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Rita Fenu (Ninna nanna per un figlio che non doveva nascere)

Enzo Maolucci
Language: Italian


Enzo Maolucci

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[1976]
Testo e musica di Enzo Maolucci
Da/From: "L'industria dell'obbligo"

L'industria dell'obbligo


Inutile cercare in rete qualcosa su Rita Fenu e sul suo gesto. Si trovano, in rete, sue omonime: una studentessa diciottenne di Ozieri, una signora che si occupa di sicurezza nelle aziende agricole, e la canzone di Enzo Maolucci. Questa terribile canzone, questa Ninna nanna per un figlio che non doveva nascere che inseriamo nel percorso sulla violenza sulle donne. Un percorso inaugurato a suo tempo con Piccola storia ignobile, e che presenta adesso questa storia ancora più ignobile, ancora più squallida, che Enzo Maolucci cantò nello stesso 1976. No, non lo sappiamo chi fosse Rita Fenu; eppure lo sappiamo benissimo. Rita Fenu è tutte le donne che ancora adesso mariti, giudici, medici e preti vorrebbero sottomesse. Con la violenza fisica, con la violenza religiosa, con la violenza istituzionale. Violenze contro le quali esistette una ribellione; violenze che non sono affatto venute a cessare. La violenza dell'ignoranza. La violenza del maschio che decide. La violenza che costringeva una donna a dover scegliere fra un figlio e la galera, se questo figlio non era voluto. La violenza che genera altra violenza, innestata sul folle gesto di dare un pasto vivo alla morte; ed alla luce di tutto questo, si spiegano forse tanti e tanti episodi di cronaca che hanno visto delle madri uccidere i propri bambini. Quante Rite Fenu si nascondono dietro di esse? Quante donne sono ancora costrette a subire maternità non volute? Quanti pasti vivi dati alla morte vi dovranno ancora essere, prima che si capisca che, se la donna può essere madre, lo può essere solo consapevolmente e con la sua precisa volontà? L'orrore che ci prende quando leggiamo certe notizie, i cosiddetti gesti inspiegabili non deve rimanere soltanto tale: deve farci pensare, e deve farci combattere. Tutti. Perché, in molti casi, c'è Rita Fenu. [rv]
Ninna nannera nannà
Il figlio, Rita Fenu,
si culla nel suo ventre
pensando agli altri cinque
che ferri sporchi han cullato per lei.
"Stavolta è troppo tardi - le ha detto suo marito -
il medico non vuole, è un imbecille, pazienza così'".
Rita Fenu sorride, lo sapeva, era sicura,
e così poco male, almeno adesso non ha più paura.
La prima volta ha pianto, ma non ha detto no.
L'orgoglio è come un bimbo, a mantenerlo poi come si fa?
La terza volta cerca di strapparselo da sé,
centomila sono troppe,
dall'ospedale in galera è lei che ci va.
Dopo la quinta volta con quei ferri fa un corredo,
per tre mesi lei tace, e un bel Natale di televisione
gli dice: "Basta! lasciamolo in pace".
Tre ore di bestemmie, ma dopo si è calmato,
se ancora la picchiava
l'avrebbe ucciso coi ferri che sa.
Dentro il ventre di Rita
c'è un bel rischio caldo che si contendono in molti:
marito, giudici, medici e preti,
ma Rita adesso decide per sé.

Questa squallida storia qui sarebbe già finita,
ma ci vuole un finale per il riscatto del libero aborto,
ed è per questo che Rita farà
un folle gesto di nobile accusa,
un pasto vivo alla morte darà.
Ninna nannera nanna -
Da un mese Rita Fenu aveva il suo bambino,
ma un giorno che piangeva
lo ha soffocato stringendolo forte
gridando "Ninna nannera nannà"
Davanti al giudice grida "Nannà"
lo l'ho salvato "Nannera nannà"
Non era vostro "Nannera nannà"
Con la camicia di forza "Nannà"
lei ride e grida "Nannera nannà"
lei ride e grida "Nannera nannà".

