Sono entrato una sera vin un’osteria
Non ricordo il luogo non ricordo la via
Ma non importa li c’era tutto il mondo
Come un bambino giocai al girotondo
Era una di quelle sere che io chiamo di gala
Nelle mie vene c’era più di una fiala
Ma non se ne accorsero pensavano fosse il vino
Che mi faceva girar la testa e ritornar bambino
Ero un bambino che parlava del passato
Della sua famiglia dietro a un filo spinato
Di serate oscene costretti in tanti dentro un loco
Perché fuori c’era la paura fuori c’era il coprifuoco
Le parole eran confuse con le voci delle carte
Non mi rendevo conto che ero solo che ero messo in disparte
Poi un vecchio mi disse “chi è morto è sepolto e giace
Chi vive pensa solo a restare in pace”
Ma che vita e pace continuai allora io
È troppo bello fregarsene e confidare in Dio
Gli americani ci han portato l’igiene col DDT
e ci insozzano i l paese son loro i padroni qui
ci guardan dall’alto in basso ci trattan come schiavi
e noi costruiam le regge e gliene diam le chiavi
ma voi che dimenticate in un bicchier di vino
guardate i miei occhi mi hanno ucciso fin da bambino
questa sera la mia vita vigliaccamente finirà
morirò da intossicato e nessuno avrà pietà
e scriverò su un foglio “odio ogni potere
sono uno che soltanto l’anarchia voleva avere”
Non ricordo il luogo non ricordo la via
Ma non importa li c’era tutto il mondo
Come un bambino giocai al girotondo
Era una di quelle sere che io chiamo di gala
Nelle mie vene c’era più di una fiala
Ma non se ne accorsero pensavano fosse il vino
Che mi faceva girar la testa e ritornar bambino
Ero un bambino che parlava del passato
Della sua famiglia dietro a un filo spinato
Di serate oscene costretti in tanti dentro un loco
Perché fuori c’era la paura fuori c’era il coprifuoco
Le parole eran confuse con le voci delle carte
Non mi rendevo conto che ero solo che ero messo in disparte
Poi un vecchio mi disse “chi è morto è sepolto e giace
Chi vive pensa solo a restare in pace”
Ma che vita e pace continuai allora io
È troppo bello fregarsene e confidare in Dio
Gli americani ci han portato l’igiene col DDT
e ci insozzano i l paese son loro i padroni qui
ci guardan dall’alto in basso ci trattan come schiavi
e noi costruiam le regge e gliene diam le chiavi
ma voi che dimenticate in un bicchier di vino
guardate i miei occhi mi hanno ucciso fin da bambino
questa sera la mia vita vigliaccamente finirà
morirò da intossicato e nessuno avrà pietà
e scriverò su un foglio “odio ogni potere
sono uno che soltanto l’anarchia voleva avere”
envoyé par Paolo Rizzi - 26/1/2023 - 13:09
Il brano Dopoguerra l’ho scritto nel 1974 dopo la lettura del libro appena dato alle stampe. In quei giorni svolgevo il servizio militare a Casarsa della Delizia paese natio di P.P.Pasolini.
Il personaggio di Davide con la sua disperata anarchia mi colpì profondamente e durante una notte di guardia agli hangar dell’aeroporto scrissi il testo.
Al mio ritorno dal servizio militare mi iscrissi alla scuola civica di musica e composi la melodia.
Aggiungo delle note sulla costruzione del personaggio da parte di Elsa Morante, redatte da MONICA ZANARDO
Davide Segre nelle carte manoscritte della Storia di Elsa Morante
Il personaggio di Davide con la sua disperata anarchia mi colpì profondamente e durante una notte di guardia agli hangar dell’aeroporto scrissi il testo.
Al mio ritorno dal servizio militare mi iscrissi alla scuola civica di musica e composi la melodia.
Aggiungo delle note sulla costruzione del personaggio da parte di Elsa Morante, redatte da MONICA ZANARDO
Davide Segre nelle carte manoscritte della Storia di Elsa Morante
Il romanzo La Storia (1974) di Elsa Morante si nutre di un progetto narrativo annunciato a partire dal 1957 e mai portato a compimento: Senza i conforti della religione. Il contributo analizza gli autografi morantiani, individuando i passaggi che segnano l'emancipazione della Storia da Senza i conforti della religione. Successivamente viene analizzato il personaggio di Davide Segre, oggetto di numerosi rifacimenti e riscritture: Elsa Morante inserisce la (fallimentare) parentesi operaia di Davide, approfondisce le sue contraddizioni ideologiche (ampliando e arricchendo il suo discorso all'osteria di Testaccio) e abbandona il proposito di inserire un'appendice con le sue poesie giovanili. Il movimento di riscrittura porta a individuare in Davide Segre l'epicentro di una serie di modifiche sistemiche che cambiano la fisionomia del romanzo: contestualmente, le note storiche che aprono i vari capitoli vengono inspessite e il titolo del romanzo approda verso la scelta definitiva: La Storia.
