Chi non ha l'acquedotto, né tazza, né sciacquone
È ovvio, non ha i soldi per un bel pannolone.
La fa in un sacchetto, lo usa e poi lo getta,
E tutta la collina è una latrina infetta,
Tutta la collina è una latrina infetta.
Ci vivon settecento, migliaia di persone
Popoli in baracche o in ville di bidone
Di tutta quella cacca immaginiamo l’odore
Ma non pensiamo mai che di diarrea si muore
Chi fa safari in Kenya in cerca d’avventura
Non viene in questi luoghi, è troppa la paura.
Rovina le vacanze, uccide il buon umore,
Veder coi propri occhi che di diarrea si muore,
Veder coi propri occhi che di diarrea si muore.
È ovvio, non ha i soldi per un bel pannolone.
La fa in un sacchetto, lo usa e poi lo getta,
E tutta la collina è una latrina infetta,
Tutta la collina è una latrina infetta.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo. [1] [2] [3]
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo. [1] [2] [3]
Ci vivon settecento, migliaia di persone
Popoli in baracche o in ville di bidone
Di tutta quella cacca immaginiamo l’odore
Ma non pensiamo mai che di diarrea si muore
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo.
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo.
Chi fa safari in Kenya in cerca d’avventura
Non viene in questi luoghi, è troppa la paura.
Rovina le vacanze, uccide il buon umore,
Veder coi propri occhi che di diarrea si muore,
Veder coi propri occhi che di diarrea si muore.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo.
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Chi berrà, chi berrà l’acqua di Kibera?
Città senz’acquedotto,
Qui l’acqua è tutta nera.
Maji ni chemchemi ya uzima,
Maji usababisha kifo
Maji ni chemchemi ya uzima
Maji usababisha kifo.
[1] Nel testo contribuito da Paolo Rizzi (presente anche nel ”Libretto con le mie canzoni d'acqua per i bambini e le bambine si legge “Maji ni sanshamini [?]”, seguito dalla traduzione dei versi in swahili (che non è cantata). Nell'introduzione, però, viene chiarito il testo esatto del detto (anche se, nella canzone, si sente cantare qualcosa come “...ya usho” al posto di “ya uzima”, ed anche la frase successiva ha una pronuncia un po' problematica). Lo ho quindi ripristinato nel testo della canzone, con una lieve correzione ortografica (“chemchemi” al posto di “chenchemi”). Sono stati effettuati controlli rigorosi sui dizionari swahili il mio possesso. [rv]
[2] E' comprensibile che nei mini-dizionari per turisti (ne ho uno anche io, un vecchio “Berlitz”...) non si trovi la parola “morte”: per i turisti il Kenya è Malindi o posti del genere. Nei dizionari “normali” la parola è naturalmente presente, un sostantivo della “classe KI-” (plurale: vifo, che significa “tipi di morte, modi di morire”). E' un derivato della radice verbale -fa “morire” (infinito: kufa), da cui anche l'avverbio fofofo: kufa fofofo “morire solo come un cane, senza lasciare nessuno”. [rv]
[3] La traduzione viene già indicata da Paolo Rizzi nell'introduzione: “L'acqua è fonte di vita, l'acqua è causa di morte”. Propriamente, però, usababisha è una forma verbale causativa (da sababu “causa, ragione, motivo”, di derivazione araba). Quindi: “l'acqua causa morte”. [rv]
[2] E' comprensibile che nei mini-dizionari per turisti (ne ho uno anche io, un vecchio “Berlitz”...) non si trovi la parola “morte”: per i turisti il Kenya è Malindi o posti del genere. Nei dizionari “normali” la parola è naturalmente presente, un sostantivo della “classe KI-” (plurale: vifo, che significa “tipi di morte, modi di morire”). E' un derivato della radice verbale -fa “morire” (infinito: kufa), da cui anche l'avverbio fofofo: kufa fofofo “morire solo come un cane, senza lasciare nessuno”. [rv]
[3] La traduzione viene già indicata da Paolo Rizzi nell'introduzione: “L'acqua è fonte di vita, l'acqua è causa di morte”. Propriamente, però, usababisha è una forma verbale causativa (da sababu “causa, ragione, motivo”, di derivazione araba). Quindi: “l'acqua causa morte”. [rv]
Contributed by Paolo Rizzi - 2023/3/22 - 01:07
@ Paolo Rizzi
Carissimo Paolo, grazie per questa tua canzone che hai voluto condividere con noi. Le abbiamo dato il risalto che merita. A tale riguardo, ci siamo permessi di...intervenire un po' sul testo che hai mandato, che in alcuni punti non corrisponde a ciò che effettivamente canti; lo stesso vale per la parte in swahili (il tutto corredato di note). Il testo ora presente corrisponde adesso a quello che davvero canti. Naturalmente ci piacerebbe sapere più o meno a quale anno risale la tua canzone. Come avrai notato, siamo un po'...pignoli; ma, dopo vent'anni, continuiamo a credere che l'esattezza testuale sia il miglior modo per rendere veramente giustizia a una canzone, specie se crudamente bella come la tua. Grazie ancora e a presto!
