C’était hier, samedi, jour de paye,
Et le soleil se levait sur nos fronts
J’avais déjà vidé plus d’une bouteille,
Si bien que je m’avais jamais trouvé si rond.
Voilà la bourgeoise qui rapplique devant le zingue:
« Feignant, qu’elle dit, t’as donc lâché le turbin ? »
« Oui, que je réponds, car je vais au métingue,
Au grand métingue du Métropolitain ! »
Les citoyens, dans un élan sublime,
Étaient venus guidés par la raison.
À la porte, on donnait vingt-cinq centimes
Pour soutenir les grèves de Vierzon.
Bref, à part quatre municipaux qui chlinguent
Et trois sergots déguisés en pékins,
J’ai jamais vu de plus chouette métingue,
Que le métingue du Métropolitain !
Y avait Basly, le mineur indomptable,
Camélinat, l’orgueille du pays.
Ils sont grimpés tous deux sur une table,
Pour mettre la question sur le tapis.
Mais, tout à coup, on entend du bastringue ;
C’est un mouchard qui veut faire le malin !
Il est venu pour troubler le métingue,
Le grand métingue du Métropolitain !
Moi je tombe dessus, et pendant qu’il proteste,
D’un grand coup de poing, j’y renfonce son chapeau.
Il déguerpit sans demander son reste,
En faisant signe aux quatre municipaux
À la faveur de c'que j’étais brind'zingue,
On m’a conduit jusqu’au poste voisin
Et c’est comme ça qu’a fini le métingue,
Le grand métingue du Métropolitain !
Morale :
Peuple français, la Bastille est détruite,
Et y a z'encor des cachots pour tes fils !
Souviens-toi des géants de quarante-huit
Qu’étaient plus grands que ceusses d’au jour d’aujourd’hui,
Car c’est toujours le pauvre ouverrier qui trinque,
Même qu’on le fourre au violon pour un rien.
C’était tout de même un bien chouette métingue,
Que le métingue du Métropolitain !
Et le soleil se levait sur nos fronts
J’avais déjà vidé plus d’une bouteille,
Si bien que je m’avais jamais trouvé si rond.
Voilà la bourgeoise qui rapplique devant le zingue:
« Feignant, qu’elle dit, t’as donc lâché le turbin ? »
« Oui, que je réponds, car je vais au métingue,
Au grand métingue du Métropolitain ! »
Les citoyens, dans un élan sublime,
Étaient venus guidés par la raison.
À la porte, on donnait vingt-cinq centimes
Pour soutenir les grèves de Vierzon.
Bref, à part quatre municipaux qui chlinguent
Et trois sergots déguisés en pékins,
J’ai jamais vu de plus chouette métingue,
Que le métingue du Métropolitain !
Y avait Basly, le mineur indomptable,
Camélinat, l’orgueille du pays.
Ils sont grimpés tous deux sur une table,
Pour mettre la question sur le tapis.
Mais, tout à coup, on entend du bastringue ;
C’est un mouchard qui veut faire le malin !
Il est venu pour troubler le métingue,
Le grand métingue du Métropolitain !
Moi je tombe dessus, et pendant qu’il proteste,
D’un grand coup de poing, j’y renfonce son chapeau.
Il déguerpit sans demander son reste,
En faisant signe aux quatre municipaux
À la faveur de c'que j’étais brind'zingue,
On m’a conduit jusqu’au poste voisin
Et c’est comme ça qu’a fini le métingue,
Le grand métingue du Métropolitain !
Morale :
Peuple français, la Bastille est détruite,
Et y a z'encor des cachots pour tes fils !
Souviens-toi des géants de quarante-huit
Qu’étaient plus grands que ceusses d’au jour d’aujourd’hui,
Car c’est toujours le pauvre ouverrier qui trinque,
Même qu’on le fourre au violon pour un rien.
