La polvere non la si può sopprimere,
è inutile tentare di cacciarla,
non la si può estirpare, né comprimere
la polvere si può solo spostarla.
Irrequieta, turbolenta, irriverente,
si posa dove più le pare e piace
invincibile, sorniona, impertinente
è impalpabile ostinata, pervicace.
La sua perennità lei la preserva,
fin dal giorno che apparve sulla Terra,
se la ride di qualunque cosa serva
o combatterla e a dichiarale guerra.
È la complice del vento che la culla
la dissemina, stratifica e l’ammassa,
con lui balla, ci volteggia e si trastulla,
se la ride anche quando la sconquassa.
È la sua più infedele fidanzata,
è l’amante più volatile del vento,
come lui, nessuno a sé l’ha mai legata,
di lealtà lei mai farà un giuramento.
Si solleva sotto i passi del viandante,
sotto i passi degli agnelli in transumanza,
si fa nube e annuncia da distante
al beduino che il ghibli tosto avanza.
Lei ricopre del suo argeteo mantello
mitologie, arcani e racconti,
si compatta e conserva nel suo avello
manoscritti, pergamene, resoconti.
Lei è sopravvissuta a ogni impero,
a ogni distruzione, a ogni guerra,
è lo scrigno d’ ogni singolo emisfero
che conserva i segreti della terra.
La polvere ha in essa la memoria
di amanti inceneriti a Pompei
ci narra da millenni la gran storia
di Ramses, Tutankhamon, Tolomei.
Le sue iridescenze immateriali
rivelano sacralità del sole
che irradia misticismo in cattedrali
e magia dentro piccole chiesuole.
Polvere protettrice e benedetta
Polvere che turbina invincibile.
Polvere irritante e male accetta.
Polvere perenne e indistruttibile.
Polvere che offuschi il paesaggio,
che arrossi gli occhi al cavaliere errante,
indomabile compagnia del suo viaggio,
eterna testimone d’ ogni istante.
Testimone di questa nostro mondo
devastato e torturato impunemente
la polvere vivrà dopo un secondo
che lui scomparirà nel Nonpiuniente
Da allora in poi, la polvere del mondo
vagherà fra le galassie del Creato
racconterà il destino atroce e immondo
d ’un pianeta che l’uomo ha assassinato.
è inutile tentare di cacciarla,
non la si può estirpare, né comprimere
la polvere si può solo spostarla.
Irrequieta, turbolenta, irriverente,
si posa dove più le pare e piace
invincibile, sorniona, impertinente
è impalpabile ostinata, pervicace.
La sua perennità lei la preserva,
fin dal giorno che apparve sulla Terra,
se la ride di qualunque cosa serva
o combatterla e a dichiarale guerra.
È la complice del vento che la culla
la dissemina, stratifica e l’ammassa,
con lui balla, ci volteggia e si trastulla,
se la ride anche quando la sconquassa.
È la sua più infedele fidanzata,
è l’amante più volatile del vento,
come lui, nessuno a sé l’ha mai legata,
di lealtà lei mai farà un giuramento.
Si solleva sotto i passi del viandante,
sotto i passi degli agnelli in transumanza,
si fa nube e annuncia da distante
al beduino che il ghibli tosto avanza.
Lei ricopre del suo argeteo mantello
mitologie, arcani e racconti,
si compatta e conserva nel suo avello
manoscritti, pergamene, resoconti.
Lei è sopravvissuta a ogni impero,
a ogni distruzione, a ogni guerra,
è lo scrigno d’ ogni singolo emisfero
che conserva i segreti della terra.
La polvere ha in essa la memoria
di amanti inceneriti a Pompei
ci narra da millenni la gran storia
di Ramses, Tutankhamon, Tolomei.
Le sue iridescenze immateriali
rivelano sacralità del sole
che irradia misticismo in cattedrali
e magia dentro piccole chiesuole.
Polvere protettrice e benedetta
Polvere che turbina invincibile.
Polvere irritante e male accetta.
Polvere perenne e indistruttibile.
Polvere che offuschi il paesaggio,
che arrossi gli occhi al cavaliere errante,
indomabile compagnia del suo viaggio,
eterna testimone d’ ogni istante.