Carissimo Paolo, grazie per questa tua canzone che hai voluto condividere con noi. Le abbiamo dato il risalto che merita. A tale riguardo, ci siamo permessi di...intervenire un po' sul testo che hai mandato, che in alcuni punti non corrisponde a ciò che effettivamente canti; lo stesso vale per la parte in swahili (il tutto corredato di note). Il testo ora presente corrisponde adesso a quello che davvero canti. Naturalmente ci piacerebbe sapere più o meno a quale anno risale la tua canzone. Come avrai notato, siamo un po'...pignoli; ma, dopo vent'anni, continuiamo a credere che l'esattezza testuale sia il miglior modo per rendere veramente giustizia a una canzone, specie se crudamente bella come la tua. Grazie ancora e a presto!
CCG/AWS Staff - 2023/3/22 - 12:28
carissimi sono io che vi ringrazio moltissimo per il contributo sullo swahili.
sono commosso e ammirato per la vostra competenza .
a Nairobi mi ero segnato la frase ma solo ad orecchio senza che qualcuno me la scrivesse.
ora la imparerò bene per una versione migliore
un abbraccio
sono commosso e ammirato per la vostra competenza .
a Nairobi mi ero segnato la frase ma solo ad orecchio senza che qualcuno me la scrivesse.
ora la imparerò bene per una versione migliore
un abbraccio
paolo Rizzi - 2023/3/22 - 19:20
scusate la data è quella del forum gennaio 2007
invece i video che ho usato sono recenti purtroppo le cose non sono cambiate
invece i video che ho usato sono recenti purtroppo le cose non sono cambiate
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Paolo Rizzi
Kibera è la tristemente famosa baraccopoli di Nairobi, sorella di quella di Korogoco dove padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, ha vissuto per 9 anni. Dedico a lui questa canzone perché è stato mio compagno di battaglie sociali subito dopo il suo ritorno in Italia nel 2001 impegnandosi per il diritto all'acqua a partire dal quartiere sanità di Napoli dove vive. -Paolo Rizzi-
Kenya: Cronache dal Forum Sociale Mondiale di Nairobi
di Paolo Rizzi
“Maji ni chemchemi ya uzima” “Maji usababisha kifo” : acqua fonte di vita, acqua causa di morte.
Sul mini dizionario di lingua Swahili non si trova la parola morte, non è argomento per turisti. Questi piccoli manuali di sopravvivenza sono pensati e redatti per muovere i primi passi e richiedere i servizi di cui non si puo’ fare a meno quando si e’ in un paese straniero: food, cibo: travel, mezzo di trasporto: currency, servizi bancari: illnesses and accidents, malattie e incidenti.
Scriviamo queste righe a Nairobi nel Centro Commerciale Adam’s Arcade, gli internet café’ sono oggi il ponte tra il nostro virtuale desiderio di sicurezza e una immediata reale concretezza. Abbiamo preso il bus numero 4 per andare alla Comboni House ma ci hanno fatto scendere un km prima indicandoci questa direzione e una volta superata la sbarra di controllo, ci troviamo in un’area di free wireless internet, dove la schizofrenia di Nairobi si manifesta in una decina di giovani intenti a consultare il proprio portatile sul tavolino del bar, bevendo birra o mango juice. In questa citta’ per molti non c’e’ accesso all’acqua ma altri hanno facile accesso al web.
Prima di venire a Shalom House siamo stati a Maji House, sede del Ministero dell’acqua e irrigazione, a cercare materiali e informazioni sul servizio idrico in Kenya e a Nairobi. Ne siamo usciti con due pubblicazioni: la rivista The Water News e la rivista Bomba, redatte dall’Athi Water Services Board (www.awsboard.com).
Athi e’ il fiume che da’ il nome al distretto che serve l’acqua a Nairobi e provincia, cioe’ a 6 dei 33 milioni di persone che vivono in Kenya. La parola Swahili “bomba” significa “pipe”, tubatura, e l’omonima rivista in inglese spiega che solo un efficiente sistema di tubature puo’ garantire un futuro senza sete: il sottotitolo e’ infatti “ensuring a future without thirst”. Con un gioco di parole possiamo dire che la questione tubature qui a Nairobi e’ davvero “esplosiva”, come dicono i dati che alcune ong attive nello slum di Kibera ci forniscono:
Kwaho Kenya Water for Health Organization, Maji na Ufanishi, AMREF.