C’était tout de même un bien chouette métingue,
Que le métingue du Métropolitain !
envoyé par Marco Valdo M.I. - 27/10/2021 - 19:17
Langue: italien (Toscano fiorentino )
I' gran raduno di' Metropolitèn: Traduzione a metà tra l'italiano aulico di fine '800 e il fiorentino popolaresco
A translation midway between late 19th Century highfalutin Italian and popular Florentine dialect
Traduction mi-chemin entre l'Italien bombastique de la fin du 19ème siècle et le dialecte florentin populaire:
Riccardo Venturi, 26-2-2023 10:50
Due parole del traduttore, e forse anche tre o quattro. La presente traduzione è, fondamentalmente, un tentativo (del tutto arbitrario, naturalmente) di rendere un po' l'andamento esageratamente popolaresco dell'originale. Dico “esageratamente” perché l'autore, Maurice Mac-Nab (nato a Vierzon il 4 gennaio 1856 da una famiglia di origine scozzese, e morto solo 33enne di tubercolosi a Parigi il giorno di Natale del 1889), era in realtà di idee decisamente conservatrici, e la sua canzone è in realtà una satira e una parodia del movimento operaio e socialista, ed in particolare dei suoi raduni i cui partecipanti sono visti come una masnada di ubriaconi. In una fonte che ho consultato (molto importante, al pari del glossario di Marco Valdo M.I. presente nella sua introduzione, q.v.) anche per il significato di alcuni termini popolari e argotici, che non mi erano immediatamente presenti), si dirime un po' anche la questione dell'anno di composizione del brano, che pare essere il 1887 e non il “1880” indicato in questa fonte riportata da Pascal Mauny in questa pagina. Ciò spiega il riferimento agli scioperi di Vierzon dell'agosto del 1886, un riferimento che naturalmente sarebbe stato impossibile sei anni prima! Ciò non toglie che la canzone di Maurice Mac-Nab -specie di “prototipo” del cantautore satirico che in Francia è considerato tra gli iniziatori del genere, e che non si è mai preso troppo sul serio, talmente tanto da scrivere una canzone satirica su se stesso e sulla sua malattia pochi giorni prima della sua morte in giovane età- sia stata adottata dal movimento socialista, notissima ancora oggi. Pare essere stata eseguita per la prima volta, però, solo nel 1890; pur essendo stata redatta usando un argot esageratamente parigino (un procedimento chiaramente satirico), il “Métropolitain” era un'importante sala di riunioni di Lille: ciò spiega la presenza dei due militanti e sindacalisti Émile Basly e Zéphirin Camélinat (per il quale rima ndo alle note), che sono un po' sbeffeggiati, e che erano entrambi provenienti dal dipartimento del Nord (Lille, Valenciennes ecc.).
Come già accennato, la canzone è ancora oggi molto nota e cantata, specialmente negli ambienti sindacali e di sinistra; un' “adozione” che forse Mac-Nab non si sarebbe aspettata, dati i suoi intenti satirici e di autentica presa in giro. In pratica, è entrata a far parte del repertorio militante di sinistra, e di estrema sinistra. In quanto tale, è stata interpretata, tra gli altri, da Jacques Grello:
Da Marc Ogeret (v. box video); da Pierre Perret:
E, infine, da Stéphane Branger, vierzonnais come Maurice Mac-Nab, che ha dedicato a Mac-Nab e alla sua famosa canzone anche un lungo e interessante articolo.
