Quando si muore, si muore da soli
e non persuasi a cadere all'ingiù
cerco di nuovo il rumore del treno
qualche metro più a sud
Un tempo mi avevano dato per mano
il modo per andare al mare con te
al capolinea una fine normale
mi spiace stavolta non c'è
Licia mi aspetta vestita d'attesa
come glielo dirò
caduto per sbaglio volato di schiena
mi aspettava già 2 giorni fa
Una sentenza tre scarpe un inganno
la giustizia è la legge di Dio
se fossi vissuto a Chicago
starei penzolando almeno con un perché
E tu figlia che mi hai vista passare
ricordami solo come il tuo papà
che ti donava a Natale
un trenino a portarti qualche sogno più in là
Non solo ho visto tremare le foglie
per le bombe troppi anni fa
non solo ho contato i respiri correndo
nel cercare i falò
Non solo ho creduto che ad ogni dicembre
si aprisse un anno di libertà
Non solo ho visto la fine di tutto
quattro piani più a Sud
dalla finestra si vede il cortile
ma che caldo che fa
voglio tornare a giocare con Silvia
non tenetemi qui
Zitto mi han detto stai zitto ed ascolta
non ci basta la tua verità
poi mi ricordo di calci nel vento
e non sapevo volare
E tu Claudia che tremi al pensiero
di crescere sola pensando al papà
guiderò sempre un trenino di legno
a portarti qualche sogno più in là
Non più il fischio del vapore
non più l'abito leggero
non più un lavoro per dire
agli occhi degli altri quello che sono stato
la normale conseguenza
dell'inseguire un sogno d'amore
e scontrarsi sul pavimento
di chi ha solo il gelo nel cuore
e non persuasi a cadere all'ingiù
cerco di nuovo il rumore del treno
qualche metro più a sud
Un tempo mi avevano dato per mano
il modo per andare al mare con te
al capolinea una fine normale
mi spiace stavolta non c'è
Licia mi aspetta vestita d'attesa
come glielo dirò
caduto per sbaglio volato di schiena
mi aspettava già 2 giorni fa
Una sentenza tre scarpe un inganno
la giustizia è la legge di Dio
se fossi vissuto a Chicago
starei penzolando almeno con un perché
E tu figlia che mi hai vista passare
ricordami solo come il tuo papà
che ti donava a Natale
un trenino a portarti qualche sogno più in là
Non solo ho visto tremare le foglie
per le bombe troppi anni fa
non solo ho contato i respiri correndo
nel cercare i falò
Non solo ho creduto che ad ogni dicembre
si aprisse un anno di libertà
Non solo ho visto la fine di tutto
quattro piani più a Sud
dalla finestra si vede il cortile
ma che caldo che fa
voglio tornare a giocare con Silvia
non tenetemi qui
Zitto mi han detto stai zitto ed ascolta
non ci basta la tua verità
poi mi ricordo di calci nel vento
e non sapevo volare
E tu Claudia che tremi al pensiero
di crescere sola pensando al papà
guiderò sempre un trenino di legno
a portarti qualche sogno più in là
Non più il fischio del vapore
non più l'abito leggero
non più un lavoro per dire
agli occhi degli altri quello che sono stato
la normale conseguenza
dell'inseguire un sogno d'amore
e scontrarsi sul pavimento
di chi ha solo il gelo nel cuore
Contributed by Dq82 - 2023/12/26 - 12:25
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2023
17 fili rossi + 1. Ricordando Piazza Fontana
L’album si compone di 16 tracce, undici brani musicali e cinque interventi attoriali. Delle canzoni che raccontano la strage nella Banca dell’Agricoltura, la title track, come si è detto, è stata scritta da Renato Franchi partendo da un testo di Fulvio Mario Beretta. Come sovente accade nelle composizioni del cantautore legnanese, un evento tragico come quello dell’esplosione della bomba è raccontato con delicatezza: la canzone si apre infatti rievocando una Milano invernale, avvolta in una fitta nebbia e illuminata dalle luci di Natale, e seguono alcuni “quadretti” che descrivono la quotidianità dei protagonisti, inconsapevoli del proprio crudele destino. In conclusione, vengono ricordati i nomi delle 18 vittime, “17 cuori in cielo con Pino Pinelli”. Dal punto di vista musicale, i timbri di chitarra, pianoforte, violino e percussioni dialogano con la fisarmonica di Roberto Nassini, a cui è affidata la toccante introduzione del pezzo.
