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Al Biundin

anonyme
Langue: italien



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(Otello Profazio)
Lu Sissanta
(anonyme)


[1910 circa]

Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel :
anonimo

Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Il Canzoniere Monferrino

[[https://www.ilmonferrato.it/processed_images/componenti/r_810x810_0aca9db2-36bb-44ba-bdd1-a5ef594078c4.base.jpg| Uccisione del Biondin - Il Secolo Illustrato  18/06/1905]
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Storie di briganti e della società del Novecento

E’ una ballata dedicata al brigante Francesco De Michelis noto come Al Biundin, ucciso in un conflitto a fuoco dai carabinieri a Carisio il 7 Giugno 1905. Era l’idolo delle mondine che lo videro come il simbolo della lotta contro gli sfruttatori.
Un particolare curioso: Lombroso, quello della fisiognomica, del sostenitore della teoria del “delinquente nato”, scrisse che i dati autoptici del Biundin erano normali e che non indicavano” la propensione all'aggressività, alla violenza e alla vita banditesca". Almeno in tale circostanza non vennero fuori gli aberranti risvolti della fisiognomica e delle degenerazioni eugenetiche dei posteri. Lombroso scrisse tra l’altro un articolo titolato “Cenni per una carta igienica d’Italia”. Un vero esperto che ne aveva proprio bisogno, in quantità industriali. [Riccardo Gullotta]

Da “La Provincia Pavese” del 26 Gennaio 2005

Racconta la storia del brigante di risaia, al secolo Francesco De Michelis, nato a Villanova Monferrato e morto a 34 anni lungo un argine nella bassa vercellese, colpito al cuore da un carabiniere mentre tentava di fuggire alla cattura dopo un decennio di imprendibilità e di scorrerie nelle lande della Lomellina, del Monferrato e della zona intorno a Vercelli, con qualche puntata anche in Oltrepo.
Una figura molto popolare, una sorta di Robin Hood che piaceva ai poveri perché rubava ai ricchi: di lui e del suo compare il Murät, Luigi Fiandi originario di Melegnano, ha raccontato Giuseppe Zucca il preside delle scuole medie in un'affollata conferenza, a palazzo Cambieri. Il Biundin piaceva perché di lui si diceva fosse una sorta di 'ladro gentiluomo", ma anche per il suo indiscusso fascino che esercitava sulle donne: un personaggio che ha lasciato un segno profondo nella memoria popolare di questa zona, anche per i fatti di sangue di Ferrera Erbognone, del settembre 1902. Il Biundin e il suo compare uccisero in un conflitto a fuoco due rappresentanti delle forze dell'ordine, il carabiniere Andrea Capoani e la guardia campestre Teodoro Baldi, e riuscirono a fuggire. E poche settimane dopo nel vercellese, un altro scontro a fuoco, con altri morti, tra cui un compagno di banda e un altro carabinieri: ma il Biundin resta sempre imprendibile.
Quando fu ucciso, la sua fama era al culmine: al passaggio della salma centinaia le persone accorsero a vederlo, lui che per tentare di partecipare alla sua ultima curmaia, la festa da ballo sull'aia, si era tinto i capelli di nero, lasciando una pozza scura dentro l'acqua della risaia in cui era sprofondato dopo essere stato colpito a morte. Si controllò, dopo la sua morte, che sotto le sue scarpe non ci fossero le leggendarie molle, di cui si favoleggiava, per sfuggire ai carabinieri.

Il Biundin, il Murät e il Munfrin, soprannome di Luigi Baldi nato a Occimiano Monferrato, furono i volti più noti del fenomeno di brigantaggio che colpi la Lomellina e il basso Piemonte tra la fine dell '800 e l'inizio del ‘900. «Tra il 1895 ed il 1905 ci furono episodi continui di furti, violenze, incendi che si possono attribuire a questa banda - ha raccontato Zucca - tanto che ancora oggi, sul sito dell'arma dei carabinieri, l'episodio della sconfitta dei 'briganti subalpini" appare tra le tappe significative della sua storia ultracentenaria». Per mesi e mesi le cronache dei giornali locali riferirono di questi avvenimenti: la ribalta nazionale arrivò dopo i fatti di Ferrera, nel 1902, quando in Lomellina sbarcarono gli inviati delle principali testate nazionali per raccontare i fatti dei briganti di risaia.
La vicenda, dopo la morte di De Michelis, si conclude con due catture eccellenti che decapitano le bande: il Morät viene arrestato vicino a Bobbio, nel 1905, riconosciuto da un carabiniere in licenza, ma mori pochi anni dopo in carcere. Il Monfrin si fece tutti i suoi 36 anni di galera: catturato in quegli anni, fu scarcerato nel 1941, a guerra cominciata, e fu trovato morto in un capanno che si era costruito sull'argine di una risaia, dopo che era tornato al suo paese. Dopo anni di vita randagia e carcere, non ce l'aveva fatta a tornare a vivere come una persona normale. (s.m.)


[[http://www.valcenostoria.it/wp-content/uploads/2020/08/A-.jpg| Il Moretto e il Biondin]
E alle quatro del mattino
Quattro colpi rimbombavano
Carabinieri! le lor gridavano
Ferma, ferma: l’era, l’era il Biondin

E alle quatro del mattino
Quattro colpi rimbombavano
Carabinieri! le lor gridavano
Ferma, ferma , l’era, l’era il Biondin

L’era il Biondino di Casalese
Di Casalese e Lomellino
L’era il brigante degli assassini
il caposquadra dei ma, dei malandrin

L’era il Biondino di Casalese
Di Casalese e Lomellino
L’era il brigante degli assassini
Il caposquadra dei ma, dei malandrin

L’era il figlio di un signore
Il caposquadra dei ma, dei malandrin

envoyé par Riccardo Gullotta - 22/2/2023 - 14:02




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