Nello slum di Kibera ci sono solo 25 km di tubature per 800.000 abitanti, non c’e’ rete fognaria e solo circa 600 o 1.000 gabinetti (toilets) sono fruibili dai residenti, cioe’ 1 ogni 1.300 o 800 persone. Secondo i dati ONU il rapporto minimo dovrebbe essere 1 a 50. Non a caso uno dei problemi piu’ gravi sono le “flying toilets”, I gabinetti volanti e cioe’ sacchetti di plastica in cui sono costretti a defecare I cittadini e che vengono poi buttati nelle strade intorno, nei quartieri di Gatewikivi e Kisumu Ndogo, in Kibera, come dichiara Miriam Abdul dello Stara Peace Women Group, che conduce una scuola e una mensa per 250 bambini/e orfani all’80 % a causa dell ‘ AIDS.
Sulla rivista Water News leggiamo che dei 598 dipendenti del Ministero dell’acqua nel 2005 ne sono deceduti per AIDS 22, pari a circa il 4%, un dato in calo rispetto al 2001, in linea con I dati nazionali che passano dall’11 al 5,9 %: dati positivi ma comunque terrificanti. A Kibera l’acqua non e’ free (gratuita), qui il wireless e’ organizzato in 650 chioschi, di cui 98 % private e 2 % delle ong, che vendono acqua con costi che vanno dai 3 scellini ai 20 (secondo la disponibilita’ del momento) per riempire un jerry can, bidoncino giallo da 20 litri: questo prezzo corrisponde a 10 – 80 volte il prezzo medio nazionale di chi in Kenya e’ collegato alla rete idrica. I poveri pagano di piu’ dei ricchi.
Anche qui, davanti al cancello di Shalom House, ci sono 2 distributori, segnalati da una lunga coda di persone, carretti, biciclette, in attesa del loro turno. Parliamo con le persone in coda: questo per loro e’ tutto tempo di vita senza reddito: qualcuno ci chiede subito se abbiamo bisogno del suo lavoro, visto che ci occupiamo di acqua. E’ stato difficile e imbarazzante spiegare che al World Social Forum si parlera’ proprio di diritto all’acqua: ci hanno risposto che non hanno i soldi per raggiungere lo Stadio Moi.
Anche chi ha l’acqua in casa non puo’ fidarsi e dovrebbe bollirla, ma la paraffina per cucinare ha costi altissimi. Siamo stati a Kahawa West con le suore Elisabettine a visitare nello slum persone malate di tbc e aids: ci hanno fatto accomodare nelle loro baracche e ci siamo scambiate le frasi di rito: come stai oggi, come va la salute, hai mangiato… ed una risposta silenziosa la vediamo con i nostrl occhi: il fornellino per terra e’ inutilizzato, non ci sono i soldi per la paraffina, e quindi anche il cibo distribuito dal progetto Rainbow a poveri e malati non puo’ essere cucinato.
Il Ministro dell’acqua Mutua Katuku assicura che 351 milioni di scellini (85 scellini = 1 euro), dati da IDA-Banca Mondiale al Water Services Trust Fund, sono stati spesi per la realizzazione di 54 progetti nel 2005, e che ora e’ in atto una campagna per recuperare almeno il 10 % delle bollette non pagate, che corrisponderebbe a 165 milioni di Kshs al mese, necessari a ridurre del 50% il debito dei consumatori non paganti di 1,2 miliardi di scellini.
Peccato che contemporaneamente si proceda alla privatizzazione del servizio, con la scusa che lo stato non ha soldi per gli investimenti, con l’approvazione della Banca Mondiale. Una specifica campagna pubblica di 5 settimane nel 2005 ha cercato di convincere almeno 40.000 famiglie a pagare il debito per un servizio idrico comunque inefficiente e insicuro. Sulla rivista ministeriale una rassicurante foto mostra lo staff del Malindi Water Board che beve acqua di rubinetto alla Maji House, dopo un trattamento locale per ridurre la quantita’ di fluoro, causa di malattia ai denti. Si annuncia un progetto di imbottigliamento e vendita dell’acqua dell’acquedotto.
Queste prime informazioni ci dicono quanto lavoro ci aspetta per condividere conoscenze e scelte di azioni collettive con i movimenti impegnati per l’acqua che si incontreranno al Forum di Nairobi.
Paolo Rizzi. 18 gennaio [2007] pubblicato sul quotidiano ”Il Manifesto”