Testimone di questa nostro mondo
devastato e torturato impunemente
la polvere vivrà dopo un secondo
che lui scomparirà nel Nonpiuniente
Da allora in poi, la polvere del mondo
vagherà fra le galassie del Creato
racconterà il destino atroce e immondo
d ’un pianeta che l’uomo ha assassinato.
Contributed by Dq82 - 2022/3/8 - 17:44
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2022
Nuovo Cantacronache n°7
Testi/ lyrics: Beppe Chierici
Musica / Music / Musique / Sävel: Giuseppe Mereu (Doc Pippus)
Beppe Chierici ci ha abituati con le sue canzoni ribelli, colme di intelligenza, di ironia e di occhi sul presente, a riflettere su chi siamo, come siamo cambiati e verso quale direzione l’umanità stia navigando. Non è un viaggio pacifico, quello che raccontano queste canzoni. L’autore ci restituisce la realtà di un mondo devastato da ignoranza e odio verso l’altro. Un mondo svuotato di valori, governato da spietato consumismo, guerre di conquista, sopraffazione in tutte le sue forme: fisica, culturale, ideologica. Un mondo privo di fratellanza e dignità. Diventato tossico, senza solidarietà, né amore. Un mondo in cui il mare è una tomba. Ha affogato sogni, persone, culture, desideri. Quel mare un giorno si è vendicato dell’orrore di cui è stato testimone. Con un’onda ha ingoiato colpevoli e innocenti, città e palazzi. Ma questa è solo una leggenda, pensa il pescatore dell’anno 2100, che cala le sue reti e di nulla si preoccupa. Invece, ci sono le macerie. E sulla loro polvere resta il segno della Storia, dei grandi e dei piccoli eventi. La polvere, unica sopravvissuta alla distruzione di ecosistemi, per le scelte scellerate di chi li abita irrispettosamente. Un’umanità mostrificata. Quella fanatica di Trump, delle cui gesta inqualificabili la canzone si fa testimonianza storica; quella ingannevole di chi ha imbevuto le menti fragili di menzogne, costringendo la povera gente a costruire templi smisurati invece di predicare rispetto e convivenza. Quella insulsa degli opportunisti, di chi finge di non sapere, di chi non vuole vedere e legittima azioni orripilanti e sciagurate. Un’umanità irresponsabile e vile in cui tutti siamo lo stronzo di qualcuno, perché è meglio incolpare il prossimo di ogni nefandezza, invece di prendersi una responsabilità. Un’umanità irretita da messaggi degenerati. Quelli delle pubblicità, che deformano, manipolano, costruiscono falsità con l’unico scopo di trasformare le persone in consumatori. Sordi ai sentimenti, ciechi alle verità, impotenti alle scelte. Fantasmi. Ma è anche un viaggio in cui la musica benevola dell’amico e complice Giuseppe Mereu, solleva e dà sollievo.
Viaggio in cui l’autore, cantastorie contemporaneo, parla dell’oggi accompagnato dalle melodie e dagli strumenti del folk più autentico. Racconta storie incantando, deride, dileggia, induce a pensare. Un viaggio che cerca un porto sicuro in cui attraccare. E portare in salvo ciò che di buono è rimasto. La voce del saggista francese Jacques Lacarriére. Quella di Louise Michel, combattente anarchica già cantata da Paul Verlaine, Victor Hugo. Condannata, deportata in esilio, da sempre in lotta contro ogni tirannide. Prima femminista, a favore dell’emancipazione, del divorzio, del diritto all’istruzione. E poi la voce dello spagnolo Blas Otero, che evoca il parlare antico, i detti contadini, le espressioni sincere e autentiche. Un mondo di valori perduti. Infine la voce dell’autore che in “Il mio tempo” scrive la sua autobiografia. Una riflessione sul tempo di una vita, quello che rimane, un tempo che spinge furiosamente in avanti. Che nel correre veloce e lontano, a ogni passo si alleggerisce di qualcosa: i pesanti vestiti del passato, i ricordi di ieri e di mille anni fa, le storie e la Storia. Si spoglia di tutto per arrivare all’essenza. E così affrontare il futuro.
il cenacolo di Ares