnaletici della donna sui giornali. Göldi venne arrestata il 2 marzo 1782 a Degersheim, dove lavorava presso una osteria.

Anna Göldi fu rinchiusa in prigione e sottoposta a interrogatori e torture. Fino all'ultimo si proclamò innocente. Il dottor Tschudi, che era stato datore di lavoro di Anna, si dette un gran daffare presso i suoi colleghi giudici e le autorità di Glarona, affinché venisse condannata. Pare che Tschudi-Elmer abbia usato la stregoneria per far tacere la donna con cui avrebbe avuto una storia, relazione che se fosse stata scoperta, avrebbe minato la sua reputazione sociale e professionale. Sembra, altresì, che due anni prima ella lo avesse denunciato per stupro al tribunale ecclesiastico ma essendovi, tra i suoi membri, il fratello dell'accusato, egli venisse assolto dall'accusa senza alcuna conseguenza. Il 6 giugno il consiglio evangelico glaronese con 32 voti contro 30 la giudicò colpevole di essere una avvelenatrice ("Vergifterin"), nonostante non esistesse alcuna prova circostanziata. Il 13 giugno 1782 Anna Göldi morì sulla ghigliottina. Tenuto conto delle amicizie di cui godeva presso i giudici, dopo il processo, Tschudi chiese, anzi, volle un documento ufficiale che confermasse che lui non aveva mai toccato Göldi.

Dopo la sua morte, il suo caso fu descritto da scrittori e giornalisti dell'epoca, tra cui Heinrich Ludwig Lehmann e Wilhelm Ludwig Wekhrlin. La sentenza fu descritta all'epoca dallo storico August Ludwig von Schlözer come un omicidio giudiziario con le parole: "l'assassinio di un innocente, deliberatamente e con tutto lo sfarzo della santa giustizia"


Con Anna Göldi, invece, affronti alla tua maniera un tema attualissimo come quello dei femminicidi partendo da un fatto storico risalente al 13 giugno 1782, giorno in cui Anna Göldi, ultima donna in Europa ad essere accusata di stregoneria, fu ghigliottinata a Glarona in Svizzera. La canzone si apre con questi versi "Sono passati quasi 226 anni dalla tua testa mozzata. / Dicono che gli Svizzeri sono precisi come gli orologi: mi sembra una cazzata" e si chiude con questa amarissima constatazione "Mi spiace dirtelo, e tanto più con una canzone pensata sul divano. / Ma la tua morte, le torture ignobili, la testa ruzzolata... / È stato tutto vano. È stato tutto invano". Cosa ci sta in mezzo, che è forse ancora peggio visto che siamo nel 2024? Lo lascio dire a te e alla tua sensibilità.

In mezzo c'è ancora tanto, tantissimo. Da qualche anno giro con uno spettacolo, fortemente voluto dalla mia amica Erica Boschiero (bravissima cantautrice) e costruito insieme al Coro Auser di Treviso (dell'Università della Terza Età) composto da sole donne. Lo spettacolo racconta la storia della posizione e del ruolo della donna, circa da inizio XX secolo sino ad oggi. La cosa pazzesca è che questo spettacolo si basa su documenti e fatti realmente accaduti, e quelli che narrano gli anni '60 sono stati vissuti direttamente da molte delle coriste. Non so dare una spiegazione e non ho alcuna risposta, in merito alla questione della violenza contro le donne, solo una profondissima e inquieta amarezza. Se però ci si concentra anche sulle religioni, che mostrano la storia della cultura di un popolo e/o di una zona del mondo, non ce n'è una che non abbia un'impronta patriarcale (come si usa dire oggi). Forse invidia? Timore? Perché questa necessità "maschile" di sottomettere la donna? Attenzione però: di una certa parte maschile, voglio specificarlo, di qualcuno che ha avuto ed ha potere decisionale. Non è un costrutto di ogni uomo. Le generalizzazioni mi fanno sempre paura. La violenza è umana, non ha genere né confini geografici. Ma quella contro le donne è palese, da sempre.

La storia di Anna Göldi ci insegna che dietro un assassinio di questo tipo c'è sempre qualcuno di potente che deve nascondere qualcosa. Nel caso di Anna, il suo ultimo "datore di lavoro", che nonostante sposato e con figlie (di cui proprio Anna si occupava) si era invaghito di lei e non voleva che questa cosa trapelasse, durante il falso processo insistette sino ad ottenere un documento in cui lui specificava (a che pro?) che mai e poi mai aveva avuto una relazione con Anna. E la cosa che più mi ha sorpreso, della vita e della morte di Anna Göldi, è la sua riabilitazione sommessa solo dopo ben 226 anni dal suo omicidio.

Oggi sembra che i femminicidi siano in aumento, ma è soltanto perché c'è finalmente in atto una sorta di ribellione (dico finalmente, ma purtroppo le conseguenze sono quelle che sappiamo). Ai tempi delle mie nonne, i mariti picchiavano le mogli, le mettevano incinta con dieci, undici figli, stavano sempre fuori casa, andavano con altre donne, rientravano ubriachi e venivano serviti e riveriti dalle loro mogli-schiave. Nessuna si ribellava, e ai mariti non "conveniva" ucciderle. È una terribile espressione, lo so, ma è così. Oggi, se l'oggetto di "tua proprietà" (perché è questo che si crede) si ribella, se il giocattolo non vuole più funzionare con te, lo rompi o lo butti. Non so da dove arrivi tutto questo, ma è un fatto che esiste. Ribadisco: la violenza c'è in tutti. Io stesso ho subìto uno stalking violento molti anni fa, da parte di una donna squilibrata. Ma questi sono casi singoli, psichiatrie personali.

La liceità di avere la proprietà su un altro essere umano, e nel caso specifico sulla donna che accompagna la nostra vita, è invece inammissibile, per me. Spero che la società, la politica, la sociologia e la psicologia possano migliorare le cose, in un futuro che però non sia troppo tardivo.

Gerardo Pozzi - Intervista ad Estatica
Sono passati ormai quasi 226 anni
dalla tua testa mozzata.
Dicono che gli svizzeri sono precisi come gli orologi:
mi sembra una cazzata.

Mi sembra una cazzata.

Forse ti stai chiedendo a cosa serva riabilitarti ora,
sei in buona compagnia.
Ma sai che qui le cose non è che siano poi così cambiate:
le streghe son tornate

Le streghe son tornate.

Solo che adesso al posto dei falò e della ghigliottina
si usa la pistola.
Oppure l’acido, la macchina, i pugni, i calci,
le mani strette in gola.

Le mani strette in gola.

Mi spiace dirtelo, e tanto più con una canzone
pensata sul divano.
Ma la tua morte, le torture ignobili, la testa ruzzolata…
È stato tutto vano.

È stato tutto invano.

envoyé par Lorenzo Masetti grazie a Gerardo Pozzi - 7/4/2024 - 10:23




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