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Tenval an deiz

Alan Stivell
Langue: breton


Alan Stivell

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Album / Albumi: Alan Stivell, Reflets, 1970

vivand


Ed ecco una delle famose e simpatiche “dimenticanze delle CCG”, un “percorso fantasma” presente in questo sito fin dai suoi vagiti, ma che non è stato mai ufficializzato. E’ un brano che attribuisco a Alan Stivell perché fa parte del suo primissimo album in studio (se si esclude il Telenn Geltiek – Harpe Celtique del 1964), vale a dire Reflets del 1970; ma si tratta in realtà di una versione di un notevole canto tradizionale dei primi anni del XIX secolo. E non ci può essere alcun dubbio sull’epoca: è quella della coscrizione obbligatoria durante il periodo napoleonico e le sue guerre. Questo perché, nel canto, Napoleone è nominato espressamente: per quanto ne so, è una cosa piuttosto rara anche nei (tanti) canti bretoni basati sul coscritto che parte lasciando a casa la moglie o fidanzata. Qui va spesa forse mezza parola sul fatto che “Napoleone non è contento di vedere ragazze nel reggimento”. Una delle conseguenze della coscrizione obbligatoria istituita in Francia in epoca rivoluzionaria (l’ “esercito di popolo” che sostituì le tradizionali armate professionali e mercenarie dell’ancien régime) fu che mogli, fidanzate e amanti dei soldati furono respinte. Non che di donne non ve ne fossero, anche nelle armate napoleoniche; ma si trattava perlopiù di vivandiere (come la famosa Maria Santelli, elbana di San Piero in Campo, che si dice sia stata la prima vittima della battaglia di Waterloo) o di infermiere. I soldati di professione, volontari o mercenari che combattevano durante l’ancien régime erano avvezzi a portarsi tranquillamente dietro le proprie compagne, stabili o occasionali, legittime o illegittime che fossero; la pratica era ampiamente diffusa e persino incoraggiata. Non di rado, al seguito dei soldati c'erano anche i figli e la famiglia intera. Con la coscrizione, anche questa cosa venne a cessare.

Il tema della coscrizione obbligatoria è, come detto, uno dei più diffusi in tutta la tradizione bretone (e non solo, ovviamente). Sempre in Reflets è presente, ad esempio, Silvestrig che, fondamentalmente, ha lo stesso tema anche se, con tutta probabilità, deriva da un altro ed antichissimo canto, An distro euz a Vro-Zaoz, di origine medievale. L’esecuzione di Tenval an deiz fatta dal giovane Stivell in Reflets comincia con una sorta di divertissement che ci è assai familiare: con la sua arpa, infatti, Stivell attacca il brano con le celebri note del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier, composto nel 1692 e divenuto la sigla dell’Eurovisione. Alan Stivell stesso affermò di averlo fatto per puro divertimento (“Avant tout, m’amuser moi-même”). Ciononostante, in questo non si allontanava dalla tradizione bretone: il Te Deum di Charpentier faceva comunque parte del repertorio delle bagadoù, dove è nota come Son ar charpentour -evidentemente il povero Charpentier si è visto tradurre il cognome alla lettera come facevano le prime edizioni dei traduttori automatici, e il suo Te Deum è diventato la “Canzone del falegname”.

Il testo di Tenval an deiz è pressoché introvabile, almeno al qui presente (ignoro se si trovi sul disco originale, perché Reflets non lo ho mai nemmeno visto, ho avuto solo cassette piratate coi titoli scritti a penna). Wikipedia ci informa che Annie Ebrel e Riccardo Del Fra (un altro Riccardo bretonnant!) ne hanno proposto una traduzione nell’album Voulouz loar del 1998; ma, disgraziatamente, di quest’album non ne so assolutamente una saga, come dicono in Islanda. Mi son dovuto basare, quindi, su una piccola trascrizione (che riporta anche il modo in cui Stivell pronuncia il testo bretone) presente, fortunatamente, nei commenti al video YT di Patrick Breizh. Ho quindi cercato di “migliorare” un po’ il testo all’ascolto, e lo propongo qui con assecuzione al canto (con tanto di la ru ri e in grafia peurunvanet (tranne il titolo). Ma, ripeto, come sia stato effettivamente e originariamente presentato il testo, lo ignoro. Ciononostante, mi sa che dev’essere la prima volta che il testo completo di Tenval an deiz compare in rete. Confido naturalmente sul fatto che Flav Kadorvrec’her (Flavio Poltronieri) ne sia in possesso nella grafia originale, se non l’ha proprio scritta lui prima della battaglia di Wagram o di Austerlitz. La traduzione l'ho fatta io, ma non è, sinceramente, un grande sforzo: il canto è scritto in un bretone elementare, veramente da prime lezioni. [R.Gw.]