A translation midway between late 19th Century highfalutin Italian and popular Florentine dialect
Traduction mi-chemin entre l'Italien bombastique de la fin du 19ème siècle et le dialecte florentin populaire:
Riccardo Venturi, 26-2-2023 10:50
Due parole del traduttore, e forse anche tre o quattro. La presente traduzione è, fondamentalmente, un tentativo (del tutto arbitrario, naturalmente) di rendere un po' l'andamento esageratamente popolaresco dell'originale. Dico “esageratamente” perché l'autore, Maurice Mac-Nab (nato a Vierzon il 4 gennaio 1856 da una famiglia di origine scozzese, e morto solo 33enne di tubercolosi a Parigi il giorno di Natale del 1889), era in realtà di idee decisamente conservatrici, e la sua canzone è in realtà una satira e una parodia del movimento operaio e socialista, ed in particolare dei suoi raduni i cui partecipanti sono visti come una masnada di ubriaconi. In una fonte che ho consultato (molto importante, al pari del glossario di Marco Valdo M.I. presente nella sua introduzione, q.v.) anche per il significato di alcuni termini popolari e argotici, che non mi erano immediatamente presenti), si dirime un po' anche la questione dell'anno di composizione del brano, che pare essere il 1887 e non il “1880” indicato in questa fonte riportata da Pascal Mauny in questa pagina. Ciò spiega il riferimento agli scioperi di Vierzon dell'agosto del 1886, un riferimento che naturalmente sarebbe stato impossibile sei anni prima! Ciò non toglie che la canzone di Maurice Mac-Nab -specie di “prototipo” del cantautore satirico che in Francia è considerato tra gli iniziatori del genere, e che non si è mai preso troppo sul serio, talmente tanto da scrivere una canzone satirica su se stesso e sulla sua malattia pochi giorni prima della sua morte in giovane età- sia stata adottata dal movimento socialista, notissima ancora oggi. Pare essere stata eseguita per la prima volta, però, solo nel 1890; pur essendo stata redatta usando un argot esageratamente parigino (un procedimento chiaramente satirico), il “Métropolitain” era un'importante sala di riunioni di Lille: ciò spiega la presenza dei due militanti e sindacalisti Émile Basly e Zéphirin Camélinat (per il quale rima ndo alle note), che sono un po' sbeffeggiati, e che erano entrambi provenienti dal dipartimento del Nord (Lille, Valenciennes ecc.).
Come già accennato, la canzone è ancora oggi molto nota e cantata, specialmente negli ambienti sindacali e di sinistra; un' “adozione” che forse Mac-Nab non si sarebbe aspettata, dati i suoi intenti satirici e di autentica presa in giro. In pratica, è entrata a far parte del repertorio militante di sinistra, e di estrema sinistra. In quanto tale, è stata interpretata, tra gli altri, da Jacques Grello:
Da Marc Ogeret (v. box video); da Pierre Perret:
E, infine, da Stéphane Branger, vierzonnais come Maurice Mac-Nab, che ha dedicato a Mac-Nab e alla sua famosa canzone anche un lungo e interessante articolo.
I' gran raduno di' Metropolitèn
Era ieri, sabato, giorno di paga
E il sole già ci sorgeva in fronte
Avevo già scolato diverse bottiglie,
Tanto bene che non ero mai stato così briaco.
E vualà, o non t'arriva la mi' moglie [1] da i' vinaìno: [2]
“Ehi tu perdigiorno...'un ci se' andato a lavorà, eh...?” [3]
“Eh sì!” -gni rispondo- “Oggi vo a i' gran raduno,
A i' gran raduno di' Metropolitèn!”
I cittadini, con slancio inver sublime
Eran venuti sì, dalla ragion guidati.
All'entrata, si davan venticinque centesimi
Per sostener gli scioperi di Vierzòn. [4]
In breve, tranne quattro vigili puzzolenti [5]
E tre sergenti vestiti in borghese, [6]
Non ho mai visto un raduno più bellino
Di' gran raduno di' Metropolitèn!
C'erano i' Baslì, i' minatore indòmito, [7]
E Camelinà, l'orgoglio di' paese. [8]
'E so' saltati tutteddùe su un tavolino
Per cominciare là la discussione,
Ma d'improvviso si sente un gran baccano; [9]
C'era uno spione che voleva fa' 'i cattivo !
Era venuto a rovinà' i' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
Io gni vo addosso e, mentre protesta,
Gni do un cazzotto e gni rincarco i' cappello;
Piglia i' fottuto, sennò gni do i' resto [10]
E fa segno a' quattro vigili urbani
Dicèndogni ch'ero bell' imbenzinato, [11]
E m'han portato a i' commissariato.
E è così che è finito i' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
Morale:
Popol di Francia! La Bastiglia è distrutta,
E ancor v'ha di galere pei tuoi figli !
