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Condannato a morte

Francesco De Gregori
Langue: italien


Francesco De Gregori

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[2001]
Testo e musica di Francesco De Gregori
Album: Amore nel pomeriggio
amore nel pomeriggio

Prima di parlare un po' di questa canzone, voglio dire da dove l'ho ripresa. In realtà, ovviamente, il testo si trova su decine di siti; ma io l'ho ripresa da uno solo. Dal blog "anarco-camunista" Minimi Termini di Redshadow; e lo volevo dire come prima cosa, dicendo anche d'andare a fare un giro su quel blog. Così, senza dire altro; tanto Red lo sa bene che, a volte, mi riesce pure essere di poche parole.

La canzone. E' di Francesco De Gregori. Come tale, non so in realtà di che cosa parli. E so anche benissimo che parla di ogni cosa. Di tutto quel che ci circonda e, al tempo stesso, di me. Di te. Delle nostre paure di condannati a vivere. L'ho inserita in due percorsi, quello sulla pena di morte e quello sulle galere del mondo; ma è una cosa alla De Gregori. Magari ci pensera il bravo Antonio Piccolo, un giorno o l'altro, a spiegarcela meglio; per ora la metto qui, in una notte di calmissima agitazione, in una notte di novembre di quest'autunno che non assomiglia a nulla. [RV]
Da qualche parte dicono che vive bene,
che relativamente non gli manca niente
Può bere, camminare, scrivere e respirare,
fantasma senza catene
Da qualche parte dicono è sempre uguale,
anche se non si somiglia più
La mattina di Pasqua con le mani in tasca
e una corona di spine

Da qualche parte al mondo suonano le sirene,
milioni di uomini cominciano a remare
Si confondono il turno della notte e del giorno,
si confondono gli agnelli con le jene
Da qualche parte al mondo dicono va bene,
con una colomba morta fra le mani
Fuori dall'orizzonte con il muro di fronte,
risultato senza soluzione

Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Che silenzio che c'è qui intorno
Che paura che c'è qui intorno

Religione può essere un sentimento,
religione può essere una fuga d'amore
Religione può essere intrattenimento,
religione può essere terrore
Da qualche parte dicono che vive bene,
anche se gli fa paura ogni rumore
Una foglia che cade, una faccia che vede,
una notte che ha sentito abbaiare il suo cane

Da qualche parte al mondo suonano le campane,
milioni di uomini cominciano a pregare
Ognuno dal suo punto cardinale,
nella corrente dello stesso fiume
Da qualche parte dicono va bene,
seduto nella pioggia sopra una panchina
Fin quando non avrà il suo posto al sole,
tutto quanto questo mondo sarà prigione

Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Che silenzio che c'è qui intorno
Che paura che c'è nel mondo

envoyé par Ahmed il Lavavetri Passato Alla Resistenza Armata - 8/11/2007 - 01:40


«La presa di posizione contro la pena di morte è chiara, ma qui si tratta anche di altro. “È una canzone sull’intolleranza, sull’intolleranza religiosa, ma anche sulla paura di morire e queste due cose si mischiano insieme”, dice De Gregori in concerto. Come sempre si è giocato a dare un nome al protagonista, da Cristo a Salman Rushdie, l’autore dei “Versetti satanici” condannato a morte dal regime iraniano».

(da "Francesco De Gregori. Quello che non so, lo so cantare" di Enrico Deregibus, Giunti, 2003)

Antonio Piccolo - 11/5/2008 - 12:02



Langue: français

Version française - Condamné à mort - Marco Valdo M.I. 2008

Avant de parler un peu de cette chanson, je veux dire d'où je l'ai reprise. En réalité, c'est une évidence, son texte se trouve sur des dizaines de sites; mais je l'ai reprise d'un seul, du blog « anarcho-camuniste » Minimi Termini de Redshadow; et je voulais dire en premier, en disant aussi d'aller faire un tour sur ce blog. Ainsi, sans rien dire d'autre; Red le sait bien que, parfois, il m'arrive pourtant d'être laconique.
La chanson : elle est de Francesco De Gregori. Comme telle, je ne sais en réalité de quoi elle parle. Et je sais aussi très bien qu'elle parle de tout. De tout ce qui nous entoure et, en même temps, de moi. De toi. De nos peurs de condamnés à vivre. Je 'lai insérée dans deux catégories, celle sur la peine de mort et celle sur les prisons; mais c'est une chose à la De Gregori. Peut-être le brave Antonio Piccolo pensera -t-il à l'expliquer, un jour ou l'autre; pour l'heure, je la mets là, en une nuit de calme agitation, une nuit de novembre de cet automne qui ne ressemble à rien. [R.V.]
Condamné à mort

