Mamma se solo sapessi
com'è duro questo mio cuore
questa colpa sì grande
che mi sento ad ogni sparo
non ti lascerò nelle mani dell’invasore
lo sforzo e la paura valgon pure questa fatica
Questa non è la mia patria
senza padri, senza memoria
questo non è certo un popolo
senza patria, senza bandiera
prendo l’eredità di questa terra patria
la voglio donare, che il futuro sconfigga la morte
Quando al tempo affiderò questo amore
saprò, la morte non mi avrà certo accanto a sè
Vola leggera farfalla
puoi andare senza confini
sollevo preciso il fucile
bandiera che annuncia la morte
quale amore sentire e qual valore seguire
quando il respiro è dannato da questo sapore di guerra
Mamma se solo sapessi com'è puro questo mio cuore
com'è duro questo mio cuore
questa colpa sì grande
che mi sento ad ogni sparo
non ti lascerò nelle mani dell’invasore
lo sforzo e la paura valgon pure questa fatica
Questa non è la mia patria
senza padri, senza memoria
questo non è certo un popolo
senza patria, senza bandiera
prendo l’eredità di questa terra patria
la voglio donare, che il futuro sconfigga la morte
Quando al tempo affiderò questo amore
saprò, la morte non mi avrà certo accanto a sè
Vola leggera farfalla
puoi andare senza confini
sollevo preciso il fucile
bandiera che annuncia la morte
quale amore sentire e qual valore seguire
quando il respiro è dannato da questo sapore di guerra
Mamma se solo sapessi com'è puro questo mio cuore
envoyé par Eleonora Fontana - 10/11/2021 - 11:26
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Questo videoclip è il frutto di un lavoro d'equipe formata da più soggetti che hanno messo tutta la loro professionalità in campo:
l'associazione "IV NOVEMBRE - Ricercatori Storici" di Schio (VI), il regista Michele Reghellin con l'apporto fondamentale di Andrea Colbacchini, Davide Peron e il musicista co-autore della canzone Roberto Dalla Vecchia.
Davide Peron - cantautore
"La Guerra ci appartiene, ci riguarda e ci tocca da vicino. Oggi come ieri. Il nostro compito è quello di non dimenticarlo mai: l'uomo vivrà sempre la possibilità di scontrarsi con l'orrore della malvagità.
Da qui nasce il mio desiderio di creare una canzone che potesse ricordare cosa è stato e far riflettere su quello che l'uomo può correre il rischio di essere ancora: un carnefice.
Dalla Storia si può e si deve imparare! Quindi ho deciso di dare non solo una sonorità al mio pensiero ma anche delle immagini. Per il video sono partito da una base di verità data dal grande apporto di immagini preservate nell'archivio dell'Ass. "IV Novembre ricercatori storici" e ho chiesto al regista Michele Reghellin di darne una visione toccata dalla sensibilità: desideravo che la dolcezza della musica composta da Roberto Dalla Vecchia ritrovasse la stessa delicatezza nella parte visiva e che le parole avessero il mezzo necessario per dimostrare tutta la loro forza."
Michele Reghellin - regista
"L'idea sottostante al video è che il conflitto è una condizione permanente che viviamo. I conflitti esteriori non sono altro che la manifestazione dei conflitti interiori. La guerra è molto appariscente ma anche camminando in una corsia del supermercato, e non solo camminando in una trincea, si percepisce come dietro a prodotti di consumo ci siano vite sacrificate per ideali di vita parziali, illusori, segnate da quei piccoli conflitti che quotidianamente costellano la nostra esistenza.
Lo stato di guerra è permanente, dentro e di conseguenza fuori di noi stessi, e le tensioni private che nascono all'interno delle case non sono altro che le bombe del campo di battaglia."
Giorgio Dall'Igna - presidente associazione "IV Novembre ricercatori storici"
"«La maledizione degli uomini è che essi dimenticano».
Lo diceva Mago Merlino nel bellissimo film di Boorman “Excalibur. Più che mai attuale il concetto e per non cedere a questa maledizione bisogna agire ininterrottamente affinché la smisurata tragedia della Grande Guerra diventi lezione, non DI vita ma PER la vita e la pace di oggi. E’ fondamentale che le nuove e future generazioni facciano proprie le conoscenze, e le emozioni che esse ci consegnano, nel modo più vivo e condiviso possibile.
Si può fare in mille modi: stimolando un dibattito, rispondendo a domande, spiegando i "perché". Approfondendo la storia, visitando i luoghi della Memoria, consigliando un libro guardando una foto, scrivendo una canzone. L’emozione della memoria non ha canali preferenziali per trasmettere la storia. E la storia la scriviamo noi ma prima di noi l’hanno scritta quegli esseri umani;
quei soldati che nonostante la varietà di destini, ruoli, nazionalità sono tutti uniti dal fatto che la guerra li ha privati di qualcosa: della giovinezza, delle illusioni, della speranza, dell’umanità, della Vita;
quei civili, che erano padri, madri, sorelle, mogli di quei soldati. Erano la loro famiglia. Insieme facevano l’Italia in costruzione. Nel nostro lessico, nel nostro vocabolario esiste la parola “orfano” per indicare chi ha perso il padre in guerra; “vedova” per indicare chi ha perso il marito in guerra; ma non esiste una semplice parola per indicare chi ha perso un figlio in guerra. Forse tanto innaturale, contro natura è per un genitore sopravvivere al proprio figlio. Ma non bisogna voltarsi solo indietro.
Una citazione da qualche parte dice che “E’ una ben povera Memoria quella che funziona solo all’indietro”. Quasi a dire che la conoscenza del passato non è fine a se stessa. Se qualcuno, anche per un solo momento, grazie alla musica, al testo di una canzone, davanti ad una foto ingiallita, percorrendo luogo madido di storia, guardasse un monumento e vi leggesse con emozione e riconoscenza un nome e un volto e per un’attimo ritrovasse, in quel nome e in quel volto, uno spunto di riflessione per pensare ad un futuro di pace e solidarietà, se ciò avvenisse, tutti noi, avremmo compreso che la Memoria funziona anche “in avanti”.
E avremmo contraddetto mago Merlino nella sua profezia."
Roberto Dalla Vecchia - co-autore della canzone
"In questa canzone ho cercato di rievocare una atmosfera d’altri tempi con una manciata di semplici accordi e un ritmo di 6/8 lento sul quale la linea melodica si adagia con una vena di melanconia. La semplicità della struttura armonica trova continuità nell’arrangiamento volutamente essenziale: una chitarra acustica, strumento popolare per eccellenza, che danza con delicatezza attorno alle parole così dense di significati profondi."