V studené parádě kožených křesel,
Kožených křesel, kožených křesel
Sešli se k poradě výrobci hesel,
Výrobci hesel, výrobci hesel
Mnohé, co hrozilo, pozbylo punce,
Za okny mrazilo srpnové slunce
A křičelo na lidi "pamatuj!",
A křičelo na lidi "pamatuj!"
Pod hnědí sieny sežehlých trámů
Sežehlých trámů, sežehlých trámů
Hleděly hyeny na věže chrámů,
Na věže chrámů, na věže chrámů
V ulici trpěly pahýly stromů,
Hleděly na střely v průčelích domů
A křičely na lidi "pamatuj!",
A křičely na lidi "pamatuj!"
V zelené zahradě slyšel jsem trávu,
Slyšel jsem trávu, slyšel jsem trávu,
Mluvila o zradě, o pěstním právu,
O pěstním právu, o pěstním právu.
Mluvila o mužích s tvářemi šelem,
Mluvila o růžích nad dívčím čelem,
Jež křičely na lidi "pamatuj!",
Jež křičely na lidi "pamatuj!"
Před sebou muletu, vládci se smáli,
Vládci se smáli, vládci se smáli,
Podivnou ruletu s pistolí hráli,
S pistolí hráli, s pistolí hráli.
Kožených křesel, kožených křesel
Sešli se k poradě výrobci hesel,
Výrobci hesel, výrobci hesel
Mnohé, co hrozilo, pozbylo punce,
Za okny mrazilo srpnové slunce
A křičelo na lidi "pamatuj!",
A křičelo na lidi "pamatuj!"
Pod hnědí sieny sežehlých trámů
Sežehlých trámů, sežehlých trámů
Hleděly hyeny na věže chrámů,
Na věže chrámů, na věže chrámů
V ulici trpěly pahýly stromů,
Hleděly na střely v průčelích domů
A křičely na lidi "pamatuj!",
A křičely na lidi "pamatuj!"
Recitál:
Jen najatý přístěnek zapadal prachem,
Jen pavouci v síti a trpký pach klihu,
A embrya myšlenek chvěla se strachem,
Kéž nemusí žíti, kéž nemusí z lihu!
Jen najatý přístěnek zapadal prachem,
Jen pavouci v síti a trpký pach klihu,
A embrya myšlenek chvěla se strachem,
Kéž nemusí žíti, kéž nemusí z lihu!
V zelené zahradě slyšel jsem trávu,
Slyšel jsem trávu, slyšel jsem trávu,
Mluvila o zradě, o pěstním právu,
O pěstním právu, o pěstním právu.
Mluvila o mužích s tvářemi šelem,
Mluvila o růžích nad dívčím čelem,
Jež křičely na lidi "pamatuj!",
Jež křičely na lidi "pamatuj!"
Před sebou muletu, vládci se smáli,
Vládci se smáli, vládci se smáli,
Podivnou ruletu s pistolí hráli,
S pistolí hráli, s pistolí hráli.
Recitál:
Minulo září, a ulicí chodí
Jen milion tváří - těch zbloudilých lodí,
A žádná z nich neslyší "pamatuj!",
A žádná z nich neslyší "pamatuj!" "Pamatuj!"
Minulo září, a ulicí chodí
Jen milion tváří - těch zbloudilých lodí,
A žádná z nich neslyší "pamatuj!",
A žádná z nich neslyší "pamatuj!" "Pamatuj!"
envoyé par Francesco - 22/11/2022 - 22:31
Langue: italien
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös: Francesco
Ho riesumato i rudimenti di ceco che ho studiato un bel po' di anni fa per tradurre questa canzone. So che ci saranno diversi errori, ma proprio per questo ho deciso di pubblicarla così da poter ricevere correzioni o commenti da qualcuno più esperto di me." [Francesco]
Strana roulette russa
Nel freddo splendore di poltrone in pelle
Poltrone in pelle, poltrone in pelle
Si sedevano a discutere i fabbricanti di slogan,
I fabbricanti di slogan, i fabbricanti di slogan
Molte minacce avevan perso di significato,
Alle finestre gelava il sole di agosto
E gridava alla gente: "Ricorda…"
E gridava alla gente: "Ricorda!"