Quelque part, ils disent qu'il vit bien
Que d'ailleurs, il ne lui manque rien.
Il peut boire, se promener, écrire, respirer.
Un fantôme sans chaînes.
Quelque part, ils disent qu'il est toujours pareil,
Même s'il ne se ressemble plus.
Le matin de Pâques avec ses mains en poche
et une couronne d'épines.

Quelque part dans le monde sonnent les sirènes
Des millions d'hommes commencent à ramer.
Le retour de la nuit et du jour se confondent.
Les agneaux et les hyènes se confondent.
Quelque part dans le monde, ils disent que ça va bien.
Avec une colombe morte dans les mains.
Avec le mur d'en face, hors de l'horizon
On reste sans solution.

Condamné à mort
Condamné à vie
Condamné à mort et à vie
Condamné à mort
Condamné à vie
Condamné à mort pour la vie
Quel silence, il y a ici autour
Quelle peur, il y a ici autour

La religion peut être un sentiment
La religion peut être une fuite d'amour
La religion peut être un passe-temps
La religion peut être une terreur
Quelque part, ils disent qu'il vit bien,
Même si un bruit lui fait peur
Une feuille qui tombe, une face qu'il voit,
Une nuit quand il entend aboyer son propre chien.


Quelque part dans le monde résonnent les cloches
Des millions d'hommes commencent à prier
Chacun vers son point cardinal
Dans le courant du même fleuve
Quelque part ils disent ça va bien,
Assis sous la pluie sur banc
Jusqu'à ce qu'il n'ait plus sa place au soleil,
Alors ce monde tout entier sera une prison.

Condamné à mort
Condamné à vie
Condamné à mort pour la vie
Condamné à mort
Condamné à vie
Condamné à mort pour la vie
Quel silence, il y a ici autour
Quelle peur, il y a dans le monde.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 13/8/2008 - 22:37


Inesorabilmente, altre condanne a morte eseguite in Iran con particolare accanimento contro curdi e beluci


IRAN: IL BOIA NON VA IN FERIE

Gianni Sartori

Come un rosario continua a sgranarsi inesorabile la macabra sequenza delle condanne a morte in Iran. E - come già si rilevava da tempo - con particolare e selettiva ostinazione nei confronti di alcune minoranze (meglio: popolazioni minorizzate) come curdi e beluci.

Nell’ultima settimana, a partire dal 20 febbraio, sono almeno 18 (tra cui due prigionieri politici accertati) quelle di cui si è venuti a conoscenza in base alle notizie diffuse da Hengaw Organization for Human Rights.

Due beluci - Hadi Arbabi e Mohammad Eshaq Gorgij, detenuti dal 2029 nel carcere di Zahedan - sono stati impiccati all’alba del 27 febbraio. Il giorno prima, domenica 26 febbraio, la medesima sorte era toccata ad altri cinque prigionieri (tra cui due donne) nel carcere di Birjand. Il 22 febbraio era stata la volta di Hamid Rahimi (un curdo di 34 anni, originario di Dehgolan, arrestato quattro anni fa con l’accusa di omicidio) nella prigione di Sanandaj e di Mohammad Rassoul Cholaki in quella di Ilam. Al momento, stando sempre a quanto dichiarato da Hengaw, la notizia di queste due esecuzioni non è stata diffusa dai media iraniani. Davoud Rokjan era stato giustiziato il 21 febbraio a Birjand, mentre il giorno prima, 20 febbraio, il boia aveva stretto la corda al collo di due fratelli beluci, Alireza e Safar Mohammad Pour, nel carcere di Torbat-e-Jam.

Hengaw ha anche denunciato alte tre esecuzioni (senza poter fornire per ora i nomi dei condannati) probabilmente avvenute il 28 febbraio.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 1/3/2023 - 11:29




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