Teñval an deiz barzh an ti-mañ, la ru ri
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.

‘N hani garan n’eo ket amañ, la ru ri
‘N hani garan n’eo ket amañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ,
Aet da servij er rejimant.

Aet da servij er rejimant, la ru ri
Aet da servij er rejimant,
Aet da servij er rejimant,
Napoleon n’eo ket kontant.

Napoleon n’eo ket kontant, la ru ri
Napoleon n’eo ket kontant,
Napoleon n’eo ket kontant
Da wel' merc’hed er rejimant.

Teñval an deiz barzh an ti-mañ, la ru ri
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.

envoyé par Richard Gwenndour - 14/6/2023 - 20:31



Langue: italien

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Richard Gwenndour, 14-6-2023 20:42
Scuro è il giorno

Scuro è il giorno in questa casa, la ru ri,
Scuro è il giorno in questa casa,
Scuro è il giorno in questa casa,
Colui che amo non è qui.

Colui che amo non è qui, la ru ri
Colui che amo non è qui,
Colui che amo non è qui,
È andato a servire al reggimento.

È andato a servire al reggimento, la ru ri
È andato a servire al reggimento,
È andato a servire al reggimento,
Napoleone non è contento.

Napoleone non è contento, la ru ri
Napoleone non è contento,
Napoleone non è contento
Di vedere ragazze nel reggimento.

Scuro è il giorno in questa casa, la ru ri,
Scuro è il giorno in questa casa,
Scuro è il giorno in questa casa,
Colui che amo non è qui.

14/6/2023 - 20:42


Io ce l'ho LP ma il testo non c'è.

Lorenzo - 14/6/2023 - 22:19


Allora sono quasi rassicurato...in realtà la canzone l'ho sentita per la prima volta dal vivo, il 1° giugno 1981 al concerto di Alan Stivell al vecchio teatro Apollo di Firenze, in via Nazionale. E la ho registrata lì la cassetta piratata: si riuscì a entrare dentro con un'asta di microfono alta due metri e mezzo, in mezzo al teatro, senza che nessuno ci dicesse nulla. Altri tempi! Ovviamente non ci capivo niente, per me il bretone allora era come il marziano. Imparavo i testi "a suono" senza capirli minimamente.

Riccardo Venturi - 14/6/2023 - 22:34


Sarebbe per me assai interessante possederla quella registrazione d’epoca al Teatro Apollo ma tant’è...a Riccardo una sola cosa (Brassens in dialetto cremonese) domandai tanti anni fa e non la ottenni mai: l’ingrato!! Solo per questo non meriterebbe questa mia consulenza armoricana ma per i “bretonanti” ho un debole e per stavolta...

Questo è il testo utilizzato da Alan Stivell, le correzioni rispetto a quello trascritto all'ascolto da Aotrou Gwenndour sono davvero minime e pressoché insignificanti (‘barzh/lon-lu-ra/’garan/da wel’)

Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ, lon-lu-ra
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.

‘N hani ’garan n’eo ket amañ, lon-lu-ra
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
Aet da servij er rejimant.

Aet da servij er rejimant, lon-lu-ra
Aet da servij er rejimant,
Aet da servij er rejimant,
Napoleon n’eo ket kontant.

Napoleon n’eo ket kontant, lon-lu-ra
Napoleon n’eo ket kontant,
Napoleon n’eo ket kontant
Da wel’ merc’hed er rejimant.

Teñval an deiz barzh an ti-mañ, lon-lu-ra
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.


Per ciò che riguarda invece la versione proposta da Annie Ebrel e Riccardo Del Fra nel disco “Velluto di luna” (Gwerz Pladenn, 1998) il discorso cambia: il giorno diventa la notte e utilizzano un testo più “sostanzioso”. Purtroppo non fornendo alcuna delucidazione in merito nel libretto del cd (che per la confezione e tipo di carta utilizzata è un vero bijou).

