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Africa

Lucio Dalla
Langue: italien


Lucio Dalla

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[1970]
Testo / Lyrics / Paoles / Sanat: Paola Pallottino – Sergio Bardotti
Musica / Music / Musique / Sävel: Lucio Dalla
Album / Albumi: Terra di Gaibola

terragaib


Non è passato molto tempo dal 4 marzo 2023, quando Lucio Dalla avrebbe compiuto ottant'anni -come si dice in quella sua famosissima canzone in cui fu presa a prestito la sua data di nascita -forse un caso unico al mondo, ma chissà. Il testo di 4 marzo 1943, o Gesù Bambino era stato in realtà scritto da Paola Pallottino, nata il 9 aprile 1939 a Roma, figlia di uno dei principali etruscologi italiani, Massimo Pallottino (1909-1995), famoso per aver ritrovato, durante uno scavo a Santa Severa, uno dei rarissimi e fondamentali testi bilingui etruschi, le Lamine di Pyrgi. Paola Pallottino è, nella sua vita, divenuta un'illustratrice e una storica dell'arte con importanti docenze universitarie e accademiche; la sua attività di illustratrice si è peraltro svolta quasi interamente nel campo della divulgazione scientifica (geografia, matematica, biologia e zoologia). Attorno alla fine degli' anni '50 e l'inizio degli anni '60, questa poliedrica signora abitava però nello stesso palazzo romano del poeta fiorentino Aldo Palazzeschi, un grande e antico palazzo che il marchese Giuliano Capranica Del Grillo -discendente del famoso marchese Del Grillo divenuto figura leggendaria e popolare a Roma, e sul quale è stato girato un celebre film basato proprio su aneddoti popolari- aveva regalato alla moglie, l'attrice Adelaide Ristori. Sembra sia stato proprio Aldo Palazzeschi a incoraggiare Paola Pallottino a scrivere testi poetici in forma di canzone, forse anche dopo la scoperta di Georges Brassens e Jacques Brel.

Paola Pallottino.
Paola Pallottino.
Nel 1966 Paola Pallottino si trasferisce col marito, l'architetto Stefano Pompei, a Bologna: armi, bagagli, illustrazioni, libri e un mannello di testi di canzoni che le fanno iniziare il suo sodalizio artistico con un giovane e già oltremodo irsuto artista bolognese, che ha all'attivo soltanto un album di canzoni perlopiù scritte da Sergio Bardotti. Il giovane artista, nato appunto il 4 marzo 1943, si chiama Lucio Dalla ed il suo album, del 1966, ha un titolo consistente in un altro anno, un anno di un remoto futuro: 1999. Del disco si vendono le classiche due copie in croce, anche se una delle sue canzoni, Paff...bum! viene presentata dal poco fotogenico giovanotto al Festival di Sanremo del 1966 (in coppia col gruppo degli Yardbirds, di cui facevano parte due giovanotti altrettanto sconosciuti, tali Eric Clapton e Jimmy Page) non riuscendo nemmeno a arrivare in finale (per la cronaca, il Festival fu vinto da Domenico Modugno e da Gigliola Cinquetti con la canzone Dio, come ti amo). Il giovanotto bolognese, che faceva anche l'attore, e che nel 1967 avrebbe interpretato il primo film dei fratelli Taviani, I sovversivi, comincia insomma a cantare diversi testi scritti da Paola Pallottino; e lì comincia la sua enorme popolarità. Oltre a 4 marzo 1943, tanto per citarne solo alcuni, sono della Pallottino Il gigante e la bambina (fatta cantare al “figlioccio” di Lucio Dalla, l'allora Rosalino Cellamare poi divenuto Ron), Il bambino di fumo, Un uomo come me e Anna Bellanna.