Ricòrdati de' giganti del Quarantotto,
Ch'eran più grandi di quelli d'oggigiorno,
Ché poi i' briaho gli è sempre i' pòero operajo
Ancor che lo si metta in gattabuja pe' un nonnulla.
Ma insomma, gliè stato in ogni caso un bei' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
Era ieri, sabato, giorno di paga
E il sole già ci sorgeva in fronte
Avevo già scolato diverse bottiglie,
Tanto bene che non ero mai stato così briaco.
E vualà, o non t'arriva la mi' moglie [1] da i' vinaìno: [2]
“Ehi tu perdigiorno...'un ci se' andato a lavorà, eh...?” [3]
“Eh sì!” -gni rispondo- “Oggi vo a i' gran raduno,
A i' gran raduno di' Metropolitèn!”
I cittadini, con slancio inver sublime
Eran venuti sì, dalla ragion guidati.
All'entrata, si davan venticinque centesimi
Per sostener gli scioperi di Vierzòn. [4]
In breve, tranne quattro vigili puzzolenti [5]
E tre sergenti vestiti in borghese, [6]
Non ho mai visto un raduno più bellino
Di' gran raduno di' Metropolitèn!
C'erano i' Baslì, i' minatore indòmito, [7]
E Camelinà, l'orgoglio di' paese. [8]
'E so' saltati tutteddùe su un tavolino
Per cominciare là la discussione,
Ma d'improvviso si sente un gran baccano; [9]
C'era uno spione che voleva fa' 'i cattivo !
Era venuto a rovinà' i' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
Io gni vo addosso e, mentre protesta,
Gni do un cazzotto e gni rincarco i' cappello;
Piglia i' fottuto, sennò gni do i' resto [10]
E fa segno a' quattro vigili urbani
Dicèndogni ch'ero bell' imbenzinato, [11]
E m'han portato a i' commissariato.
E è così che è finito i' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
Morale:
Popol di Francia! La Bastiglia è distrutta,
E ancor v'ha di galere pei tuoi figli !
Ricòrdati de' giganti del Quarantotto,
Ch'eran più grandi di quelli d'oggigiorno,
Ché poi i' briaho gli è sempre i' pòero operajo
Ancor che lo si metta in gattabuja pe' un nonnulla.
Ma insomma, gliè stato in ogni caso un bei' raduno,
I' gran raduno di' Metropolitèn!
[1] Nell'argot parigino dell'epoca, la bourgeoise vale “mia moglie”. Fonte
[2] In realtà, zingue vorrebbe dire semplicemente “bar”; data l' “ambientazione condivisa” che ho dato alla traduzione (del resto, tra Parigi e Firenze esiste uno storico legame fin dai tempi di Caterina de' Medici e di Giovanni Battista Lulli, che divenne Jean-Baptiste Lully), ci ho messo il “vinaìno” (istituzione alcoolica ancora ben presente a Firenze, sebbene scivolata molto verso il modajolismo social). Zingue (derivato sì da zinc “zinco”) ha avuto poi svariate evoluzioni; ad esempio, nell'argot francese moderno significa piuttosto “aereo, aeroplano”.
[3] Turbin vale “lavoro” nell'argot parigino dell'epoca. Fonte
[4] Gli scioperi di Vierzon si svolsero nel 1886. Da segnalare che l'autore della canzone, Maurice Mac-Nab (o Mac Nab senza trattino; ma la grafia col trattino era la più comune all'epoca), era nativo proprio di Vierzon, dov'era venuto al mondo al castello di Fay il 4 gennaio 1856.
[5] Il verbo popolaresco chlinguer (forma alternativa: schlinguer, ma io così non lo ho mai visto) vale “puzzare”. Lo si dà come derivato dal tedesco schlingen, che però significa “annodare, legare, attaccare” (e popolarmente anche “inghiottire, ingollare”). La cosa, ovviamente, non è chiara.