Sotto travi bruciate color terra di Siena [1],
Travi bruciate, travi bruciate
Le iene scrutavan la torre del tempio,
La torre del tempio, la torre del tempio
Nelle strade soffrivano i ceppi degli alberi
Guardando le facciate delle case crivellate dai colpi,
E gridavano alla gente: "Ricorda…"
E gridavano alla gente: "Ricorda!"
Nel verde giardino ho ascoltato l’erba,
Ho ascoltato l’erba, ho ascoltato l’erba
Parlava di tradimento e di prepotenza, [2]
Di prepotenza, di prepotenza
Parlava di uomini con facce bestiali,
Parlava di rose in fronte alle ragazze
Che gridavano alla gente: "Ricorda…"
Che gridavano alla gente: "Ricorda!"
Con davanti una muleta [3], i potenti [4] ridacchiavano
I potenti ridacchiavano, i potenti ridacchiavano,
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano
Nel freddo splendore di poltrone in pelle
Poltrone in pelle, poltrone in pelle
Si sedevano a discutere i fabbricanti di slogan,
I fabbricanti di slogan, i fabbricanti di slogan
Molte minacce avevan perso di significato,
Alle finestre gelava il sole di agosto
E gridava alla gente: "Ricorda…"
E gridava alla gente: "Ricorda!"
Sotto travi bruciate color terra di Siena [1],
Travi bruciate, travi bruciate
Le iene scrutavan la torre del tempio,
La torre del tempio, la torre del tempio
Nelle strade soffrivano i ceppi degli alberi
Guardando le facciate delle case crivellate dai colpi,
E gridavano alla gente: "Ricorda…"
E gridavano alla gente: "Ricorda!"
Recitato:
La camera in affitto era coperta di polvere,
Solo ragni sulle ragnatele e un aspro odore di colla,
Embrioni di pensieri tremavano di paura,
Vorrei non dovessero, non dovessero darsi all'alcool!
La camera in affitto era coperta di polvere,
Solo ragni sulle ragnatele e un aspro odore di colla,
Embrioni di pensieri tremavano di paura,
Vorrei non dovessero, non dovessero darsi all'alcool!
Nel verde giardino ho ascoltato l’erba,
Ho ascoltato l’erba, ho ascoltato l’erba
Parlava di tradimento e di prepotenza, [2]
Di prepotenza, di prepotenza
Parlava di uomini con facce bestiali,
Parlava di rose in fronte alle ragazze
Che gridavano alla gente: "Ricorda…"
Che gridavano alla gente: "Ricorda!"
Con davanti una muleta [3], i potenti [4] ridacchiavano
I potenti ridacchiavano, i potenti ridacchiavano,
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano
Recitato:
Settembre è passato, e passeggiano per strada
Milioni di facce - tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: "Ricorda…"
E nessuna di loro sente: "Ricorda! Ricorda!"
Settembre è passato, e passeggiano per strada
Milioni di facce - tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: "Ricorda…"
E nessuna di loro sente: "Ricorda! Ricorda!"
Note RV:
[1] Qui il testo originale (hnědí sieny) dice alla lettera: “marrone di Siena”. E' il color terra di Siena. A mo' di curiosità, il nome gli deriva da un tipo di terra estratta da una cava in località Bagnoli di Arcidosso, sul Monte Amiata, che in epoca medievale faceva parte della Repubblica di Siena ma che oggi è in provincia di Grosseto.
[2] Nel testo originale o pěstním právu “[parlava di] legge -o diritto- del pugno”. Ho tradotto con “prepotenza” per rendere meglio l'idea (ma potrebbe essere anche “sopraffazione”, “arbitrarietà” ecc.).
[3] La muleta è il drappo rosso, sostenuto da un bastoncello, con cui il matador provoca il toro per stancarlo durante la corrida, fino a fargli abbassare la testa e abbatterlo con la stoccata finale. Qui i “potenti” sono quindi visti come tori che ridacchiano mentre stanno per essere abbattuti.
