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Figli del deserto

Chadia Rodríguez
Language: Italian


Chadia Rodríguez

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(2023)

Figli del deserto” si apre con il campionamento dell’inno del Marocco, anticipando il tema del brano, il cui intento è celebrare la cultura d’origine dell’artista, come se fosse da un lato un inno per la comunità araba in Italia e dall’altro un veicolo per vincere gli stereotipi e i pregiudizi degli italiani nei confronti dello “straniero”.

Figli del deserto


"Figli del deserto" parla di chi si sente diverso, di chi viene discriminato, della sofferenza che si prova quando si riceve odio ingiustificato. Parla degli altri, ma soprattutto parla di sé, della sofferenza provata che l’ha resa quello che è oggi, del non avere più paura di mostrare le più radici, anzi, di voler ripartire proprio da quelle per combattere i giudizi e andare contro le discriminazioni.

Vedi Chadia, la trapper esce con "Figli del deserto": «La diversità rende unici»
Shh, Chadia

Okay, lo giuro mamma, quello che vuoi te lo prendo
Cresciuta in mezzo a una strada, so di che parlo, porta rispetto
A casa il frigo era spento, adesso invece va meglio
Ma penso a chi esce dal carcere e non ha un tetto (No)
Il mare ci accetterà o la tomba ci accoglierà
A braccia aperte come una madre per chi ce l'ha (Per chi ce l'ha)
Con il valore di onorare la famiglia (La famiglia)
Prego di essere una buona figlia, mashallah (Mashallah)

Ho visto un'oasi, forse è un miraggio
E l'acqua lava via ogni peccato
Quando mi perdo e non trovo la mia anima
So che sono protetta dalla mano di Fatima [1]

Usciamo allo scoperto, quanto abbiamo sofferto
Noi figli del deserto, siamo qua (Ah)
Urliamo a tutto il mondo che qua è dove viviamo
Noi figli del deserto, siamo qua

Questo qua è per i miei khoya [2] a Garibaldi (Ah-ah)
Legati e senza soldi, le scarpe le scavalli (Grr-pow)
Chi ha la testa a posto e lavora fino a tardi (Fino a tardi)
Perché la tipa è incinta, benvenuto in mezzo ai grandi
Chi sta in piazza come un lavoro e il lavoro ammazza
E in questo caso fra', non è una frase fatta
La madre piange, chiude il piccolo in casa
Ma la musica salva, troverà la sua strada

Ho visto un'oasi, forse è un miraggio
E l'acqua lava via ogni peccato
Quando mi perdo e non trovo la mia anima
So che sono protetta dalla mano di Fatima

Usciamo allo scoperto, quanto abbiamo sofferto
Noi figli del deserto, siamo qua (Ah)
Urliamo a tutto il mondo che qua è dove viviamo
Noi figli del deserto, siamo qua

Questa è tutti per tutti i miei khoya di Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Catania. Tutta Italia. Italia è anche casa nostra
[1] La mano di Fatima, detta anche mano di ALO e nota per gli arabofoni come Khamsa (in arabo ﺧﻤﺴـة‎?, ossia "cinque"), è un amuleto caratteristico del Medio Oriente e del Maghreb.

Per i mussulmani l’amuleto ha assunto il nome di Mano di Alo o Hamsa o Khamsa (che in arabo significa ‘cinque’) o anche Mano di Fatima, e in questa accezione è simbolo di libertà. Fatima, che in arabo significa “La luminosa”, era la figlia del Profeta Maometto. Si diceva che quando lei andava a pregare nel deserto la pioggia cadesse, facendo sbocciare i fiori. Sposò Ali, cugino del padre e primo imam per lo Sciismo, e lo amò di un grandissimo amore, al punto che, quando lui portò a casa una concubina, come era suo diritto fare, Fatima immerse la mano nella zuppa bollente, e non si accorse nemmeno del dolore, tanto era lo strazio nel suo cuore.

Successivamente, il pianto di Fatima commosse il cuore di Alì al punto da fargli rinunciare alla concubina. Per le donne islamiche la Mano di Fatima porta pazienza e la gioia, fortuna e ricchezza, ed è un simbolo molto caro e prezioso.

Le cinque dita simboleggiano i cinque pilastri dell’Islam e l’occhio nel palmo è l’occhio di Allah.

Sia per gli ebrei, sia per i mussulmani, la Mano di Fatima è soprattutto un portafortuna e una formidabile protezione contro il male e il malocchio.


[2] khoya (arabo): fratelli

2024/1/7 - 23:49


Se ne parlava ieri con dq82, quelli della nostra generazione spesso disdegnano la trap, la considerano un genere musicalmente inascoltabile e con testi violenti e misogini. E spesso non abbiamo torto... Ma questa volta sono le donne che risollevano le sorti della musica. Questo, nel suo genere, è un gran pezzo secondo me.

Lorenzo - 2024/1/8 - 00:00




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