[6] Il pékin (scritto anche péquin, dal nome di Pechino, indica in origine un tipo di stoffa di seta a righe alternate. Nell'argot militare significa invece “civile, borghese” (in opposizione a “militare”). Si noti che, nel verso originale, non si dice “vestiti in borghese”, ma “travestiti in borghese” (déguisés). Nel verso ho restaurato la dizione parigina sergots per sergents.
[7] Émile Basly, nato a Valenciennes nel 1854 e morto a Lens nel 1928, è stato un ex minatore del Nord poi eletto deputato. Dal 1900 al 1928 (cioè, fino alla sua morte), fu anche -ininterrottamente- sindaco della città mineraria e operaia di Lens (abitata dai sylicosés, come ancora sentivo non molti anni fa quando abitavo vicino a Valenciennes).
[8] Zéphirin Camélinat, nato a Mailly-la-Ville nel 1840 e morto a Parigi nel 1932, è stato un operaio che ebbe un importante ruolo durante la Comune di Parigi. Fu poi esponente prima del Partito Socialista, e poi del Partito Comunista Francese. Dal 1885 al 1889 fu deputato all'Assemblea nazionale.
[9] In origine, bastringue è una “sala da ballo popolare” dove si faceva, ovviamente, un gran baccano (e, altrettanto ovviamente, si beveva parecchio: il termine sembra essere derivato dall'olandese bas drinken “bere parecchio”). Da qui alla nozione di “baccano, fracasso, casino”, il passo è brevissimo. Altrettanto ovvio è che il termine indichi presto anche un “ballo rumoroso e incasinato” -così ad esempio lo usa zio Brassens in Le vieux Léon: voir' si 'l bastringue et le java... Il termine, per traslato, significa anche qualcosa come “carabattole, aggeggi” accatastati in disordine (si direbbe in italiano: “un casino di roba”). E' stato anche il termine argotico moderno per “juke-box”.
[10] Questa strofa è quasi interamente in fiorentino popolare (nella traduzione).Non c'è un motivo preciso: mi andava così. Indi per cui ho usato un'antica espressione fiorentina per “scappare, darsela a gambe” o anche semplicemente “andarsene via”: piglià i' fottuto.
[11] Brindezingue, attestato fin dal XVIII secolo (fonte) vale “(stato di) ubriachezza, ebbrezza”; usato anche aggettivamente (être brindezingue). Esempi anche in Émile Zola. Sebbene raramente, può significare anche “persona dalle idee bizzarre; squilibrato” (un significato comunque da tenere presente in questo testo). Probabilmente derivato dall'incrocio tra brinde con zingue (v. nota 2).
[2] In realtà, zingue vorrebbe dire semplicemente “bar”; data l' “ambientazione condivisa” che ho dato alla traduzione (del resto, tra Parigi e Firenze esiste uno storico legame fin dai tempi di Caterina de' Medici e di Giovanni Battista Lulli, che divenne Jean-Baptiste Lully), ci ho messo il “vinaìno” (istituzione alcoolica ancora ben presente a Firenze, sebbene scivolata molto verso il modajolismo social). Zingue (derivato sì da zinc “zinco”) ha avuto poi svariate evoluzioni; ad esempio, nell'argot francese moderno significa piuttosto “aereo, aeroplano”.
[3] Turbin vale “lavoro” nell'argot parigino dell'epoca. Fonte
[4] Gli scioperi di Vierzon si svolsero nel 1886. Da segnalare che l'autore della canzone, Maurice Mac-Nab (o Mac Nab senza trattino; ma la grafia col trattino era la più comune all'epoca), era nativo proprio di Vierzon, dov'era venuto al mondo al castello di Fay il 4 gennaio 1856.
[5] Il verbo popolaresco chlinguer (forma alternativa: schlinguer, ma io così non lo ho mai visto) vale “puzzare”. Lo si dà come derivato dal tedesco schlingen, che però significa “annodare, legare, attaccare” (e popolarmente anche “inghiottire, ingollare”). La cosa, ovviamente, non è chiara.