[4] Ho reso vládci con “potenti”, ma il termine è vasto (potrebbe essere anche “governanti” o “despoti”).
[1] Qui il testo originale (hnědí sieny) dice alla lettera: “marrone di Siena”. E' il color terra di Siena. A mo' di curiosità, il nome gli deriva da un tipo di terra estratta da una cava in località Bagnoli di Arcidosso, sul Monte Amiata, che in epoca medievale faceva parte della Repubblica di Siena ma che oggi è in provincia di Grosseto.
[2] Nel testo originale o pěstním právu “[parlava di] legge -o diritto- del pugno”. Ho tradotto con “prepotenza” per rendere meglio l'idea (ma potrebbe essere anche “sopraffazione”, “arbitrarietà” ecc.).
[3] La muleta è il drappo rosso, sostenuto da un bastoncello, con cui il matador provoca il toro per stancarlo durante la corrida, fino a fargli abbassare la testa e abbatterlo con la stoccata finale. Qui i “potenti” sono quindi visti come tori che ridacchiano mentre stanno per essere abbattuti.
[4] Ho reso vládci con “potenti”, ma il termine è vasto (potrebbe essere anche “governanti” o “despoti”).
Langue: italien
Nuova versione italiana / New Italian version / Nouvelle version italienne / Uusi italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 26-11-2022 18:31
Accogliendo tutte le correzioni / integrazioni di Stanislava, ma al contempo volendo redigere una “nuova versione”, ecco qua il risultato (naturalmente, passibilissimo di ulteriori correzioni / integrazioni / migliorie da parte di chiunque). “Versione” significa che si tratta di un'interpretazione: come traduzione letterale può andare quella già presente tenendo conto delle osservazioni di Stanislava, mentre la versione le accoglie ma con una resa più organica alla lingua italiana. [RV]
Riccardo Venturi, 26-11-2022 18:31
Accogliendo tutte le correzioni / integrazioni di Stanislava, ma al contempo volendo redigere una “nuova versione”, ecco qua il risultato (naturalmente, passibilissimo di ulteriori correzioni / integrazioni / migliorie da parte di chiunque). “Versione” significa che si tratta di un'interpretazione: come traduzione letterale può andare quella già presente tenendo conto delle osservazioni di Stanislava, mentre la versione le accoglie ma con una resa più organica alla lingua italiana. [RV]
Strana roulette russa
Su poltrone in pelle splendide e fredde
Poltrone in pelle, poltrone in pelle,
Seduti a discutere i fabbrica-slogan,
I fabbrica-slogan, i fabbrica-slogan
Tante minacce non eran più rischi,
Alle finestre, un gelido sole d'agosto
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”
Sotto travi arse, color terra di Siena,
Sotto travi arse, sotto travi arse,
Le iene scrutavan la torre del tempio,
Le iene scrutavan la torre del tempio
Soffrivano, in strada, ceppi di alberi
Nel guardar le case trafitte dai colpi,
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”
Quel bugigattolo in affitto, tutto impolverato,
Solo ragnatele e un puzzo aspro di colla,
Germi di pensieri tremanti di paura...
Solo non dovessero smetter di bere!
Nel verde giardino ho sentito l'erba,
Ho sentito l'erba, ho sentito l'erba
Parlar di tradimento e sopraffazione,
Di sopraffazione, di sopraffazione,
Parlare di uomini con facce bestiali,
Parlare di rose in fronte alle ragazze
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare...”
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare”.
Davanti a una muleta, i potenti sogghignavano,
I potenti sogghignavano, i potenti sogghignavano;
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano.
Settembre è passato, e per strada passeggiano
Milioni di facce – tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: “Non ti scordare...”
Nessuna di loro sente: “Non ti scordare.”
