Da che mondo mondo è stato
non è mai accaduto
che morisse lavorando
un Cavaliere del Lavoro.
Da che mondo mondo è stato
non ho visto mai andare
in galera un padrone
che ammazza chi lavora ..
A morire nei cantieri,
nelle fabbriche, in miniera
sono sempre gli operai,
manovali, muratori..
È la legge del profitto,
è il più misero ingranaggio:
quel che poco o niente vale
resta sempre il manovale.
E se muore un operaio
al suo posto ce n'è un altro,
ci sta sempre in Meridione
la riserva del padrone
E se muore un operaio
poco importa al suo padrone
qualche soldo, un telegramma
di infinita commozione..
Un discorso commovente
del buon prete ai parenti
che ha già dato assoluzione
a quel dritto di un padrone ..
non è mai accaduto
che morisse lavorando
un Cavaliere del Lavoro.
Da che mondo mondo è stato
non ho visto mai andare
in galera un padrone
che ammazza chi lavora ..
A morire nei cantieri,
nelle fabbriche, in miniera
sono sempre gli operai,
manovali, muratori..
È la legge del profitto,
è il più misero ingranaggio:
quel che poco o niente vale
resta sempre il manovale.
E se muore un operaio
al suo posto ce n'è un altro,
ci sta sempre in Meridione
la riserva del padrone
E se muore un operaio
poco importa al suo padrone
qualche soldo, un telegramma
di infinita commozione..
Un discorso commovente
del buon prete ai parenti
che ha già dato assoluzione
a quel dritto di un padrone ..
envoyé par giorgio - 11/9/2022 - 08:55
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Scritta e cantata da Franco Trincale
Album: Alla mia maniera
I caduti del lavoro sono le persone decedute a causa di incidenti successi durante e per causa del lavoro svolto. Tale locuzione è frequentemente in uso anche nelle strade e nelle piazze d'Italia ad essi dedicate. Il fenomeno è anche indicato come morti bianche, dove «l'uso dell'aggettivo "bianco" allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'incidente». Per quanto riguarda le morti nel particolare settore dell'agricoltura, specialmente con il coinvolgimento di trattori, si parla invece di morti verdi.
In senso critico, a partire dagli anni sessanta, è anche utilizzata la locuzione omicidi del lavoro, per rimarcare le responsabilità dei sistemi di produzione delle economie industrializzate e la scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro del sistema industriale, in particolare siderurgico e agricolo.
L'ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12 000 bambini. I morti sul lavoro a livello globale sono per il 90% circa di sesso maschile.
Statisticamente sono più frequenti gli incidenti in cui le vittime sono singole persone. La morte sul lavoro raramente occupa la prima pagina dei giornali, pur essendo un fenomeno di vasto respiro e con risvolti sociali importanti. Simili osservazioni si possono fare per i decessi causati da dipendenze o dagli incidenti in auto.
In rare occasioni gli incidenti causano decine di morti, e diventa oggetto dei mass media. Tra gli incidenti che hanno causato più vittime o maggior impatto mediatico, possiamo ricordare, in ordine cronologico:
In Italia:
• a Bollate, il 7 giugno 1918, morirono 59 operai della fabbrica di munizioni 'Sutter&Thévenot'. L'incidente non fa notizia, se si pensa che nello stesso periodo l'Italia perdeva circa 90.000 soldati nella Battaglia del solstizio, e morivano milioni di militari e civili a causa della prima guerra mondiale
• a Colleferro il 29 gennaio 1938 nella fabbrica Bombrini Parodi Delfino un'esplosione di tritolo causa 60 morti e circa 1500 feriti
• il 6 dicembre 2007, nell'incidente della ThyssenKrupp di Torino, otto operai furono coinvolti in un'esplosione che causò la morte di sette di loro.