[6] Il pékin (scritto anche péquin, dal nome di Pechino, indica in origine un tipo di stoffa di seta a righe alternate. Nell'argot militare significa invece “civile, borghese” (in opposizione a “militare”). Si noti che, nel verso originale, non si dice “vestiti in borghese”, ma “travestiti in borghese” (déguisés). Nel verso ho restaurato la dizione parigina sergots per sergents.
[7] Émile Basly, nato a Valenciennes nel 1854 e morto a Lens nel 1928, è stato un ex minatore del Nord poi eletto deputato. Dal 1900 al 1928 (cioè, fino alla sua morte), fu anche -ininterrottamente- sindaco della città mineraria e operaia di Lens (abitata dai sylicosés, come ancora sentivo non molti anni fa quando abitavo vicino a Valenciennes).
[8] Zéphirin Camélinat, nato a Mailly-la-Ville nel 1840 e morto a Parigi nel 1932, è stato un operaio che ebbe un importante ruolo durante la Comune di Parigi. Fu poi esponente prima del Partito Socialista, e poi del Partito Comunista Francese. Dal 1885 al 1889 fu deputato all'Assemblea nazionale.
[9] In origine, bastringue è una “sala da ballo popolare” dove si faceva, ovviamente, un gran baccano (e, altrettanto ovviamente, si beveva parecchio: il termine sembra essere derivato dall'olandese bas drinken “bere parecchio”). Da qui alla nozione di “baccano, fracasso, casino”, il passo è brevissimo. Altrettanto ovvio è che il termine indichi presto anche un “ballo rumoroso e incasinato” -così ad esempio lo usa zio Brassens in Le vieux Léon: voir' si 'l bastringue et le java... Il termine, per traslato, significa anche qualcosa come “carabattole, aggeggi” accatastati in disordine (si direbbe in italiano: “un casino di roba”). E' stato anche il termine argotico moderno per “juke-box”.
[10] Questa strofa è quasi interamente in fiorentino popolare (nella traduzione).Non c'è un motivo preciso: mi andava così. Indi per cui ho usato un'antica espressione fiorentina per “scappare, darsela a gambe” o anche semplicemente “andarsene via”: piglià i' fottuto.
[11] Brindezingue, attestato fin dal XVIII secolo (fonte) vale “(stato di) ubriachezza, ebbrezza”; usato anche aggettivamente (être brindezingue). Esempi anche in Émile Zola. Sebbene raramente, può significare anche “persona dalle idee bizzarre; squilibrato” (un significato comunque da tenere presente in questo testo). Probabilmente derivato dall'incrocio tra brinde con zingue (v. nota 2).
Bonjour !
Si j'en crois ce que j'ai lu, l'ouvrier de la chanson ne peut être parisien car il va au métingue du Métropolitain qui était, à l'époque, une salle lilloise pour les très grandes réunions...
Ceci dit, merci pour ce dialogue explicatif.
Bien cordialement,
Pascal.
Si j'en crois ce que j'ai lu, l'ouvrier de la chanson ne peut être parisien car il va au métingue du Métropolitain qui était, à l'époque, une salle lilloise pour les très grandes réunions...
Ceci dit, merci pour ce dialogue explicatif.
Bien cordialement,
Pascal.
Pascal Mauny - 25/2/2023 - 00:16
Pascal,
Merci mille fois de cette correction. Dont acte. Si c'était possible d'en dire un peu plus sur le Métropolitain et éventuellement, d'en montrer une image...
Cela dit, il n'est dit nulle part que le Grand Métingue se tient à Paris - même si des éléments sont reliés à Paris : la Bastille est le symbole de la prison, l'ouvrier parisien est le personnage d'une chanson...
Cordial
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Merci mille fois de cette correction. Dont acte. Si c'était possible d'en dire un peu plus sur le Métropolitain et éventuellement, d'en montrer une image...
Cela dit, il n'est dit nulle part que le Grand Métingue se tient à Paris - même si des éléments sont reliés à Paris : la Bastille est le symbole de la prison, l'ouvrier parisien est le personnage d'une chanson...
Cordial
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. - 25/2/2023 - 09:28
Bonjour.