Su poltrone in pelle splendide e fredde
Poltrone in pelle, poltrone in pelle,
Seduti a discutere i fabbrica-slogan,
I fabbrica-slogan, i fabbrica-slogan
Tante minacce non eran più rischi,
Alle finestre, un gelido sole d'agosto
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”
Sotto travi arse, color terra di Siena,
Sotto travi arse, sotto travi arse,
Le iene scrutavan la torre del tempio,
Le iene scrutavan la torre del tempio
Soffrivano, in strada, ceppi di alberi
Nel guardar le case trafitte dai colpi,
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”
Quel bugigattolo in affitto, tutto impolverato,
Solo ragnatele e un puzzo aspro di colla,
Germi di pensieri tremanti di paura...
Solo non dovessero smetter di bere!
Nel verde giardino ho sentito l'erba,
Ho sentito l'erba, ho sentito l'erba
Parlar di tradimento e sopraffazione,
Di sopraffazione, di sopraffazione,
Parlare di uomini con facce bestiali,
Parlare di rose in fronte alle ragazze
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare...”
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare”.
Davanti a una muleta, i potenti sogghignavano,
I potenti sogghignavano, i potenti sogghignavano;
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano.
Settembre è passato, e per strada passeggiano
Milioni di facce – tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: “Non ti scordare...”
Nessuna di loro sente: “Non ti scordare.”
Langue: russe
Versione russa / Russian version / Version russe / Venäjänkielinen versio:
Ustim Ladenko (Устим Ладенко) (L. Trans.)
Ustim Ladenko (Устим Ладенко) (L. Trans.)
“This is a poetic translation - deviations from the meaning of the original are present (extra words, extra or omitted information, substituted concepts).”
Странная рулетка
В холодном декоре кресел из кожи,
Кресел из кожи, кресел из кожи.
Вели разговоры коммуно-вельможи,
Коммуно-вельможи, коммуно-вельможи.
Угроза угрозою, привыкли мы к этому,
Солнце морозило под конец лета
И людям кричало: - Не забудь...
И людям кричало: - Не забудь!
Под бурой сиеной выжженных балок,
Выжженных балок, выжженных балок.
Гиены смотрели на башни храмов.
На башни храмов, на башни храмов.
Расплющили веки деревья-калеки
И видят - снаряды торчат из фасадов,
Обрубками машут: - Не забудь...
Обрубками машут: - Не забудь!
В углу скреблись мыши средь пыли и праха,
Лишь сети паучьи да терпкий смрад клея,
Зародыши мысли дрожали от страха:
- Нам в спирте быть лучше, мы жить не сумеем!
Я слышал, как травы на клумбе и в поле,
На клумбе и в поле, на клумбе и в поле.
Кричат о предательстве и произволе,
И произволе, и произволе.
О мужиках со звериными мордами,
Да о цветах над девушкой гордою,
Что людям кричали: - Не забудь...
Что людям кричали: - Не забудь!
Машá нам мулетой, вельможи смеялись,
Вельможи смеялись, вельможи смеялись.
Опасно в рулетку с оружием игрались,
С оружием игрались, с оружием игрались.
Осень проходит, а улицы пóлны - лиц миллионы,
В себя погруженных...
И никто не услышит: - Не забудь...
И никто не услышит: - Не забудь! НЕ ЗАБУДЬ!
В холодном декоре кресел из кожи,
Кресел из кожи, кресел из кожи.
Вели разговоры коммуно-вельможи,
Коммуно-вельможи, коммуно-вельможи.
Угроза угрозою, привыкли мы к этому,
Солнце морозило под конец лета
И людям кричало: - Не забудь...
И людям кричало: - Не забудь!
Под бурой сиеной выжженных балок,
Выжженных балок, выжженных балок.
Гиены смотрели на башни храмов.
На башни храмов, на башни храмов.
Расплющили веки деревья-калеки
И видят - снаряды торчат из фасадов,
Обрубками машут: - Не забудь...
Обрубками машут: - Не забудь!
В углу скреблись мыши средь пыли и праха,
Лишь сети паучьи да терпкий смрад клея,
Зародыши мысли дрожали от страха:
- Нам в спирте быть лучше, мы жить не сумеем!
Я слышал, как травы на клумбе и в поле,
На клумбе и в поле, на клумбе и в поле.
Кричат о предательстве и произволе,
И произволе, и произволе.