Sempre dedicate a Piazza Fontana sono l’omonimo brano scritto da Claudio Bernieri nel 1975, noto anche come Luna rossa ed originariamente interpretato dal gruppo Yu Kung, qui nella rilettura di Come le Foglie, e la versione strumentale del medesimo pezzo da parte della Banda degli Ottoni a Scoppio.
Un’altra canzone d’epoca è Fontana del dolor, conosciuta anche come L’infame strage di Piazza Fontana, composta dal cantastorie meneghino Angelo Cavallini, molto attivo negli anni Settanta come artista di strada. Il pezzo è stato riscoperto dallo stesso Bernieri, che ha anche girato un documentario sull’argomento; nel concept è stato invece affidato all’ensemble piacentino Emily Collettivo Musicale, che ne ha realizzato una versione coinvolgente e trascinante. Altre due canzoni rievocano la strage: La fontana degli Yo Yo Mundi, in cui gli assoli di chitarra nella conclusione del brano sottolineano i versi finali “da un fascio di bugie spunta un germoglio di carezze”, e Oggi no, del cantautore milanese Andreacarlo, che racconta l’inquietudine di un passante dei giorni nostri che, sotto Natale, si ritrova a passare per il centro della città e non può fare a meno di ripensare ai drammatici eventi di mezzo secolo fa.
Dedicate a Giuseppe Pinelli sono La ballata di Pinelli, il tradizionale brano composto sull’aria della canzone popolare Il feroce monarchico Bava, interpretato da Alessio Lega; Quasi soltanto mia, che tratteggia con delicatezza il vissuto di Licia Pinelli, firmata da Filippo Andreani e già contenuta nel suo album “Scritti con Pablo” del 2011, e l’inedita Un ferroviere del cantautore lecchese Daniele Ridolfi, in cui viene data voce allo stesso Pino. Due brani “storici” per due formazioni altrettanto storiche dipingono poi l’oscuro affresco della strategia della tensione (Via Italia, Gang) e la volontà di riscatto dalle ingiustizie (Popolo Unito, Casa del Vento).
I cinque interventi attoriali raccontano invece, da diversi punti di vista, non solo l’accaduto del 12 dicembre, ma anche le sue cause, riconducibili al complesso e torbido disegno della già citata “strategia della tensione” che affonda le sue radici già nell’immediato dopoguerra. Daniele Biacchessi, ne Il Paese della vergogna, descrive la festosa atmosfera natalizia, devastata dallo scoppio dell’ordigno, le vite distrutte delle vittime e i silenzi che si trasformano in urla, le stesse urla che purtroppo torneranno a straziare altri luoghi del nostro Paese. Il rumore del silenzio di Renato Sarti ricorda invece i funerali in piazza Duomo, gremita da oltre 300000 persone, la cui massiccia presenza rappresenta un atto “politico”. Scritta da Claudio Ravasi e interpretata da Paolo Raimondi, A Milano vado poco esprime i sentimenti di una persona che, in gioventù, ha vissuto gli eventi dell’epoca stragista in maniera inconsapevole e che a distanza di molti anni ne percepisce il peso e l’importanza. La prima strage di Stato di Silvano Piccardi e Non è finita di Moni Ovadia, infine, risalgono alle origini dell’eversione nera, riconducibili al 1945, e ai rigurgiti fascisti mai sopiti.
marynowhere.com