Contributed by daniela -k.d.- - 2007/11/4 - 00:56



Language: English

English version by Riccardo Venturi
November 4, 2007

Any translation compels the translator to get deep into the text he is faced to. This is a troubling song, and the translator is troubled, too.
RITA FENU
Lullaby for a baby that had to stay unborn

Hush mama's little lambabaun
Rita Fenu's cradling
her baby in her womb
thinking of the other five
that dirty irons cradled in her stead.
"It's too late this time – her husband tells her –
the doctor disagrees, he's an idiot, but never mind".
Rita Fenu smiles. She knows it. She is sure.
It's not too bad, then…she's no more afraid, at least.
She was crying the first time, but didn't say no.
Pride is like a baby, but how can one keep it then?
The third time, she tried to tear it from herself on her own.
100,000 lire, that's too much, and then
it's only her they put in jail, and directly from the hospital.
After the fifth time, she makes a nice layette out of those irons
and keeps quiet three months long, and on a nice TV Christmas
she tells him: "Stop! Let's leave him in peace".
Keeps cursing three hours long, but then he's calmed down,
and if ever he'd beat her again
she'd kill him with the irons she knows.
Inside Rita's womb
there's a nice hot risk that so many are contending for:
husband, judges, doctors and priests,
but now Rita's going to decide for herself.

This should be the the end of this wretched story.
But you need a final to redeem free abortion,
and that's why Rita will commit
an insane action of noble accusation,
she will serve the death a living meal.
Hush mama's little lambabaun,
since one month Rita Fenu had her baby,
but one day that he was crying loud
she choked him by clasping him strongly
and crying "Hush mama's little lambabaun"
and she cries before the judge, lambabaun,
I saved him, my little lambabaun
He wasn't yours, my little lambabaun
And in a straitjacket, lambabaun
she laughs and cries, Mama's little lambabaun,
she laughs and cries, Mama's little lambabaun.

2007/11/4 - 14:34


bellissima!!!!!
se permettete volevo consigliarvi la vergine e il mare di Mia Martini

francesca - 2008/4/14 - 12:05


Carissima Francesca, ho dato un'occhiata al testo de "La Vergine e il Mare" di Mia Martini ed è più che probabile che la canzone venga inserita. Mi piacerebbe però che fossi tu stessa a proporre un commento alla canzone, anche perché sarebbe importante avere un commento originale di una donna, a questa canzone. Sono del parere che la voce di ogni donna, su questo argomento, sia assolutamente fondamentale. Aspetto quindi notizie da parte tua. Un saluto caro da RV.

Riccardo Venturi - 2008/4/16 - 01:48


I pro vita nei consultori ci sono già: la questione è un'altra
di Yasmina Pani
da Today.it
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I pro vita nei consultori ci sono già: la questione è un'altra



Da qualche giorno stiamo tutti discutendo sull’emendamento al disegno di legge per l’attuazione del PNRR, che dà legittimità a livello nazionale all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori. Il governo ha voluto più volte precisare che non si tratta di un tentativo di modifica della legge 194, ma che anzi se ne sta ribadendo l’articolo 2. Questo è tecnicamente vero: la legge 194 già prevede delle misure di valutazione delle ragioni per cui la donna desidera abortire e di sostegno nel caso in cui queste siano principalmente di natura economica o relative ad altre difficoltà pratiche. Di conseguenza, sbaglia chi riporta la notizia (come molti stanno facendo) facendo intendere che si tratti di una cosa inedita: le associazioni antiabortiste nei consultori ci sono già. Viene anche precisato che non dovrà esserci alcun onere aggiuntivo per lo Stato, quindi non parliamo nemmeno di fondi ulteriori. È vero quindi che il governo non sta modificando la legge 194, ed è controproducente affermare il contrario. Bisognerà però che ci domandiamo allora il perché di questo emendamento: se di fatto non introduce niente di nuovo, a che scopo inserirlo? Il segnale politico e l’intento sono chiarissimi: l’aborto rimane un diritto, è vero, e già prima era permesso alle associazioni antiabortiste l’ingresso nei consultori, ma ora questa pratica ottiene ulteriore legittimità. Il governo, più che impegnarsi per garantire che alle donne venga effettivamente garantito il diritto di abortire, senza ostacoli e complicazioni, cerca di rafforzare le misure che possono dissuaderle dal compiere questa scelta. Ed è di questo, secondo me, che dovremmo parlare.