Teñval eo an noz

Teñval eo an noz ‘barzh ar gêr-mañ |::|
‘N hani garan ‘mañ ket amañ.

‘N hani garan zo partiet |::|
Me ‘garehe na vehe ket.

Me ‘garehe bout aet ganton |::|
Da servijein Napoleon.

Napoleon ‘vo ket kountant |::|
Da wel’ merc’hed er rejumant.

Me ‘gemerei degizemant |::|
‘Vit donet d’ho kwel’ ma galant.

Me a wiske brikoù ma zad |::|
Ha war ma fenn ur pezh tok plat.


Scura è la notte
Traduzione Flavio Poltronieri, 1999

La notte è scura in questo villaggio
Quello che amo non c’è.

Quello che amo è partito
Mi piacerebbe che non lo fosse.

Mi piacerebbe essere con lui
A servire Napoleone.

Napoleone non è contento
Di veder ragazze nel suo reggimento.

Mi camufferò
Per venirvi a vedere, mio galante.

Metterò i pantaloni di mio padre
E sulla testa un gran cappello piatto.

Flavio Poltronieri - 15/6/2023 - 07:21


Purtroppo devo dirti che la cassetta con la registrazione del concerto del 1° giugno 1981 al teatro Apollo è oramai del tutto inservibile. E' una cassetta che ha 42 anni ed è completamente smagnetizzata: ho provato per scrupolo anche poco fa a metterla nel mangianastri, ma non si sente oramai che una specie di brusio indistinto. La tengo solo per ricordo. Naturalmente, con la mia ben nota imperizia, in questi 42 anni non ho mai provveduto a doppiarla, ma a quanto mi ricordo l'ultima volta devo averla ascoltata una ventina d'anni fa quando ancora funzionava un po'. Una copia doveva averla senz'altro anche la persona che era con me al concerto, un compagno di scuola chiamato L.P. (segnalo che avevamo entrambi anni 18 non ancora compiuti): l'attrezzatura, compresa l'asta di due metri e mezzo, era sua. Ma l'ho perso di vista da decenni né saprei dove ritrovarlo. Ohimé, questi sono, lo so, i miei immarcescibili difetti che, senz'altro, sconterò tra le fiamme dell'inferno. Ma se tu volessi un giorno o l'altro passare a Firenze o a Piacenza, il Ferrari te lo darò "brevi manu".

Riccardo Venturi - 15/6/2023 - 08:23


...non ci casco in questa offerta "brevi manu"...ti ho fornito del mio indirizzo di casa a Nesente, basterebbero i servigi delle Poste Italiane e qualche giorno di attesa del postino...pensa che anni fa ho contribuito ad una discografia italiana di Brassens pubblicata dal mensile Vinile, dove è citato il Ferrari che è l'unico che non ho mai ascoltato e vale pure per un altro articolo che scrissi nel 2020 per Blogfoolk Magazine "Brassens nei linguaggi e nelle musiche del mondo"...se credi di cavartela con le semplici "fiamme dell'inferno" ti sbagli di grosso, per questa tua insensibile e immotivata crudeltà verso di me serve ben altro...

Flavio Poltronieri - 15/6/2023 - 08:47


In margine: mi fa ovviamente piacere che la mia trascrizione all'ascolto non differisca granché dal testo effettivo; ma con tutti i miei discorsi sul "bretone facile", avevo preso una cantonata sesquipedale trascrivendo "gweled" in dipendenza dall'aggettivo "kontant", che e' un errore da doppia matita rossa e da bocciatura immediata in bretone. In più, Alan Stivell proprio non lo dice. Ho quindi provveduto a ripristinare la dizione corretta, cospargendomi il capo di cenere.

Non è finita qui. Dieci minuti fa mi è venuto l'uzzolo di vedere se c'erano altri "videi" della canzone sul Tubo. E c'era anche quello che segue, col testo nei sottotitoli (!!!) -ancora leggermente diverso, tra l'altro; direi più "unificato". Insomma, eccolo qui.



PS. Tutto l'intervento di Flavio Poltronieri, col testo corretto e con la versione "notturna", è stato debitamente segnalato e linkato nell'introduzione.

