Le lampade della sera
Disegnano e dissolvono grandi ombre sulle pareti
Restituendo smisurati i contorni dei miei compagni
Giganti che parlano
Progettando un futuro
Che giava crescente
Con l'esatta proporzione
Del giorno che segue la notte
Vorrei sedermi al vostro tavolo
E come un amico che viene da lontano
Guardarvi ad uno ad uno negli occhi
Per dirvi di me
Per raccontarvi la diversa geografia
Del nostro stesso viaggio
E se per trasparenze parlo
Non è l'acqua della solitudine
O il fiore segreto
Che nasce lungo i sentieri dell'alba
Ma per la vostra voce
D'umano metallo che canta
Per lo sguardo diritto dei vostri anni
Per la legge solidale
Che la vostra mano mi insegna
E per dirvi grazie
Con queste parole che conosco
Che più m'appartengono
Perché sgorgano con luce profonda
Dal fuoco del sangue
Ad ognuno e a tutti
Con l'anima aperta
Ed il vento che mi scompiglia i capelli
Oggi semplicemente mi rivolgo
Io vengo dalle terre estreme
Dove con groppa di piogge
Gli azzurri cavalli infinitamente galoppano
Verso le frontiere della notte
Ho visto come si sgretolano i giorni
Tra i nero artiglianti nodi d'un sospiro
Ricordo tutte le stazioni
Che i treni dell'autunno
Si lasciano alle spalle
Con una ferita lunga
Che duole
Sulla sinistra del cuore
Ero l'abbandonato
Lo zoppo
L'orfano ferito
E in una casa disabitata
L'uomo che sogna
Fissando la propria immagine
Che l'ora immobile d'uno specchio
Eternamente moltiplica
E se nulla rinnego di ciò che fui
Riconosco oggi l'errore di essermi creduto unico
Perché se non dimenticai i mercati del mezzogiorno
Fu solo per dire: "Tu non ci sei"
E cucirmi in silenzio
L'abito d'una fierezza
Che da tutti m'allontanava
Non è stato facile, compagni
Sconfiggere il passo notturno
Di chi bussa alla porta
Con gli intricati gomitoli del privilegio fra i denti
E imparare a guardare fuori di me
Per scorgere nella folla delle strade
I volti diversi che fanno uno stesso destino
Per amare nelle vostre mani
La giustizia che cresce
Con l'esattezza dell'alba
Per riconoscermi uno
Nell'universo dei molti
Che insieme combattono
La realtà è una conquista, compagni
Che trasformò le immagini dei libri
Nel pianto che ferisce gli occhi
Vedendo un bimbo abbandonato
Nella polvere di stracci
D'un pomeriggio senza giochi
Una conquista
Che mi restituì la forza della scintilla
Che da sola non è nulla
Ma all'una e all'altra unita
Fai il gran fuoco
Che brucia e che avanza
Sull'orizzonte degli anni
Una conquista
Che mi fece scoprire
Nell'arcobaleno dei vostri dialetti
L'Italia di tutti
Che canta e dice basta
Alla miseria proclamata
Dall'alto dei grattacieli
E oggi, con l'orgoglio di un marinaio
Che, di vento in vento
È finalmente approdato alle isole sicure
Che, nell'inseguire tante nuvole, ha sognato
Questo posso dirvi
Come un giuramento
Che niente più riuscirà a strappare
Dalla mia terra d'uomo
Le radici profonde
Che legano il mio al vostro destino
Tanto vi ho raccontato
Perché sappiate di me
Come d'uno fra voi
Che compie con umiltà
Il dovere d'affrontare ogni giorno il lavoro che conosce
Questa fatica di parole
Per distribuire fra tutti
Il pane buono della poesia
Che a tutti appartiene
E se ora mi allontano
Salutando ognuno
E ringraziando per l'allegria che tutti m'avete donato
Lasciate sempre, miei compagni
Che io cammini con voi
Verso le terre luminose
Della nostra speranza
E del nostro sorriso
Disegnano e dissolvono grandi ombre sulle pareti
Restituendo smisurati i contorni dei miei compagni
Giganti che parlano