Nel 1970, Lucio Dalla pubblica il suo secondo album in studio, con un titolo che può essere compreso solo dai bolognesi: si chiama Terra di Gaibola, e prende nome da un'antica frazione collinare di Bologna (attraversata da una stradina altrettanto antica) situata presso una cavità carsica detta popolarmente “La Gabbietta” - Caveola, da cui “Gaibola” con gli accidenti fonetici del dialetto bolognese. L'album viene pubblicato dalla RCA Italiana con numero di catalogo PSL 10462, e i testi sono ancora una volta scritti quasi interamente da Sergio Bardotti, però con qualche eccezione. Lucio Dalla, ad esempio, vi canta in inglese Stars Fell on Alabama di Mitchell Parish, e una versione italiana (di Franco Migliacci) di Girlie di Roy Phillips, intitolata Il mio fiore nero. Poi, appunto, ci sono due testi di Paola Pallottino: Orfeo bianco e questa Africa. E non sono due testi banali, parola mia. Ancora ha da venire l'exploit sanremese del 1971, col Gesù Bambino modificato con la data di nascita (un autentico colpo di genio, va detto), la “gente del porto” al posto dei “ladri e puttane” e la giovanissima ragazza messa incinta dal soldato americano che sarebbe morto di lì a poco; una storia talmente perfetta, da aver fatto credere a non pochi che la canzone di Dalla fosse autobiografica, e che fosse in realtà genovese (una storia del genere non poteva che ricordare Genova). Ma, nel 1970, Lucio Dalla era ancora un curioso personaggio dall'aspetto inusuale, che cantava canzoni un po' strane e, sovente, assai lunari, interpretava in un film Ermanno, l'operaio comunista, si diceva fosse lui stesso comunista nonostante il suo ferreo e dichiarato cattolicesimo, aveva una voce altrettanto insolita e venata dall'accento bolognese, e faceva dischi che non vendevano niente. Così, Terra di Gaibola finì presto nel dimenticatoio. E' diventato una rarità discografica: avercene una copia originale significa avere a disposizione parecchi quattrini. Contiene anche una canzone, Non sono matto, che riproduce l'autodifesa in tribunale di un imputato per omicidio.

Avevo in programma di inserire questa canzone proprio il 4 marzo scorso, il giorno dell'ottantesimo compleanno di Lucio Dalla. Una volta l'ho persino incontrato di striscio, a Bologna, il 13 dicembre 1981. Con un mio amico, il Gaffaelli, ero andato a vedere Bologna-Fiorentina bardato interamente di Viola; era il giorno in cui, in Polonia, il generale Jaruzelski si era fatto l'autogolpe, e, per la strada dalla stazione ancora mezza distrutta dopo l'attentato del 2 agosto 1980 allo stadio Dallara, i giovani del Partito Comunista davano volantini di protesta. Dopo aver sbattuto in un palo della luce, a piedi, (un mio classico), si entrò in una trattoria per mangiare qualcosa: la trovammo interamente piena di tifosi del Bologna e ci fu un attimo di panico. C'era, a un tavolo, appunto, Lucio Dalla che mangiava bardato di rosso e blu. Fece una specie di sorriso davanti a una piattata di penne al ragù, e con un gesto della mano fece segno a tutti di stare calmi e di lasciarci mangiare in pace. Per la cronaca, vinse la Fiorentina per 2-0, e quel giorno si portò in testa alla classifica. Una specie di terra di Gaibola anche quella, mi piace pensare. Non ce l'ho fatta a inserire questa canzone il 4 marzo, a causa dei postumi di un'operazione fatta due giorni prima; il mio feeling con gli ospedali è, come si sa, ben consolidato. Ora va un po' meglio, il 4 marzo è passato, anzi è il ventuno e è primavera. [RV]
Parli di tigre per terra
Ricordo dell’Africa
Bande di immensi elefanti
Ridotte ad abat-jour
L’Africa tu l’ami così

Mostri le foto
Tu sembri un gigante con i pigmei
Sei l’uomo bianco
Pacifico e forte, sei Hemingway
L’Africa tu l’ami così

Là nella giungla c’è molto di più
Di quando tu eri laggiù
In un ballo di negri senza pudore
Tutto si muove già
L’Africa balla come una donna
Troppo donna per te

E il cacciatore diventa
Una preda nel safari
Occhi di bestie feroci
Che più non ti temono

L’Africa è là, sempre più in là
L’Africa sa chi morirà
L’Africa sa chi vincerà

Con il tuo casco e frustino
Misuri una camera
Ti hanno tradito
Le verdi colline dell’Africa

L’Africa è la sempre più in là
L’Africa è la sempre più in là
L’Africa è la sempre più in là.

envoyé par Riccardo Venturi - 21/3/2023 - 11:14




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