Riccardo Venturi - 15/6/2023 - 08:56


Le fiamme dell'inferno riguardano appunto la mia insensibile e immotivata crudeltà; tanto che sono certo che, al momento del trapasso, invece di San Pietro troverò a giudicarmi Flavio Poltronieri che mi spedirà tra le fiamme ricordandomi del Ferrari. Per salvarmi da codesta mia sorte già segnata, comincia intanto a ridarmi il tuo numero di telefono (perso in un vecchio telefono letteralmente esploso). Pensa che da qualche tempo ho pure Whatsapp! Mi ridarai anche, poi, il tuo indirizzo di casa e provvederò a spedirti direttamente l'originale (che poi è un cd piratato, ma fa niente), che ti terrai. Sono stato letteralmente incapace di doppiarlo, quindi è giusto che passi in mano tua. In compenso spero che metterai una buona parola al momento del giudizio universale. Saluti.

PS. Il mio numero di telefono è sempre quello: 338 8619029. Per la mail invece puoi utilizzare rv250963@gmail.com

Riccardo Venturi - 15/6/2023 - 12:20


Se e quando avrò ricevuto il cd ogni mia rabbia esploderà estinguendosi all'istante come il tuo telefono, cosicché niente fiamme infernali ma, considerati i numerosi, incommensurabili e stimabili talenti fin qui da te espressi, sarò assai clemente (ma non mastella) con te, d'altronde, come scrivevo tempo fa in un articolo pubblicato su Terre Celtiche:

"...per i Bretoni la strada che porta all’inferno si presenta ben curata ed invitante. Se percorri quel cammino ci trovi novantanove taverne e in ciascuna di esse hai tempo per una sosta che dura cento anni. Ti siedi comodo e vieni servito da delle cameriere veramente assai graziose e gentili. Ti apparecchieranno liquori dal sapore sempre più gradevole, man mano che vai avanti nel percorso. E’ dura resistere alla tentazione di esagerare, ma se riesci a non ubriacarti prima dell’ultima taverna, fai ancora in tempo a tornare indietro e sfuggire all’altromondo bretone. Se però giunto alla novantanovesima taverna sei sbronzo fatto, allora è proprio finita. Ti arriva uno spintone da dietro e per dissetarti stavolta, ti danno da bere un orribile miscuglio di sangue di rospo e sangue di biscia.
Durante la vita, a seconda del luogo, sono numerose le sembianze che può scegliere il diavolo, può presentarsi come un bel ragazzo od un mercante di carbone, un vecchio curvo oppure un tipo con i piedi a cavallo. Un re serpente o ancora un principe rosso, un uomo con le unghie di ferro o capelli color fuoco. Non dorme mai e per lui notte o giorno non fa differenza.
"C’houec’h miz deiz ha c’houec’h miz noz a ra d’ann diaoul eur bloarz cloz"
(Sei mesi giorno e sei mesi notte fanno per il diavolo un anno intero)
Antico detto bretone
Ogni tanto qualcuno però si salva e riesce a tornare indietro dall’Atromondo bretone. A Tréguier, per esempio ci fu un contadino che amava troppo il denaro e aveva rischiato grosso a causa della sua avidità. Ma aveva avuto fortuna negli incontri e nelle circostanze, cosicché l’aveva scampata, ed era tornato in Bassa Bretagna. Aveva in seguito composto un canto nella notte dell’Epifania, pensando al Carnevale in arrivo. E a tutti quei giovanotti in pizzi e velluti, che sarebbero venuti al molo a ballare, mentre nelle miserabili campagne i loro genitori non avevano il pane con cui sfamarsi. La canzone descrive come anche all’inferno, potranno continuare a ballare in una grande sala, ma senza calze e scarpe e su punte di ferro arroventato.
Anche sul percorso che dalla terra porta al paradiso ci sono novantanove taverne e anche in ciascuna di loro devi sostare. Quando non hai di che pagare però, devi rifare tutto il cammino all’indietro, verso l’inferno. Nella taverna situata proprio a metà del percorso, una volta alla settimana, di sabato sera, ci va anche il buon Dio. Se incontra qualcuno che non sia troppo ubriaco, se lo porta in paradiso. Dio fa l’appello e basta rispondere “presente” ma per farlo non devi avere la lingua troppo impastata. Quella taverna si chiama Bitéklé..."

Flavio Poltronieri - 15/6/2023 - 12:50




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