Insciallah
(Dio vede ma non provvede)
è il grido di un popolo
senza un muro su cui piangere
ma le lacrime non mancano,
lacrime che alimentano
il mare nero della Palestina
che dovrebbe esser rosso
del sangue dei pescatori
naufraghi sotto i colpi delle mitraglie
degli oppressori assassini.
Guarda,
nella Tua terra crescono frutti amari!
Li han seminati
con odio e pallottole e bombe
fin troppo intelligenti
nel calcolare il genocidio di un popolo
con sapienza diabolica
e soldi d’occidentale invenzione.
Ma noi ci ostiniamo,
all’alba di un nuovo giorno
di resistenza e certezza
del nostro diritto a esistere
saremo sempre là con aratro e asinello
a coltivare una terra
inaridita dalla Tua parola.
Sono un bambino,
puzzo e per mangiare
ho imparato a rubare.
Uomo appena nato
a un posto di blocco israeliano
lungo una linea di confine
che sulla mia mano
ha coperto tutte le altre.
Il mio urlo alla vita,
in sommesso vagito,
celava l’ultimo alito di vita di mia madre
che mi ha amato così tanto
da mettermi al mondo
nell’inferno che l’ha inghiottita.
Qualcuno dice
che io sia vivo per miracolo o maledizione,
e nei momenti in cui guardo il cielo assassino,
sperando di non esser ucciso,
canto: insciallah!
(Dio vede ma non provvede)
è il grido di un popolo
senza un muro su cui piangere
ma le lacrime non mancano,
lacrime che alimentano
il mare nero della Palestina
che dovrebbe esser rosso
del sangue dei pescatori
naufraghi sotto i colpi delle mitraglie
degli oppressori assassini.
Guarda,
nella Tua terra crescono frutti amari!
Li han seminati
con odio e pallottole e bombe
fin troppo intelligenti
nel calcolare il genocidio di un popolo
con sapienza diabolica
e soldi d’occidentale invenzione.
Ma noi ci ostiniamo,
all’alba di un nuovo giorno
di resistenza e certezza
del nostro diritto a esistere
saremo sempre là con aratro e asinello
a coltivare una terra
inaridita dalla Tua parola.
Sono un bambino,
puzzo e per mangiare
ho imparato a rubare.
Uomo appena nato
a un posto di blocco israeliano
lungo una linea di confine
che sulla mia mano
ha coperto tutte le altre.
Il mio urlo alla vita,
in sommesso vagito,
celava l’ultimo alito di vita di mia madre
che mi ha amato così tanto
da mettermi al mondo
nell’inferno che l’ha inghiottita.
Qualcuno dice
che io sia vivo per miracolo o maledizione,
e nei momenti in cui guardo il cielo assassino,
sperando di non esser ucciso,
canto: insciallah!
Contributed by Dq82 - 2021/11/26 - 19:13
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testo & voce: pippo marzulli
musica & sound: Marco Gnek