All'estero:
• l'incendio della fabbrica Triangle, avvenuto a New York il 25 marzo 1911, che causò la morte di 146 operai
• il disastro di Marcinelle: l'8 agosto 1956, nella miniera di carbone del Bois du Cazier, morirono 262 lavoratori, di cui 136 italiani
• il crollo del Rana Plaza di Savar: il 24 aprile 2013, a Dacca in Bangladesh, crolla un edificio di otto piani nel quale lavorano più di mille lavoratori nelle fabbriche di abbigliamento.
In Italia l'occasione più sfruttata per ricordare le morti sul lavoro è la Festa dei lavoratori, il primo Maggio di ogni anno.
Il numero di morti sul lavoro in Italia è costantemente diminuito a partire dagli anni sessanta. Tra il 2008 e il 2011 gli infortuni mortali nell'Unione europea (27 paesi) sono diminuiti da 2,4 a 1,5 casi all'anno ogni 100.000 lavoratori, la stessa diminuzione è riscontrabile per l'Italia.
L'Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa eccetto i primi due anni.
Le persone morte sul lavoro in Italia sono circa mille ogni anno; nel 2007 sono state 1260. Dal 2008 l'“Osservatorio indipendente di Bologna” riporta l'elenco dei morti sul lavoro, anche quelli "in nero". Inoltre presenta statistiche complete. Dal 2013 esiste anche una pagina specifica dove viene riportata la media giornaliera dei morti sul lavoro; i dati sono ricavati dall'“Osservatorio indipendente di Bologna”. Nel 2014 l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro ha registrato sui luoghi di lavoro 663 lavoratori e se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si arrivano a superare i 1350 morti complessivi. L'aumento delle morti sui luoghi di lavoro secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna rispetto al 2013 è del 12,5%. Sono 152 gli agricoltori morti schiacciati dal trattore nel 2014.
Negli Stati Uniti a partire dal 2009 fino al 2019 il numero dei caduti sul lavoro è costantemente aumentato dai 4693 ai 5333 annui.
In Germania i morti sul lavoro sono passati dai 1752 del 1992 ai 393 del 2016. Nel 2018 il 95,7% di questi erano uomini.
In Argentina i morti sul lavoro sono stati 740 nel 2017 e 689 nel 2018, a fronte di un totale di rispettivamente 580109 e 545907 denunce di infortuni sul lavoro. Nell’anno 2017 il 95% di questi casi ha riguardato uomini, tuttavia se le donne sono morte principalmente in itinere, gli uomini sono morti principalmente sul posto di lavoro. I casi di incidenti sul posto di lavoro e di infermità professionali notificati nel terzo semestre 2020 riguardano per il 67,3% uomini e per il 32,7% donne.
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili e danni alla salute che non sono guaribili completamente.
In Italia, nel periodo del dopoguerra, si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni registrati negli anni ottanta.
Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere fino a giungere nuovamente a oltre 30.000 infortuni all'anno che resta comunque un risultato migliore rispetto al dopoguerra dato l'aumento demografico in Italia.
Si tratta degli infortuni meno gravi, guaribili in un periodo di tempo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi.
L'ordine di grandezza è di circa 270 milioni incidenti all'anno nel mondo.
In Italia si verificano circa 600.000 incidenti con danni temporanei ogni anno.
I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni anno. Tuttavia la statistica delle malattie è temporanee discordante, in quanto i criteri di controllo sanitario e di monitoraggio variano a seconda del luogo e nel corso del tempo.
Indicativamente in Italia si registrano, dal 2000 al 2005, circa 25.000 malattie professionali di vario tipo registrate dall'INAIL.
Ogni attività lavorativa ha delle potenzialità di rischio differenti. A titolo d'esempio, si seguono alcune tabelle redatte dall'ufficio di statistica degli Stati Uniti e relative all'anno 2006, inerenti al territorio statunitense.
Numero e percentuale di morti sul lavoro per settore di occupazione, 2006 Stati Uniti.
Occupazioni con alto tasso di mortalità, 2006, Stati Uniti.
In Italia, nel triennio 2010-2013 l'attività sul lavoro a maggior rischio di disabilità permanente è stata quella del facchinaggio (trasporto a mano di oggetti).