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Guerre e faglie, o Agli zoppi, grucciate

Anonimo Toscano del XXI secolo
Langue: italien (Toscano fiorentino rustico)


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[8-2-2023]
Ottava in rima dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo

"Non c'è nemmeno bisogno di mandare carri!"
"Non c'è nemmeno bisogno di mandare carri!"


Scrive l'Anonimo Toscano del XXI Secolo: “Composizione estemporanea e improvvisata a proposito del terribile sisma che ha colpito l'Anatolia e la Siria il 6 febbraio 2023, provocando migliaia di vittime e la rovina di regioni intere già martoriate dalla guerra. Si tratta di ottave in rima; in quanto tali possono, anzi dovrebbero, essere cantate sulla loro tipica cantilena. Ma sono adattabili a qualsiasi tipo di melodia che rispetti la loro struttura. L'autore desidera dedicare questa sua composizione a Gianni Sartori; sarebbe bello potesse farne un adattamento in dialetto vicentino.”
Pare una santa regola invariabile:
Giacché s'alleano sempre le canaglie,
(Com'è nella storia inconfutabile)
S'uniscan nella morte guerre e faglie.
E guerre, ed uragani e distruzioni
Che battan poho negli Statunìti,
Se ci sono i tremòti ed i tifoni
Miha vann'a Cihago: vann' a Haiti.

Ed i' tremòto fa crollà 'gnihosa
Miha -hessò- a Stoccorma o in Val Passiria,
No, batte ed in maniera rovinosa
Ni' Cùrdistan e cancella mezza Siria.
Diceva la mi' nonna, pòera donna,
Mentre pelava i'pollo o le patate,
Che avvòrte un po' s'impreha alla Madonna
Che tira sempre agli zoppi grucciate.

Così s'assiste pure in queste ore,
Case barate [1] fatte 'hollo sputo,
Laddove già l'impùrso distruttore
Di Marte avea già tutto abbattuto.
Ché guerre e faglie sanno 'hosa fare
Pe' levà un po' di pòeri di torno:
Un giorno l'ISIS per incominciare,
E poi la scala Rìtte' l'artro giorno.

E giù stiacciàti bimbi e genitori,
la 'hiesa, la moschea a anch'i' castello,
'E 'unn' eran sufficienti que' dolori,
'E ci voleva anche 'sto tritello.
E ora tutti son sì dispiaciuti:
“Oppòera gente, bisogn'aiutàlli!
Si piglia tutti i sopravvissuti
E si rifà la guerra pe' ammazzàlli.

Così stavorta 'un ci si penza piùe
Si taglia l'arberello fin' a i' ceppo,
E di necessità 'e si fa virtùe,
Si fa tre stadi a i' posto di Aleppo.
Così la Siria oramai rasa a i' sòlo
Diventa bona pe' facci i mondiali
'Ho sòrdi d' i' Qatàr si fa uno stòlo
D'impianti tutti novi e tutti uguali."

'E hostruiscan case fatte male,
Crolla i' castello e pure i' palazzone,
Pe' fa doventà' ricco i' generale
Coll'armi e colla spehulazzione.
Po' parlan di miraholi e d'amore
Se sàrvano i' bambino intrappolato
Nelle macerie dopo quarant'ore...
Sa' te quanti bambini hann'ammazzato!

Que' farabutti, in prìmisse Erdogànne,
E tutti i par' a lui, brutti schifosi,
Questi 'hì ne fan certo di più danni
Di venti terremoti rovinosi.
E poi s'indignan tanto, poerìni,
Se Ciàrli Eddò gni fa la vignetta,
S'indignano sovente gli assassini
Quando la verità gni viene detta.

E 'ntanto diecimila, ventimila,
O trentamila morti, e chillosà?
E rièccoli bellini tutt' in fila
A dimostrà la solidarietà.
Eppòi dimani sì, 'ste razzumaglie
Dinòvo a deportare e a bombardare,
Tutti a stappà' bottiglie pe' le faglie
Che so' arrivate pronte ad aiutare.
[1] Crollate.

8/2/2023 - 13:21


concordo con tua nonna e aggiungo un laic

silva - 10/2/2023 - 11:26


ringrazio sentitamente per la dedica
per la versione in lengoa veneta (o visentina, alta o bassa ?) vedremo...
non è cosa fattibile così su do pie (due piedi)
Come il 90% dei veneti, semianalfabeti in lengoa madre, la parlo, ma non la scrivo, non tanto facilmente almeno....
ci proverò
GS

Gianni Sartori - 16/2/2023 - 17:48




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