Y'a contradictions dans mes infos : je lis que la chanson a été composée en 1890 et, ailleurs, que Mac Nab est mort en 89... Je lis que c'était un métingue à propos du métropolitain parisien... Or, Mac Nab chantait au Chat noir et c'est bien parisien puis il ne met pas de majuscule à Métropolitain... Mais Basly faisait de la politique dans le Nord. Je vais essayer de retrouver la source où j'avais lu ce lien avec la salle lilloise... (je n'utilise que des sources gratuites sur le Net, ça limite...)
Belle journée à vous et merci beaucoup pour votre réponse.
Pascal.
Y'a contradictions dans mes infos : je lis que la chanson a été composée en 1890 et, ailleurs, que Mac Nab est mort en 89... Je lis que c'était un métingue à propos du métropolitain parisien... Or, Mac Nab chantait au Chat noir et c'est bien parisien puis il ne met pas de majuscule à Métropolitain... Mais Basly faisait de la politique dans le Nord. Je vais essayer de retrouver la source où j'avais lu ce lien avec la salle lilloise... (je n'utilise que des sources gratuites sur le Net, ça limite...)
Belle journée à vous et merci beaucoup pour votre réponse.
Pascal.
Re !
Ça y'est j'ai retrouvé ma source...
Là, il est dit que la chanson date de 1880. Or, les grèves de Vierzon, ce serait plutôt 1886...
Ce n'est pas forcément facile de se cultiver...
Bien à vous.
Pascal.
Ça y'est j'ai retrouvé ma source...
Là, il est dit que la chanson date de 1880. Or, les grèves de Vierzon, ce serait plutôt 1886...
Ce n'est pas forcément facile de se cultiver...
Bien à vous.
Pascal.
Bella.
Aspettiamo allora con l'impazienza la grande bevuta del 7 marzo ;-)
ps
Non lo so per quanto Chopin fosse "pesce", e poi "lesso", ma una cosa è certa. Fu un gran amicone di Eugène Delacroix e George Sand.
pss
Ja tam mam na to wszystko wyjebane!
Jak Zenek :-D
Aspettiamo allora con l'impazienza la grande bevuta del 7 marzo ;-)
ps
Non lo so per quanto Chopin fosse "pesce", e poi "lesso", ma una cosa è certa. Fu un gran amicone di Eugène Delacroix e George Sand.
pss
Ja tam mam na to wszystko wyjebane!
Jak Zenek :-D
Pascal,
Que penser de ceci, tiré de la notice Wiki Émile Basly et dans celle de Camelinat:
Émile Basly apparaît au moins dans deux chansons satiriques de Mac-Nab. En 1886, au cinquième couplet de sa chanson L'Expulsion, et en 1887, au troisième couplet de la célèbre chanson : Le Grand métingue du Métropolitain :
Que penser de ceci, tiré de la notice Wiki Émile Basly et dans celle de Camelinat:
Émile Basly apparaît au moins dans deux chansons satiriques de Mac-Nab. En 1886, au cinquième couplet de sa chanson L'Expulsion, et en 1887, au troisième couplet de la célèbre chanson : Le Grand métingue du Métropolitain :
« Y avait Basly, l'mineur indomptable,
Camélinat, l'orgueille du pays…
Ils sont grimpés tous deux sur une table,
Pour mettre la question sur le tapis. »
Camélinat, l'orgueille du pays…
Ils sont grimpés tous deux sur une table,
Pour mettre la question sur le tapis. »
Marco Valdo M.I. - 26/2/2023 - 16:27
@ Marco Valdo M.I. et Pascal Mauny
Comme vous l'avez peut-être vu, j'ai un peu restructuré cette page, profitant également de vos notes et observations. J'espère que cela vous intéressera. J'ai attribué la page au véritable auteur de la chanson, Maurice Mac-Nab, mais je n'ai rien changé d'autre que quelques mots dans les paroles de la chanson qui sont revenus à leur forme populaire (sergots, ouverrier). Ma traduction en dialecte florentin est accompagnée d'une petite étude sur la chanson, tirée de diverses sources. L'étude introductive est rédigée en italien, mais au cas où elle présenterait des difficultés (je pense notamment à Pascal Mauny, puisque Marco Valdo comprend parfaitement l'italien), je peux la traduire en français. Merci encore pour vos contributions. [RV]