L'IDEA DI SCORAGGIARE LA DONNA E` SBAGLIATA ALLA BASE
Che sia previsto un supporto psicologico per la donna che sceglie di abortire è sacrosanto; che siano disponibili delle misure per chi non vorrebbe realmente farlo, ma è costretto da difficoltà economiche, va benissimo; ma l’idea di base delle politiche sull’aborto sia che la donna che sceglie di farlo debba possibilmente essere convinta a cambiare idea è inaccettabile. E la solfa del calo della natalità non regge: se questo fosse l’obiettivo, si investirebbe nei sostegni alle persone che i figli sono certi di volerli fare (coppie – non solo etero – come singoli). Il vero motivo è che in Italia siamo ancora schiavi di una certa mitizzazione della maternità, vista come qualcosa di sacro e di cui quindi è necessariamente orribile disfarsi. Ma chi ha detto che debba essere così? Perché dobbiamo immaginare la donna che abortisce come una vittima di sé stessa o una sfortunata fanciulla che necessita di aiuto? E perché dobbiamo farla sentire in colpa, come se stesse compiendo un atto abominevole di cui si pentirà senz’altro, e a cui deve essere condotta solo da stringentissime e insormontabili necessità? Trovo che anche una certa parte degli oppositori del governo faccia, in modo speculare, questo stesso errore. Non facciamo che dire che la donna che abortisce si accinge inevitabilmente a un evento devastante, a cui si rassegna solo per cause di forza maggiore, e che dunque non può essere oggetto di giudizio da parte di nessuno, e che non deve essere messo in discussione da estranei che in un momento come quello si mettano sulla soglia della stanza a predicare di sacralità della vita. Verissima quest’ultima parte: nessuno deve permettersi di interferire, e l’unico ruolo dei “soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” dovrebbe essere quello di informare la donna sulle altre opzioni solo se questa lo richiede. Di certo non possiamo accettare gente che vada in giro a far sentire battiti cardiaci.

IL TABU` SULL'ABORTO VA RIMOSSO
Ma continuare a ribadire che rimanere incinte è un’esperienza determinante per la vita femminile e che interrompere la gravidanza è quindi un atto che causerà profondo dolore non fa che rafforzare il tabù sull’aborto. In realtà non dovremmo discutere affatto di quanto sia o non sia doloroso: questo è un aspetto pertinente solo nella misura in cui dobbiamo tenerne conto per garantire supporto psicologico alla donna che ne mostri il bisogno. Per il resto, dovremmo iniziare a parlare della questione in termini razionali, come sempre sarebbe opportuno quando si tratta di leggi: abortire è un diritto, e nessuno deve interferire con il suo esercizio. Può essere difficile, e quindi deve essere garantito un sostegno psicologico. Può anche non essere una scelta di cui la donna è convinta, e in quel caso deve essere garantito anche un sostegno di altro tipo. Tutto qui: nient’altro deve interessarci, e la retorica pietistica sulla povera donna distrutta non dovrebbe trovar spazio da nessuna parte, tanto quanto quella intimamente cattolica sulla sacralità della vita. Certo, l’aborto non può sostituirsi alla contraccezione: ma questa è un’obiezione inconsistente, perché in Italia non siamo neanche lontanamente giunti a una situazione in cui abortire sia così facile. Inoltre si tratta evidentemente di un’operazione molto più complicata, per la donna, rispetto all’assunzione di una pillola o al controllo dell’integrità del preservativo. E poi, semmai, l’uso dell’aborto come contraccettivo denuncerebbe il fallimento dell’educazione sessuale a scuola (che infatti non è garantita), più che il bisogno di mandare missionari nei consultori a dissuadere le donne. Sono convinta che noi, sostenitori e difensori del diritto all’aborto (e in generale del diritto di chiunque di scegliere cosa vuole per sé stesso senza che nessuno si metta a pontificare), dobbiamo distanziarci nettamente dalla retorica cattolica; e per farlo, dobbiamo smettere di mitizzare la maternità. Ciò che deve interessarci sono le questioni pratiche e gli approcci razionali; ciò che deve interessarci è che gli ostacoli all’applicazione reale del diritto all’aborto vanno rimossi, e ciò vuol dire prima di tutto affrontare definitivamente il problema (e l’ossimoro) dei ginecologi obiettori. Il sistema va scardinato a partire dalle fondamenta; e cioè a partire dalle premesse moralistiche che, se rafforzate troppo, finiscono col dare spago a chi l’aborto vorrebbe, se non proibirlo, senz’altro limitarlo il più possibile.

daniela -k.d.- - 2024/4/21 - 20:31




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