Progettando un futuro
Che giava crescente
Con l'esatta proporzione
Del giorno che segue la notte
Vorrei sedermi al vostro tavolo
E come un amico che viene da lontano
Guardarvi ad uno ad uno negli occhi
Per dirvi di me
Per raccontarvi la diversa geografia
Del nostro stesso viaggio
E se per trasparenze parlo
Non è l'acqua della solitudine
O il fiore segreto
Che nasce lungo i sentieri dell'alba
Ma per la vostra voce
D'umano metallo che canta
Per lo sguardo diritto dei vostri anni
Per la legge solidale
Che la vostra mano mi insegna
E per dirvi grazie
Con queste parole che conosco
Che più m'appartengono
Perché sgorgano con luce profonda
Dal fuoco del sangue
Ad ognuno e a tutti
Con l'anima aperta
Ed il vento che mi scompiglia i capelli
Oggi semplicemente mi rivolgo
Io vengo dalle terre estreme
Dove con groppa di piogge
Gli azzurri cavalli infinitamente galoppano
Verso le frontiere della notte
Ho visto come si sgretolano i giorni
Tra i nero artiglianti nodi d'un sospiro
Ricordo tutte le stazioni
Che i treni dell'autunno
Si lasciano alle spalle
Con una ferita lunga
Che duole
Sulla sinistra del cuore
Ero l'abbandonato
Lo zoppo
L'orfano ferito
E in una casa disabitata
L'uomo che sogna
Fissando la propria immagine
Che l'ora immobile d'uno specchio
Eternamente moltiplica
E se nulla rinnego di ciò che fui
Riconosco oggi l'errore di essermi creduto unico
Perché se non dimenticai i mercati del mezzogiorno
Fu solo per dire: "Tu non ci sei"
E cucirmi in silenzio
L'abito d'una fierezza
Che da tutti m'allontanava
Non è stato facile, compagni
Sconfiggere il passo notturno
Di chi bussa alla porta
Con gli intricati gomitoli del privilegio fra i denti
E imparare a guardare fuori di me
Per scorgere nella folla delle strade
I volti diversi che fanno uno stesso destino
Per amare nelle vostre mani
La giustizia che cresce
Con l'esattezza dell'alba
Per riconoscermi uno
Nell'universo dei molti
Che insieme combattono
La realtà è una conquista, compagni
Che trasformò le immagini dei libri
Nel pianto che ferisce gli occhi
Vedendo un bimbo abbandonato
Nella polvere di stracci
D'un pomeriggio senza giochi
Una conquista
Che mi restituì la forza della scintilla
Che da sola non è nulla
Ma all'una e all'altra unita
Fai il gran fuoco
Che brucia e che avanza
Sull'orizzonte degli anni
Una conquista
Che mi fece scoprire
Nell'arcobaleno dei vostri dialetti
L'Italia di tutti
Che canta e dice basta
Alla miseria proclamata
Dall'alto dei grattacieli
E oggi, con l'orgoglio di un marinaio
Che, di vento in vento
È finalmente approdato alle isole sicure
Che, nell'inseguire tante nuvole, ha sognato
Questo posso dirvi
Come un giuramento
Che niente più riuscirà a strappare
Dalla mia terra d'uomo
Le radici profonde
Che legano il mio al vostro destino
Tanto vi ho raccontato
Perché sappiate di me
Come d'uno fra voi
Che compie con umiltà
Il dovere d'affrontare ogni giorno il lavoro che conosce
Questa fatica di parole
Per distribuire fra tutti
Il pane buono della poesia
Che a tutti appartiene
E se ora mi allontano
Salutando ognuno
E ringraziando per l'allegria che tutti m'avete donato
Lasciate sempre, miei compagni
Che io cammini con voi
Verso le terre luminose
Della nostra speranza
E del nostro sorriso
Contributed by Dq82 - 2023/8/17 - 19:41
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[1976]
Il dovere di cantare / The Duty of Singing / Le devoir de chanter / Laulamisen velvollisuus
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