О мужиках со звериными мордами,
Да о цветах над девушкой гордою,
Что людям кричали: - Не забудь...
Что людям кричали: - Не забудь!
Машá нам мулетой, вельможи смеялись,
Вельможи смеялись, вельможи смеялись.
Опасно в рулетку с оружием игрались,
С оружием игрались, с оружием игрались.
Осень проходит, а улицы пóлны - лиц миллионы,
В себя погруженных...
И никто не услышит: - Не забудь...
И никто не услышит: - Не забудь! НЕ ЗАБУДЬ!
envoyé par Riccardo Venturi - 23/11/2022 - 09:06
@ Francesco
Prima di tutto grazie da parte mia e di tutto il sito per avere inviato questa canzone e la tua traduzione. Una sola cosa: ti era come “rimasto nella tastiera” il suo titolo completo, che è Podivná ruleta (la canzone era comparsa con un misterioso “Podi”). Abbiamo ovviamente provveduto a ripristinarlo.
Per quanto riguarda la traduzione, accogliendo il tuo stesso invito introduttivo (che ho spostato nella sezione della traduzione), ho provveduto ad effettuare qualche intervento, mettendo anche qualche piccola nota chiarificatrice. In realtà, neppure il mio ceco è tutto quel granché; per una traduzione veramente “comme il faut” bisognerà aspettare Stanislava, la nostra specialista (che è di madrelingua ceca). I miei sono quindi interventi provvisori, che ho riportato in corsivo per individuarne meglio la posizione nel testo.
Esistono su Lyricstranslate due traduzioni di questo testo di Karel Kryl, una in inglese e l'altra in russo. Purtroppo, anche se per motivi opposti, sono entrambe inservibili: la prima perché scritta in un inglese molto approssimativo, e la seconda perché (come dichiarato dal traduttore stesso) è una versione metrica d'arte, in rima, che rispetta il senso del testo originale ma che se ne allontana parecchio in certi punti. La riporto comunque per completezza della pagina.
Grazie ancora, Francesco -specificando che gettarsi in un testo di Karel Kryl è comunque e sempre un'impresa pressoché titanica.
Prima di tutto grazie da parte mia e di tutto il sito per avere inviato questa canzone e la tua traduzione. Una sola cosa: ti era come “rimasto nella tastiera” il suo titolo completo, che è Podivná ruleta (la canzone era comparsa con un misterioso “Podi”). Abbiamo ovviamente provveduto a ripristinarlo.
Per quanto riguarda la traduzione, accogliendo il tuo stesso invito introduttivo (che ho spostato nella sezione della traduzione), ho provveduto ad effettuare qualche intervento, mettendo anche qualche piccola nota chiarificatrice. In realtà, neppure il mio ceco è tutto quel granché; per una traduzione veramente “comme il faut” bisognerà aspettare Stanislava, la nostra specialista (che è di madrelingua ceca). I miei sono quindi interventi provvisori, che ho riportato in corsivo per individuarne meglio la posizione nel testo.
Esistono su Lyricstranslate due traduzioni di questo testo di Karel Kryl, una in inglese e l'altra in russo. Purtroppo, anche se per motivi opposti, sono entrambe inservibili: la prima perché scritta in un inglese molto approssimativo, e la seconda perché (come dichiarato dal traduttore stesso) è una versione metrica d'arte, in rima, che rispetta il senso del testo originale ma che se ne allontana parecchio in certi punti. La riporto comunque per completezza della pagina.
Grazie ancora, Francesco -specificando che gettarsi in un testo di Karel Kryl è comunque e sempre un'impresa pressoché titanica.
Riccardo Venturi - 23/11/2022 - 07:26
Grazie Riccardo per aver provveduto a correggere e arrichire la traduzione! sapere che esiste una comunità attiva che valorizza e rende disponibili testi tradotti altrimenti intorvabile mi riempie il cuore di gioia.
Francesco - 25/11/2022 - 15:55
@ Francesco e Riccardo
Innanzitutto grazie Francesco per esserti voluto occupare di una canzone di Karel Kryl e complimenti per la traduzione. So per propria esperienza che è un'impresa davvero ardua.