Comme vous l'avez peut-être vu, j'ai un peu restructuré cette page, profitant également de vos notes et observations. J'espère que cela vous intéressera. J'ai attribué la page au véritable auteur de la chanson, Maurice Mac-Nab, mais je n'ai rien changé d'autre que quelques mots dans les paroles de la chanson qui sont revenus à leur forme populaire (sergots, ouverrier). Ma traduction en dialecte florentin est accompagnée d'une petite étude sur la chanson, tirée de diverses sources. L'étude introductive est rédigée en italien, mais au cas où elle présenterait des difficultés (je pense notamment à Pascal Mauny, puisque Marco Valdo comprend parfaitement l'italien), je peux la traduire en français. Merci encore pour vos contributions. [RV]
Riccardo Venturi - 26/2/2023 - 19:35
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Le grand Métingue du Métropolitain
Chanson française – Le grand Métingue du Métropolitain
Maurice Mac-Nab – Musique : Camille Baron – 1887
Diverses interprétations :
Jacques Grello (1915-1978) – Le grand métingue du Métropolitain
Marc Ogeret - Le grand métingue du Métropolitain
Pierre Perret – Le grand métingue du Métropolitain
Stéphane Branger - Le grand métingue du Métropolitain
Oui, oui, Lucien l’âne mon ami, on l’avait perdu de vue ou d’ouïe cette histoire du grand métingue du Métropolitain, mais comme Le temps des cerises, elle flotte dans la mémoire et resurgit parfois. C’est le sort de la chanson populaire ; souvent même, on n’en connaît pas l’auteur et on ne sait ce qu’est devenue celle qui en fut l’inspiratrice. Tout ce qu’on en sait, c’est ce qu’en dit plus tard l’auteur, Jean-Baptiste Clément :
Naturellement, elle devait être avec les révoltés et les las-de-vivre !
Qu’est-elle devenue ? »
Ah, dit Lucien l’âne, le grand métingue ; ça me rappelle quelque chose. Rien que le titre ouvre des horizons de Bastille, de bistrot et de cachot.
Oui, c’est bien cette chanson-là, reprend Marco Valdo M.I., où un ouvrier parisien, un samedi soir après le turbin, au lieu d’aller au bal ou spectacle avec sa Poupoule, comme le chanta le premier Mayol, dans sa tout aussi populaire « Viens, Poupoule ! », s’en va au grand métingue du Métropolitain. À vrai dire, il est déjà fort entamé et pas mal éméché – dame, il a touché sa paye :
Si bien que je m’avais jamais trouvé si rond. »
« Les citoyens, dans un élan sublime,
Étaient venus guidés par la raison. »
Je passe le reste.
Je comprends, dit Lucien l’âne, mais il faudrait faire un petit lexique pour ceux à qui certains mots ne seraient pas familiers.
Bien volontiers, Lucien l’âne mon ami. Voici donc :
rond : soûl, saoul
zingue : comptoir du bistrot (en zinc)
turbin : boulot, travail
métingue : réunion, assemblée. Mot passé en anglais sous le nom de « meeting ».
municipaux – pluriel de municipal : agents de police
pékin : civil
orgueille : orgueil
bastringue : chahut, tumulte
brind’zingue : dans le gaz, soûl
géants de 48 : les révolutionnaires de 1848 qui chassèrent Louis-Philippe et créèrent la IIe République.
Fourrer au violon : mettre en cellule.
Et ainsi, pour une fois, dit Lucien l’âne, on s’est fendu d’un peu de didactisme. Je dis « pour une fois », puisque ce n’est vraiment pas dans nos habitudes, car s’il fallait faire de l’explication de texte à chaque fois, on n’en finirait pas et on ne s’en sortirait plus. Maintenant, reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde fatigué, rond, tremblant et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane