Il sole era caldo a novembre
Si faceva merenda in cortile
Ricordo i panini al latte
Con olio, sale e olive
Le suore sempre accigliate
Il blu delle nostre divise
In fila per due si tornava in classe
Come all'ovile
Il sussidiario era bello
Annusarlo e affondarci il naso in mezzo
Sapeva come di vaniglia
Non ero certo un genio e avevo un piccolo vizio
Scrivevo con la sinistra
Il sole era caldo a novembre
Tenevamo le finestre aperte
E l'ultima ora sembrava un treno
Catania - Trieste
Ed io volevo fare la rockstar
Difendere Caino ed affrontare l'uomo nero
Volevo andare in America
E fare bolle enormi con le gomme alla fragola
All'uscita trovavo mio padre
E andavamo a comprare il pane
Mia mamma aspettava a casa e preparava da mangiare
Sul marciapiede un telo bianco copriva un uomo inerte
Fino alle scarpe nere
Ma come può saltare in mente a quello di dormire
In mezzo al traffico e alla gente
Cosa nostra colpiva al cuore
Con metodo e precisione
Ed io imparare a voltarmi
Dall'altra parte, guardare altrove
Perché io volevo fare la rockstar
E il tavolo della cucina era un palco perfetto
Volevo fare la musica
E scuotere su e giù la testa imbracciando una chitarra vera
Quali indicibili oltraggi avevano in serbo i fratelli italiani
Noi che per i criteri lombrosiani eravamo animali
A mio nonno tremava la voce se parlava di certe cose
Una parte di storia deve cambiare per tornare a sperare
E le domeniche in campagna a raccogliere le olive
Le scale in legno e le galosce
E noi bambini a briglie sciolte eravamo i briganti
In fuga dalle camice rosse
Dai miei nonni si stava composti
Seduti a tavola a gomiti stretti
Sul muro i trisavoli imbronciati
Sembravano uscire dai quadri
Ed io volevo fare la rockstar
La lampada tascabile era un microfono perfetto
Volevo andare in America
Dai quei cugini figli di una terra straniera
Negli anni di strage e depistaggi
Gli infausti gradini di scala Mercalli
La guerra fredda e Wojtyla ferito tra urla e rosari
Vincevamo i mondiali
Perché io volevo fare la rockstar
Volevo andare in America
Io volevo fare la rockstar
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
Si faceva merenda in cortile
Ricordo i panini al latte
Con olio, sale e olive
Le suore sempre accigliate
Il blu delle nostre divise
In fila per due si tornava in classe
Come all'ovile
Il sussidiario era bello
Annusarlo e affondarci il naso in mezzo
Sapeva come di vaniglia
Non ero certo un genio e avevo un piccolo vizio
Scrivevo con la sinistra
Il sole era caldo a novembre
Tenevamo le finestre aperte
E l'ultima ora sembrava un treno
Catania - Trieste
Ed io volevo fare la rockstar
Difendere Caino ed affrontare l'uomo nero
Volevo andare in America
E fare bolle enormi con le gomme alla fragola
All'uscita trovavo mio padre
E andavamo a comprare il pane
Mia mamma aspettava a casa e preparava da mangiare
Sul marciapiede un telo bianco copriva un uomo inerte
Fino alle scarpe nere
Ma come può saltare in mente a quello di dormire
In mezzo al traffico e alla gente
Cosa nostra colpiva al cuore
Con metodo e precisione
Ed io imparare a voltarmi
Dall'altra parte, guardare altrove
Perché io volevo fare la rockstar
E il tavolo della cucina era un palco perfetto
Volevo fare la musica
E scuotere su e giù la testa imbracciando una chitarra vera
Quali indicibili oltraggi avevano in serbo i fratelli italiani
Noi che per i criteri lombrosiani eravamo animali
A mio nonno tremava la voce se parlava di certe cose
Una parte di storia deve cambiare per tornare a sperare
E le domeniche in campagna a raccogliere le olive
Le scale in legno e le galosce
E noi bambini a briglie sciolte eravamo i briganti
In fuga dalle camice rosse
Dai miei nonni si stava composti
Seduti a tavola a gomiti stretti
Sul muro i trisavoli imbronciati
Sembravano uscire dai quadri
Ed io volevo fare la rockstar
La lampada tascabile era un microfono perfetto
Volevo andare in America
Dai quei cugini figli di una terra straniera
Negli anni di strage e depistaggi
Gli infausti gradini di scala Mercalli
La guerra fredda e Wojtyla ferito tra urla e rosari
Vincevamo i mondiali
Perché io volevo fare la rockstar
Volevo andare in America
Io volevo fare la rockstar
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
La-la-la-la-la
La-la-la-la-la la-la-la
envoyé par Dq82 - 27/9/2021 - 09:16
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Album: Volevo fare la rockstar
Nella canzone si avverte anche la tensione di un’Italia anni 80 divisa dagli «oltraggi» ai meridionali. «Mamma era di Treviso e papà di Catania: sono cresciuta fra due Italie ma i nonni di entrambe le parti avevano capito che si doveva vivere di gratitudine e non nel pregiudizio, che il sud non era una palla al piede. La questione meridionale deve essere riscritta. Emanuele Filiberto oltre che con gli ebrei dovrebbe scusarsi anche con il meridione per quanto fatto dai Savoia». Anche l’imbonitore protagonista di «Mago magone» ce l’ha col sud, salvo poi ricredersi nel finale, recitato da Carlo, figlio della cantautrice. Il riferimento è evidentemente Salvini anche se lei non lo esplicita. «Il nome fatelo voi sennò mi dicono “pensa a cantare” e a quel punto vado al Family Day come Povia... C’era qualcuno che ci portava i sacchi della spazzatura per ripulirci e adesso mangia gli arancini decantando la cultura del meridione. Non è credibile. Eppure questi imbonitori hanno seguito perché sanno toccare tasti dolenti, creano nemici e offrono risposte a tutti».
«Il mio disco contro il sovranismo e il fascismo. E quegli imbonitori che prima odiavano il Sud e ora lo amano»