Contrariamente a quello che dice Riccardo, mi sembra di poter apportare ben poco alla vostra opera comune già di per sé magistrale, per di più essendo voi due madrelingua italiani siete riusciti a riprodurre benissimo il linguaggio di Kryl e dargli quella fluidità ed espressività che merita.
Naturalmente accolgo con immenso piacere l'invito di riguardare le parti in corsivo e dare la mia opinione. Ecco qui alcune riflessioni:
Slogan – per me azzeccatissimo, è proprio quello. Si riferisce agli slogan di propaganda creati ad hoc di cui erano riempiti tutti i discorsi pubblici.
Il verbo “si sedevano” l'avete usato all'imperfetto che, correggetemi se sbaglio, dà quell'idea di azione ripetuta o ricorrente. L'originale usa un tempo perfettivo di un'azione compiuta una volta: “si sedettero” (i famosi verbi perfettivi e imperfettivi delle lingue slave, ahimé!)
“Molte minacce” va bene, inteso come qualcosa che costituiva una minaccia, un pericolo generale, non come una minaccia rivolta da una persona a un'altra
Sotto travi bruciate color terra di Siena – va benissimo
in realtà Kryl nella sua espressione poetica lo mette al contrario: sotto il color terra di Siena delle travi bruciate, ma in italiano va meglio come avete scritto voi, tanto il significato non cambia
le torri dei templi è al plurale, se vogliamo essere pignoli
le facciate delle case ecc. - è proprio quello il senso
přístěnek l'avete reso come camera ma si tratta piuttosto di uno spazio aggiunto, un ripostiglio o uno stanzino, il dizionario mi dà anche “alcova, nicchia”
La parte recitata va bene eccetto l'ultimo verso, direi che quello è l'unico in cui è stato cambiato il senso. Io lo capisco così: “magari non dovessero vivere (o "non fossero obbligati a vivere”), magari non dovessero mai abbandonare l'ebbrezza alcolica”. “Být v lihu“, letteralmente “essere nell'alcol” è un modo per dire “essere ubriaco” (e ubriaco piuttosto a modino..), quindi qui “uscire dall'alcol” gioca proprio con questa espressione. Vedete un po' voi come può tornare meglio.
“Slyšel jsem trávu“ è piuttosto “ho sentito (o meglio ancora udito) l'erba”: è più incidentale rispetto ad “ascoltare” che è più un atto consapevole (in ceco sarebbe poslouchat)
prepotenza per la legge del pugno va bene, come anche tutte le altre scelte spiegate nelle note
“mluvila o růžích nad dívčím čelem“ significa letteralmente “parlava di rose sopra la fronte delle ragazze”, ma forse suona meglio come lo avete reso voi..
jež è “che”, in effetti, è la forma femminile al plurale (le rose) del pronome relativo jenž, l'avete intuito bene
da qui fino in fondo mi sembra tutto bene, l'unico è l'aggettivo “zbloudilý“ che più che abbandonato vuol dire smarrito, che ha perso il cammino/la rotta, quindi barche smarrite
Ecco, spero di aver chiarito magari qualche dubbio (e non averne creati altri maggiori :)), poi se avete altre domande chiedete pure, io con i miei tempi ci sono..
Riccardo, ho visto anche la tua traduzione di Pieta che è, mi ripeterò, spettacolare. Ti posso segnalare due punti dove hai leggermente cambiato il significato? Te li scrivo qui, poi vedi tu.
“šnapsem žízeň hnali kilometr klusem” è un'immagine difficile da rendere ma utilizzando le tue stesse parole lo renderei ad esempio “spegnevan la sete a grappini facendola trottare via per un chilometro”. Sì, lo so, è un'immagine strana, ma è la sete che trotta via (scacciata dagli šnaps - Schnaps), non i soldati stessi.
Poi qui:
Místní sebrance
válkou nakažené
tu trochu zeleniny
záviděli
A una banda di raccattati
lì del posto, infettati dalla guerra,
invidiavano
quel po' di verdura.