Emerge tuttavia dal romanzo che Davide era, da adolescente, un «fedele della felicità».53 Arrestato per la propaganda anarchica, ebreo latitante, viene rinchiuso nelle “anticamere della morte”, bunker detentivi per prigionieri e, caricato in un treno merci di deportati, riesce a fuggirne buttandosi durante una sosta assieme a dei cadaveri che ne venivano scaricati. Quando arriva, sfollato, nello stanzone di Pietralata «la sua fisionomia era segnata da qualcosa di corrotto, che ne pervertiva i lineamenti dall'interno».54 Segue una progressiva caduta di Davide: la scoperta che i suoi familiari sono stati deportati, l'adesione alla banda partigiana e la violenza sul soldato tedesco e, nel dopoguerra, la relazione con la prostituta Santina e l'amicizia con Nino, destinati entrambi a morire (la prima per mano del suo protettore, il secondo nel corso di un incidente). Davide diventa dipendente dalle droghe, cerca di ritrovare uno slancio umano nell'osteria di Testaccio, ma nella ritrovata “pace” del dopoguerra nessuno vuole ascoltare i suoi proclami. Le sconfitte di Davide gli si presentano, impietose, nel suo delirio finale dove tutte le immagini positive o solari si distorcono in un doppio grottesco. La “Città ideale” diventa una Babilonia infernale, i suoi cari gli si ripresentano in forme farsesche o giudicanti, fino all'immagine di sua madre, morta in un campo di concentramento. L'Ordalia che Davide si era proposto è l'ultimo – e definitivo – fallimento: «finalmente, in se stesso Davide odia tutti, e questo è un male nuovo, da lui mai provato prima».55 Il sentimento dell'odio, che scardina per sempre ogni felicità possibile, è il suo commiato definitivo dalla vita: morirà di overdose di lì a poche ore.
Emerge tuttavia dal romanzo che Davide era, da adolescente, un «fedele della felicità».53 Arrestato per la propaganda anarchica, ebreo latitante, viene rinchiuso nelle “anticamere della morte”, bunker detentivi per prigionieri e, caricato in un treno merci di deportati, riesce a fuggirne buttandosi durante una sosta assieme a dei cadaveri che ne venivano scaricati. Quando arriva, sfollato, nello stanzone di Pietralata «la sua fisionomia era segnata da qualcosa di corrotto, che ne pervertiva i lineamenti dall'interno».54 Segue una progressiva caduta di Davide: la scoperta che i suoi familiari sono stati deportati, l'adesione alla banda partigiana e la violenza sul soldato tedesco e, nel dopoguerra, la relazione con la prostituta Santina e l'amicizia con Nino, destinati entrambi a morire (la prima per mano del suo protettore, il secondo nel corso di un incidente). Davide diventa dipendente dalle droghe, cerca di ritrovare uno slancio umano nell'osteria di Testaccio, ma nella ritrovata “pace” del dopoguerra nessuno vuole ascoltare i suoi proclami. Le sconfitte di Davide gli si presentano, impietose, nel suo delirio finale dove tutte le immagini positive o solari si distorcono in un doppio grottesco. La “Città ideale” diventa una Babilonia infernale, i suoi cari gli si ripresentano in forme farsesche o giudicanti, fino all'immagine di sua madre, morta in un campo di concentramento. L'Ordalia che Davide si era proposto è l'ultimo – e definitivo – fallimento: «finalmente, in se stesso Davide odia tutti, e questo è un male nuovo, da lui mai provato prima».55 Il sentimento dell'odio, che scardina per sempre ogni felicità possibile, è il suo commiato definitivo dalla vita: morirà di overdose di lì a poche ore.
Paolo Rizzi - 31/3/2023 - 16:30
ciao da questa sera 8 gennaio La storia di Elsa Morante in Tv 4 puntate
sceneggiatura di Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Francesca Archibugi; regia di Francesca Archibugi; con Jasmine Trinca, Elio Germano, Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga e con Valerio Mastandrea; una produzione Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, in collaborazione con Thalie Images.
sceneggiatura di Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Francesca Archibugi; regia di Francesca Archibugi; con Jasmine Trinca, Elio Germano, Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga e con Valerio Mastandrea; una produzione Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, in collaborazione con Thalie Images.
Paolo Rizzi - 8/1/2024 - 10:47
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Scritta nel 1975 dopo l'uscita del libro di Elsa Morante : La storia ed ispirata al personaggio di Davide Segre.
Nel video ho usato le immagini tratte dal film di Comencini relative all'episodio dell'osteria prima della morte di Davide