Nel senso che sono i soldati ritornati che invidiano la verdura ai poveracci del posto, non viceversa.
Una cosa però: puoi togliere l'accento dal titolo della canzone in ceco? È Pieta, non Pietà, la parola è stata “cechizzata”, si nota anche nel corso della canzone dove viene utilizzata nelle varie declinazioni seguendo le regole e le desinenze come altri sostantivi femminili cechi che terminano in -a.
Tutto questo mi fa ricordare che ho nel famoso “cassetto” altre due canzoni di Kryl che avevo tradotto tempo fa ma poi la mia traduzione non mi convinceva del tutto e la volevo riguardare meglio, e intanto sono ancora lì.. Ora mi metto d'impegno la prossima settimana e ve le propongo, ovviamente accettando poi tutti i vostri consigli :)
Innanzitutto grazie Francesco per esserti voluto occupare di una canzone di Karel Kryl e complimenti per la traduzione. So per propria esperienza che è un'impresa davvero ardua.
Contrariamente a quello che dice Riccardo, mi sembra di poter apportare ben poco alla vostra opera comune già di per sé magistrale, per di più essendo voi due madrelingua italiani siete riusciti a riprodurre benissimo il linguaggio di Kryl e dargli quella fluidità ed espressività che merita.
Naturalmente accolgo con immenso piacere l'invito di riguardare le parti in corsivo e dare la mia opinione. Ecco qui alcune riflessioni:
Slogan – per me azzeccatissimo, è proprio quello. Si riferisce agli slogan di propaganda creati ad hoc di cui erano riempiti tutti i discorsi pubblici.
Il verbo “si sedevano” l'avete usato all'imperfetto che, correggetemi se sbaglio, dà quell'idea di azione ripetuta o ricorrente. L'originale usa un tempo perfettivo di un'azione compiuta una volta: “si sedettero” (i famosi verbi perfettivi e imperfettivi delle lingue slave, ahimé!)
“Molte minacce” va bene, inteso come qualcosa che costituiva una minaccia, un pericolo generale, non come una minaccia rivolta da una persona a un'altra
Sotto travi bruciate color terra di Siena – va benissimo
in realtà Kryl nella sua espressione poetica lo mette al contrario: sotto il color terra di Siena delle travi bruciate, ma in italiano va meglio come avete scritto voi, tanto il significato non cambia
le torri dei templi è al plurale, se vogliamo essere pignoli
le facciate delle case ecc. - è proprio quello il senso
přístěnek l'avete reso come camera ma si tratta piuttosto di uno spazio aggiunto, un ripostiglio o uno stanzino, il dizionario mi dà anche “alcova, nicchia”
La parte recitata va bene eccetto l'ultimo verso, direi che quello è l'unico in cui è stato cambiato il senso. Io lo capisco così: “magari non dovessero vivere (o "non fossero obbligati a vivere”), magari non dovessero mai abbandonare l'ebbrezza alcolica”. “Být v lihu“, letteralmente “essere nell'alcol” è un modo per dire “essere ubriaco” (e ubriaco piuttosto a modino..), quindi qui “uscire dall'alcol” gioca proprio con questa espressione. Vedete un po' voi come può tornare meglio.
“Slyšel jsem trávu“ è piuttosto “ho sentito (o meglio ancora udito) l'erba”: è più incidentale rispetto ad “ascoltare” che è più un atto consapevole (in ceco sarebbe poslouchat)
prepotenza per la legge del pugno va bene, come anche tutte le altre scelte spiegate nelle note
“mluvila o růžích nad dívčím čelem“ significa letteralmente “parlava di rose sopra la fronte delle ragazze”, ma forse suona meglio come lo avete reso voi..
jež è “che”, in effetti, è la forma femminile al plurale (le rose) del pronome relativo jenž, l'avete intuito bene
da qui fino in fondo mi sembra tutto bene, l'unico è l'aggettivo “zbloudilý“ che più che abbandonato vuol dire smarrito, che ha perso il cammino/la rotta, quindi barche smarrite
Ecco, spero di aver chiarito magari qualche dubbio (e non averne creati altri maggiori :)), poi se avete altre domande chiedete pure, io con i miei tempi ci sono..
Riccardo, ho visto anche la tua traduzione di Pieta che è, mi ripeterò, spettacolare. Ti posso segnalare due punti dove hai leggermente cambiato il significato? Te li scrivo qui, poi vedi tu.
“šnapsem žízeň hnali kilometr klusem” è un'immagine difficile da rendere ma utilizzando le tue stesse parole lo renderei ad esempio “spegnevan la sete a grappini facendola trottare via per un chilometro”. Sì, lo so, è un'immagine strana, ma è la sete che trotta via (scacciata dagli šnaps - Schnaps), non i soldati stessi.
Poi qui:
Místní sebrance
válkou nakažené
tu trochu zeleniny
záviděli
A una banda di raccattati
lì del posto, infettati dalla guerra,
invidiavano
quel po' di verdura.
Nel senso che sono i soldati ritornati che invidiano la verdura ai poveracci del posto, non viceversa.
Una cosa però: puoi togliere l'accento dal titolo della canzone in ceco? È Pieta, non Pietà, la parola è stata “cechizzata”, si nota anche nel corso della canzone dove viene utilizzata nelle varie declinazioni seguendo le regole e le desinenze come altri sostantivi femminili cechi che terminano in -a.
Tutto questo mi fa ricordare che ho nel famoso “cassetto” altre due canzoni di Kryl che avevo tradotto tempo fa ma poi la mia traduzione non mi convinceva del tutto e la volevo riguardare meglio, e intanto sono ancora lì.. Ora mi metto d'impegno la prossima settimana e ve le propongo, ovviamente accettando poi tutti i vostri consigli :)
Stanislava - 25/11/2022 - 23:24
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Karel Kryl
Album / Albumi: Bratříčku, zavírej vrátka
Con l'album di Karel Kryl, Bratříčku, zavírej vrátka (“Chiudi il cancello, fratellino”) abbiamo avuto più volte a che fare in questo sito. Non poteva essere altrimenti: si tratta di un album di canzoni fondamentali non solo per la storia artistica e umana dell'autore e della canzone in lingua ceca, ma anche -mi azzardo a dire- per la Storia in sé dell'allora Cecoslovacchia. Le canzoni dell'album furono scritte tra il 1967 e il 1968: che cosa sia stato quel periodo in Cecoslovacchia non è necessario dirlo. Qualche canzone (ad esempio questa) fu scritta dopo il fraterno aiuto sovietico del 21 agosto 1968 -da qui il provocatorio titolo dell'album, un neanche tanto velato invito a levarsi dalle scatole, che fu pubblicato nel marzo del 1969 (due mesi dopo il gesto di Jan Palach) dalla casa discografica Panton e messo in vendita al prezzo di 44 corone. Era il primo album di Karel Kryl, allora venticinquenne. In vendita ci rimase molto poco: fu quasi subito censurato e proibito, e forse è anche piuttosto stupefacente come avesse fatto a passare in un primo momento le maglie della stretta censura del regime “normalizzato” di Husák. Karel Kryl se ne andò in esilio subito dopo. Invitato a tenere un concerto al castello di Waldeck, in Germania Occidentale, tenne il concerto e chiese asilo politico. Poco dopo pubblicò in Germania il suo secondo album, intitolato Rakovina (“Cancro”, “Tumore”). Stavolta le autorità cecoslovacche lo proibirono immediatamente, con il risultato che il paese fu letteralmente invaso da copie clandestine che circolavano dovunque (il risultato usuale delle censure e delle proibizioni). Sarebbe ritornato in patria soltanto nel 1989, dopo la “rivoluzione di velluto” che portò alla fine del regime comunista; ma ci sarebbe rimasto poco, deluso dalla mancata transizione ad una vera democrazia, e soprattutto dal nazionalismo che stava spingendo alla divisione del paese (che sarebbe intervenuta, infatti, il 1° gennaio 1993). Continuò a scrivere canzoni di protesta, e tornò in Germania. Dove morì nel 1994, a cinquant'anni, per un attacco cardiaco fulminante. [RV]